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Swiss Pavilion
Guerreiro do Divino Amor
Super Superior Civilizations

 
Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini.


60. Esposizione Internazionale d’Arte
– La Biennale di Venezia
Padiglione della Svizzera

*Super Superior Civilizations

Guerreiro do Divino Amor
in conversazione con Andrea Bellini


Andrea Bellini: Caro Guerreiro do Divino Amor, la tua doppia nazionalità svizzero-brasiliana e il fatto di essere cresciuto in Francia ti hanno permesso di abitare letteralmente un "altrove", di considerare la questione dell'identità "nazionale" come una finzione, una costruzione. Questo spiega senza dubbio il tuo interesse a smascherare i cliché su cui si basano le grandi narrazioni nazionali e a ridicolizzarli. Ma come hai sviluppato il tuo lavoro d'artista, che consiste essenzialmente in una vera e propria ricerca sul campo?

Guerreiro do Divino Amor: Avevo già iniziato il mio lavoro di ricerca durante gli studi di architettura. Più passa il tempo e più mi rendo conto che la formazione di architetto è stata fondamentale per il mio lavoro.

AB: Architetto di formazione e artista autodidatta! Puoi spiegare in modo semplice ai nostri lettori e visitatori in cosa consiste il Superfictional World Atlas?

GDDA: È un progetto potenzialmente infinito. Quando ho iniziato, a Bruxelles, non sapevo ancora che stavo realizzando un atlante, ma nella Battle of Brussels c'è già l'allegoria di due civiltà antagoniste, il Superempire e le Supergalaxies, che si scontrano e che ritroveremo in forme diverse in tutti i capitoli della Ci sono questioni che li attraversano tutti – le auto- rappresentazioni nazionali, le mitologie corporative, i rapporti tra fede e capitalismo, tra modernismo e classicismo, ecc. — e ogni capitolo getta una luce diversa su aspetti che in ultima analisi riguardano tutto il mondo, ma che sono più evidenti in un luogo piuttosto che in un altro.

Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini


AB: In un'intervista con Luiz Camillo Osorio, hai detto che il tuo lavoro, in un certo senso, affronta la complessità dell'apocalisse. Credi che ci stiamo effettivamente dirigendo verso l'apocalisse? Qual è il tuo pensiero politico al riguardo?

GDDA: Penso che ci siamo dentro già da molto tempo, e per molte popolazioni e civilizzazioni è già passata. Siamo nel post-apocalisse.

AB: Sono d'accordo. Ogni tanto sentiamo qualcuno parlare della fine del mondo, ma non dovremmo dimenticare che per molti popoli e molte civiltà il mondo è già finito!

GDDA: Sì, proprio così. Quando ho fatto l'intervista con Luiz Camillo, era il momento dell'elezione di Jair Bolsonaro in Brasile. Era come l'apoteosi dell'apocalisse, la sua personificazione grottesca, la fine del mondo spiegata in forma molto didascalica, con tutti i suoi possibili aspetti; l'esplicito annientamento delle culture, dei diversi biomi, la distruzione delle nostre famiglie LGBT, dello stato sociale, anche del legame d'amore tra le persone. È stata la cristallizzazione dell'apocalisse, come l'apogeo del progetto coloniale nudo e crudo senza i fronzoli di una presunta democrazia razziale a mitigarlo. Vista da lontano, la Svizzera può sembrare l'anti- apocalisse, una terra promessa che nulla può scuotere. Tuttavia, la Svizzera ha anche un ruolo molto attivo in questa apocalisse, attraverso le aziende e i mercati finanziari che vi hanno sede. Molti dei crimini ambientali commessi in Brasile, per esempio, sono direttamente collegati a decisioni prese in Svizzera, e ho visto chiaramente i limiti della benevolenza elvetica durante la cinica campagna del Consiglio degli Stati contro l'iniziativa delle multinazionali responsabili.

Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini.


AB: Prima di parlare del Padiglione, volevo farti un'ultima domanda sul tuo lavoro. Mi sembra evidente che la tua estetic non si ispiri a nessun artista o movimento, ma piuttosto alla cultura popolare, alla televisione, alle soap opera, alla pubblicit ai video musicali. È vero?

