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Angel Moya Garcia
In dialogo
D- Puoi parlare della tua pratica di curatore?
Come si attiva una mostra?
Come sono cambiate nel tempo le regole e le idee, ciò che è cura già dal formato?
R- La mia pratica di curatore nasce semplicemente da un’urgenza, qualcosa di viscerale di cui non posso fare a meno. In particolare la dimensione fondamentale della mia ricerca si è sempre centrata sul concetto di identità, sulla collettivizzazione dell’individuo e sulla decostruzione del soggetto nella filosofia contemporanea. Allo stesso tempo sono stato sempre attratto dal concetto di trasversalità, per questo la maggior parte delle mostre che ho curato tentavano di analizzare o almeno studiare i confini tra i vari linguaggi, provando a identificare e approfondire le convergenze e linee intersecanti nelle diverse pratiche della contemporaneità.
Nell’attivazione di una mostra penso si debba necessariamente tenere conto dei soggetti a cui ti stai rivolgendo come fruitori e del contesto in cui si inserisce lo spazio, onde evitare autoreferenzialismi o concettualismi marginali che rimangono intrappolati spesso in visioni miopi di chi li propone. Per quanto riguarda le regole e le idee, sicuramente mutano ciclicamente, abbiamo visto un’infinità di formati che tentano di innovare, di mettere in discussione lo stesso concetto di mostra o di venire incontro a nuove istanze diversificate che emergono come contronarrazioni dello sguardo dominante.
Agnes Questionmark Nexaris, 2024 Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio Ph. Leonardo Morfini
D- Come si forma l'idea di spazio in una mostra? C'è una partitura da suggerire al visitatore? Un'idea di esposizione che può rimanere in mente a lungo e idealizzata?
R- Credo che sia lo spazio con le sue caratteristiche fisiche e il contesto sociale, culturale ed economico in cui si inserisce a determinare lo sviluppo delle idee e la configurazione di una mostra. Tutto ciò che prescinde da questi due elementi sarà condannato a perdersi nella nebbia del narcisismo patologico o da un egocentrismo che non riesce nemmeno a considerare l’alterità.
Non esiste una partitura da suggerire, nessuna proposta di lettura unilaterale, sarebbe limitato e limitante. A questo, preferisco di gran lunga quando trovo una stratigrafia di possibilità, una matassa di interpretazioni, di suggestioni e di orizzonti in cui ognuno possa perdersi nel proprio labirinto mentale che la mostra ha aiutato a costruire.
Esiste sicuramente la mitologia delle grandi mostre, quelle che rimangono nella storia o che la riscrivono, ma come è naturale sono talmente poche che ci dobbiamo accontentare dalla velocità e dalla fugacità con cui queste nascono e muoiono nel lasso di tempo che le è toccato esistere.
Agnes Questionmark Opera Medica, 2024 Video a 3 canali, 9’ Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio Ph. Leonardo Morfini
D- C'è per te un discrimine, un confine che si può superare, che fa del curatore anche un artista? Ritieni che il curatore debba, come 'auteur' usare le opere d'arte per illustrare le proprie teorie?
R- Per me sono due figure completamente diverse, il curatore è un mediatore che aiuta e collabora a rendere fattibili le utopie degli artisti e, allo stesso tempo interpreta, scrive o usa la voce per veicolare e decodificare i vari codici che si trovano nella mostra per renderla accessibile al pubblico. In quanto non autore, se il curatore si serve delle opere per illustrare una teoria, lo ritengo un banalissimo scrittore a cui servono delle immagini per far capire il testo. Preferisco quando le teorie nascono condivise con gli artisti, attraverso uno scambio reciproco e prolungato di stimoli. In quel caso opere e teorie trovano un orizzonte condiviso in cui si arricchiscono a vicenda.
D- Fai visita agli artisti negli atelier, in questa pratica qual è la verifica possibile...
R- L’unica verifica possibile o, almeno, l’unica che mi interessa è sapere da quale contesto parte, quali sono i suoi riferimenti, quali sono le sue ossessioni, come si approccia ai diversi linguaggi, cosa legge, cosa guarda, come pensa, come attua, come ha costruito il suo immaginario personale. Solo dopo voglio sapere come tutto questo viene modellato, plasmato, espresso, concretizzato.
D- Cosa è La Tenuta dello Scompiglio di cui come curatore d'arte ti occupi?
R. La Tenuta Dello Scompiglio è un giardino dove respirare, giocare, muoversi, riposarsi, riflettere e sbagliare.
Agnes Questionmark Opera Medica, 2024 Video a 3 canali, 9’ Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio
Ph Leonardo Morfin
Tenuta Dello Scompiglio
Agnes Questionmark
Nexaris Suite
a cura di Angel Moya Garcia
'La ricerca di Agnes Questionmark immagina una società in transizione che si spinge oltre i limiti evoluzionistici, auspicando nuove forme di umanità biologicamente e tecnologicamente ibridata e fluida che reinventano il proprio corpo rendendolo malleabile e reversibile. L’artista mette in primo piano un corpo trans (trans-specie, transgender, transumano) come un corpo spesso patologizzato, meccanizzato e ospedalizzato, facendo luce sulla biopolitica patriarcale in gioco nell’ambito della scienza e della sanità.
Fulcro teorico dei suoi lavori è la riflessione su una nuova forma di umanità in grado di emergere da un contesto dove ambiente e specie sono in evoluzione e dove identità e morfologia dell’essere umano si apprestano a divergere dai tratti essenziali e unici che finora l’hanno caratterizzato. In questo contesto, tecnologia, essere umano e natura si configurano come fili di una matassa inestricabile alla quale restare impigliati per tentare di dare una nuova forma al mondo che ci circonda.
