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Crisi dell'arte e pragmatismo visionario

 
     
 
 

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Museo Pecci
Aspects of Art and
Technoetics 2007 ::

 

Partirò da questo assunto: che nell’era 'elettronica ' siamo tutti artisti.
’E' Marshall McLuhan a sostenere che nell'era dei media elettronici tutti sarebbero stati indotti a diventare artisti. Egli sosteneva che a differenza dell'era alfabetica, responsabile della specializzazione ad oltranza delle facoltà umane, compreso il mondo dell'arte, l'era elettronica avrebbe portato con se il ritorno dei sensi nella comunicazione, ben oltre la dimensione tattile seppure estesa.
Aggiungeva che alla velocità della luce, ovvero nel mondo elettrico, solo la complessità della sensibilità artistica avrebbe potuto evitare collisioni catastrofiche tra le molteplici tecnologie che governano la nostra esistenza. Ovvero la sensibilità sinestetica di chi sapeva mixare, costruire l' equilibrio tra i differenti messaggi portati da differenti strumenti.

Quindi la domanda è se stiamo arrivando alla fine del primo grande ciclo della creazione artistica - come l'esplosione - entrando nel secondo con l' implosione dei sensi e dei valori estetici.

In effetti stiamo realizzando un mondo di artisti. E se tutti sono artisti, nessuno lo è in particolare.
I professionisti dell'arte, a ragione possono sentirsi molto 'mobilitati' dall'arrivo dei nuovi mezzi elettronici.
Ma quale è la tipologia dell’arte su cui stiamo lavorando?
Le nuove condizioni offerte all'arte dalla telematica sono per definizione tecnologiche – Infatti il materiale di base è un codice, un codice digitale. La disciplinizzazione che riduce l'alternanza di 01 ad un host – l'etoregeneità a ipersostanza.
E quindi concretizzazione della logica aristotelica – che diventa codice informatico - E poi minimo comune denominatore di una interessante parte dell'esperienza umana, denominatore ancor più piccolo, ancor meno minimalmente numeroso delle lettere dell'alfabeto destinato a tradurre le esperienze di tipo umano. Tuttavia come l'alfabeto ha trasformato l'innovazione in pratica quotidiana, per lungo tempo, il digitale, nei nostri giorni ha centuplicato l'evoluzione.

La digitalizzazione consente il ritorno dei sensi nel senso, anche nel processo della significazione.
La qualità tecnica ed il progetto certo non impediscono ' l'arte ' ma essa richiede pur sempre qualcosa di più di un dato tecnico o qualità formali per quanto brillanti esse siano. Mentre il design lavora sull'oggetto, sulla causa – l'arte si occupa degli effetti.

Vero Vero che questo crea una crisi, e non si sa bene se si tratti di una crisi della vecchia arte o di tutta l'arte...
In quanto interprete di nuove tecnologie l'arte tradizionalmente sta attraversando una crisi di crescita, che annuncia una ripresa. Ovvero uno di quei sintomi di una decadenza terminale che preannuncia che l'arte non ha più nulla di nuovo da dire sulla condizione umana. E la sperimentazione artistica nel campo dell'interazione intellettuale – da prima brillante, sta perdendo sempre di più i dettami costitutivi.
Perché questa crisi?
Da quando i vari aspetti di ciò che genericamente viene chiamato globalizzazione sono emersi sulla superficie della conoscenza pubblica, si è cambiata la scala di evoluzione. La globalizzazione non è solo una faccenda di economia ma anzitutto una questione di psicologia legata in primo luogo ad una specifica tecnologia – l'elettronica - che sta smontando i paradigmi dell'arte.

 
 

Quindi tema centrale per l'artista e per il progettista diventa il controllo dell'esplosione combinatoria (termine ripreso da McLuhan - The Blast - un tipo di esplosione-innesco).
La comunità accademico-artistica passa dal modello di indice tipografico, basato sul spazio-tempo del libro concreto ad un indice ricombinatorio che obbliga a gestire una emergenza semantica, attuando un controllo della esplosione combinatoria.
Con questo termine si intende che il sistema " uomo " deve essere in grado di rendersi conto quando ha una conoscenza sufficiente di un particolare oggetto, o quando invece sta percorrendo vie che lo porteranno ad una amplificazione eccessiva della conoscenza necessaria per risolvere un certo problema, come in questo caso, anche quello dell'arte.

E per fare ciò il sistema "uomo" deve venire in possesso di metodologie critiche. Infatti al cuore di questa arte in crisi, c'è il recupero della critica che avviene ad esempio attraverso la technoetica, legata al pensiero dell'intelligenza connettiva.

