https://www.youtube.com/watch?v=CLKLgAmcnYUhttps://www.youtube.com/watch?v=CLKLgAmcnYUhttps://www.youtube.com/watch?v=CLKLgAmcnYU John Akomfrah
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British Pavilion
John Akomfrah
Feeling Her Way

 
John Akomfrah John Akomfrah, Listening All Night To The Rain, Still.



British Pavilion
John Akomfrah

Tarini Malik
Introduzione

La nuova, monumentale opera commissionata a John Akomfrah per il Padiglione britannico, dal titolo Listening All Night To The Rain [Ascoltando la pioggia tutta la notte] porta avanti il costante interesse dell’artista nei confronti del post-colonialismo, dell’ecologia e della politica dell’estetica, con una rinnovata concentrazione sul sonoro. Il titolo deriva da una poesia dello scrittore e artista cinese Su Dongpo (1037 - 1101), meditazione sulla natura transitoria della vita durante un periodo di esilio politico, e l’opera è considerata un manifesto sull’atto dell’ascolto come forma di attivismo. Concepita come un solo paesaggio articolato in diversi “canti”, che rievocano il viaggio attraverso la storia dei Canti (1925) del poeta americano Ezra Pound, (1885 - 1972), la rassegna riunisce otto installazioni multimediali e audio.

Le masse d’acqua, un motivo centrale dell’opera, creano un tessuto connettivo che unisce i numerosi strati delle narrazioni audio e video. Ispirandosi all’opera del filosofo francese Gaston Bachelard (1884-1962)- in particolare La poetica della rêverie (1960), l’acqua per Akomfrah è un’immagine infinitamente generative che fornisce una lingua poetica per ripensare completamente il mondo. Nel Regno Unito l’artista ha effettuato numerose riprese in Scozia, regione che lo attira costantemente per la bellezza inquietante dei rottami delle imbarcazioni sulla spiaggia, e nello Yorkshire, per il complesso impatto economico, culturale e ambientale in seguito al declino di alcune industrie a partire dalla fine degli Anni ’60.

Nella rassegna si intrecciano nuove riprese effettuate in tutto il mondo e fotogrammi preesistenti, filmati di repertorio, clip audio e testi provenienti da centinaia di collezioni e biblioteche internazionali. Akomfrah giustappone questi documenti geopolitici a quadri immaginari, spesso di ispirazione surreale od onirica, per dare vita a un’arte in grado di scrivere la storia in maniere impreviste, instaurando collegamenti critici e poetici tra geografie e periodi temporali diversi. Utilizzando materiali disparati per produrre nuovi significati, un po’ come nel bricolage, la non linearità e la reiterazione, l’artista narra storie dei cinque continenti attraverso i “ricordi” filmati di vari personaggi che rappresentano la diaspora britannica. La ricorrente presenza dei metronomi nell’opera ritrae la cadenza ritmica del tempo, mentre le immagini delle biciclette simboleggiano il suo passaggio.

Listening All Night To The Rain ritrae diverse teorie dell’acustemologia, termine coniato dall’etnomusicologo Steven Feld, che indica lo studio delle modalità con cui l’esperienza acustica rispecchia e modella le nostre realtà culturali. La colonna sonora di ciascun Canto affianca materiale d’archivio, registrazioni sul campo, discorsi, musica popolare e religiosa, per ampliare la portata ibrida dei collage dei filmati e ampliare il campo della riflessione sulla pluralità inerente all’identità culturale. In particolare, continua a contraddistinguere il lavoro di Akomfrah la musica jazz, per esempio, per la qualità dell’improvvisazione e le associazioni politiche nella comunità dei neri, come per Cecil Taylor e John Coltrane.

Listening All Night To The Rain, con il suo senso di contemplazione e fantasticheria, ospita una serie di installazioni scultoree con schermi incorporati, ispirate alla struttura e alle pale d’altare dell’architettura religiosa. Ogni spazio nella galleria ha un proprio campo cromatico specifico, influenzato dai quadri dell’artista americano Mark Rothko (1903-1970), con l’obiettivo di indicare le modalità in cui l’astrazione può rappresentare la natura fondamentale del dramma umano.

