Claudia Losi
IL GIARDINO È ALTROVE
di Leonardo Reganoroni
Qual è la tua idea di luogo naturale?
Partendo da questa domanda, rivolta a
un pubblico eterogeneo, differente per
età, professione e nazionalità, Claudia
Losi ha costruito
Being There. Oltre il
giardino, ultimo capitolo di una ricerca
ormai ventennale inteso come quella
tessitura di senso, percezione e memoria
che l’umano attiva guardando al mondo.
Essere Altrove.
1
L’incipit di questa indagine è un viaggio
nell’Oceano Atlantico del Nord, più
precisamente nelle acque scozzesi, alla
volta di Saint Kilda.
2 Era il 2006. Questo
gruppo di isole, appartenenti alle Ebridi
Esterne, incarna nell’immaginario collettivo,
non solo anglosassone, l’essenza
stessa dell’idea di isolamento. St. Kilda è
un arcipelago pressoché disabitato da civili
e difficile da raggiungere; qui la natura
compie il suo corso libera, senza particolari
interferenze.
3 A causa delle condizioni
meteorologiche avverse, Claudia non
riesce a concludere il suo primo viaggio,
4
non potendo che osservare queste terre
da lontano, cercando di distinguere, dal
proprio orizzonte interiore, le increspature
di un paesaggio fumoso e incerto.
Losi ha trasformato questa impossibilità
di approdo a St. Kilda in nuova linfa
creativa, paradigma per una riflessione
più ampia e aperta sulla percezione di un
luogo che possiamo definire immaginato,
in relazione a un altro che, invece, è quello
per noi quotidiano e conosciuto.
5
How do you imagine being there?6
La pratica di Losi è legata all’atto di camminare.
Più in generale, nella sua ricerca
l’attraversamento fisico di uno spazio si
accosta al ragionamento sulla percezione
dello stesso spostamento (déplacement),
inteso quindi come predisposizione intellettiva
oltre che come azione.
7 La mente
umana è indagata dall’artista come strumento
capace di percepire mondi e creare
scenari altri, alterando quanto esistente,
andando dal reale verso l’immaginario
in un viaggio che può essere paragonato
a quello fisico, compiuto attraverso il
corpo e i sensi.8 E nell’analisi che conduce
sulle possibilità di portarsi altrove, Losi
ibrida e sintetizza un approccio scientifico
on quello concettuale e artistico; si
muove con il piglio e la curiosità di uno
scienziato, accogliendo nella sua pratica
una pulsione estetizzante naturalmente
imposta dall’origine creativa del suo
fare. L’immaginazione, il camminare, la
memoria dell’azione così come i sensi, la
vista, il tatto, la voce (la parola e il canto)9:
sono tutti media esplorativi per l’artista,
inneschi per attivare la pratica dell’esperienza
in chi osserva e in chi partecipa
all’azione.
Being There. Oltre il giardino
In
Oltre il giardino, l’attenzione riposta
sull’esplorazione e percezione del luogo/
paesaggi reali risembra quasi passare in
secondo piano, lasciando emergere un
più deciso interesse per l’indagine sull’idea
del naturale. Definire questo concetto
conduce il pensiero a un’altra domanda
ancora più sottile:
che cosa si intende per
naturale? È naturale un fiume, la vetta di
una montagna, una duna di sabbia; lo è
altrettanto una stanza, una persona, una
strada, una biblioteca, la propria mente,
un sentimento che si prova abitualmente.
Applicando sempre una rigorosa metodologia
da indagine sociologica, Claudia
Losi avvia un’inchiesta su un campione
di circa quattrocento persone – differenti
per età, cultura, provenienza geografica
– che attraverso una call e un ciclo di seminari
rispondono alla domanda: “
What’s
your idea of natural place?”
10. L’attitudine
artistica prende però il controllo sull’indagine
di stampo scientifico nel momento in
cui Losi sceglie di non porre limiti alle forme
di espressione per poter partecipare
alla sua inchiesta, ricevendo così risposte
che spaziano da immagini fotografiche a
racconti, disegni e brevi video.
Or Life is a State of Mind
Partendo quindi dall’ambiguità percettiva
e semantica che contraddistingue il
termine naturale, l’artista traduce in un
unico racconto grafico le risposte ottenute
e che ritroviamo, ridisegnate e tessute
all’interno di un grande arazzo lungo circa
18 metri.
