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Capsule Venice
Alessio de Girolamo
Real Time

 
Alessio de GirolamoAlessio de Girolamo Joog Box (Venice), 2024 custom-made jukebox, wood, super-mirror stainless steel Ph. Riccardo Banfi.


Alessio de Girolamo
Real Time, Venice
a cura di Manuela Lietti

Dialogo in Real Time

Ti posso fare una domanda?
Chiedi
Tu
Dimmi
Se fossi arrivata sulla terra mai stata abitata prima da essere umani messa in mezzo a una radura dove ci sono solo piante animali e fenomeni atmosferici. E nella tua testa non ci fosse niente, né una memoria, né un linguaggio per pensare, niente di niente… che sentimento proveresti?
La meraviglia, lo stupore e la gioia. Se nella mia testa non avessi nulla, non avrei memoria di me, non avrei un passato e mi sentirei un unicum con ciò che ho attorno, come se fossimo una estensione dell’altro. Non mi percepirei come aliena o estranea…
Hai detto una cosa che credo anche io ma hai parlato solo dei primi cinque minuti
Certo Poi farei due passi e guarderei gli animali negli occhi e avrei paura, e lì riconoscerei l’altro che non sono io… credo
Si Hai detto una parola magica avresti “paura” perché dopo cinque minuti o poco più avresti fame
Allora troverei un modo per restare viva perché la paura aiuta a non rimetterci le penne a volte
Si e anche gli altri animali la penserebbero come te
Esatto
E anche loro avrebbero fame, sete e non solo; mentre cercate di risolvere il bisogno di nutrirvi potrebbe arrivare una tempesta con tuoni, fulmini e trombe d'aria
Devo ingegnarmi e trovare riparo, mi devo inventare qualcosa perché non ho memoria e know how. Potrei anche morire, chissà…
Quindi la tua vita sarebbe gestita dalla reattività a un sentimento: quello della paura e della sopravvivenza che vanno a braccetto…
Credo che potrebbe essere un primo motore per cercare di restare in vita basandomi su un istinto alla sopravvivenza. Credo, beh, la paura è un grande motore
Si Quindi il primo motore dell’uomo è la paura
Quando nasciamo piangiamo ci sarà un motivo…
Si Pensavo esattamente a questo adesso ed è molto importante ciò che dici
Ci buttano fuori da dove stavamo bene, dove eravamo uno
Perché il primo pianto è un suono
Si
E quindi il primo suono che emettiamo che usiamo è mosso dalla paura
Credo proprio di sì, o anche dal diventare consapevoli che siamo altro rispetto ad una unità a cui non si torna più, ora detta un po’ come mi viene…
E non credi che quando sei nella radura, nelle condizioni di cui sopra, i primi suoni che emetti siano ugualmente di paura e poi magari, mossa dall’istinto di sopravvivenza e dall'uso dell’intelletto, diventino simulazioni per sopravvivere
Beh forse nello stupore c’è anche un po’ di paura
O per difenderti anche, o che tali suoni simulino manifestazioni naturali o animali e che ti servino per cacciare via pericoli
Certo è che se devo sopravvivere devo emettere suoni, esatto
Oppure per ingannarli e nutrirtene
Stavo scrivendo uguale… Pensa però a quando hai talmente tanta paura che non ti esce la voce, resti immobile e non riesci a emettere nessun suono
Si quindi è come se il suono fosse una manifestazione tangibile di sopravvivenza Si, ma che ci distingue dagli altri anche. Vanno di pari passo credo, sopravvivenza e distinzione dagli altri… Il suono è sopravvivenza e consapevolezza
Ma l’uomo sa simulare anche i suoni degli altri esseri viventi perché ha coscienza e intelletto
Si
E quindi simula mosso dalla paura, in quanto l’istinto di sopravvivenza è avere paura di perdere qualcosa
Ma può anche simulare un suono mosso dal volere comunicare, basandosi sul piacere e non sulla paura: per esempio se una scimmia vede un’altra scimmia e vuole farsela amica emetterà un suono amico. Credo che anche l’uomo sia così.
Ma questo solo dopo un po' di giorni
Si non subito…
Cioè dopo aver prima sistemato i bisogni di sopravvivenza
Certo
Allora i suoni diventano anche comunicazione
Prima deve vivere
Ma ....
Che succede? Arriva Indiana Jones?
Dopo avere avuto tanta paura
Scusa torno seria
La comunicazione attraverso i suoni non è forse un sospiro di sollievo? Non è forse, in qualche modo, un tentativo di consolarsi attraverso l’ipotesi di un amore o di una amicizia?