John Akomfrah John Akomfrah, Canto I, Listening All Night To The Rain, British Pavilion 2024, Jack Hems


Primavera silenziosa (1962),

“Anche le vaste e misteriose profondità del mare
ci riportano alla verità fondamentale
che nulla vive per se stesso”.
Rachel Carson (1907-64)

Canto I: Exterior Portico

Questa è la prima di una serie di installazioni audio e video intercollegate che si riuniscono nell’opera commissionata a John Akomfrah, dal titolo Listening All Night To The Rain. Attraverso l’esplorazione delle forze strutturali che animano il colonialismo climatico, della migrazione forzata e delle ripercussioni che ne derivano sul nostro ambiente, Listening All Night to Rain prende in considerazione le modalità in cui tali cambiamenti vengono registrati, attraverso iniziative di resistenza ed espressione acustica. Akomfrah incornicia il Canto I come intervento sulla facciata di questo edificio neoclassico, con immagini e voci del Sud globale. L’opera riconosce un posto di primo piano alla Gran Bretagna nel sito della Biennale e cerca di fare omaggio a tutti gli emarginati della tradizione dell’imperialismo.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto III, Listening All Night To The Rain, British Pavilion, 2024 – Image, Cristiano Corte

Listening to images (2017),

“... ascoltare le immagini compone la pratica
di spingere lo sguardo oltre ciò che si vede
e sintonizzare i propri sensi
sulle altre frequenze emotive attraverso
cui si registrano le fotografie.”
Tina M. Campt

Canto II

Insieme con il ruolo del suono, Akomfrah esplora quello dell’acqua nella concezione del mondo, attraverso immagini di nebbie e foschie, di acqua stagnante e corrente, di inondazioni e di pioggia: l’acqua è presente in ogni inquadratura e nota dell’opera. Nella sceneggiatura teatrale dei quadri e nei filmati di repertorio l’acqua, come il suono, si muove in ondate parallele alle fluttuazioni del tempo e condivide l’esperienza della diaspora da uno spazio all’altro. Ispirandosi in parte all’opera del filosofo Gaston Bachelard (1884-1962) e delll’immunologo Jacques Benveniste (1935-2004), l’artista vede nell’acqua un serbatoio per la memoria, un sito in cui conservare le storie del passato, del presente e del futuro. In un mondo di catastrofi ecologiche e innalzamenti del livello del mare, Akomfrah ipotizza che questa logica possa offrire un vettore di guida per presente. L’opera contiene varie immagini delle devastanti alluvioni degli anni ’80 nel Bangladesh, che collocano in prima linea questo Paese nella crisi climatica generata dall’eredità coloniale delle estrazioni e dell’inquinamento.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto III, Listening All Night To The Rain, British Pavilion 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council

Canto III

Questa installazione acustica scultorea immersiva nasce dalla stretta collaborazione tra John Akomfrah e Dubmorphology (Gary Stewart e Trevor Matheson) che risale agli anni della formazione dell’artista, nell’ambito del famoso Black Audio Film Collective (1983-1998). Con oltre 400 oggetti sonori d’archivio del periodo 1940-1980, tra cui dischi in vinile, audiocassette, radio e registratori a nastro, l’installazione si ispira ai sismografi, dal punto di vista formale e per la sua natura partecipativa, si ispira ai sismografi in quanto rileva e raccoglie i suoni del nostro ambiente. Nella parte anteriore e posteriore del Padiglione Britannico, nascosti alla vista, si trovano due dispositivi di registrazione che trasmettono dal vivo i rumori ambientali dei Giardini in una composizione multistrato, che riunisce clip delle colonne sonore di film rielaborati, registrazioni di discorsi politici, archivi sonori di eventi storici e sociali, effetti sonori e musica strumentale e popolare. In quello che vuole essere uno spazio di riflessione sui temi della memoria e della cancellazione attraverso un mosaico di eco e riverberi, il raggruppamento del campionamento sonoro è punteggiato dai nomi di importanti personaggi del mondo culturale, tra cui Mary Frances Berry, Stokely Carmichael, Shirley Chisholm, Angela Davis, Bob Moses, Mahatma Gandhi, Malcolm X, Langston Hughes, Patrice Lumumba, Nelson Mandela e W.E.B. Du Bois.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto IV, Listening All Night To The Rain, British Pavilion 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council