11
Se le regole della narrazione, dalla classicità
al Novecento, sono state interpretate
in percorsi visuali in cui le parti si
susseguono in un percorso diacronico e
ordinato dal principio alla fine, Losi nega
questa convenzione fino a scardinarla a
favore di un racconto sincronico e non
lineare: sul grande arazzo troviamo infatti
un flusso libero di immagini e parole che
si intersecano senza definire né un inizio
né una fine, senza inserire un dritto o
rovescio, sopra o sotto, destra o sinistra
che possano insieme guidare il senso
della nostra lettura. La mente di chi guarda
l’opera è condotta in uno
stream of
consciousness joyciano, tra pensieri liberi
che si sovrappongono e si intersecano,
in un modello visivo che trova il proprio
paragone specifico nelle decorazioni
rupestri del Paleolitico o in quel flusso
di dati tipico dell’era digitale che stiamo
vivendo. Losi ci immerge letteralmente
nella sua opera, ci avvolge in essa.
La tecnica scelta, la tessitura a jacquard,
impone una visione a distanza: gli incroci
della grossa trama formano l’immagine
solo se visti da lontano, rimandando così
ancora alle tessere di un mosaico o ai
moderni pixel.
Being There. Oltre il giardino:
la mostra
Osservare a distanza, si sa, permette di
cogliere le cose nel loro insieme, all’interno
di un contesto; allontanarsi da esse,
però, serve anche – e soprattutto – a
metterle meglio a fuoco. La presentazione
del grande arazzo prodotto da Claudia
Losi per la IX Edizione dell’Italian Council
(2020) è stata accompagnata da una
mostra personale, ospitata nelle sale del
Piano Nobile della Rocca di Senigallia.
E così, rivedendo a distanza l’intero progetto
Being There si sono colti alcuni momenti
di connessione tra la nuova opera e
la ricerca di Claudia prima del 2006, forse
in precedenza non messi debitamente in
risalto. I licheni che popolano il suo primo
immaginario creativo, tradotte in opere
come le
Tavole vegetali (1993, in corso) o
il grande
Arazzo (1995, in corso) anticipano,
in effetti, questo rinnovato percorso
di indagine. Così si spiega la scelta di
esporre in mostra
Marmagne3 (2000).
Il naturale è qui trattato come elemento
che rivendica e si riappropria del suo spazio
vitale, dl suo “luogo naturale”: la boscaglia
lentamente si muove, inglobando
al suo interno le vasche in cemento usate
per allevare trote. Losi propone dieci immagini
di questo paesaggio stampate a
caldo sulla tela; al centro di esse, ricama
una mappa, un’ipotetica fase della deriva
dei continenti, ribadendo come il paesaggio
è al centro di un continuo processo di
cambiamento.
Nella sala attigua, troviamo un allestimento
inedito di
Cose che sono cose (2015), installazioni di sculture in cui
oggetti personali e di uso comune sono
stati trasformati e ibridati in forme che
richiamano un paesaggio quasi lunare,
colonizzato da esseri di cartapesta simili
a licheni – elemento che ritorna nella
semantica dell’artista. Si arriva poi a
Ossi,
un lavoro più recente, del 2019, realizzato
in terra bruna dell’Impruneta a Montelupo
fiorentino, vero e proprio trait d’union tra
Being There e The Whale Project, due
campi di indagine complementari nella
ricerca di Claudia. Le tre costole di balena
sono unite a formare un’unità abitativa
nomadica, riconnettendosi così alla riflessione
su cosa può “fare luogo”.
Being There. Oltre il giardino: il volume
Conclude il percorso di
Being There.
Oltre il giardino il presente volume in
cui, a partire dal prezioso contributo
dell’artista, sono state pubblicate alcune
testimonianze sull’idea di luogo naturale
cercando di differenziare il punto di vista
per tracciare un percorso – anche in
questo caso sincronico e sovrapposto –
di visioni.
Claudia Losi, Poli Arctici Constitutio, 2016, Catalogo. Oltre il giardino, 2022
RADICE E NARRAZIONE
Claudia Losi
“Le percezioni degli umani dilagano sulla
terra come un’alluvione e lasciano idee
appese ai cespugli, come frammenti di
carta bagnata da raccogliere e decifrare.
Nessuno è in grado di raccontare l’intera
storia”1.
A tutti appartiene il desiderio di raccontarsi.