Partendo dalla discussione dei testi di Michel Foucault, Donna Haraway, Karen Barad, Rosi Braidotti, Helen Hester e Paul B. Preciado, il progetto Nexaris Suite propone la concettualizzazione e visualizzazione di uno scenario dove nuove forme di resistenza alla sorveglianza e al controllo si fanno manifesto di una mutazione in atto.
Non si tratta più, o non solo, di reagire all’essere sorvegliati e puniti, bensì di rifiutarsi di essere sorvegliati e controllati, sorvegliati e dominati, sorvegliati e sottomessi.
Il titolo della mostra fa riferimento a una stanza chirurgica ibrida e automatizzata in cui si intersecano due delle tecniche più richieste nel campo medico per la produzione di immagini di altissima qualità per una diagnosi perfetta.
Combinando l'immaginario delle risonanze magnetiche e la scansione radiografica mobile, questo complesso sperimentale costringe i pazienti a sottoporsi all'analisi dei propri dati ad opera di una rete neurale quantistica durante un intervento chirurgico. Completamente ignaro della meccanizzazione della sala, il paziente giace bloccato su un tavolo in cui si alterna da un apparecchio all'altro. Un'immagine completa dei suoi organi, tessuti o qualsiasi altro componente organico appare in dettaglio nel giro di pochi minuti su uno schermo, rivelandone la sua intera struttura.
L'immagine è conseguentemente esaminata dal medico, il quale è in grado di rilevare qualunque forma di indizi sintomatici e dunque di imporre il suo sguardo dominante. Ridotto a micro-dati e visualizzato su un computer, il corpo può ora essere controllato dal medico in tutte le sue parti intrinseche e analizzato da qualsiasi angolo.
Sulla scia del controllo esercitato dalla condanna di essere visibili, il corpo umano è manipolato dalle mani del medico e dalla sua acquiescenza con l'occhio artificiale.
In quest’ottica, se la visibilità è lo strumento attraverso cui lo sguardo medico esercita il suo dominio, gli occhi potrebbero divenire gli unici strumenti di liberazione del corpo del paziente dalla morsa sorvegliatrice dell’apparecchio.
Restituendo lo sguardo al suo scrutatore, ripristinando la coscienza di sé attraverso la consapevolezza della propria intenzionalità, gli occhi acquisiscono la capacità di vedere e quindi di riaffermare il proprio sguardo dominante sull’oggetto o soggetto scrutinante, sovvertendo la sorveglianza dello sguardo medico.
Così, il rapporto di potere dialettico tra dominante e dominato, che costituisce il ruolo fondamentale dell'equazione medico-paziente, potrebbe essere ribaltato attraverso la costituzione degli occhi come una sorta di soglia specchio, come confini non violabili che permettono di osservare la realtà, impedendo che questa possa essere manipolata, controllata e regolata.
Tuttavia, l'artista si interroga su cosa succede quando sono proprio gli occhi, emblema di questo rovesciamento, a diventare oggetto dell’intervento chirurgico, sede dello scontro tra osservatore e osservato, dominante e dominato, sorvegliante e sorvegliato.
La video installazione a tre canali e l’installazione ambientale presenti in mostra, rappresentano gli occhi come finestre simboliche verso il mondo, in declinazioni e prospettive diverse, e muovono una denuncia al controllo scientifico esercitato sui corpi.
Un invito a leggere il presente e il futuro in bilico tra realtà, fantasia, utopia e distopia per costruire e per incubare altri mondi possibili.
Agnes Questionmark Opera Medica, 2024 Video a 3 canali, 9’ Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio Ph Leonardo Morfin
Agnes Questionmark
(Roma, Italia, 1995) è un'artista che lavora tra performance, scultura, video e installazione. La sua pratica esamina i confini del sé attraverso esperimenti genetici, operazioni chirurgiche e processi di riproduzione artificiale in cui l'identità diventa instabile. Costringendo il suo corpo e il suo pubblico in spazi in cui l'umanità non riesce ad affermare le sue richieste normative, Questionmark sconvolge le implicazioni biopolitiche dei corpi transgender e transspecie in un mondo dominato dall'uomo. Le sue recenti performance includono CHM13hTERT (2023), in una stazione ferroviaria pubblica presso la stazione ferroviaria di SpazioSERRA a Milano e TRANSGENESIS (2021), presentata da The Orange Garden e Harlesden High Street a Londra. Il suo lavoro è stato esposto alla 60a Biennale di Venezia curata da Adriano Pedrosa; al Centre d'Art Contemporain, Ginevra; al Museo MAXXI, Roma; alla Biennale di Malta, La Valletta; alla Konig Galerie, Berlino; e alla 14a Biennale di Gwangju. Nel 2024 è stata selezionata come finalista per il 5° Premio Mario Merz, il Darmo Art Prize e lo Stromboli Prize. Nel 2022 è stata selezionata come finalista nella CIRCA ART X DAZED Class of 2022.
Nel 2019 è stata selezionata per partecipare alla Midwater Residency in collaborazione con Studio Forlane sull'isola di Poros, Grecia. Nello stesso anno ha esposto nell'antica città di Cosa, Ansedonia, per il primo capitolo di HYPERMAREMMA. Nel 2017 ha ricevuto il premio 'Lorenzo Il Magnifico' alla Biennale di Firenze nella categoria Performance Art. I suoi scritti sono stati pubblicati in NERO Edition con cui ha recentemente pubblicato il suo primo libro 'QuestionGen(0.00022ml)' presentato all'ICA di Milano.
Tenuta Dello Scompiglio
Agnes Questionmark
Nexaris Suite
a cura di Angel Moya Garcia
23 novembre 2024 / 13 aprile 2025
@ 2025 Artext