La technoetica, attua lo spostamento dagli indici oggettuali a prassi metodologiche critiche, questo spostamento è anche un mutamento sociale, culturale e critico oltre che una semplice mutazione strumentale; ovvero diventare tutti critici, imparare a gestire metodologie critiche, si basa sulla conoscenza ed il funzionamento dei media/tecnologie. Infatti le società sono sempre state plasmate più dalla natura dei media/tecnologie attraverso i quali gli uomini comunicano, che dal contenuto della comunicazione.

L'elettricità presenta un modello ipertestuale della conoscenza. L'elettricità ci obbliga a venire in possesso di nuove capacità critico-metodologiche.
Accanto a questo c'è il pensiero connettivo che è nella socialità umana, fa parte ed è espressione stessa della socialità umana, è un flusso visibile di condivisione e scambio tra persone – E' situato nell'insieme dei nodi, è in tutti i tipi di conoscenza - e recupera modi archetipali di generare conoscenza.: chi-come-cosa-quando - uso della metafora e metonimia, uso dell'etimologia, potenziamento del pensiero grazie al supporto dei processori matematici, nuove connessioni semantiche attivate dall'ipertesto così come definito da Manuel Castells.

Si genera quindi un passaggio dalla conoscenza al metodo - dall'opera al processo, dal punto di vista dell'arte.

Una figura chiave di questo passaggio è Richard Rorty, che con una operazione brillantissima, una delle più importanti del secondo novecento, applica la pragmatica alla filosofia. Rifiutando quindi il discorso filosofico inizia a ragionare in maniera pragmatica, basandosi in effetti su questo assunto: ... creare il proprio spirito vuol dire creare il proprio linguaggio, per evitare che l'ampiezza del proprio spirito sia commisurata al linguaggio che altri esseri umani hanno lasciato dietro di sé -

E' la stessa questione posta da McLuhan quando parlava di estetica… le estetiche sono sempre vecchie, poiché per poter essere istituite e codificate bisogna che il mondo della cultura, sociale ed umano le abbia codificate. E dunque sempre in ritardo.

 

Rorty si interrogava sull'invecchiamento della metafora, di come si crea, ovvero di come diventata vecchia risulti pericolosa.
In tal modo Rorty è in grado di superare il conservatorismo della filosofia, con un approccio pragmatico. Forse l'operazione di Rorty applicata all'arte può essere la chiave per risolvere la questione, utilizzare cioè in maniera pragmatica l'arte.

L'arte serve a definire nuove metafore e permettere all'uomo di ridefinire le proprie proporzioni umane. E l'arte elettrica è una filosofia in questo senso, una filosofia per come la intende Rorty.
Una filosofia pragmatica!
Il pragmatismo deve ignorare la sacralità della filosofia a favore della pulsione visionaria dell'artista, nella ricerca di metafore che permettano la ricostruzione permanente della realtà e quindi dell'identità umana, abbandonando l'assenso passivo delle descrizioni canoniche.
Bisogna liberarsi dalle categorie tanto sul piano intellettuale che sul piano emozionale per dare vita a realtà nuove, nuovi linguaggi, nuove pratiche, e a questo si dedica l'arte. E quindi l'arte diventa una vera pragmatica dell'intelligenza. E' l'arte dell'intelligenza, l'arte delle connessioni, perché intelligenza deriva da "intelligere" che vuol dire legare tra, ossia individuare dei legami, stabilire dei rapporti, trovare delle relazioni tra oggetti ed idee.

Oggi possiamo dire che in un'era elettrica - è l'arte - che connette l'esperienza umana, perché è l'arte che riesce a definire questo amplissimo fenomeno, questa nuova fenomenologia che ci sta circondando. In effetti il web è un immenso sistema di pensiero connettivo in cui ogni individuo entra a suo modo, per fini suoi, ed aggiunge al patrimonio comune le sue impronte.

L'uomo è al centro di una mutazione, e al centro, come dice Roy Ascott, sta la cibernetica - Il senso di implicare tecnologie transpersonali, transpecifiche della comunicazione, della condivisione, dello scambio, della collaborazione - La tecnologia che ci rende capaci di trasformare il nostro essere, di trasferire i nostri pensieri, di trascendere i limiti del nostro corpo.
L'esperienza transpersonale ci permette di cogliere l'interconnessione di tutte le cose, la permeabilità e l' instabilità delle nostre frontiere, la scomparsa di distinzione tra il tutto e la parte, tra primo e secondo piano, contesto e contenuto.

