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La scena della Pittura
Eugenia Vanni

 
Eugenia VanniEugenia Vanni, Tournée, 2024 particolare: olio su stoffa nera di cotone, grafite Courtesy Galleria Fuoricampo Foto Ela Bialkowska Okno studio


Continuum Simposio
Le possibilità relazionali
Eugenia Vanni
*La pittura intorno


Nella recente mostra personale che ho realizzato alla Galleria Fuoricampo, ho presentato quattro tele in cui la dialettica tra supporto e tecnica trova un ulteriore sviluppo; in queste opere “la figurazione affiora sulla superficie come un effetto riflesso della differenza fra tela e pittura, e dell’illusione reciproca dell’una nell’altra”.
Tecnica e materiale, sfondo e figura si confondono.
Lo spazio lasciato libero dallo scorrere di questo sipario è uno spazio scenico.
E’ la scena della pittura.
Il sipario è il soggetto del quadro ma è vuoto, la pittura è senza soggetto ma è piena.
Lo spazio della pittura dunque, è una questione su cui il mio lavoro si interroga da un po'.
Però il quesito è: cosa è iconico?
Perché da una parte il mio lavoro è da sempre così. La base della mia ricerca è quindi propriamente iconica; direi in senso semiologico, quando si interroga sul rapporto fra il segno pittorico e l’oggetto rappresentato.
Lo spazio pittorico, il bordo del quadro, il gesto, i materiali, il colore come l’implicito della narrazione, sono elementi che costituiscono il mio mondo.
Mi viene in mente la conversazione fra Marco Polo e Kublai Kan in “Le città invisibili” di Italo Calvino: “Quello che Marco Polo cercava, era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato, era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto[…] l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più, t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”.
In quest’ottica, credo che il rischio di diventare di “pubblico dominio” si perda.
Proprio perché si tratta di pensare al proprio lavoro come un viaggio, una scoperta che procede in rima con la vita.
Considero la cura, in generale, qualcosa che avviene non soltanto tramite l’attenzione, la dedizione, la conservazione ma anche il tempo di relazione e di osservazione.
Più una cosa si osserva, più implicitamente la curiamo.
Il tempo di relazione diventa tempo di cura. Il tempo di relazione diventa fondamento stesso dell’opera.
Molti dei miei quadri, si riescono a percepire pienamente solo nel tempo dell’osservazione dal vivo. Aspetto che accomuna tutte le opere d’arte, certo, ma che tuttavia, in alcuni casi quest’aspetto è ancora più determinante.
E’ importante dunque, parlando di pittura, ad esempio, poter per un attimo distaccarsi dalla sua immagine generale e riavvicinarsi al quadro, fino ad osservarne ogni minimo dettaglio, scorgere le pennellate, il segno dell’artista, i piccoli ripensamenti. Solo così riusciremo a tornare a parlare di pittura. La cura sta nell’osservare, nel riavvicinare lo sguardo.
I miei quadri sono pensati per oltrepassare il loro spazio di esistenza; bisogna compiere attorno a loro un mezzo giro a piedi e poi, tramite lo sguardo e l’immaginazione si compie un moto di rotazione e poi rivoluzione.

*La pittura intorno. CONTINUUM• Estetica e arte tra relazioni e partecipazione. Simposio
'Partendo da alcune opere recenti che indagano la superficie pittorica, proporrò una riflessione sulle relazioni innescate dalla pittura e dal quadro con lo spettatore: a quest’ultimo è chiesto uno sforzo di osservazione per cui la fruizione dell’opera avviene solo spostando lo sguardo. Niente di questo è scontato per le relazioni solitamente offerte dal quadro e dai suoi tempi di osservazione, comunemente basati su altri parametri'.


Eugenia VanniEugenia Vanni, Tournée, 2024, olio su stoffa nera di cotone, grafite 200x150 cm Courtesy Galleria Fuoricampo Foto Ela Bialkowska Okno studio


 

Eugenia Vanni
Tournée
Galleria Fuoricampo Siena 13/10/2024 – 07/12/2024
Site Eugenia Vanni
@ 2025 Artext

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