DE Cecco  
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Emanuela De Cecco
Curatore / mediatore: le dinamiche
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"Sopralluoghi"
Indagine nel Contemporaneo

 

 

Emanuela De Cecco
Ho come la sensazione che sia necessario interrogarsi non solo su quello che è il rapporto stretto tra il curatore e l'artista che di volta in volta si va a delineare nella realizzazione di un progetto, ma anche di una esigenza che io sento molto forte che è quella di ragionare e provare ad aprire un confronto con quella che è la cornice che consente alla attività critica di svolgersi.
Preciserò quello che sto dicendo.
In un articolo uscito recentemente su di un giornale di New York che commenta l'apertura ad oltre un anno e mezzo del -Moma- si sottolinea il rischio progressivo che il ruolo del Museo così come era stato inteso dall'apertura ad oggi - sia cambiato. E dunque a partire da una crescita molto alta di pubblico si registra un rischio che è quello di non assolvere più alle sue funzioni di museo di Arte Contemporanea.
Quello che originariamente era il ruolo di spinta, di costruzione di prospettive -e suggerimenti di linee attraverso le quali il discorso dell'arte prendeva strade e lasciava traiettorie… questo non accade più, mentre si registra una certificazione dell'esistente con una caduta verticale della figura del curatore a favore di un intervento molto forte da parte di tutto l'apparato economico, delle sponsorizzazioni e della comunicazione.
Si dice che i musei di arte contemporanea sono delle aziende e come in tutte le aziende i conti devono tornare, ma il punto delicato è, - che accade nel momento in cui devono tornare i conti e cosa cambia anche rispetto a quelle che sono le scelte, le scelte politiche, storiche e curatoriali !?

Lorenzo Fusi
Il –Moma- potrebbe essere considerato un museo di arte avanzata, propedeutica all'Arte Contemporanea. L' Arte Contemporanea infatti è sistemata su di un mezzanino fra il primo e il secondo piano ed occupa come superficie poco meno di un quarto del totale. All'interno del -Moma- ci sono poi alcuni piccoli spazi dedicati alle esposizioni contemporanee, ma che non raggiungono un livello eccelso, le mostre non sono particolarmente graffianti o innovative ed il taglio curatoriale non è sufficientemente forte, sia per le collettive che per le personali.
E dunque questo che dovrebbe essere il punto di riferimento a livello museografico e poi a livello di documentazione della pratica del contemporaneo, e dello spazio critico, (curatore- critico) risulta una porzione ridottissima sulla quale la struttura non punta in nessun modo -e lo si nota dallo spazio dedicato e dalle energie impiegate.

Alberto Salvadori
Questo esempio è indicativo della distinzione attuata dalla storiografia americana tra 'Modern e Contemporaney’ - In questo prospettiva il curatore assume certo un altro ruolo.

Emanuela De Cecco
In realtà la prime mostre che hanno inaugurato l'attività sono state mostre che hanno realmente definito la storiografia della modernità, ma che allora erano contemporaneità.

Lorenzo Fusi
Ecco, non è stato acquisito questo cambio di scenario.

Emanuela De Cecco
Ufficialmente no!
C'è stato un transito che con il passare degli anni è risultato inevitabile. E' vero che è il mandato di questo museo che fin dagli esordi si chiamava Museo di arte moderna è stato quello di disegnare la storiografia dell'avvenire - non di lavorare con la classicità - di mettere in relazione il futurismo con il surrealismo o il dadaismo nell'epoca in cui questi processi erano ancora in corso -e con un atto coraggioso scendere in campo rispetto alla contemporaneità.
Per cui adesso ci ritroviamo con un passato assolutamente ingombrante, dall'altro con questa pratica rigorosamente 'preparata' per chi si occupa di storiografia…e che non può essere considerata una pratica diversa rispetto alla contemporaneità, perchè comunque la relazione con la storia, è una relazione che richiama ad una presenza forte sul presente.
Allora il problema è rispetto a mostrare le collezioni senza intervenire dal punto di vista curatoriale in questo caso vuol dire dare per acquisito - e non prendersi la libertà critica di re-interrogare il passato alla luce di uno sguardo sul presente.

Lorenzo Fusi
C'è una assimilazione tra il curatore ed il conservatore - questo è l'aspetto più rilevante di questo tipo di gestione.