Canto IV

Nel 1992 lo studioso americano Steven Feld coniava il termine “acustemologia”, che parte dalla comunicazione sonora per interpretare il mondo e i sentimenti. L’acustemologia si basa sulla teoria dell’ontologia relazionale, in base alla quale la vita si manifesta in base alla relazione con gli altri. Ascoltare è un modo di collegarsi con le specie, umane e non, in una simbiosi collettiva, dove il suono diventa un’esperienza culturale condivisa che unisce varie comunità globali in affinità reciproche. Grazie alla sua spiccata sensibilità acustica, influenzata da una serie di esperienze formative nella Londra degli anni ‘70 e ‘80, dalla protesta alla Club Culture, Akomfrah utilizza il suono come base della propria opera. Creando stratificazioni e riunendo insieme materiali audio diversi come frammenti di discorsi politici, musica popolare e suoni della natura, l’artista evidenzia l’intersecarsi della percezione e della conversazione attraverso il suono. In tutta la rassegna, l’utilizzo reiterato del suono dell’acqua supera le disparità geografiche ed evoca ricordi basati sull’esperienza condivisa dell’ascolto.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto V, Listening All Night To The Rain, British Pavilion, 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council


“Sono come una barchetta /
che percepisce una distesa /
di acqua infinita //
qui sotto gli alberi del boschetto /
di fronte alla camera da letto /
e ascolto la pioggia tutta la notte.”

Poem 83, su Dongpo (1037-1101)

Canto V

Listening All Night To The Rain attinge ispirazione dalla vita e dal messaggio di Rachel Carson (1907-64), ecologista americana, in particolare da Silent Spring (Primavera silenziosa) la sua pubblicazione pionieristica del 1963, un monito sugli orrori non visti dei fitofarmaci, in particolare del DDT (diclorodifeniltricloroetano), con le loro ripercussioni sulla vita umana, animale e vegetale. Con la sua protesta contro la diffusa dalla disinformazione alimentata dagli interessi aziendali e dalla noncuranza nazionale, il suo lavoro ha innescato la nascita del movimento ambientalista globale, nonostante una strenua opposizione pubblica che si è spinta persino a mettere in dubbio il suo rigore accademico in quanto donna. L’eco dell’opera della Carson emerge nella filmografia evocativa di Akomfrah, che approfondisce la complicità della politica nei confronti della distruzione ecologica. Come Rachel Carson invita ad ascoltare la voce soppressa della natura, Akomfrah, rivela modelli storici e implora il suo pubblico a sintonizzarsi sui messaggi del passato per comprendere le ripercussioni per il futuro del pianeta.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto VI, Listening All Night To The Rain, British Pavilion, 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council


Choosing the margin as aspace of radical openness

“La nostra lotta
è anche una lotta della memoria
contro la dimenticanza.”

Bell Hooks

Canto VI
La rassegna registra alcuni momenti decisivi nella storia dei Paesi colonizzati, come i movimenti di indipendenza e le rivolte dei decenni 1940-1970 in Africa e in Asia. Le immagini d’archivio approfondiscono la rivolta dei Mau-Mau in Kenya (1952-1960), repressa con la violenza dai britannici. Viene ritratta la lotta indipendentista del Congo, ex colonia belga, con il suo leader Patrice Lumumba, e le difficoltà degli Anni ‘60, il periodo della ricostruzione nazionale post colonialista. Il viaggio della Nigeria verso l’indipendenza e la guerra civile del 1970 sono osservati attraverso le conseguenze dell’amalgamazione del terreno coloniale. Inoltre Akomfrah descrive la devastazione del piano di Partizione dell’India nel 1947, facendo luce in particolare su personaggi emblematici quali Jawaharlal Nehru, il primo ad assumere la carica di primo ministro dell’India indipendente e l’attuazione del suo piano quinquennale per la ripresa dalla povertà provocata dall’occupazione britannica. L’artista si accosta a queste narrazioni attraverso la lente della comunità della diaspora in Gran Bretagna, intrecciando ricordi personali alla consapevolezza collettiva dei dispersi a causa delle crisi politiche, per evidenziare l’interconnessione delle persistenti tradizioni del colonialismo.

John AkomfrahJohn Akomfrah, Canto VII, Listening All Night To The Rain, British Pavilion, 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council


Canto VII

Nel 1990, il gruppo etnico dei Kogi in Colombia avvertiva il mondo del disastro climatico in un documentario della BBC dal titolo From the Heart of the World. La commissione di Akomfrah è un severo monito del fatto che le nostre esperienze passate avevano già preannunciato le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi dal punto di vista globale. A sottolineare il collegamento tra conflitti militari e devastazione ecologica, dall’ecocidio all’ecoterrorismo, l’artista rivela la ripercussione inalterabile sul nostro ambiente. Nel contesto della Guerra di Corea (1950-53), Akomfrah evidenzia l’impatto devastante del conflitto, in particolare le vaste campagne di bombardamento degli USA, che causarono vasta distruzione spargendo pesticidi come il diclorodifeniltricloroetano (DDT) in quantità massicce. Alcune immagini della Guerra del Vietnam (1955-75) sottolineano, oltre alla massiccia perdita di vite umane, anche i danni subiti dalla terra. Puntando il dito contro la complicità dell’Occidente, Akomfrah esamina l’impatto sulle popolazioni indigene del Canada, che da tempo soffrono gli effetti dello sfruttamento ambientale, con lo sterminio di foche e altri animali quali estremi esempi di violenza coloniale. Attraverso le sfaccettature della sua analisi, l’opera di Akomfrah allude al potere della memoria per determinare il nostro futuro.