In una mia opera esposta al Body-Process Art Festival AMBER' 07 a Instabul e alla galleria D'Ars a Milano, c'è il tentativo di visualizzare questo pensiero. C'è una orchidea, un misuratore di elettricità di un corpo - uno psicogalvanometro, come in una macchina della verità che praticamente misura le variazioni di elettricità, bassissime e di qualsiasi tessuto.
Lo psicogavalnometro a sua volta è collegato ad Arduino, ideato da Massimo Banzi, che traduce gli impulsi elettrici tramite Max Msp, programmato da Emanuele Lomello, andando a pescare i suoni, composti e creati insieme a Steve Piccolo - che sono posti nella ram di un computer, che ne amplifica la sequenza, e le trasmette tramite casse audio.

Fondamentalmente l'assunto è : le variazioni metaboliche della pianta generano una composizione o delle sonorità musicali. Queste variazioni metaboliche sono comportamento e quindi, secondo la Pragmatica della Comunicazione (Watzlawick Paul, J.H. Beavin, D.D. Jackson, 1967) sono comunicazione.

 

Però l'opera non si esaurisce nell'installazione - Ha una parte teoretica che è presentata accanto, in forma di paper. Essendo arte di ricerca è pensata come una vera ricerca, che postula delle teorie e le esplora attraverso un "experimentum" che è essa stessa, esperimento in senso antico, come diceva Bacone, un esempio.
Per questa dimensione di ricerca l'opera cerca una sua scientificità - il paper - segue le regole delle pubblicazioni scientifiche, sia da un punto di vista formale che da un punto di vista sostanziale.
Ricerca teorica quindi inscindibile da una esplorazione artistica. Attraverso questa prospettiva l'artista è equiparato ad un ricercatore che esce dalle estetiche riconosciute, estetiche in senso generale e culturale, implicando anche le norme culturali in generale - e si pone sulla frontiera della conoscenza, della risensorializzazione umana.

La relazione dell'apparato e la macchina, è la stessa relazione che c'è tra metafisica e pragmatica.
Il paper pone gli assunti, lo sfondo operativo, metafisica - ma affinché la relazione ermeneutica messa in atto si attivi bisogna vedere l'alterità, la pianta come soggetto etico. E per fare questo bisogna leggere il paper quando racconta la storia di un certo tipo di ecologia, e di una importante sentenza americana in cui gli alberi di un bosco furono riconosciuti parte lesa in un processo, riconoscendone di fatto un telos e un ethos, e quindi identificandoli come soggetti portatori di diritti.
Quindi l'argomento centrale dell'opera è sì la pragmatica della comunicazione e la fine del paradigma umanistico - ovvero della centralità umana nella natura intesa come mondo.

In una epoca in cui la cibernazione ci ha dato tecnologie moist, chip ibridi in cui il dry ed il silicio si incontra con il wet del biologico, iniziamo a capire che le forme di vita biologiche hanno linguaggi culture e sentimenti propri, e che il rapporto non può essere che mediato da un patteggiamento culturale che superi i confini tipici dell'uomo.

L'uomo dovrà necessariamente superare l'umanesimo in un nuovo approccio natura-tecnologia.
Quindi l'arte diventa descrizione di nuove dimensioni. La rivoluzione psicologica in atto riguarda gli artisti assai più che i psicologi, chiusi in una ottica scolastica. Il grande interrogativo è sapere quale sarà la risposta pertinente all'arte e alle sfide nuove del ventunesimo secolo.
Queste sfide sono numerose, e dagli artisti ci attendiamo che descrivano nuove dimensioni.

L'arte è anche un modello di gestione. Infatti la massima sfida lanciata all'arte è quella di proporre modelli di gestione per una felice intelligenza tra la dimensione wet, il corpo, gli ormoni, le fibre nervose - e la dimensione dry: le estensioni tecnologiche, le molecole, le fibre ottiche, le dimensione moist come la parola, la coscienza, la sensibilità e le coscienze connettive.
Come accenna Ascott il concetto individuo sta lasciando il passo a quello di interfaccia - Una osservazione che si verifica in tutti i nostri comportamenti nei riguardi delle reti, dell'arte - intendo qualcosa di più della mediazione tecnologica o della facilitazione di imprese commerciali, ossia una mediazione psicologica all'altezza.

E' questo l'approccio pragmatico, il pragmatismo visionario che ha guidato la necessità di portare sulla terra i nostri sogni. Lo stesso pragmatismo visionario si spinge fino in fondo al nostro universo immateriale per compiere la rimaterializzazione della cultura con le sue molecole ed i suoi atomi, i suoi neuroni e le sue nano tecnologie. Si oppone al nichilismo, la disperazione della fine del post modernismo e prende l'avvio dalla cultura post- tecnologica promossa da un costruttivismo radicale - all'interno di una serie di keyword che sono : media cibernazione, technoetica, sincretismo, entogenesi, collettivo e connettivo, flusso, enazione.

Francesco Monico

TAFKAV: Work Explanation

 

Artext 08