GDDA: Sì, effettivamente con questo mondo ho un rapporto di attrazione e al tempo stesso di rifiuto, perché sono le immagini della cultura popolare che mi hanno cullato e alle quali mi sento molto legato emotivamente. Sono cresciuto negli anni Ottanta e Novanta durante l'esplosione dei video musicali, degli effetti speciali, della musica pop e dance. Crescere come ragazzo gay, in un'epoca in cui internet non era a portata di mano, voleva dire sentirsi solo e isolato, non come sono molte più comunità e molta più comprensione tutte le famiglie, purtroppo - ma oggi è comunque diverso.
Allora, l'intero mondo del pop era un luogo di sogni e proiezioni. Le dive pop erano uno specchio affascinante in cui potevo identificarmi.

AB: Per questo ritengo che il tuo lavoro possa essere compreso da un vasto pubblico, da chi non ha una formazione o una conoscenza specifica dell'arte. Anzi, è proprio questa la sua forza: utilizza codici estetici che fanno cultura popolare.

GDDA: Sì, da quando ho iniziato la mia ricerca, sono stato affascinato dal linguaggio istituzionale, dalle autofiction del mondo aziendale, dell'agroalimentare e della Chiesa. Anche dalle superfetazioni storiche: a Roma, il barocco era il pop dell'epoca. un modo di ostentare, il pop tocca il cuore della gente. Tu hai detto che lavoro con i cliché e le parodie delle cose. È che il lavoro parte dalla superficie delle cose. Non è giornalismo d'inchiesta. Esploro ciò che il Paese, le aziende e le organizzazioni religiose rivelano in termini di cultura e identità. Si tratta di vedere come vengono costruiti e agiscono gli stereotipi. Con i collage, cerco di scuotere questi elementi banali, di renderli fragili, di smuovere l'intera costruzione insinuando qualcosa di strano e minaccioso all'interno di un contesto familiare.

Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini.


AB: E anche di divertente...

GDDA: Sì, perché anche ridere è un'arma. Quando si smette di prendere qualcosa sul serio, è la fine dell'autorità. Perché se una figura autoritaria ci fa ridere dicendo qualcosa, è finita, non c'è più rispetto (ride). A scuola, al lavoro, in politica, ovunque, ed è questa la logica del carnevale, che mi ispira molto.

AB: Credo anch'io che l'ironia sia una grande forma di saggezza, un'espressione di libertà. Parafrasando il titolo della Biennale, potremmo affermare che al Padiglione svizzero invitiamo il pubblico a diventare straniero all'interno delle proprie verità. Solo attraverso l'ironia possiamo creare una giusta distanza tra noi e il mondo. Questo è anche lo spirito del carnevale, come hai detto. Il carnevale come spazio di libertà di pensiero e di autonomia.

GDDA: Sì, il carnevale è centrale nel mio lavoro, sia nell'estetica, sia nella struttura narrativa dei capitoli. Studio molto le sfilate di carnevale, che riprendono eventi storici molto drammatici e li trasformano in magnifiche allegorie che parlano a milioni di persone senza rinunciare alla loro complessità.

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AB: Qualche anno fa, con l'intenzione di aggiungere un capitolo sulla Svizzera al tuo Superfictional World Atlas, sei arrivato a Ginevra. Il risultato è stato il Miracolo di Helvetia, che abbiamo presentato al Centre d'Art Contemporain Genève nell'ambito della tua prima grande retrospettiva. Qui, nel Padiglione svizzero, presenti il Miracolo di Helvetia, ma il video è proiettato in una cupola. Puoi parlarci di questa installazione?

GDDA: Tutte queste finzioni di superiorità genealogica sono costruite in senso astratto attraverso narrazioni storiche e miti, ma anche attraverso l'architettura, i materiali e la simmetria. Lo spazio di una banca, di una chiesa, di un tribunale, di un museo o di un padiglione della Biennale ha spesso una struttura simile, che dovrebbe ispirare rispetto è sottomissione. È interessante vedere la geopolitica tradotta in architettura nei Giardini, attraverso le rappresentazioni nazionali. Così, quando si esce dal Padiglione svizzero, si vedono in un giorno altre centinaia di colonne (ride). Si tratta di elementi architettonici e immagini molto familiari e classici con cui ho lavorato nel Padiglione, ma che, se moltiplicati esageratamente, diventano grotteschi: un'overdose di marmo e colonne. Il Miracolo di Helvetia è presentato in un planetario, un edificio che amo molto e che ricorda i musei scientifici, ma anche gli stand di vendita e le cupole delle chiese. Sotto questa cupola, ci si immerge nell'Olimpo svizzero per entrare in contatto con le dee che compongono il pantheon elvetico. È un mondo di fantascienza estrapolato dal nostro ambiente quotidiano.

