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Claudia Losi
Oltre il giardino

 
Claudia Losi Claudia Losi, Oltre il giardino, 2022, textile book, embroidery, 35 x 200 cm, edition of 3. Photo: Toast Studio


Claudia Losi
IL GIARDINO È ALTROVE
di Leonardo Reganoroni

Qual è la tua idea di luogo naturale?

Partendo da questa domanda, rivolta a un pubblico eterogeneo, differente per età, professione e nazionalità, Claudia Losi ha costruito Being There. Oltre il giardino, ultimo capitolo di una ricerca ormai ventennale inteso come quella tessitura di senso, percezione e memoria che l’umano attiva guardando al mondo.

Essere Altrove.1

L’incipit di questa indagine è un viaggio nell’Oceano Atlantico del Nord, più precisamente nelle acque scozzesi, alla volta di Saint Kilda.2 Era il 2006. Questo gruppo di isole, appartenenti alle Ebridi Esterne, incarna nell’immaginario collettivo, non solo anglosassone, l’essenza stessa dell’idea di isolamento. St. Kilda è un arcipelago pressoché disabitato da civili e difficile da raggiungere; qui la natura compie il suo corso libera, senza particolari interferenze.3 A causa delle condizioni meteorologiche avverse, Claudia non riesce a concludere il suo primo viaggio,4 non potendo che osservare queste terre da lontano, cercando di distinguere, dal
proprio orizzonte interiore, le increspature di un paesaggio fumoso e incerto.

Losi ha trasformato questa impossibilità di approdo a St. Kilda in nuova linfa creativa, paradigma per una riflessione più ampia e aperta sulla percezione di un luogo che possiamo definire immaginato, in relazione a un altro che, invece, è quello per noi quotidiano e conosciuto.5

How do you imagine being there?6

La pratica di Losi è legata all’atto di camminare. Più in generale, nella sua ricerca l’attraversamento fisico di uno spazio si accosta al ragionamento sulla percezione dello stesso spostamento (déplacement), inteso quindi come predisposizione intellettiva oltre che come azione.7 La mente umana è indagata dall’artista come strumento capace di percepire mondi e creare scenari altri, alterando quanto esistente, andando dal reale verso l’immaginario in un viaggio che può essere paragonato a quello fisico, compiuto attraverso il corpo e i sensi.8 E nell’analisi che conduce sulle possibilità di portarsi altrove, Losi ibrida e sintetizza un approccio scientifico on quello concettuale e artistico; si muove con il piglio e la curiosità di uno scienziato, accogliendo nella sua pratica una pulsione estetizzante naturalmente imposta dall’origine creativa del suo fare. L’immaginazione, il camminare, la memoria dell’azione così come i sensi, la vista, il tatto, la voce (la parola e il canto)9: sono tutti media esplorativi per l’artista, inneschi per attivare la pratica dell’esperienza in chi osserva e in chi partecipa all’azione.

Being There. Oltre il giardino

In Oltre il giardino, l’attenzione riposta sull’esplorazione e percezione del luogo/ paesaggi reali risembra quasi passare in secondo piano, lasciando emergere un più deciso interesse per l’indagine sull’idea del naturale. Definire questo concetto
conduce il pensiero a un’altra domanda ancora più sottile: che cosa si intende per naturale? È naturale un fiume, la vetta di una montagna, una duna di sabbia; lo è altrettanto una stanza, una persona, una strada, una biblioteca, la propria mente, un sentimento che si prova abitualmente. Applicando sempre una rigorosa metodologia da indagine sociologica, Claudia Losi avvia un’inchiesta su un campione di circa quattrocento persone – differenti per età, cultura, provenienza geografica – che attraverso una call e un ciclo di seminari rispondono alla domanda: “What’s your idea of natural place?10. L’attitudine artistica prende però il controllo sull’indagine di stampo scientifico nel momento in cui Losi sceglie di non porre limiti alle forme di espressione per poter partecipare alla sua inchiesta, ricevendo così risposte che spaziano da immagini fotografiche a racconti, disegni e brevi video.