John AkomfrahJohn Akomfrah_Canto VIII, Listening All Night To The Rain, British Pavilion, 2024, Image Credit – Cristiano Corte © British Council


Canto VIII

Listening All Night To The Rain conferma la motivazione che da tempo spinge Akomfrah ad affrontare le pietre miliari della storia britannica, attraverso un obiettivo di rigore critico. Alcune immagini d’archivio chiave propongono una nuova collocazione per le storie della “Windrush generation”, termine divenuto simbolo della migrazione di massa e della diaspora britannica in senso lato e derivato dal fatto che gli emigrati dai Caraibi giunsero dal in Gran Bretagna nel 1948 a bordo della HMT Empire Windrush. Akomfrah si focalizza prevalentemente sulla vita delle donne e dei bambini della Windrush, facendo omaggio alle dimensioni dell’identità britannica. Facendo luce sulla discriminazione affrontata dagli immigrati in Gran Bretagna nel contesto del declino del Paese nel periodo post-industriale, a partire dalla fine degli Anni ‘60, un’altra figura centrale dell’opera è la vicenda di David Oluwale, cittadino britannico oriundo dalla Nigeria e tragicamente annegato nel fiume Aire, nello Yorkshire, dopo essere stato aggredito dai poliziotti locali. Lo Yorkshire e l’Isola di Mull in Scozia sono località centrali in tutta l’opera e rappresentano le mitiche sedi dei vari personaggi che offrono testimonianza con i loro ricordi. ...


John Akomfrah Still from Listening All Night To The Rain by John Akomfrah, courtesy of Lisson gallery and Smoking Dogs Films


Nota
Sir John Akomfrah esplora il post-colonialismo, la devastazione ambientale e la politica dell'estetica per il contributo del Padiglione britannico alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia.

La commissione più audace e ambiziosa di Akomfrah, Listening All Night To the Rain, trae il titolo dalla poesia dello scrittore e artista cinese dell'XI secolo Su Dongpo, che esplora la natura transitoria della vita durante un periodo di esilio politico. Organizzata in una serie di movimenti simili a canzoni o "canti", la mostra, curata da Tarini Malik, riunisce in un unico ambiente immersivo otto installazioni multimediali e sonore che si intersecano e si sovrappongono, raccontando storie di diaspore di migranti in Gran Bretagna. La mostra è il risultato di decenni di ricerche approfondite da parte dell'artista e del suo team, che utilizzano documenti storici per contestualizzare la nostra esperienza del presente. La mostra inizia all'esterno dell'edificio neoclassico del XIX secolo del Padiglione britannico, con una grande installazione cinematografica a tre schermi sospesa sulla facciata. Questo intervento artistico porta in primo piano immagini e voci del Sud globale, rendendo omaggio a coloro che sono stati emarginati dall'eredità dell'imperialismo.

All'interno del Padiglione, gli schermi cinematografici incorporati nelle installazioni scultoree si ispirano alla struttura e alla forma delle pale d'altare dei siti religiosi, evocando un senso di contemplazione e fantasticheria. In ogni spazio della galleria si stratifica un campo di colori specifico, influenzato dai dipinti dell'artista americano Mark Rothko, al fine di evidenziare i modi in cui l'astrazione può rappresentare la natura fondamentale del dramma umano.

Listening All Night To The Rain intreccia materiale filmato di recente, video d'archivio e immagini fisse, con audio e testi provenienti da archivi e biblioteche internazionali. La mostra racconta storie globali attraverso le "memorie" di persone che rappresentano le comunità di migranti in Gran Bretagna ed esamina come molteplici narrazioni geopolitiche si riflettano nelle esperienze delle persone diasporiche in generale.

 

John Akomfrah
Listening All Night To The Rain
Curatore: Emma Ridgway
Padiglione della Gran Bretagna alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
@ 2024 Artext

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