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POSTMONUMENT XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA
I blocchi vengono staccati dalla montagna al ritmo di più di duecento al giorno. Due uomini, tre, sono sufficienti per compiere il lavoro che in passato ne richiedeva trenta. Sono tagliati con filo di diamante, dopo che i lati del pezzo da estrarre sono stati perforati con due pozzi e la base è stata trapassata da una lunga sega. Una volta si usavano cunei, punciotti e martelli, talvolta anche polvere da sparo; poi, dalla fine dell‘Ottocento, il filo elicoidale. Ora il diamante sintetico rende il lavoro molto veloce. Praticamente un blocco di 2x2x3 m. si taglia in mezza giornata. Ogni giorno 15.000 tonnellate di montagna vengono segate, abbattute e portate a valle. In un mese, in media, 330.000 tonnellate di marmo prendono la via della pianura. I camion salgono, caricano e discendono, al ritmo di più di settecento al giorno. Fiumi di bianco calano continuamente lungo le chine. Le cave sono un via vai di strade, di sentieri, di percorsi che si separano e si intrecciano a zig zag. Dal monte tutte le vie si ricongiungono in una, la via Carriona, che ormai fatica a sostenere il traffico, e una nuova strada sta per essere realizzata. A valle, i massi vanno in parte al porto per essere spediti, in parte alle segherie per essere tagliati. Dal porto di Marina il marmo salpa ancora per tutto il mondo. I maggiori acquirenti negli ultimi anni sono stati gli Stati Uniti, i paesi arabi e la Cina, ma nei secoli il marmo di Carrara si è diffuso ovunque. Non esiste nessun altro materiale così pesante, eppure così mobile, come il marmo. Enormi fette di montagna sono state staccate per raggiungere tutti continenti. In America, la lobby delle Twin Towers era di marmo di Carrara. Il nuovo World re poi indietro. Fiumi di granito e di marmo sono sbarcati al porto di Marina e di qui sono ripartiti dopo essere stati squadrati, segati e levigati. Ora questo processo si è invertito. Le macchine per lavorare le pietre sono acquistate o prodotte da altri paesi, dove la manodopera costa meno. E per paradosso è il marmo bianco di Carrara che ora viene caricato sulle navi in blocchi per essere lavorato altrove. Talvolta venduto sottocosto ai cinesi. Altre volte trasformato in polvere per diventare carta, o carbonato di dentifrici e medicinali, triste epilogo di quello che è stato il materiale prediletto di Michelangelo e Canova. La polvere è il punto di partenza di questo racconto: la polvere del marmo che si sbriciola, e la polvere della storia. Questa mostra vuole infatti indagare l’attuale fase di trasformazione della società globale attraverso il soggetto del “monumento”: il monumento nasce per lasciare un segno perenne, per conservare in perpetuo la memoria di santi, eroi, capi e dittatori, e lentamente finisce in polvere, così come i potenti rappresentati. È un argomento che potrebbe sembrare superato - chi si accorge oggi dei monumenti? chi ne costruisce più? chi riconosce le effigi di quelli esistenti? -ma che invece può essere ancora molto attuale, proprio perché stiamo attraversando un’epoca di grandi cambiamenti e le certezze del passato si sgretolano.
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