Or Life is a State of Mind

Partendo quindi dall’ambiguità percettiva e semantica che contraddistingue il termine naturale, l’artista traduce in un unico racconto grafico le risposte ottenute e che ritroviamo, ridisegnate e tessute all’interno di un grande arazzo lungo circa 18 metri.11

Se le regole della narrazione, dalla classicità al Novecento, sono state interpretate in percorsi visuali in cui le parti si susseguono in un percorso diacronico e ordinato dal principio alla fine, Losi nega questa convenzione fino a scardinarla a favore di un racconto sincronico e non lineare: sul grande arazzo troviamo infatti un flusso libero di immagini e parole che si intersecano senza definire né un inizio né una fine, senza inserire un dritto o rovescio, sopra o sotto, destra o sinistra che possano insieme guidare il senso della nostra lettura. La mente di chi guarda l’opera è condotta in uno stream of consciousness joyciano, tra pensieri liberi che si sovrappongono e si intersecano, in un modello visivo che trova il proprio paragone specifico nelle decorazioni rupestri del Paleolitico o in quel flusso di dati tipico dell’era digitale che stiamo vivendo. Losi ci immerge letteralmente nella sua opera, ci avvolge in essa. La tecnica scelta, la tessitura a jacquard, impone una visione a distanza: gli incroci della grossa trama formano l’immagine solo se visti da lontano, rimandando così ancora alle tessere di un mosaico o ai moderni pixel.

Being There. Oltre il giardino: la mostra

Osservare a distanza, si sa, permette di cogliere le cose nel loro insieme, all’interno di un contesto; allontanarsi da esse, però, serve anche – e soprattutto – a metterle meglio a fuoco. La presentazione del grande arazzo prodotto da Claudia Losi per la IX Edizione dell’Italian Council (2020) è stata accompagnata da una mostra personale, ospitata nelle sale del Piano Nobile della Rocca di Senigallia. E così, rivedendo a distanza l’intero progetto Being There si sono colti alcuni momenti di connessione tra la nuova opera e la ricerca di Claudia prima del 2006, forse in precedenza non messi debitamente in risalto. I licheni che popolano il suo primo immaginario creativo, tradotte in opere come le Tavole vegetali (1993, in corso) o il grande Arazzo (1995, in corso) anticipano, in effetti, questo rinnovato percorso di indagine. Così si spiega la scelta di esporre in mostra Marmagne3 (2000).

Il naturale è qui trattato come elemento che rivendica e si riappropria del suo spazio vitale, dl suo “luogo naturale”: la boscaglia lentamente si muove, inglobando al suo interno le vasche in cemento usate per allevare trote. Losi propone dieci immagini di questo paesaggio stampate a caldo sulla tela; al centro di esse, ricama una mappa, un’ipotetica fase della deriva dei continenti, ribadendo come il paesaggio è al centro di un continuo processo di cambiamento.

Nella sala attigua, troviamo un allestimento inedito di Cose che sono cose (2015), installazioni di sculture in cui oggetti personali e di uso comune sono stati trasformati e ibridati in forme che richiamano un paesaggio quasi lunare, colonizzato da esseri di cartapesta simili a licheni – elemento che ritorna nella semantica dell’artista. Si arriva poi a Ossi, un lavoro più recente, del 2019, realizzato in terra bruna dell’Impruneta a Montelupo fiorentino, vero e proprio trait d’union tra Being There e The Whale Project, due campi di indagine complementari nella ricerca di Claudia. Le tre costole di balena sono unite a formare un’unità abitativa nomadica, riconnettendosi così alla riflessione su cosa può “fare luogo”.

Being There. Oltre il giardino: il volume

Conclude il percorso di Being There. Oltre il giardino il presente volume in cui, a partire dal prezioso contributo dell’artista, sono state pubblicate alcune testimonianze sull’idea di luogo naturale cercando di differenziare il punto di vista per tracciare un percorso – anche in questo caso sincronico e sovrapposto – di visioni.

Claudia LosiClaudia Losi, Poli Arctici Constitutio, 2016, Catalogo. Oltre il giardino, 2022


RADICE E NARRAZIONE
Claudia Losi

“Le percezioni degli umani dilagano sulla terra come un’alluvione e lasciano idee appese ai cespugli, come frammenti di carta bagnata da raccogliere e decifrare. Nessuno è in grado di raccontare l’intera storia”1.

