"Quale
Museo"
Non ci sono ricette speciali per i Musei di Arte Contemporanea.
Ogni Museo ha una sua specificità.
Io ho lavorato per dieci anni al Museo Puskin. Quando è terminata questa fase, il giorno dopo sono partito per Prato. Da quel giorno li la mia carriera è di curatore e di critico indipendente. Dirigo una ricvista artistica a Mosca : la “Moscow Art Magazine”.
Recentemente sono stato intervistato da una giornalista di un canale culturale della televisione Russa - che svolgeva una inchiesta sull' Arte Contemporanea.
Naturalmente si trattava di una inchiesta sui Musei che ospitano Arte contemporanea.
Al che le ho domandato - da parte mia, quali erano e che risposte avevavano dato gli altri intervistati al medesimo quesito -
- Innanzitutto - gli venne risposto, per fare un grande museo di arte contemporanea a Mosca ci vuole un grande architetto -
Che deve realizzare un progetto molto eccentrico e molto bello.
E questo edificio, con queste caratteristiche deve avere oltre agli spazi per il museo, per grandi mostre internazionali - deve avere come minimo due ristoranti, un parcheggio sotteraneo - deve organizzare ogni fine settimana degli incontri ( intrattenimento con discoteca) -
e per il giorno... concedere ai propri clienti dei locali per le saune.
Naturalmente questa è una descrizione abbastanza grottesca di un Museo di arte contemporanea. Ed è quello che provai a dire alla mia intervistatrice.
E questi : "Forse che lei ha un altro progetto " mi rispose.
Dunque esiste evidentemente un ideale di Museo per l'arte Contemporanea.
Ed il riferimento corre veloce al più famoso dei Musei, il Guggenheim - Modello di Museo proposto da Thomas Krens - un museo Globale, prodotto della rivoluzione neo-liberal, un museo che deve attrarre, essere mediatico, un museo che deve eliminare qualsiasi tema e sottofondo intellettuale, un museo cher deve realizzare delle mostre impressionanti invitando design, grandi stars - Un museo in grado di ospitare Armani o una famosa collezzione di biciclette - un Museo molto dinamico, e coerente con i flussi globali del capitale, che utilizza i metodi del grande business, in grado di muoversi in questa nuova epoca di migrazioni e transazioni. Infatti modello del Guggenheim è il sistema del franchising, creare sempre nuove sedi nelle diverse città del mondo.
(Una sede in preparazione era quella di Pietroburgo, che per nostra fortuna non è andata avanti)
Infatti il 2002 ha segnato l'accordo con l'Hermitage, per l'esportazione dei capolavori di questo museo - opere partite per Las Vegas per essere esposte al secondo piano di un Casinò.
E dunque al primo piano si giocava, mentre al piano superiore si poteva ammirare Picasso, Matisse, e tutti gli altri.
Devo dire che questo modello ha lasciato una fortissima impronta per tutta l'area dei paesi post-comunisti. Recentemente sono stato nella capitale dell'Azerbaijan dove un giovane direttore della sede del Museo di arte contemporanea, privo di grandi risorse, ma sponsorizzato dalla Ambasciata Americana, (ha seguito un corso in Usa di - Arte e Business) con un certo disdegno per la situazione locale e Russa, sosteneva che i Musei di Arte contemporanea devono assolutamente guadagnare, funzionare come imprese - Cosa di cui effettivamente ne sono incapaci.
Con questo spiegava la crisi culturale di Baku, una città bellissima, con splendide costruzioni liberty, paralizzata secondo lui da un "manegment non efficiente del contemporaneo".
Comunque questo modello - il modello Guggenheim che si è fatto largo nei paesi, diciamo deboli, ovvero che hanno appena rifiutato il Socialismo e la forma dello stato collettivo, ma che a quanto pare ha influenzato anche i paesi europei, dove i musei, per esempio la Germania - dove l'attività del museo deve essere motivata da esigenze imprenditoriali - cosa questa che limita la qualità della vita culturale..
In Russia molti musei vengono privatizzati. A molti vengono ridotti i fondi, molti musei vengono spinti a muoversi in modo neo-liberal, comunque questo modello di museo -
diciamo neoliberal - museo imprernditoriale -
provenendo da un altra realtà, quella occidentale, piuttosto che vitalizzare il museo -
ha portato delle conseguenze disastrose, quasi catastrofiche.
A convincere persino il ministro della cultura Russo a ritenere che il Museo deve arrivare a mantenersi dalla sua stessa attività, un paese come la Russia dove le riserve finanziarie sono pari a quattrocento miliardi di euro - Un paese che quasi non sa bene come utilizzare questa imponente quantità di denaro, denaro che non può essere investita nella attività dei Musei, per una logica ristretta, appunto, che il Museo deve guadagnare e finanziarsi dalle sue stesse attività.
In realtà se investono lo fanno come se si trattasse di una attività di "blogbuster fantasy" - si deve dinamizzare la produzione commerciale, e dopo quando l'infrastruttura commerciale grazie all'investimento del denaro pubblico...
ci saranno produttori entusiasti che investiranno anche nei Centri Culturali -
Questa è la filosofia imperante in tutta la Russia. A tratti sembra quasi che si viva l'esperienza Europea, ma nella versione catastrofica.
