Giulia Cenci    
 Giorgio Barrera Finestre, part.
Filosofia della fotografia
Guerri / Parisi
 
   


Filosofia della fotografia
Comunicazioni

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A quale esigenza risponda il volume nell’intenzione dei curatori emerge dal titolo: Filosofia della fotografia.
Con l’espressione “filosofia della fotografia” vorremmo sottolineare come la fotografia costituisca ancora oggi una questione fondamentale a livello conoscitivo, estetico, etico, politico e dunque filosofico per l’uomo contemporaneo. Nella vita quotidiana siamo spinti a confrontarci con una serie di questioni connesse al nostro sguardo, che e inscindibile dai dispositivi ottici, anzi, e sempre più di frequente integrato in essi, nella misura in cui vi siamo connessi in modo sempre più intenso e diffuso.
L’avvento del digitale ha indubbiamente segnato un cambiamento significativo all’interno della produzione di immagini, ma sia che si intenda porre l’immagine digitale in discontinuità con l’immagine analogica sia che si propenda per un rapporto di derivazione riteniamo che la fotografia costituisca comunque un passaggio imprescindibile per chiunque si interroghi sul senso delle immagini, sulla funzione dello sguardo e sulla genealogia dell’osservatore contemporaneo.
Comprendere la fotografia e le sue immagini significa muovere dal presupposto che il dispositivo che le genera non può essere inteso come mero strumento che si va ad aggiungere a un generico armamentario tecnico in continua “evoluzione”, in grado di rendere possibili visioni più precise, automaticamente finalizzabili a nuove scoperte. Al contrario, concepire la logica di funzionamento di un dispositivo significa considerarlo un vero e proprio “organo” attraverso cui cercare conferme sensibili alle intuizioni teoriche che le hanno precedute.
L’“ottica interiore dipende da quella esteriore, e non viceversa”, scriveva Ernst Junger, parafrasando Goethe, a proposito della nascita della fotografia. Un determinato “stile conoscitivo” dominante all’interno di una cultura prende forma dotandosi anche di “organi ottici” come la macchina fotografica, mediante cui si articola un’espressivita visuale in cui e decifrabile il modo di dare senso al proprio ambiente nel suo complesso.

 

 

 

                          Andrea Abati Piazza dell'Immaginario, 2014
                          all photographers slide show

 


Se consideriamo morfologicamente il dispositivo fotografico in quanto nuovo organo ottico di una civiltà, allora ci disponiamo a prenderlo sul serio, a considerarlo un insieme articolato di saperi e pratiche di vita che rendono lo sguardo fotografico irriducibile all’universo visuale che lo ha preceduto. In questo senso, le immagini fotografiche non sono semplicemente immagini che si aggiungono ai quadri, agli affreschi, alle stampe ecc., ma devono essere soprattutto considerate monadi in cui è leggibile, sul piano estetico, il modo di vivere complessivo dell’uomo contemporaneo.
Detto in altri termini, un dispositivo come la macchina fotografica porta con se una serie di relazioni, di saperi e di tecniche di oggettivazione da cui derivano inedite procedure di individualizzazione, il che si traduce sul piano visuale in un osservare e un essere osservati specifici.
Dunque, fare filosofia della fotografia significa partire dalle caratteristiche proprie dell’osservatore contemporaneo, che è indissolubilmente legato attraverso molteplici pratiche al dispositivo fotografico, per arrivare ad affrontare una serie di questioni radicali che vanno ben al di la dell’interesse specialistico dello studioso di estetica, di storia dell’arte o di fotografia. Una di tali questioni riguarda da vicino tutti noi che viviamo nella “società dello spettacolo” ed è relativa alla liberta dell’osservatore nell’universo delle immagini fotografiche.
Jonathan Crary ha giustamente sottolineato, nel suo libro Le tecniche dell’osservatore. Visione e modernità nel xix secolo (1990), che il termine latino observare mette in luce come nell’azione del guardare sia implicitamente contenuto un “adeguarsi”, un “conformarsi” a regole e a norme più o meno esplicite, sicché l’“osservatore è soprattutto un individuo che compie tale azione all’interno di una serie di possibilita, un soggetto che è dunque inquadrato in un sistema di convenzioni e limitazioni”.
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Biblioteca delle Oblate : Filosofia  della fotografia   a cura di Carlo Fei e Quinto Alto,
Relatori: Maurizio Guerri, Andrea Mecacci, Marco Signorini, Giorgio Barrera, George Tatge, Francesco Gnot,
Paolo Meoni, Andrea Abati , Nicola Cioni, Giacomo Costa, Alessandro Mencarelli, Bärbel Reinhard,
Daniela Tartaglia, liana Grueff , Mauro Magrini.



   
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