A tutti appartiene il desiderio di raccontarsi. Usando parole, agendo sul mondo o stando in silenzio (un silenzio che già dice). Ogni nostro agire orienta un luogo e la sua topografia si crea vivendo. Luoghi accoglienti o respingenti, vasti o soffocanti, luminosi o bui arrivano a esistere attraverso la rete, più o meno fitta, di relazioni quotidiane che riusciamo a innescare intorno e dentro di noi, col resto del vivente. Siamo materia del mondo.

Ho ancora fede nelle parole radice e narrazione. Quando una narrazione dura attraversa il tempo, del singolo e della collettività, è perché è feconda, perché porta con sé delle bussole con le quali ciascuno può provare a orientarsi, sentendosi parte di un fluire più vasto della propria singolarità. Ci sono narrazioni pericolose, tossiche e altre portatrici di vita e senso anche per le infinite altre narrazioni del mondo.

Claudia LosiClaudia Losi, Disegno, Catalogo. Oltre il giardino, 2022


In qualsiasi modo una forma decida di apparire deve cercare di radicarsi in qualche maniera, deve essere praticata se vuole essere lingua per il tempo necessario e soprattutto per il tempo che le viene concesso. E ricominciare il racconto, rifondarlo ogni volta secondo una ininterrotta morfopoiesi.

Il proposito iniziale di Being there. Oltre il giardino fondamentalmente ruota attorno alla nostra relazione fisica, sensoriale e cognitiva con i luoghi. Quali meccanismi agiscono, quali singolarità percettive e mnemoniche, s’intrecciano nella conoscenza dei luoghi reali? Quanta parte del nostro essere corpo e del nostro essere mente dispiega la visione del mondo? Un tema di impressionante vastità che si apre a molteplici punti di vista interpretativi. Ma non riesco a rinunciare a “stare” in questa aporia. Cosa mi ha spinto a insistere? Probabilmente il desiderio di costruire il mio luogo naturale. Un luogo, come per ogni vivente, di complessità inesauribile. Dove il corpo e l’immaginazione che porta con sé ovunque muova possano continuare la vita senza censure e mantenere la propria perenne mobilità, la meraviglia del suo enigma. Un luogo da attraversare fisicamente dove non c’è solo il mondo ma anche tutto quello che il mondo produce nella nostra testa.

Claudia Losi March 2021, Residencies Insights [online], Being There. Talk byresidency artist (2018), Claudia Losi Courtesy NTU CCA Singapore.


L ’invito a riflettere intorno alla domanda “Quale è la tua idea di luogo naturale?” è stato perno dell’intero progetto, ha generato altre domande e aperto altre direzioni possibili. Come possiamo provare ad “abitare” in questo grande sistema interrelato che è il mondo? Che cosa chiamiamo natura e naturalità secondo questa prospettiva?

I partner nazionali e internazionali coinvolti nel progetto lavorano soprattutto con studenti, ricercatori e artisti. Ammetto che la tentazione d’ampliare le tipologie di persone sollecitate a rispondere è forte. A chi viene posta la domanda, in che contesto, quando lo si chiede, quale lingua comune si utilizza: la scelta della posizione da cui osservare, da cui aspettare e “inquadrare” la preda è determinante. Quasi tutte le risposte raccolte (diverse centinaia) sono state trasformate in disegni (lo stesso tratto e semplificazione per tutti i testi, le fotografie, i disegni, i frame da video) e raccolti in un’unica immagine stratificata.

Claudia LosiClaudia Losi, 2009, Essere altrove / Being Elsewhere, Catalogo. Oltre il giardino, 2024


Se il tessuto viene guardato troppo da vicino non si riescono a leggere facilmente i disegni poiché la materia tessile sovrasta, ridondante all’occhio. Se si fa qualche passo indietro, si guarda dalla giusta distanza, tutto si fa più intelligibile, i segni si uniscono, le lettere prendono in parte forma riconoscibile. Non tutto si potrà comprendere e ogni volta combinazioni di senso emergeranno per prossimità di segni e simboli. Si focalizzano ogni volta delle parti, dei frammenti.