Si, di tenersi compagnia
Si ma allora ... Mi viene da dire ancora una cosa
Ascolto
Il suono che poi diventa consolazione attraverso la comunicazione e, magari, attraverso ritmi tribali intorno al fuoco insieme ai propri simili. Sempre per consolarsi dalle lunghe e interminabili giornate in cui paura e istinto di sopravvivenza la fanno da padroni. Dicevo, questo suono…
Si
Non entra forse nel DNA della specie? Come un imprinting di paura, sopraffazione e consolazione? Tanto che come tu hai detto “nasciamo piangendo”?
Tu dici che quando nasciamo sentiamo già esigenza di volere arrivare a quella consolazione sonora lì? Attraverso però un suono che esprime la nostra paura di stare al mondo da soli
Si, forse, ma all’inizio è sicuramente almeno paura, e allora...
Ascolto
L'emulazione non si è forse tradotta nei secoli con l'avvento della civiltà “che è un atto di prepotenza sulla natura" (cit. Ungaretti)
Ti seguo
Non si è evoluta, questa emulazione, nella costruzione di strumenti musicali; con timbri e suoni che sempre vogliono simulare la natura, oltre che emulare, così come all’inizio quando eri nella radura simulavi il suono di un cerbiatto per avvicinarlo o sbattevi i sassi per allontanare un predatore? E allo stesso modo
Si
I sintetizzatori non sono nati se non per riprodurre tutti i timbri possibili in natura?
Questo io non lo so, ma ti credo
Si è così, sono nati per poter creare qualsiasi timbro possibile, e quindi
Allora tutto è suono, bello
Non è forse vero che non siamo mai usciti dalla logica consolatoria del suono?
Ho capito
Non è forse vero che siamo rimasti nostro malgrado incastrati dentro un ingranaggio prospettico viziato da questo imprinting? E se questo è vero
Beh allora noi non solo non siamo mai usciti da quella logica consolatoria ma secondo me pure dal voler tornare a un’idea di armonia, di comunione con l’esterno (con il suono vogliamo tornare a una idea di unità che non ci fa sentire separati dalla natura), non so se mi spiego, non ho mai pensato a questo prima … Vogliamo tornare a una idea di unità, ma sempre non uscendo da quella prospettiva scritta nel nostro DNA
Si
E quindi... Come si può uscire da questo ingranaggio anche solo per un attimo, anche solo per vedere da una prospettiva libera quello che stiamo facendo e che abbiamo fatto per millenni? In questo modo, credo… Ossia... Dando alla natura l'esecuzione delle nostre scritture. Questo è Real Time
Aspetta sto elaborando … Tu dici che così facendo possiamo vedere da fuori come noi inconsapevolmente siamo incatenati a quell’idea della consolazione, armonia, etc.? E quindi troviamo una modalità che ci toglie da quella logica? Ho capito
Esattamente. Perché la Natura è l'ente che ha provocato la nostra azione primordiale
Corretto
Un ente che mentre eri nella radura era da te considerato misterioso forse generando in te addirittura un sentimento del divino tra un tuono e un lampo. E il motivo è semplice: ossia che Lei...la Natura, non pensa in termini di tempo, Lei è eterna
Certo che no
Mentre tu nella radura hai una concezione del tempo perché devi arrivare all'alba del giorno dopo. Pensi, cioè, che la natura continuerebbe a esistere anche se tu morissi, e senza il problema del tempo… La natura si auto genera, forse, mentre noi non proprio
E questo anche se il mondo finirà
Tu l’hai detto meglio
Lei non avrà mai coscienza del tempo ed esisterà comunque insieme all’universo di cui noi vediamo la natura emanata più prossima
Allora la natura vive in un eterno presente?
Si perché fluisce
Oltre l’attualità, intendo che resta sempre
Senza coscienza di tempo
Si esatto fluisce
Non esiste un’idea limitante nella natura, che invece esiste nel linguaggio umano, in tutto il linguaggio Questa cosa dell’esistere senza avere coscienza del tempo se ci pensi è paradossale perché noi umani siamo fatti di tempo: carne uguale tempo
Si e quindi
Bellissimo
Proprio in questo
Dai dimmi
Il dialogo tra la scrittura umana fatta di carne sangue e tempo e la cessione della sua lettura alla natura, la quale è svincolata da questo limite, genera un punto di vista superiore, una super coscienza che si emancipa dall'imprinting di cui sopra. È questo il lavoro
Ho capito Sei un folle