Usando parole, agendo sul mondo
o stando in silenzio (un silenzio che
già dice). Ogni nostro agire orienta un
luogo e la sua topografia si crea vivendo.
Luoghi accoglienti o respingenti, vasti o
soffocanti, luminosi o bui arrivano a esistere
attraverso la rete, più o meno fitta,
di relazioni quotidiane che riusciamo a innescare
intorno e dentro di noi, col resto
del vivente. Siamo materia del mondo.
Ho ancora fede nelle parole radice e
narrazione. Quando una narrazione dura
attraversa il tempo, del singolo e della
collettività, è perché è feconda, perché
porta con sé delle bussole con le quali
ciascuno può provare a orientarsi, sentendosi
parte di un fluire più vasto della
propria singolarità. Ci sono narrazioni
pericolose, tossiche e altre portatrici di
vita e senso anche per le infinite altre
narrazioni del mondo.
Claudia Losi, Disegno, Catalogo. Oltre il giardino, 2022
In qualsiasi modo una forma decida di
apparire deve cercare di radicarsi in qualche
maniera, deve essere praticata se
vuole essere lingua per il tempo necessario
e soprattutto per il tempo che le viene
concesso. E ricominciare il racconto,
rifondarlo ogni volta secondo una ininterrotta
morfopoiesi.
Il proposito iniziale di Being there. Oltre il
giardino fondamentalmente ruota attorno
alla nostra relazione fisica, sensoriale e
cognitiva con i luoghi.
Quali meccanismi agiscono, quali singolarità
percettive e mnemoniche, s’intrecciano
nella conoscenza dei luoghi reali?
Quanta parte del nostro essere corpo e
del nostro essere mente dispiega la visione
del mondo?
Un tema di impressionante vastità che si
apre a molteplici punti di vista interpretativi.
Ma non riesco a rinunciare a “stare”
in questa aporia.
Cosa mi ha spinto a insistere? Probabilmente
il desiderio di costruire il mio
luogo naturale. Un luogo, come per ogni
vivente, di complessità inesauribile. Dove
il corpo e l’immaginazione che porta con
sé ovunque muova possano continuare
la vita senza censure e mantenere la propria perenne mobilità, la meraviglia
del suo enigma. Un luogo da attraversare
fisicamente dove non c’è solo il mondo
ma anche tutto quello che il mondo produce
nella nostra testa.
March 2021, Residencies Insights
[online], Being There. Talk byresidency artist (2018), Claudia Losi Courtesy NTU CCA Singapore.
L ’invito a riflettere intorno alla domanda
“Quale è la tua idea di luogo naturale?”
è stato perno dell’intero progetto, ha
generato altre domande e aperto altre direzioni
possibili. Come possiamo provare
ad “abitare” in questo grande sistema
interrelato che è il mondo? Che cosa
chiamiamo natura e naturalità secondo
questa prospettiva?
I partner nazionali e internazionali coinvolti
nel progetto lavorano soprattutto con
studenti, ricercatori e artisti. Ammetto
che la tentazione d’ampliare le tipologie
di persone sollecitate a rispondere è
forte. A chi viene posta la domanda, in
che contesto, quando lo si chiede, quale
lingua comune si utilizza: la scelta della
posizione da cui osservare, da cui aspettare
e “inquadrare” la preda è determinante.
Quasi tutte le risposte raccolte (diverse
centinaia) sono state trasformate in disegni
(lo stesso tratto e semplificazione per
tutti i testi, le fotografie, i disegni, i frame
da video) e raccolti in un’unica immagine
stratificata.
Claudia Losi, 2009, Essere altrove / Being Elsewhere, Catalogo. Oltre il giardino, 2024
Se il tessuto viene guardato troppo da
vicino non si riescono a leggere facilmente
i disegni poiché la materia tessile
sovrasta, ridondante all’occhio. Se si fa
qualche passo indietro, si guarda dalla
giusta distanza, tutto si fa più intelligibile,
i segni si uniscono, le lettere prendono
in parte forma riconoscibile. Non tutto si
potrà comprendere e ogni volta combinazioni
di senso emergeranno per prossimità
di segni e simboli. Si focalizzano ogni
volta delle parti, dei frammenti.
