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Enzo Cucchi

PER DIRIGERE L' ARTE
 

 

 

Ora l'arte ha un passo, una
decisione da prendere, deve
decidere dell' evoluzione della
forma: naturalmente attraverso
l' artista.

L' arte ora sa produrre arte ... da sé!
Ecco, allora che "l' artista" dirige
questo processo, formalizzando
questo attimo, questa emozione,
per sé???
Sì, ... ora l' arte produce comunque
(come una macchina che va a folle),
creando immagini d' arte ...
armonizzandosi ... e governandosi a
formarsi ... attraverso i secoli della
storia dell' arte (del costume?).

Ecco allora "l 'artista" che tenta di
imparare, di farsi insegnare; fa
l' autostop? ... per essere più
fulmineo, per "cacciare" e fermare
un segno, il segno del dominio che
fa depositare la storia, e
l 'esperienza.

Si, questo dev' essere il nuovo
"atteggiamento dell' artista" ... un
atteggiamento di attesa e una specie
di consumazione.
Quanta petulanza degli artisti
di oggi! Vorrebbero controllare i
segni ... e armonizzare forme?
... ma l' arte deve essere ora la
sorella dell'artista, una vera e
sconfinata forza immaginativa ...
come un vento ... come una cascata
d' acqua immensa ... un terremoto.
Non c' è da cambiare niente ... ma
piuttosto dirigiamo ... spingiamo ...
arginiamo la nostra emozione.
Ora chiediamo all' arte: Se tu fossi
un artista, che cosa faresti?
Cosicché l' "artista" mima l' arte,
mima un comportamento;
l' "artista" pensa una forma, la
mette nell' arte ... e vede che segni si
generano. L' "artista" ha bisogno di una
potenza immaginativa e di un
grande distacco "decorativo" ...
Un' infinità di segni si
mescolano e sarà pure
meraviglioso: ma devono essere
segni che selezionano e eliminano
questo decoro di immagini, devono
essere "segni che mangiano segni"
... deve essere buio, con la sola luce
di un segno-guida, che mangia!

Se vogliamo battere l' arte al suo
gioco, fermiamo segni prima che
formalizzino un' immagine che
all' "artista" non interessa.
Questo si vede nell 'evoluzione
inevitabile dell 'arte dall' arte.

L' "artista" lascia le forme che non
gli interessano, con cui può non
identificarsi, e quindi ... le lascia
entrare nell' oblio più buio. Ecco
allora che all'artista è richiesta una
grande potenza immaginativa (deve
prepararsi, riflettere, consumarsi,
moralmente e spiritualmente),
perché si tratta di anticipare
l' evoluzione dell' arte, senza
commettere errori, né formali, né
etici.

E allora, petulanti artisti, voi ora
vivete e lavorate in uno stato di
totale e comprensibile paura
dell' arte, ne siete già totalmente
dominati; essa è già ... più forte, più
decorativa e più immaginativa di
voi ... perché vi meravigliate?

E' chiaro che sarà proprio
quest' arte a liberare l' "artista", ma
l' "artista" dovrà adoperarla con
questa coscienza, dovrà usarla e
emanciparsene naturalmente. Non
è un problema di fantasia ma di
attitudine particolare, di
consumazione spirituale.

Ma di che cosa avere paura, di
uscire fuori dell' arte? da questo
infinito ammasso di segni? ... di
segni che esistevano già tanto
tempo fa, da cui poi è emersa
qualche immagine speciale, che
conviveva con il resto dei segni; è
sicuramente avvenuto che quando
un segno segnava, tutto il resto di
segni decorativi si preoccupava che
si alterasse il gusto dominante.
E non c' è dubbio che questo è
successo ogni volta che è apparso
un quadro importante.
Allora cari artisti che siete tra le
fiamme e i segni dell' arte a rischio
di farvi polverizzare, che vi
meravigliate?
E' l' arte che per farsi dominare, ha
bisogno che l' artista si emancipi da
lei e dalla sua evoluzione.

Enzo Cucchi
1989

 

 

 

(Gli artisti ora sono tutti riconciliati con l' arte, e quindi non fanno arte. Sono tutti preoccupati che il mondo intero condivida il loro lavoro in modo nostalgico. E la gloria? ... tutta la vera arte è fatta nella gloria e per la gloria, per la grandezza di un attimo di meraviglia)
Fate pure, artisti, sotterrate pure l' arte - perché la potenza dell' "artista" conservi almeno la "nostalgia" di un avvenimento e della gloria? -.