Emanuela De Cecco
Proporre una visione vuol dire offrire un passaggio più complesso che necessariamente non è una panoramica, né un reportage, né una incoronazione, né una celebrazione, ed in questo c'è già una nostalgia per una dimensione progettuale, questione che non chiudiamo ma lasciamo libera…
Noi partiamo comunque da una riflessione - di creare cioè una continuità locale - nel senso del paese dove ci troviamo a vivere e lavorare - ma in realtà si tratta di grandi questioni che non riguardano solo noi ma sono grandi questioni che hanno delle corrispondenze da tante altre parti, e punti di riferimenti e motori del nostro agire di quello che si intende per pratica e figura del curatore oggi.

 

Pubblico
Di recente ho visitato il -Madre- rimanendo sbalordita dalla quantità di pubblico locale in visita allo spazio (pur senza segnaletica ambientale). Certo era ancora un semi cantiere, ma ricordo che c'era la coda alla cassa e questo per un centro di Arte Contemporanea è un fatto assai curioso.
All'interno nelle sale la scelta di non mettere targhette e cartelli descrittivi delle opere permanenti crea una sorta di corto circuito, il pubblico rimane sbigottito, però interagisce in qualche modo con le Signorine che sono lì appositamente per raccontare delle opere. Certo è tutto abbastanza opinabile a incominciare dalla scelta delle opere permanenti, io ho delle perplessità al riguardo.

Emanuela De Cecco
Vorrei tornare a ribadire questo punto - Attenzione perchè ci troviamo in un momento in cui i numeri sono altissimi, e non si è mai parlato così tanto di arte come si fa oggi su riviste e televisione.
Tra l'altro questo museo presenta dei passaggi della storia recente, c'è una rilettura attraverso le maglie degli ultimi decenni.
Tracciare le dinamiche credo che sia il nostro compito, come dire - attivare un ragionamento rispetto a certe mutazioni, ed osservarle mentre sono in fieri perchè questo dà delle indicazioni rispetto alle politiche culturali.

Pubblico
Di questo c'è un aspetto nodale ma forse ineludibile sia nella pratica curatorioale di oggi, sia del pubblico per riuscire ad aprirsi più canali.
- Che fare - diceva Lenin per evitare che tutto si deteriori così rapidamente e non ci sia spazio per la riflessione?
Da dove ripartire per educare o far riflettere... da uno sguardo consapevole?

Lorenzo Fusi
Come cambiare? Innanzitutto si dovrebbe cambiare il principio in base al quale le istituzioni devono fare profitto, ed è una visione che va soprattutto applicata all'Arte Contemporanea.
Teoricamente il prodotto e la resa - è la capacità di attecchire nel territorio e di diffondere sempre di più la contemporaneità sotto varie forme di declinazione. E' chiaro che comunque da parte di una amministrazione la richiesta di un feedback numerico viene dato -e se non altro un indice di gradimento deve essere espresso. Questa è già una necessità che le istituzioni sentono, per cui quello che forse si può paventare è cercare di creare una alternanza tra eventi che siano più godibili, più popolari, sostanzialmente alternati ad eventi con sperimentazioni più 'hard core' nel vero senso della parola, per riuscire a portare dentro il pubblico e creare una altra regolarità di fruizione.
Credo questa, una possibile maniera di operare.

Emanuela De Cecco
Non sono ancora arrivata al pensiero operativo di rispettare le buone pratiche.
Nel senso che dove ho lavorato, per una Fondazione di arte contemporanea per poco più di tre anni (da un anno prima che lo spazio aprisse ) non a caso il mio ruolo era di mediare sia rispetto al percorso delle mostre, attraverso incontri soprattutto, quello che era un assunto messo in atto dalla gestione - e sia svolgere una funzione dopo aver formato un gruppo di persone che ancora oggi lavorano sugli spazi espositivi.
Il che vuol dire stimolare un dialogo con il pubblico a partire da un confronto con il lavoro in una dimensione che riscatta l'aspirazione della visita guidata, e quindi sposta la pratica della relazione su di un piano di pianta e non su di un piano di illustrazione dei contenuti.

 

Pubblico
E' evidente che non è solo il curatore o il responsabile del museo che deve creare il terreno perchè possano svilupparsi le buone pratiche, e se voi avete parlato di politica è evidente che la Politica ha le sue responsabilità, come la Formazione ha le sue responsabilità, dove la formazione di base e superiore per l'arte contemporanea - è completamente ignorata.
Come si integra questa lacuna? forse non c'è soluzione, non c'è speranza...

