ARTEXT : La Biennale di Venezia
53 Esposizione Internazionale d'Arte
Giardini di Castello - Svizzera
SILVIA BÄCHLI
Silvia Bächli
«Questo. Questo è stato. Ora è cominciato. È. Persiste. Si muove. Avanti. Diventa. Diventa questo, questo e questo. Va ancora più avanti. Diventa altro. Diventa di più. Combina altro con di più e diventa costantemente altro e di più.» Inger Christensen.
In tre decenni Silvia Bächli (*1956) ha instancabilmente sviluppato i suoi lavori su carta privilegiando tecniche e formati diversi.
Disegnare è un movimento dello sguardo, un lieve scostamento, una divergenza quasi impercettibile in un campo gravitazionale di sfuggente attenzione per gli oggetti e per l’onirico, che non si arresta del tutto nemmeno sulla carta. Alcuni disegni sono facilmente decifrabili e denominabili, mentre in altri parole e nomi che sembrano sulla punta della lingua sfuggono irrimediabilmente nell’at timo seguente. «QUESTO».
«So che cosa non voglio: lavori giornalistici, cose che potrebbero essere espresse meglio in un’altra lingua. Disegnare significa scoprire mondi sconosciuti in cui vagare. Creare spazio ed esplorarlo, operare con e contro i bordi della carta» (Silvia Bächli, 2009).
Un procedimento che non sfocia solo in momenti pittorici, ma sovente anche in uno sguardo filmico su corpi e oggetti o i loro dettagli, su paesaggi, gesti, strutture e processi, come fissati in videostills. Ogni foglio ha il suo luogo privilegiato nella composizione e lo sguardo spazia anche tra le immagini, alla ricerca di connessioni, di costanza nella complessità. E all’improvviso echeggia un motivo affine da un angolo distante dello spazio. Dai disegni più recenti emerge quasi impercettibile il colore, come se il bianco e nero rivelasse sfumature finora sconosciute. Il disegno apre luoghi interiori e si diffonde nello spazio, senza mai appropriarsene durevolmente. L’agilità dei piccoli formati accenna alla possibilità di una disposizione differente. Una pila di disegni cela stati di tensione con vari modelli concettuali su un tavolo o a una parete. Alla fine, anche il singolo disegno è un processo che conserva le tracce del pennello o della matita che hanno definito linee e superfici. Nella teoria dell’immagine, il disegno rivendica una condizione permanente di provvisorietà. I disegni stimolano l’imma - ginazione e tengono in sospeso, ma conservano anche le tracce della loro origine e, pur essendo irrimediabilmente definitivi, restano vulnerabili. Qual è la differenza, in fin dei conti, fra la traccia fugace sul foglio e il disegno in sé in questo preciso momento di messa in scena spaziale.
Curatori : Urs Staub
Artisti : Silvia Bächli
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