Massimo Bartolini  
 Massimo Bartolini Senza titolo, 2007. Museo Marino Marini photo Dario Lasagni
Massimo Bartolini
Massimo Bartolini
 
 

MASSIMO BARTOLINI
A cura di Alberto Salvadori

L’esposizione si apre all’interno della Cappella Rucellai con Revolutionary Monk, riproduzione di un monaco birmano nella posizione del Bodhisattva, cioè colui che sta a cavallo tra religione e laicità, intesa questa come condizione di presenza attiva nella dimensione sociale, assimilabile all'attività dell’Alberti il quale è stato uno dei più importanti intellettuali del Rinascimento che attualizzò il linguaggio dell’antichità, ovvero rese contemporanea la classicità. Alberti ha realizzato opere che testimoniano una nuova idea di rapporto tra arte e società, in una ieratica manifestazione di equilibrio tra pensiero antico e rinascimentale. Il monaco, con la sua rotazione, interrompe, senza però turbarlo, l’equilibrio tra queste due parti, infondendo nuova energia all’interno di un sistema chiuso come quello della cappella dell’Alberti.

Altro intervento, questo di accostamento, è Airplane che gioca sull’identità del linguaggio formale e della materia. L’opera è un basamento di marmo statuario, la cui faccia superiore ha in se un bassorilievo geometrico che riproduce un aeroplano di carta dispiegato, una lavorazione che evidenzia la preziosità della materia, in dialogo con le tarsie del sepolcro.

Sempre nella Cappella Rucellai una persona del museo, indosserà la sera della vernice, My fifth hommage, due preziosi orecchini in oro facenti parte della serie di opere “Omaggi”. Gli orecchini, fusioni in oro di tappi di cera usati dall’artista stesso, rimandano al silenzio costruito dalla cappella e all’astrazione matematica che questo spazio definisce.

 

 

 

  Massimo Bartolini

                              Massimo Bartolini Revolutionary Monk 2005 - Museo Marino Marini
                              Courtesy Massimo De Carlo Milano Londra - photo Dario Lasagni


 

Al piano inferiore del Museo si trova un lavoro che propone un altro modo di fare una scultura, con l'aiuto di due grandi artisti quali Marini e Constable. Utilizzando le nuove tecnologie usate in architettura, si è fatta una scansione 3d della statua di Marini Il Giocoliere, titolo anche dell’opera di Bartolini, della quale si sono trattenute stampandole su carta, le “nuvole” di coordinate sotto forma di 6 numeri per ogni punto rilevato, per un totale di 77 m2 di numeri corpo 4. Il gruppo di coordinate numeriche, chiamate in gergo “nuvole di numeri”, è stato sovrapposto alle opere  "Studi di nuvole” di Constable. Nuvole di numeri su Studi di nuvole. La stampa di questa sovrapposizione si rende visibile in 11 fogli di 75x1000 cm che verranno installati, come le affissioni pubbliche, sul fronte e sul retro di un grande muro costruito al centro della cripta del Museo. Ancora una volta l‘artista vuole mettere a confronto la complessità che si nasconde dietro la facile riproducibilità con l'immediatezza irriproducibile del gesto, interrompendo a metà il processo di replica (la scansione non diventerà mai una replica fisica della statua). “La riproducibilità al suo inizio non era che paura della perdita, perdita che presiede a ciò che per la manualità è uno dei più grandi valori: la mutevolezza”.

Nascosta ed introdotta dal muro del Giocoliere, appare un’altra riflessione sulla scultura, stavolta sotto forma di azione: due persone si appropriano e leggono, alternandosi, un testo fondamentale per la storia dell’arte del ‘900, Scultura lingua morta di Arturo Martini, grande artista italiano al quale Marino Marini deve molto, e del quale fu successore alla cattedra di scultura a Monza. Le due persone leggendo lo stesso libro, una ad alta voce l’altra in silenzio, ci mettono di fronte al doppio registro dell’invettiva da una parte e dell’analisi interiore dall’altra, tema centrale del testo.

Questa azione si svolge sullo sfondo ad un lavoro audio diffuso nella cripta che ha per titolo Petites esquisses d' arbres, una parafrasi di un titolo di una serie di sonate per pianoforte chiamate Petites Esquisses d' Oiseux di Olivier Messian. L’artista ha registrato il rumore del vento tra gli alberi del suo studio e della casa - alberi che sono oggetto dal 1995 di numerosi disegni - al vento di ogni albero è stata poi assegnata una nota e sovrapposta alle note e agli intervalli dei tre brani della sonata per piano di Messiaen, la quale talvolta echeggia in lontananza: “Mi piaceva fare un disegno in un altro modo, pensare che degli alberi facessero il verso agli uccelli tramite il ponte di Messiaen e che il vento sia armonia”.




Firenze 2015



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