Emanuela De Cecco
Io credo che sia importante una coscienza al riguardo.
E una riflessione necessaria per esempio sulla scomparsa della figura dell'intellettuale. Una figura chiave negli anni scorsi, che grazie alla loro autorevolezza, acquisita in ambiti specifici, sono intervenuti in momenti chiave ad offrire delle visioni all'interno dello svolgimento della vita culturale.
Sicuramente oggi è importante essere coscienti del contesto in cui andiamo a lavorare, e così forse evitare sforzi titanici, per così esprimere una coscienza, passo per passo.

Pubblico
Ma secondo voi è così fondamentale fare musei a tutti i costi?

Lorenzo Fusi
No!

Settis
La situazione è molto complessa.
Il curatore che sta dentro l' Istituzione e come tale ha degli doveri. (Io lavoro al Pitti)
Le recenti leggi in materia obbligano le istituzioni ed i musei a produrre...
E questo ha costretto i musei a metamorfosi storiche ed estetiche che stiamo tuttora vivendo.
Il curatore in questo momento è una cerniera molto importante, e come certificato della sua funzione spregiudicatamente deve avere una doppia faccia, una rivolta ai progetti eccellenti, ed una altra alle necessità che sono un dato di fatto. Io credo che nessuno che vive nelle istituzioni museali è libero di esprimere la propria qualità propositiva perchè ha a che fare con un panorama molto ampio di richieste.

Lorenzo Fusi
Devo subito precisare che ne io né Emanuela De Cecco siamo curatori di musei e non lavoriamo su di una collezione permanente.
Nella nostra pratica ci occupiamo di creare eventi che dovrebbero illuminare e dare dei tagli di luce sulla contemporaneità. Non costruendo una collezione permanente non siamo obbligati a scegliere il meglio dell'oggi - qui-ora, in Europa o nel mondo. Siamo più chiamati a domandarci in primo luogo cosa sta accadendo, come l'arte sta reagendo a quello che sta succedendo, e cercare di proporre insieme agli artisti, sempre un istante prima, questi eventi al pubblico.
In questo c'è una missione abbastanza diversa rispetto al Museo Moderno o alla Collezione.

Pubblico
Essere contemporanei è necessario! ...

Valentina Gensini
Dobbiamo prendere coscienza che l'arte in generale non paga né si auto-alimenta, e piuttosto si dovrà essere consapevoli del valore profondo ma intellettuale di Rinascimento che porta alla società, non chiedendo una legittimità immediata altrimenti il dibattito rischia di spegnersi.

Emanuela De Cecco
Aggiungerei due esempi e altri punti di vista sulle risorse economiche.
Per esempio a Berlino, Alexanderplatz - la Chrysler Collection - miliardi di valore: siamo in un ambito per cui l'arte è come l'equivalente di un titolo in borsa, e non solo dunque un investimento in un futuro possibile ammesso che si verifichi. C'è una pratica dell'arte contemporanea che rientra in questa etichetta ma che ha una valenza di segno molto diverso da quello che si può pensare rimanendo a studiare sui libri dell’arte degli anni 70
(avanguardia, pratica intellettuale, rivoluzione dei linguaggi ).Di fatto convive sotto questo ombrello anche un discorso che è molto più vicino a quello della finanza. Si tratta per lo più artisti addomesticati, artisti scelti rispetto ad una attitudine - ma anche all'interno delle singole pratiche viene individuato il momento meno conflittuale di significato!

Un altro esperimento ancora –e non stiamo parlando solo di Musei perché la pratica contemporanea è sfaccettata ed attiva su diversi fronti (a volte continuativi, altre estemporanee ) ma questo è un altro caso di una operazione che è in corso – con doppia sede a Milano e Berlino – ed è un invito tramite un bando di concorso -Diesel Wall- aperto a chiunque per realizzare un opera di arte pubblica “su di un muro”

L’aspetto che più viene sottolineato è una esortazione agli artisti delle ultime generazioni finalmente a fare a meno delle istituzioni, un paradosso certo a conferma in realtà di questa oscillazione – per cui da una parte c’è un populismo tale con discredito delle istituzioni. Leggo dal bando: -Quale irresistibile opportunità di uscire dall'ombra e illuminare una grande metropoli con un ideale utopico! oppure realizzare molto semplicemente qualcosa di gradevole...-

 

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