Neoavanguardia arte da collezionare
La raccolta di Carlo Palli a Prato
Si tratta di una collezione costituita da circa quindicimila tra opere e testimonianze, incentrate principalmente su quei movimenti degli anni sessanta e settanta, che hanno voluto sottolineare il superamento delle categorie tradizionali dell’arte e della loro codificata espressione estetica e che hanno mirato all’unione radicale tra arte e vita: Fluxus,le nascenti poetiche dell’oggetto come il Noveau Realisme e le Scritture Verbo Visive in tutte le diverse declinazioni. Sono espressioni che incarnano lo spirito di quegli anni, anni di sperimentazione, di contaminazioni e di vitali quanto utopiche speranze. A queste si aggiunge un repertorio articolato che comprende La Scuola di Pistoia, alcuni esempi significativi della Transavanguardia, dell’Arte Povera, dell’Azionismo Viennese e dell’universo graffitista, con il suo bagaglio di interrogativi e problematicità.
Giuseppe Chiari Art is to say,1964 China su carta lucida cm 32,5x51
Palli ha definito la sua “una collezione da appassionato” e di fatto in questo caso i documenti, le testimonianze, le memorie assumono lo stesso valore delle opere nella ricostruzione del contesto storico. Un ambito ancora tutto da ricostruire sul quale non esiste molta documentazione e che vive di una sua intrinseca contraddizione. Una contestazione radicale a largo raggio verso il sistema dell’arte, il mercato, le istituzioni tradizionali e un gusto che ha esaltato la libertà espressiva e la libera improvvisazione hanno dato vita ad un’arte effimera difficile da contestualizzare. Opere realizzate con materiali precari, happening e performance, per scelta non sempre documentate, hanno cambiato i costumi sociali quanto estetici, hanno saputo porre interrogativi indelebili, ma non hanno potuto e/o voluto lasciare documenti di base per la storia. Senza memoria non esiste storia e questo conduce l’evento ad un fuoco d’artificio spettacolare quanto inconsistente. Allora anche l’arte di contestazione è costretta a ripercorrere le proprie radici per non essere dimenticata e per consolidare nel futuro la propria volontà di cambiamento. Ne è un chiaro esempio il lavoro Seven easy pieces di Marina Abramovich, concepito per storicizzare con un documento visivo, peraltro girato nel 2005 al Guggenheim Museum di New York, le performance più significative dei suoi compagni d’avventura.
Anche la raccolta Palli con le sue opere e con il suo archivio prezioso svolge la funzione di preservare la memoria storica e di permettere l’analisi attenta di quella che è stata una rivoluzione culturale piena di fervide ideologie, che ha segnato nel profondo la nostra contemporaneità. Questo è il suo pregio più grande e proprio per questo Palli ha deciso di ampliare il proprio progetto, integrandolo con la raccolta delle principali riviste dell’epoca. La stampa underground ha accompagnato copiosa quegli anni, fotografando gli eventi, i personaggi, gli intenti. Riviste come “Azimuth”, “Ana Eccetera”, “Bit”, “Cartabianca”, “Linea Sud”, “Schema Informazione”, “Tèchne” sono uscite solo per pochi numeri, talvolta come nel caso di “Ciclostile” di Agnetti e Scheiwiller soltanto per una volta, ma hanno testimoniato la storia di un’epoca.
Presentazione del volume a cura di Lucilla Saccà
Centro per l'Arte Contemporanea L.Pecci 2014
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