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AB: Nel Miracolo di Helvetia e in Roma Talismano, ma anche in altre opere, lavori con persone che sembrano far parte della tua famiglia allargata. Chi sono e perché lavori con loro?

GDDA: Sì. Lavorare con la mia "famiglia" allargata, come dici, è molto importante per me. La Biennale mi ha dato l'opportunità di invitare a collaborare le persone che amo, di cui apprezzo la pratica e che mi hanno influenzato molto. Penso innanzi tutto a Ventura Profana, partner artistica di lunga data, con la sua opera pastorale di missionaria e il suo modo di vedere il Vangelo sotto una nuova luce, senza dio. Mi ha insegnato molto dal punto di vista intellettuale e spirituale, e anche attraverso il suo modo di lavorare. La fede, in quest'opera e in tutto ciò che faccio, è molto importante. Ventura interpreta ovviamente il ruolo di Calvina nel Miracolo di Helvetia. Viene da una famiglia protestante battista, quindi in un certo senso è anche un'erede del calvinismo. Poi, la prima volta che sono stato a Roma, le ho mandato un messaggio dicendole: "torneremo qui e tu sarai la Lupa Capitolina". Non pensavo che questa profezia si sarebbe avverata tanto rapidamente. In questo progetto ho potuto collaborare prima volta con mio marito Diego Paulino, che è un regista di fantascienza, ed è stata un'esperienza meravigliosa. In Roma Talismano ci sono anche le sculture-scudo di Lyz Parayzo, armi tanto magnifiche quanto pericolose. Molti altri artisti e amici fanno parte di questa storia, come Sallisa Rosa, che ha fatto un bellissimo lavoro sulla memoria della Terra e che interpreta il ruolo di Seminatora, la dea delle materie prime e dell'agroalimentare.

Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini.


AB: Parlami della canzone che hai scritto a Roma.

GDDA: Ho scritto la canzone per Roma Talismano con Beà Ayòóla, compositrice polistrumentista brasiliana, cresciuta in Italia. È stato molto interessante confrontarmi con lei sulla musica perché ha un'esperienza totalmente diversa dell'Italia rispetto alla mia. Io stavo facendo una residenza a Roma per una ricerca, mentre lei vi ha vissuto gli anni di un'adolescenza completamente folle, eppure ci siamo ritrovati a usare riferimenti musicali e culturali simili per comporre, e abbiamo riso molto. È stato naturale per me tornare a quei canti religiosi, che sono una forma di trance e meditazione, con alcune parti più pop, di funk brasiliano, e altre musiche che mi - hanno cullato. E poiché Roma è luogo di pellegrinaggio verso l'Olimpo culturale, l'opera, il talismano intoccabile dell'alta cultura, non poteva mancare in questa canzone.

AB: Perché hai scelto l'Italia per realizzare l'ultimo capitolo del tuo Superfictional World Atlas? E qual è il legame tra Roma Talismano e Miracolo di Helvetia? Perché fai dialogare la Roma antica con la Svizzera moderna?

GDDA: La Svizzera e Roma sono due luoghi che, al di là della loro esistenza fisica, sono diventati concetti: costituiscono, ciascuno a suo modo, le fondamenta della presunta superiorità della cultura occidentale. La Svizzera, in quanto apoteosi della civiltà, sarebbe la prova che il capitalismo funziona, con una popolazione felice, una natura protetta e uno sviluppo tecnologico all'avanguardia. In Brasile, per esempio, le città di montagna che vogliono essere perfette si contendono il titolo di "Svizzera del Brasile". In India è in corso una guerra simile: quale città sarà incoronata "Svizzera dell'India"? E così via. E a Roma che Gesù è stato trasformato in un dio bianco e candido, giustificando cosi l'idea di una superiorità divina della razza bianca, e quindi il colonialismo, la schiavitù e quello che ancora oggi è alla base della struttura patriarcale e neocolonialista nella quale viviamo. Quindi, l'eterno riciclo di una Roma antica fantasticata, con i suoi busti e le sue colonne sbiaditi, è una parte fondamentale della costruzione dell'Essere bianco. È il talismano di questo potere immaginario che si basa sull'estetica neoclassica e che si riverserà sull'Occidente in una valanga di marmo e colonne. Per tornare al Brasile, quando venne fondata Brasilia, una delle prime iniziative fu erigere una replica della lupa capitolina davanti al palazzo del governatore. Incarnava l'idea che il Brasile sarebbe diventato una nazione occidentale, una civiltà bianca in preda al razionalismo mistico. È allora che per la prima volta ho pensato che un giorno sarei dovuto andare a Roma, alle radici di questa finzione, per capire le sue rinascite, all'epoca fascista e oggi.

Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini.


Nota
* In occasione della 60. Esposizione Internazionale d'Arte – La Biennale di Venezia, il Padiglione Svizzero, su incarico della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, presenta la mostra Super Superior Civilizations, un progetto dell'artista svizzero-brasiliano Guerreiro do Divino Amor curato da Andrea Bellini.

Con la mostra Super Superior Civilizations, Guerreiro do Divino Amor presenta il sesto e il settimo capitolo della sua mo-numentale saga "Superfictional World Atlas", i cui nuovi episodi sono intitolati Il Miracolo di Helvetia e Roma Talismano. Il “Superfictional World Atlas” è un progetto cartografico mondiale, di natura allegorica e potenzialmente infinito, a cui l’arti-sta si dedica da quasi vent’anni. Attraverso una serie di studi e di ricerche sperimentali in ambito architettonico, la pra-tica artistica di Guerreiro do Divino Amor indaga sulla relazione tra spazio urbano e immaginario collettivo, tra architet-tura e ideologia, tra propaganda politica e identità nazionale.

Nel Padiglione Svizzero, Guerreiro do Divino Amor intende realizzare l’installazione più complessa e ambiziosa della sua carriera: un’opera d’arte totale e immersiva, disseminata di elementi architettonici classici, simboli posticci di una pre-supposta superiorità razziale occidentale. Colonne, fontane e capitelli, unitamente a grandi superfici di texture di marmo finto, suggeriscono un immaginario di potenza e supremazia e fanno da scenografia alle due principali installazioni del Padiglione.

Il Miracolo di Helvetia, un video che mette in scena una grande allegoria della Svizzera, rappresentata come un miracoloso e “superfittizio” paradiso su terra, nel quale la natura e la tecnologia, il capitalismo e la democrazia, la rusticità e la raffi-natezza sono in perfetto e surreale equilibrio. Un lungo corridoio collega il Il Miracolo di Helvetia con l’installazione Roma Talismano, entità allegorica e doppio fantasmagorico della civiltà romana, nonché simbolo – attraverso i secoli – della sua presunta superiorità morale, politica e culturale. L’artista e cantante brasiliana Ventura Profana incarna la lupa capito-lina, animale simbolico e fantasmatico, il quale canta le gesta di tre animali allegorici: la lupa, l’agnella e l’aquila. Figure miti-che nella costituzione dell’identità bianca e della sua immaginaria superiorità, la lupa è la madre universale da cui il popolo superiore discende; l’aquila è il simbolo della supremazia bellica romana; e infine l’agnella incarna, nella Roma cristiana, l’idea stessa di purezza e innocenza.

Il Padiglione Svizzero, così come è immaginato dall’artista, gioca con quella logica politica di auto rappresentazione cele-brativa attraverso la cultura, che è all’origine stessa della nascita dei Padiglioni Nazionali ai giardini di Venezia oltre un secolo fa”, afferma Andrea Bellini. “Singolare documentarista dall’immaginazione barocca e straordinario creatore di mondi, Guerreiro do Divino Amor ci invita a ridere con spirito benevolo del nostro sciovinismo e di quei cliché con i quali rappresentiamo il mondo e noi stessi. Atteggiamento quest’ultimo che ci sembra di fondamentale importanza in un pe-riodo di crescente polarizzazione della politica e di contrapposizioni radicali come quello che stiamo vivendo.”

 
Guerreiro do Divino AmorGuerreiro do Divino Amor, Super Superior Civilizations, Installation view at the Pavilion of Switzerland. Photo by Samuele Cherubini

 

Guerreiro do Divino Amor
Super Superior Civilizations
A cura di Andrea Bellini
Padiglione della Svizzera alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
@ 2024 Artext

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