AFASIA
... …. Con la manipolazione di certa tecnologia industriale, del suo brutale realismo funzionale ed estetico, cerco di dare concretezza a una sensazione di energica terminalità. Tento di propagare un impatto psicofisico vulnerabile.
‘L’oggetto’ è portatore di un’analisi diretta del proprio esistere, non è solo un’allegoria.
La sua leggibilità è inchiodata alla presenza irriducibile di cause meccaniche ed efficienti. E nel tempo che lo anima c’è sempre un lutto, qualcosa viene letteralmente perduto per sempre.
Né creazione di energia, né distruzione della materia, ma caducità. La questione esistenziale rimane il cardine di ogni mio lavoro.
E la caducità è onnipervasiva.
Spesso compaiono conseguenze sonore prodotte per attrito, impatto o cedimento dei materiali. A volte anche stolide masse che non diresti si rivelano cantanti.
Attraverso la scultura faccio fruire un fenomeno a cui la coscienza e la ragione reagiscono quando esso è in atto o addirittura è già passato. Se si vuole riviverlo bisogna aspettare un’altra azione.
Nel frattempo c’è solo un rimando di memoria e un’estetica in attesa.
Per ottenere questo sono costretto a fare sculture-macchina, per il momento non sto trovando altre vie.
Afasia 1 - cella con sparo di vetro dentro -.
C’è una forte accelerazione bruscamente interrotta, fallimentare.
Questo spezzare il lanciato dispiegarsi di un avvenimento avviene improvviso, come un incidente.
Mostra la cecità dello slancio.
C’è uno spavento dentro alla cella, e te lo senti nella gabbia toracica. È uno spavento circuitato così. Che dilaga, e intacca la calma assoluta che lo precede e che lo segue. Essere fuori pericolo non significa non avere paura, se ci pensi. La paura è anche una sensazione molto imprevista, sei solido solo un attimo prima. Questo lavoro forse è un esercizio sullo stato di allarme.
Nel mondo in cui viviamo ci si sente difesi dalle conquiste ‘civili’ che sono state fatte, ma è evidente che il diaframma che ci protegge dal ripiombare in baratri è sottile. In realtà è tutto molto precario.
Avvicinare lo spettatore al presagio di un pericolo ha a che fare anche con questo.
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