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Estuario
project space

 
Estuario project space



Estuario project space
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Roberto - Estuario è uno dei tanti estuari presenti nel mondo. Per chi non lo sapesse un estuario è semplicemente un lago a forma di fiume (secondo alcune scritture si tratta invece di un fiume a forma di lago). Il suo protettore (e protettore di tutti gli estuari e di alcune foreste pluviali) è Ravadan: un serpentone lungo quanto la distanza tra Prato est e Firenze sud, appassionato di funghi, cori e cocomeri. Bisbiglia in continuazione la storia di otto amici che non si incontrarono mai e striscia lentamente alla costante ricerca di fotografi, che colleziona nel suo appartamento a bande nere dietro l'Ultratwist di Lucca. Tutti sanno che è innamorato ma nessuno sa di chi.

Roberto FassoneRoberto Fassone, Nasty state of mind, Estuario project space, Foto: Cosimo Piccardi


Matteo - Mi è spesso capitato di pensare che alcune cose nascono prima che una volontà precisa le determini. Non si tratta di mancanza di intenzione o desiderio ma del fatto che spesso è difficile (o non importante) stabilire il momento esatto. Il buddismo insegna che quando la causa interna incontra la causa esterna allora scaturisce l'effetto - sembra che noi possiamo intervenire sulla prima e non sulla seconda. Per i grandi programmatori una simile prospettiva potrebbe risultare indigesta, ad ogni modo l'abbiamo sperimentato tutti, ci sono eventi che accadono con naturalezza. Penso di non sbagliare se dico che nessuna delle persone che ora fanno parte del progetto avessero in mente di realizzare qualcosa di simile.
Un pomeriggio mi telefona Virginia, sta cercando un nuovo spazio di lavoro e hanno pubblicato un bando per assegnare alcuni degli spazi di Officina Giovani (ex-Macelli di Prato); ecco, questo è l’inizio “formale”. Dopo qualche giorno ci contiamo, siamo già in otto. Abbiamo il numero ma ancora non il nome, ci dovremo pensare. Non serve molto in realtà; arriva una mail di Enrico che suggerisce: Estuario. Perché? Cito l'etimologia del termine: dal latino aestuarium, derivato di aestuare «ribollire», detto del mare; propriamente «luogo dove le acque si agitano».

Estuario project spaceWHERE TO NOW? Estuaro project space, Foto: Cosimo Piccardi


Virginia - Estuario è l’innesco di un processo. Come nel mio lavoro d’artista mi piace creare le condizioni per le quali poi lo sviluppo diviene collettivo, anche Estuario è nato così, dal bisogno di uno studio dove creare uno spazio fisico e mentale dove lavorare. Ma che cosa c’è di più bello che condividere la visione di un nuovo luogo con altre persone e poi permettere che esso cresca, si arricchisca e si modifichi, anche cambiando forma?
La prima persona a cui ho pensato per un confronto altro è Matteo col quale abbiamo condiviso già tante esperienze di lavoro e di ricerca, così è valso poi per gli altri, tutto è avvenuto per incontro e coincidenze, sensibilità e diversità. Abbiamo formato un gruppo di lavoro con l’intento di creare una piccola comunità in cui varie discipline delle arti dialogano e si intersecano senza definizioni nette: performance, fotografia, video, critica, scrittura, grafica, etc. Il lavoro individuale diventa collettivo e viceversa.

Virginia Zanetti Virginia Zanetti, Come un fiume / Like a river, azione collettiva, Estuario project space, Foto: Leonardo Morfini


Serena - Ho sempre avuto paura dell'acqua, più che altro di mettere la testa sotto. Ho sempre avuto paura di tuffarmi, anche in piscina. Mi spaventa l'idea di non respirare.
Fare parte di un progetto che si chiama Estuario e che richiama alla mente un luogo fisico in cui le correnti si fanno forti e ti trascinano nel mare aperto mi ha fatto un po' paura. Però l'idea di essere io quell'acqua e quella corrente, che si mischia e incontra altre acque e correnti, mi ha fatto vedere la cosa da un altro punto di vista.
Non tuffarsi come corpo estraneo, ma essere un insieme di tante molecole che non appartiene più a quella montagna, a quel paese, a quel rubinetto, a quella fontana, ma che quei luoghi e quelle terre hanno toccato e vissuto, magari sfiorando le gambe di un pescatore, le pinne di un pesce, un pallone caduto in acqua a un bambino.
Essere quell'acqua e quella corrente, che è un insieme di molecole e correnti diverse, pronte a lasciare la terra per entrare nel mare o nell'oceano mi ha ridato il respiro. Il respiro di un insieme.