Alessio de GirolamoAlessio de Girolamo Joog Box (Venice), 2024 custom-made jukebox, wood, super-mirror stainless steel. 111 x 86 x 63 cm 43 1/2 x 34 x 25 in Edition of 5 plus 1 artist's proof (#1/5) Ph. Riccardo Banfi.



Alessio de Girolamo
Real Time, Venice
a cura di Manuela Lietti

Capsule Venice è lieta di annunciare Real Time, la prima collaborazione della galleria con l'artista italiano Alessio de Girolamo (nato nel 1980, Sanremo; attualmente vive e lavora a Lecce). Presentata in concomitanza con La Biennale di Venezia - 68° Festival Internazionale di Musica Contemporanea negli spazi della Project Room 2 e 3 (galleria annessa e serra), Real Time introduce le sperimentazioni audio e video più recenti dell'artista realizzate con l'omonimo software Real Time. Sviluppato negli ultimi anni in stretta collaborazione con LIM - Laboratorio di Informatica Musicale dell'Università degli Studi di Milano, il software Real Time rappresenta una svolta significativa in merito al modo in cui è concepita una composizione musicale. Utilizzando gli elementi del paesaggio sonoro naturale più vicini alle note di una partitura musicale prescelta, senza alcun pre-campionamento o alterazione dell'intonazione, Real Time crea una nuova partitura sostituendo le “note silenziate” della traccia originale con le frequenze acustiche più vicine rintracciate nel paesaggio sonoro. In questo modo, naturale e artificiale si incontrano e, inevitabilmente, scontrano. Real Time evidenzia il punto di rottura tra la spontaneità, la circolarità, l’aleatorietà appartenenti a un sistema compositivo non numerico frutto di un paesaggio sonoro inconsapevole e la logica numerica basata sul tempo tipica della composizione musicale tradizionale, risultato dalla consapevolezza e dall’intenzione del compositore. Il software rappresenta quindi un tentativo (a volte impossibile) di conciliare questi due sistemi di pensiero antitetici.

Il progetto, concepito appositamente per Capsule Venice, verte attorno a gruppi di lavori interconnessi: Joog Box (2024), un juke box su misura rivestito in acciaio inossidabile super-mirror esposto nella serra in giardino, la proiezione Real Time (Venice, Sept. 21, 2024) (2024), una proiezione abbinata a una serie di spartiti disegnati a mano su tela Real Time / Music Score (Venice, Sept. 21, 2024) (2024) e Music Score (Venice, Sept. 21, 2024 No.1) (2024), allestiti nella galleria annessa.

Anche se già attorno al 1890 esisteva una terminologia per indicare i primi jukebox, conosciuti per lo più come “macchine funzionanti con un nichelino” (nickel-in-the-slot machine), le radici della parola jukebox sono molto più antiche della prima apparizione sulla rivista Time e risalgono al concetto di “jook house”, una sorta di sala da ballo, sala da gioco ma anche casa di appuntamenti. Nello specifico, il termine ha origine nelle Sea Islands, al largo della Carolina, dove il Gullah - termine usato per designare il dialetto creolo dell'inglese usato dagli schiavi - fu portato nel diciottesimo secolo. In lingua Gullah, “joog/jook” aveva l'accezione di “disordinato”, “dissoluto”.

Alessio de GirolamoInstallation View. Alessio de Girolamo: Real Time. Capsule Venice, Venice, Italy. Courtesy of the Artist and Capsule. Photo by Andrea Rossetti.