Perché citare Oltre il Giardino, film di Hal Ashby del 1979, (titolo originale inglese, Being there)? Il film racconta di un uomo (una sorta di Bartleby contemporaneo) cresciuto nello spazio di un giardino circondato da mura molto alte: un giardino che lo ha protetto attraverso il lavoro quotidiano e scrupoloso necessario alle piante che conteneva ma che lo ha escluso da ogni relazione con gli altri. Tutto ciò che conosce del mondo esterno passa attraverso la televisione e agli insegnamenti del proprietario e della domestica della casa che lo ha visto diventare uomo tra le sue mura. Una volta costretto a uscire si ritrova, rispondendo alle domande più diverse con citazioni da Qohélet (o L’Ecclesiaste) e frasi ascoltate negli intervalli pubblicitari, ad essere ascoltato come un oracolo, come un sapiente ingenuo. Tra le tante letture che si possono dare del film quella sul linguaggio mi sembra perennemente fertile: molte parti dell’arcipelago Wittgenstein rimangono necessariamente inesplorate, il linguaggio non sta fermo e ogni descrizione vale il mondo che l’ha originata e soltanto quella, che il senso sia condiviso o meno. Poiché, come viene detto nella frase conclusiva del film, “life is a state of mind”. Esser lì, essere là è uno stato della mente.

Nota
1. Barry Lopez, Arctic Dreams: Imagination and Desire in a Northern Landscape, 1986

Claudia LosiClaudia Losi, Oltre il giardino, 2022, Jacquard cotton fabric, embroidery, 1895 x 146 cm. Exhibition view. Photo: Toast Studio


Note
Il Giardino è altrove di Leonardo Reganoron

1. Being Elsewhere, è un’opera video prodotta da Claudia Losi nel 2009 in collaborazione con Daniele Signaroldi sull’onda emotiva dell’esperienza vissuta in Scozia, e girata sull’Appenino emiliano. Protagonisti quattro adolescenti che esplorano con il proprio corpo, attraverso l’azione di camminare, guardare, sostare lo spazio attorno: un passaggio iniziatico dall’adolescenza all’età adulta.
2. Questo è stato un vero e proprio “viaggio partecipato”, condiviso da Claudia Losi con Daniela Morreale (fotografa), Daniele Signaroldi (video maker), Marcin Strzelecki (compositore).
3. Per essere precisi, l’arcipelago St. Kilda è sempre stato abitato, seppur da una popolazione che raramente ha superato le 100 unità. Ed è solo dal 1930 in poi che queste isole furono abbandonate, durante una giornata di esodo collettivo, per le difficoltà di comunicazione e scambi con la Scozia. Attualmente vi si trovano una base militare e una serie di edifici per ricercatori mandati dal National Trust of Scotland.
4. Nel 2012, Claudia Losi torna in Scozia e finalmente approda a St. Kilda. Partendo dalle suggestioni colte in questo luogo per lei quasi mitico, Losi dà avvio alla riflessione sull’esperienza diretta del luogo e su come la memoria modifichi quanto vissuto in qualcos’altro.
5. In Being Elsewhere Losi sceglie di non utilizzare le immagini riprese in Scozia ma di spostare l’attenzione sul paesaggio emiliano e sull’Appennino piacentino in particolar modo, visto con gli occhi di alcuni ragazzi che lo esplorano caricandolo di aspettative e domande, le stesse riposte da Losi nell’esplorazione di St. Kilda.
6. È questo il titolo del progetto presentato nel 2016 presso la Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
7. In questo aspetto della sua ricerca, è stato importante l’incontro con Hamish Fulton, avvenuto nel 1998 alla Fondazione Antonio Ratti di Como. L’artista di origini scozzesi è stato tra i primi a enfatizzare l’azione del camminare nella sua componente esperienziale e trasformativa del quotidiano.
8. In conversazione con Marco Scotti, Claudia Losi precisa a proposito del déplacement: “Una delle caratteristiche dell’uomo è proprio quella di proiettarsi oltre, leggendo i segnali che ha attorno: grazie a questo riesce a compiere spostamenti che non sono fisici, avvengono perché il suo corpo si è fatto anche spugna e trasformatore di questi dati empirici.” Cfr. https://zero.eu/it/persone/claudia-losiintervista/

 

Claudia Losi Oltre il giardino
a cura di Leonardo Reganoroni
LOTTOZERO Prato 12.09. — 10.11.2024
Site Claudia Losi
@ 2025 Artext

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