Estuario project spaceVWHERE TO NOW?, Estuario project space, Foto: Cosimo Piccardi


Enrico - In Natura è il moto ondoso del mare a formare l'estuario, non il fiume. Certi luoghi si creano inevitabilmente per gli altri e con altri e non per noi stessi. Certi luoghi nascono con vocazioni ben precise e certi luoghi che scaturiscono dalle sorgenti dell'Arte hanno come prima vocazione quella di cambiare il Mondo. Per tentare ancora una volta di mettere in discussione la società degli uomini, che ancora non è come la vorremmo, che ancora non corrisponde ai nostri ideali. Ognuno di noi deve fare la sua parte nel proprio cammino di vita, con le proprie idee e con le proprie forze e quando questo cammino incontra altri cammini il percorso diventa più leggero ma anche più impetuoso. Il nostro Estuario sono otto cammini uniti, forti come un fiume in piena, che attraversa la terra in attesa di affluenti, deciso a portare nuove energie al mare del nostro Tempo.

Enrico VezziEnrico Vezzi, Flowing Community, Estuario project space, Foto: Elena Mannocci


Dania - Pensare a come dare una forma propria all’acqua, affinché possa dar vita a nuovi approdi sulla terra ferma: hic sunt leones. Davvero beati quei tempi in cui né la terra né l’acqua erano già disegnate e non restava che camminare, passo passo, al fianco dei fiumi, vagheggiando l’incontro con il mare: chissà quando, chissà dove. Where to now? Prendere tutti insieme un foglio bianco, tanto grande da sentire che ci sta abbracciando. Insieme inseguire l’energia del perché del segnare: un segno che può essere tutti i segni, ma perché proprio quello?! Un segno che sia tutti noi insieme, ma anche altro da noi. Pensare quello che non vediamo. Ogni istante scivolare tra sé e l’altro da sé: una goccia si unisce ad un’altra goccia, fino alla sacra confluenza dei fiumi, che rigenera tutto e tutti. La forza attrattiva del legame covalente della molecola H2O, il legame più forte: eppure, non riuscire mai ed essere tutti insieme. Ovviamente, cosa non si fa per non perdere di vista la mancanza. Come naviganti, scoprire che l’acqua è blu perché riflette il cielo. E interrogare le sibille affinché il cielo non pianga: nooo, ti prego, proprio oggi no!!!… Asciugare con amore le sue lacrime, così vere, per avergli strappato quelle piccole gocce di blu per raccontare il nostro cammino. E alla fine, allora come ora e ancora: ridere, ridere, ridere insieme fino alle lacrime.

Estuario project spaceProgetto grafico per la comunicazione della mostra WHERE TO NOW?


Marina - Estuario, il mio tentativo per non essere sociopatica. Come quando non conosci una lingua e ti trasferisci in un paese straniero per impararla; inizialmente ti sembra dura ma poi l’esperienza ti gratifica.

Marina ArienzaleMarina Arienzale, Departure, Estuario project space, Foto: Elena Mannocci


Francesca - Estuario: luogo dove si agitano le acque. Vorrei incorporare le pratiche dell’agitazione. Ciò necessita di un’attenzione simbolica. Fare un uso creativo dell’ambiguità del termine e trasformarlo in un atto di resistenza.

Estuario project space_3Estuario project space, Foto: Leonardo Morfini



ESTUARIO project space è uno spazio di condivisione e dialogo prima ancora di definirsi come luogo fisico: studio per artisti, curatori, autori e chiunque voglia portare una propria idea e contributo, al suo interno si tengono laboratori sui linguaggi contemporanei e sui processi espositivi.
Nato all’inizio del 2019 in seguito a un bando indetto dal Comune di Prato per la realizzazione di residenze d’artista presso Officina Giovani di Prato (ex-Macelli pubblici), Estuario è un progetto di: Marina Arienzale, Serena Becagli, Francesca Biagini, Roberto Fassone, Matteo Innocenti, Dania Menafra, Enrico Vezzi, Virginia Zanetti.
«Nella rete di dati ossessivi del presente, la riflessione e l’atto di interrogare-questionare sono la più onesta forma di resistenza. L’etimologia della parola stessa aestuarium, der. di aestuare ‘ribollire’, “luogo dove le acque si agitano” si presta a molteplici interpretazioni, l’aspetto dubitativo diventa necessità dialettica. Su questi presupposti si inseriscono tutte le attività che sono state (e che verranno) ideate per lo spazio.» Il primo progetto di ESTUARIO project space – WHERE TO NOW? – ha preso forma con Fare arte contemporanea, laboratorio che ha coinvolto giovani tra i 18 e i 30 anni tramite una serie di incontri con i vari membri del gruppo ESTUARIO al fine di identificare una prima forma espositiva di presentazione dello spazio stesso, a partire dalla ricerca dei quattro artisti presenti nel gruppo.

Estuario project space Virginia Zanetti, Come un fiume / Like a river, azione collettiva, Estuario project space, Foto: Leonardo Morfini


 

Estuario project space
Marina Arienzale, Serena Becagli, Francesca Biagini, Roberto Fassone, Matteo Innocenti, Dania Menafra, Enrico Vezzi, Virginia Zanetti
FB - Estuario project space
@ 2019 Artext

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