Perché citare
Oltre il Giardino, film di
Hal Ashby del 1979, (titolo originale
inglese,
Being there)? Il film racconta di
un uomo (una sorta di Bartleby contemporaneo)
cresciuto nello spazio di un
giardino circondato da mura molto alte:
un giardino che lo ha protetto attraverso
il lavoro quotidiano e scrupoloso necessario
alle piante che conteneva ma che
lo ha escluso da ogni relazione con gli
altri. Tutto ciò che conosce del mondo
esterno passa attraverso la televisione
e agli insegnamenti del proprietario e
della domestica della casa che lo ha visto
diventare uomo tra le sue mura. Una volta
costretto a uscire si ritrova, rispondendo
alle domande più diverse con citazioni da
Qohélet (o L’Ecclesiaste) e frasi ascoltate
negli intervalli pubblicitari, ad essere
ascoltato come un oracolo, come un
sapiente ingenuo. Tra le tante letture che
si possono dare del film quella sul linguaggio
mi sembra perennemente fertile:
molte parti dell’arcipelago Wittgenstein
rimangono necessariamente inesplorate,
il linguaggio non sta fermo e ogni descrizione
vale il mondo che l’ha originata e
soltanto quella, che il senso sia condiviso
o meno. Poiché, come viene detto nella
frase conclusiva del film, “life is a state of
mind”. Esser lì, essere là è uno stato della
mente.
Nota
1. Barry Lopez, Arctic Dreams: Imagination and
Desire in a Northern Landscape, 1986
Claudia Losi, Oltre il giardino, 2022, Jacquard cotton fabric, embroidery, 1895 x 146 cm. Exhibition view. Photo: Toast Studio
Note
Il Giardino è altrove di Leonardo Reganoron
1. Being Elsewhere, è un’opera video
prodotta da Claudia Losi nel 2009 in
collaborazione con Daniele Signaroldi
sull’onda emotiva dell’esperienza vissuta
in Scozia, e girata sull’Appenino emiliano.
Protagonisti quattro adolescenti che
esplorano con il proprio corpo, attraverso
l’azione di camminare, guardare, sostare
lo spazio attorno: un passaggio iniziatico
dall’adolescenza all’età adulta.
2. Questo è stato un vero e proprio “viaggio
partecipato”, condiviso da Claudia Losi
con Daniela Morreale (fotografa), Daniele
Signaroldi (video maker), Marcin Strzelecki
(compositore).
3. Per essere precisi, l’arcipelago St. Kilda
è sempre stato abitato, seppur da una
popolazione che raramente ha superato
le 100 unità. Ed è solo dal 1930 in poi che
queste isole furono abbandonate, durante
una giornata di esodo collettivo, per le
difficoltà di comunicazione e scambi con la
Scozia. Attualmente vi si trovano una base
militare e una serie di edifici per ricercatori
mandati dal National Trust of Scotland.
4. Nel 2012, Claudia Losi torna in Scozia e
finalmente approda a St. Kilda. Partendo
dalle suggestioni colte in questo luogo per
lei quasi mitico, Losi dà avvio alla riflessione
sull’esperienza diretta del luogo e su come
la memoria modifichi quanto vissuto in
qualcos’altro.
5. In Being Elsewhere Losi sceglie di non
utilizzare le immagini riprese in Scozia ma di
spostare l’attenzione sul paesaggio emiliano
e sull’Appennino piacentino in particolar
modo, visto con gli occhi di alcuni ragazzi
che lo esplorano caricandolo di aspettative
e domande, le stesse riposte da Losi
nell’esplorazione di St. Kilda.
6. È questo il titolo del progetto presentato nel
2016 presso la Collezione Maramotti, Reggio
Emilia.
7. In questo aspetto della sua ricerca, è stato
importante l’incontro con Hamish Fulton,
avvenuto nel 1998 alla Fondazione Antonio
Ratti di Como. L’artista di origini scozzesi
è stato tra i primi a enfatizzare l’azione
del camminare nella sua componente
esperienziale e trasformativa del quotidiano.
8. In conversazione con Marco Scotti, Claudia
Losi precisa a proposito del déplacement:
“Una delle caratteristiche dell’uomo è proprio
quella di proiettarsi oltre, leggendo i segnali
che ha attorno: grazie a questo riesce a
compiere spostamenti che non sono fisici,
avvengono perché il suo corpo si è fatto
anche spugna e trasformatore di questi dati
empirici.”
Cfr. https://zero.eu/it/persone/claudia-losiintervista/
LOTTOZERO Prato 12.09. — 10.11.2024