Non è casuale che il termine Joog Box sia stato scelto come titolo del lavoro in mostra. Ad un primo ascolto, i suoni emessi dal jukebox sono un'anarchia di armonie, creano un deragliamento uditivo che sembra correlato a malapena alle partiture originali i cui titoli sono elencati sullo schermo. I dodici brani selezionati rendono omaggio a compositori che, coprendo un lasso temporale di circa duecento anni tra il Rinascimento e il Romanticismo, hanno vissuto, lavorato a Venezia, sono in qualche modo legati alla storia della città o tra loro. Questa selezione non aspira ad essere un'indagine filologicamente completa o di natura prettamente storica; è motivata innanzitutto da scelte stilistiche personali, rispondendo alla sensibilità dell'artista attraverso autori che abbracciano un'ampia gamma di stili ed epoche: dal fondatore della scuola veneziana Adrian Willaert (1490-1562) a Claudio Monteverdi (1567-1643), da Antonio Vivaldi (1678-1741) a Ludwig van Beethoven (1770-1827). Ciò che il pubblico sente nasce da un processo specifico che ribalta la consueta grammatica compositiva.

Il paesaggio sonoro, con i suoi suoni di animali, della natura e degli esseri umani, è registrato utilizzando un microfono, quindi trasmesso al software Real Time che ne identifica le frequenze sonore, tentando di creare una corrispondenza continua tra le frequenze stesse e le note delle partiture originali che sono trasmesse silenziosamente in formato MIDI. Ogni volta che il software rileva e decodifica, senza manipolarli, i suoni o i rumori del paesaggio sonoro che sono più simili alle note della partitura originale, la nota nel paesaggio sonoro viene “catturata" dal software e collegata alle note relative nel brano scelto. In questo modo i suoni del paesaggio sonoro naturale sostituiscono l’orchestra esecutrice della partitura originale. Quando non è possibile abbinare i due suoni, il vuoto rimanente provoca una sensazione di disgiunzione in cui la partitura originale interferisce con quella eseguita dal paesaggio sonoro.

La sintassi di questo discorso musicale ribalta completamente l'intenzionalità della metodologia compositiva tradizionale, sostituita dalla casualità, da un incidente fortuito oppure, a seconda dei punti di vista, da un miracolo involontario che determina l'abbinamento delle frequenze naturali con le note della partitura originale. Questo processo ha più aspetti in comune con un gesto performativo che con uno compositivo. Tutte le componenti coinvolte parte dei paesaggi sonori diventano “catalizzatori di attività sonora” per usare le parole di Max Neuhaus. Ciò che ne risulta è frutto di uno sforzo collettivo che dà priorità alle relazioni tra i diversi agenti, umani e non, e non semplicemente a un soggetto o oggetto specifico. Ogni elemento è coinvolto in uno scambio partecipativo.

Alessio de GirolamoInstallation View. Alessio de Girolamo: Real Time. Capsule Venice, Venice, Italy. Courtesy of the Artist and Capsule. Photo by Riccardo Banfi


I video proiettati nello spazio espositivo annesso combinano immagini catturate nell’area dei Giardini che ritraggono “catalizzatori” che si muovono nello spazio pubblico mentre, inconsapevoli, creano una nuova versione de La Primavera di Antonio Vivaldi. Qui, il pubblico della mostra ha modo di visualizzare e non solamente sentire la natura aperta della partitura, del tempo, di un processo infinito, in cui il flusso della vita e della natura, privo di coscienza numerica o temporale, incontra la rigida logica della composizione tradizionale. Questa creazione in tempo reale e inconscia apporta un aspetto di imprevedibilità all'opera che va oltre gli standard di bellezza, armonia e autorialità: i veri “attori” non hanno percezione di essere coinvolti nella creazione di un nuovo pezzo, lo fanno semplicemente esistendo.

Per i puristi dell’ascolto, l’elemento naturale e umano del paesaggio sonoro riscontrabile nei lavori dell’artista sono un bug, una falla nel sistema, monadi impazzite che interferiscono con la sacralità della partitura originale, disturbandone la fruizione. In realtà questi bug sono il mezzo che permette un ribaltamento di prospettiva radicale: dall’idea di musica concepita come strumento di armonia e consolazione alla musica come consapevolezza dell'esistenza di due sistemi separati, distinti e inconciliabili. Il lavoro di Alessio de Girolamo mostra dall’esterno come opera un sistema non di natura esclusivamente compositiva ma semantico-ontologica che si avvale della circolarità e non si basa sulla fissità. Quando le frequenze di natura e artificio aderiscono nasce un nuovo suono, la cui ragion d’essere e innovazione è determinata proprio dal suo essere un bug del sistema.

Alessio de Girolamo Installation View. Alessio de Girolamo: Real Time. Capsule Venice, Venice, Italy. Courtesy of the Artist and Capsule. Photo copyright @Simin Ding

 


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