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Il lavoro di Kinkaleri si sviluppa negli interstizi della scena, del senso e del linguaggio, collocandosi sempre nelle vie di fuga, nelle traiettorie mentali e fisiche che ogni volta produce. La dimensione artistica costantemente senza centro si misura di volta in volta, senza apparenti coerenze di sviluppo in ambiti diversi. La costruzione di ambienti e la percezione dello spazio sono habitat per spostare l’attenzione dalla rappresentazione alla concretezza dell’atto e dell’azione. One tongue touching another tongue, esplora la condizione di mistero nella relazione con l’altro a diverse intensità. Una soglia millimetrica ogni volta superata e ricostruita: un varco faticoso. Lo spazio nella visione scompare oltre i due metri, si perde. Un luogo dove ci si potrebbe perdere, sicuramente da esplorare, da soli o accompagnati. Nella parete centrale, un enorme voragine collega due porzioni di spazio proponendo una gerarchia effimera, illusoria. Io e te. cip cip. da una parte e dall’altra; qualunque parte e qualunque altra.
Kinkaleri One Tongue Touching another Tongue Still Kinkaleri
fourteen questions from Stephen Lichty What is in the name, Kinkaleri? Do you believe in ghosts? What is on the other side? Where does Kinkaleri draw the line? What is dramaturgic in Kinkaleri? What is problematic about Kinkaleri? What does Kinkaleri affirm? What does Kinkaleri reject? Which is Kinkaleri's most difficult question? What is Kinkaleri's most mystic truth? Does Kinkaleri have any rules? What makes something radical? How do we go from limited sympathy to extended generostity?
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2009 © Artext | ||||||||||||||