Andrea Chiesi - Con le periferie in realtà ho un rapporto abbastanza strano - benché mi sia occupato spesso di quella che viene definita 'archeologia industriale', impianti industriali abbandonati, andando in questi luoghi - io le chiamo "incursioni" - che fotografo e poi nella pittura cerco di ricostruirli in un ambiente certo più mentale. Prediligo gli impianti industriali perché hanno la loro monumentalità, un impatto visivo molto forte che la periferia di solito non ha.
La periferia è di per se anonima, livellata dal punto di vista della struttura in sé. In fondo il mio è uno sguardo pittorico mentre cerca di restituire qualcosa di sorprendente.
La periferia non è sorprendente, è noiosa -
per quanto abbia trovato che potrebbe avere una propria identità.
Negli anni novanta si parlava dei -Non-luoghi-
cioè di questi luoghi che per effetto della globalizzazione si somigliavano tra di loro, per queste grandi catene come McDonald e ipermercati dislocati ovunque. Però ho trovato che la periferia di Bologna è decisamente diversa da Torino. Un luogo questo che ho visitato molto, alla ricerca degli stabilimenti, sopratutto Fiat ormai abbandonati.
Recentemente ho scritto un testo per una ricerca realizzata dalla provincia di Bologna sulla sua periferia, i "Superluoghi" come eco dei "Non-luoghi" di cui si cerca di semplificare con una radice diversa il termine luogo.
Anche a pochi chilometri da casa mia è sorto come dal nulla un grande centro commerciale.
E' una cosa che mi ha molto colpito perché - a parte il nome "Grande Media" che evoca molte cose, ma sopratutto è un organismo che detta i tempi di tutto quello che c'è intorno - cambiando abitudini e la visuale circostante. Ma con la persistenza di un passato fatto di casolari e piccole strade di campagna che fa diventare l'insieme assolutamente stridente.
Certo in Italia ci sono dei tentativi ed episodi di riqualificazione per cui alcune zone diventano alla moda piuttosto che.. -
Io recentemente ho fatto una incursione a Milano nell'area della Bicocca dove c'era la Pirelli - Anche lì è in atto un grande progetto di riqualificazione di una vasta area industriale come poi in molte altre, o in quasi tutte le città con aree vicine alla città, e che sono oggetto di speculazione -
penso a Bagnoli con le case circostanti a ridosso, quasi dentro l'acciaieria.
Oppure l'ex manifattura tabacchi a Milano che verrà trasformata in loft ed appartamenti per artisti così come a Modena.
C'è questa trasformazione continua che lascia dietro di sé troppe ferite!
Artext - Il significato di Kaliuga, titolo di un recente lavoro.
Andrea Chiesi - Kaliuga è riferito a questa idea di una epoca contemporanea - come una era tenebrosa di sviluppo materiale e povertà spirituale, secondo le sacre scritture induiste - E quindi in qualche modo la sento veritiera della nostra epoca. In più è una metafora rispetto ai luoghi che vedo e fotografo e che poi dipingo, che sono certo luoghi decadenti e in decadenza, che quindi riflettono questa idea della fine di un mondo - in molti casi del mondo del novecento, della industria pesante e del mondo operaio. Poi quello che succederà non si sa - però riflettono questa fine.Certo questo poi diventa spazio mentale - nella pittura intendo.
Il tentativo è quello di staccarsi dalla documentazione e dall'aspetto sociale - che è la prima parte del lavoro e di fare il divenire uno spazio metafisico, dove rimane quasi solo un eco all'origine del luogo. |