Artext - "Opere
dedicate" perché?
Alberto Garutti - Le opere pubbliche che ho organizzato in
questi anni hanno come destinatari sempre i cittadini come
siamo tutti noi.
Quindi l'opera pubblica "impone" una responsabilità dell'uomo
e dell'artista rispetto alla città.
La città che non è luogo nato per raccogliere
l'opera d'arte - ma è luogo della vita.
E l'artista che vive la città deve andare verso i cittadini.
Quindi la dedica, come dire - oltre ad essere la forma di
esplicitazione, io la considero una disposizione dell'opera
ad andare verso - i cittadini -
i destinatari dell'opera, e che questi, soprattutto in Italia,
debbano essere consapevolmente co-utenti. Dunque confrontarsi
con la committenza è molto importante.
Io credo che l'arte contemporanea debba muoversi cercando di
ritrovare questo rapporto con una nuova committenza - che sono
i cittadini stessi.
Artext - Si può, e come - insegnare l'arte?
Alberto Garutti - A questo punto io cito sempre la mia portinaia
che adesso ha imparato della funzione pubblicitaria e del suo
statuto identitario, nell'acquisizione della merce.
E che certo il marketing inscena molto bene -
Il progetto di una automobile richiede notevoli ricerche di
mercato per sapere quali saranno le evoluzioni d'uso nel tempo
- In questo modo quindi il progetto viene a relazionarsi con
la realtà.
Con i miei studenti è un poco la stessa cosa, che sono
committenti, destinatari, i docenti.
La distinzione di ruoli assai marcata è pericolosa.
Come trovo un poco pericolosa la figura dello studente.
Finchè non riusciamo a toglierci questo abito istituzionale,
e a trovarci sul terreno comune dell'opera, si reattiva solo
una specie di meccanismo di obsolescenza, ormai superato.
Con gli studenti per me è importante tentare di attivare
questo meccanismo -
che ha a che fare con sensibilità indefinibili, non
decodificabili, per poi cercare di farli arrivare ad abbinare,
di conseguenza, altri interessi - per le cose dell'arte, e
a far si che essi escano e si mettano in relazione effettiva
con la realtà dell'arte.
Che poi è la realtà del sistema dell'arte, dell'arte
- e del suo sistema ciò che conta.
A volte si riesce a creare questo clima, (non sempre ) ed ecco
che gli studenti escono dall'aula ed entrano in questo meccanismo
dal punto di vista della passione, dello slancio vitale, della
partecipazione affettiva, e naturalmente in forma di...
E poi rientrano - ed essi stessi sono portatori di energie
nuove, e quindi il corso si autogenera.
Io trovo quindi che in questo rapporto, tra docente studente
l'arte non sia insegnabile. Non è insegnabile l'arte
come lo può essere la musica.
Nell'arte (la memoria è in fabbrica) ciò che
più conta è la misteriosita dell'elemento visivo.
E questo pone in una dimensione critica rispetto a... io ti
insegno a fare questa cosa!
Piuttosto per me è interessante porre il problema -
porsi delle domande - una disamina -
e tentare di attivare un clima per cui... Si tenda cioè a
creare una educazione sentimentale - poi verrà la vita
e l'arte - etc -
Artext - Anche perché.. l'arte non ha verità.
La verità dell'opera? Non esiste questa verità.
Anzi al contrario. L'opera d'arte per la sua accezione enigmatica è misteriosa, è mentitrice.
E lo dimostra Giotto ad Assisi che dopo secoli butta fuori
energie, forse perché non ha detto tutto. E tutto è veramente
ancora da scoprire. Ed allora dove sta la verità se
non in questo andare verso -
Allora c'è questa tensione che univocamente non porta
ad un risultato.
Anzi al contrario. Poichè l'arte tende alla perfezione, è sempre
imperfetta - La forza dell'arte sta nella sua imperfezione.
Nel suo porre domande dubitative.
Inoltre l'arte nel ventesimo secolo è diventata sempre
più indisciplinata, ed oggi è accelerata dai
media.
Quindi che fare se non creare un clima, perchè si attivino
dei meccanismi di scambio - Certo questo è fantastico!
Perché che cosa è l'arte se non una finestra
dove l'osservatore partecipe -
può vedere immagini, colori, composizioni, immaginario..
L' arte come arte dell' incontro - che certo può diventare
scontro -
Però se non siamo in grado di andare oltre questo meccanismo
si ritorna a quella situazione tragica dell'allievo e del docente
in cui entrambi cercano di gestire
una forma perversa di potere e di relazione. E' una cosa che
fa un po' ridere, è ridicola, e non ha nulla a che fare
con il problema per cui continuiamo e parliamo d'arte.
Artext - Apprezzo molto il tuo
lavoro di artista e le realizzazioni coraggiose di Bolzano
al quartiere Don Bosco - e trovo che in questo tipo di lavoro ci sia anche un senso,
un senso dell'arte.
Un andare verso, un incontro e dunque una generosità -
Ma ti chiedo come si fa ad attivare un dialogo con l'ambiente?
Alberto Garutti - Mi piace pensare all'artista che è al
servizio di..
Ed in questa destinazione penso - si produca un' aura di contemporaneita.
Benché sia anche vero che l'arte di questi ultimi quaranta
anni si è rinchiusa su di un' isola di autoreferenzialità.
Certo è che ho fatto quell'opera a Bolzano non per
stabilire un contatto con i cittadini.
Anzi! Quella è un opera che nasce dalla disperazione,
la mia.
Ma ho tentato di fare un opera mettendomi al servizio di..
Disperazione perché?
Come sapete non c'è grande attenzione per l'arte concemporanea.
Ma nelle mie intenzioni c'è stato sempre fin dal 92
(ad esempio il lavoro a Peccioli) un'attenzione in questa direzione.
Ho cercato di attivare un senso critico affinché il
lavoro potesse essere accolto dai cittadini - sebbene il pericolo è poi
di fare una operazione demagogica e populista. Si deve essere
in grado cioé di toccare i significati di critica della
realtà -
perché se i destinatari sono la Città e non il
Museo, come luogo specializzato -
devi al tempo stesso tentare di esportare il linguaggio ed
alzarne il livello -
altrimenti poi è facile cadere ... nel populismo.
Allora nel lavoro che riproposi poi a Colle
Val d'Elsa nel
2001 -
l'opera si coglieva nel suo sviluppo metodologico - l'artista
che si pone al servizio di.. e quindi, relazione con i cittadini
- facendo una serie di riunioni prima e non dopo quando l'opera è già conclusa.
Certo all'inizio accolto da scetticismo.. i preliminari diciamo.
Poiché il relazionarsi con i cittadini è difficile,
e le relazioni molto varie.
Poi si succedono questi momenti di grande partecipazione ma
che ha significato in pratica :
- io mi sono presentato - ho poi tentato di capire quali sono
i luoghi loro cari, ed attraverso queste occasioni di incontro
arrivare a stabilire dei rapporti più personali, relazioni
di fiducia contraccambiata -
E da lì in poi.
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