Questa idea del museo mediatico ed impreditoriale è il sintomo di una epoca in cui il Museo è in crisi, forse perchè negli anni appena passati del decennio precedente a questo secolo - i musei europei e internazionali, sono cresciuti con dinamiche vertiginose -
perchè più flessibili e più dinamici, più leggeri dal punto di vista della infrastruttura, più attrattivi, in quella che era l'avanguardia del processo.
E' questa l'idea che ha affascinato molti direttori di musei : di sostituire l'esposizione permanente con una mostra, cambiare ogni anno l'esposizione permanente, o costruire una collezione permanente in una forma eccentrica, contraddicendo una storicizzazione artistica delle opere - E questo sì, succedeva perchè i progetti curatoriali, come le Biennali, influenzavano i Musei.
L'eroe de Museo degli anni novanta era il curatore delle mostra, che dettava il processo. In realtà a me sembra che questa situazione si sia esaurita, ed il fatto che vi sia stata in questi ultimi tempi un cambio nella direzione dei musei, è un sintomo della fine di questa epoca.
Ma perché si sente la voglia di cambiare questa tendenza e perché c'è questa volonta di cambiare questa situazione? Forse semplicemente perché si è esaurita.
Paradossalmente, perchè la scena artistica si è allargata - enormemente ( pensate che nerll'immediato dopoguerra esisteva solo la Biennale di Venezia) - Adesso le mostre promosse sono dappertuuto - c'è una enorme concorrenza tra tutti questi avvenimenti - in realtà malgrado il fatto che gli artisti di grande qualità sono anche nei luoghi più sperduti - come ho dimostrato nella Biennale del 2005 con gli artisti dell'Asia Centrale, ma questo allargamento della qualità della produzione - produzione di qualià e dunque valida, più si penalizza quanto piu è fissata solo su grandi nomi -
Questa enorme produzione viene ormai organizzata saguendo solo i principi del fashion system - organizzata gerarchicamente e non orizzontalmente.
E questo da una nuova chance ai musei - di entrare per controbbattere questa banalizzazione delle grandi mostre.
"..un prodotto artistico che vuole essere sempre più attrattivo" ma non produce così che alienazione del pubblico - costretto a vedere sempre gli stessi artisti, le stesse rappresentazioni, e così via.
Se dunque devo rispondere alla domanda "Quale museo per l'arte contemporanea?"
Io rispondo che deve seguire le dinamiche della scena artistica contemporanea, degli artisti più sensibili, più interessanti, meno corrotti dal sistema dell'arte.
E se vediamo cosa fanno gli artisti più freschi e moralmente piu coinvolti nella ricerca - non possiamo ignorare che gli artisti più interessanti ritornano a discutere di argomenti poilitici, delle problematiche sociali, a fare una ricerca particolare e precisa. Il che è una bellissimo stimolo alla politica del museo, che si trovi a Prato o in un altro luogo -
Il Museo deve essere un contesto o una piattaforma per il pubblico che sviluppa un pensiero -
da sperimentare, da provare.. Non si tratta semplicemente di istituire delle guide per il museo o di essere molto pragmatici nella produzione, ma soltanto più coerenti con il dibattito sociale.
Questo è il primo suggerimento che viene dagli artisti contemporanei.
Un altra cosa che si nota adesso è che gli artisti insoddisfatti dalla rappresentazione ufficiale, creano e cercano di trovare dei circuiti alternativi, zone di autonomia e zone di soliddarietà - spazi alternativi gestiti direttamente dai curatori-artisti - Naturalmente grazie ad Internet -
Vi sono moltissimi siti elettronici - in cui sono coinvolto - dove si realizza un vivace scambio di opinioni, di opere - E' ormai lì che succedono le cose - Non nelle grandi Biennnali -
Voglio comunque dire che il Museo non deve fare la piattaforma a queste zone vivaci d'autonomia dell'arte - o che piuttosto deve rimanere così. Ma il Museo deve capire che questo è un sintomo della insoddisfazione - nella ricerca di senso e del valore. E quindi il museo deve tornare ad essere il centro della produzione del valore -
E questa è una grande chance del Museo - perchè messuna Mostra o Biennale non potrà mai essere una piattaforma della produzione del valore. E se lo è - lo è sempre come fatto temporaneo - perché tutte queste piattaforme, a priori, sono attualistiche - Il Museo al contario deve essere una piattaforma dove, apriori si produce del valore, è questa la sua missione - Il valore si produce, non contrapponendo un'opera contemporanea ad un altra, ma ponendola in relazione con un'opera moderna o premoderna.
Questa è la chance del Museo, che non deve rifiutare la Collezione permanente - altrimenti perde la sua base funzionale. Deve essere la "zona" della presentazione della storia.
E lì che il contemporaneo viene contrapposto con il passato...
Certo poi ci si dovrà chiedere come presentare la "Storia" nei musei di Arte Contemporanea - e come si può attivare questo meccanismo dello scambio.
La rappresentazione della storia deve essere per gerarchie, che solo così si produce valore. Ma può essere una rappresentazione che interiorizza il "dubbio" e si propone come una possibile versione della storia - e della produzione del valore, e si opone in modo dialettico ed antagonistico - che stimola accettazione del valore, ma anche il dubbio...
stimola il dialogo,
In Russia si torna a leggere Gramsci e Lenin.
Comunque c'è l'idea che democrazia è anche "lirismo" - una visione questa per costruire una nuova Arte Contemporanea, che trova la sua vita nel Museo, un arte libera e votata al progresso.
Grazie.
|