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Alla fine del ventesimo secolo le questioni formative nell'arte digitale erano soprattutto: connettività e creazione. Adesso, all'inizio del terzo millennio i nostri obbiettivi post-digitali saranno più technoetici e sincretici.
Nei precedenti due secoli si parlava molto di "E pluribus uno" da molti uno! Una cultura unificata, un sé unificato, una mente unificata - unità di tempo e spazio.
Adesso all'inizio di questo secolo si applica l'opposto: - Ex uno plures - molti sé, molte presenze, molte collocazioni, molti livelli di coscienza. Le molte realtà che noi abitiamo in modo materiale, virtuale, spirituale, sono accompagnate dal nostro senso di essere presenti simultaneamente in molti modi.
Presenza fisica nell'eco-spazio, presenza apparizionale nello spazio spirituale, telepresenza nel cyberspazio e presenza vibrazionale nel nanospazio.
A questo riguardo Second Life è la stanza delle prove per scenari futuri nei quali noi reinventeremo interminabilmente i nostri molti sé.
Come artisti noi ci occupiamo della complessità dei media che sono al tempo stesso immateriali e umidi, divini e terreni - della complessità della mente technoetica che abita il corpo ed è distribuita anche nel tempo e nello spazio.
Mentre tutte queste differenze potrebbero essere in conflitto, in effetti stiamo sviluppando la capacità inconscia di sincretizzare, ovvero di analogizzare, riconciliare le contraddizioni, fondere le differenze... in quanto arte e realtà stanno diventando sincretiche.
Ciò che costruiamo nell'immaterialità del cyberspazio domani sarà realizzato concretamente grazie alla nano tecnologia. La nostra realtà sincretica emergerà parzialmente attraverso la coerenza culturale che la interconnettività intensiva suscita parziamente attraverso la coerenza nano e di quantum che è alla base della nostra costruzione del mondo e, attraverso la coerenza spirituale che informa il campo della nostra coscienza multistrato.
Le precedenti società si avvicinavano alla terra incognita, il pianeta da conoscere, con molta prudenza e timore, esattamente come i cittadini di molti stati oggi vedono le nostre città, con lo stesso timore, una sorta di 'terror incognito' di fronte non soltanto alle minacce terroristiche ma anche alle regole necessarie per garantire la sicurezza civica. |
ROY ASCOTT > |
Syncretic fields: art mind
and the many realities. |
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Gazira Babeli. Come Together 2007 |
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"Grande sorveglianza" si direbbe in Inghilterra dove c'è una telecamera ogni quattordici persone, telecamere rese sempre più intelligenti, ovvero che possono riconoscere automaticamente attraverso un sistema informatico comportamenti devianti.
Cattive notizie queste per gli artisti che stanno lì a guardare ed ad osservare; se ogni spazio pubblico è monitorizzato da telecamere.
Poteri arbitrari di arresto per ragioni non descritte, tortura approvata dallo Stato segnalano la nascita di un ambiente politico che esorta un controllo sociale disordinato e che porta inevitabilmente alla perdita delle nostre personali libertà. Questa che ci avvolge è come una nuvola di ansia e di timore. Questo, un complesso militare-industriale che utilizza la paranoia per controllare la volontà finaziaria e politica dei governi eletti. Comunque è una paranoia che è sfidata dalla telenoia liberatoria della rete. La gioia di essere connessi!... celebrata universalmente nel cyberspazio.
Basta ricordare che ci sono milioni di persone impegnate in questi rapporti molto intimi per tutto il pianeta, che condividono con gioia immagini, musica opinioni storia commenti, storielle - Questa è la telenoia. E se c' è un modo per combattere la paranoia, questa è l'arma. Allo stesso tempo dobbiamo ricordarci che c'è un enorme rete complessa di interrelazione a tutti i livelli, sia informali che formali, istituzionali e personali. Ed è all'interno di tutta questa rete che io vedo la possibilità di una lotta contro questa paranoia, contro questa cultura della paranoia creata ed imposta.
E dunque chi sa quale sarà la prossima minaccia... terroristica o degli agenti dello Stato!? Qui è il "terror incognito".
Ma la vera terra incognita, ovvero la frontiera finale dell'ignoto si trova non all'interno della società o nella cultura della contingenza, né là fuori nell'oscura materia delle galassie remote, ma molto più vicino a casa, all'interno del territorio ontologico nel quale noi siamo intimamente impegnati, e del quale siamo totalmente ignoranti, ovvero il dominio, il campo, il reame della mente. Come società, per quanto possiamo esercitarvi la nostra consapevolezza, ogni giorno, noi temiamo la coscienza, evitiamo di esplorarla, neghiamo la sua dimensione più profonda, respingiamo la sua connettività e collettività universale, non sappiamo niente di dove sia, di come si crei e di cosa sia costituita.
Alcuni scienziati non osano neppure sfidare la teoria popolare che la mente è un epifenomeno del cervello.
Troppo sarebbe in gioco se si dovessero rovesciare la leggi costituite.
Per esempio, pensate all'estremo diniego, tra i fisici - per quanto riguarda le implicazioni metafisiche della meccanica quantistica.
Pensate alla necessità dottrinale di coloro il cui materialismo integralista dà credito al cervello come creatore della coscienza... mettono cioè 'carne nella mente' piuttosto che studiare il cervello come organo di accesso al campo della coscienza.
Pensate a quelle centinaia, migliaia, milioni di rapporti in tutte le culture, in tutti i tempi - di percezioni psichiche in tutte le sue forme che sono state rifiutate, sempre, mentre la psicoanalisi, la cui teoria Freud basava su fatti e aneddotti viene privilegiata, se non come scienza esatta, con un suo posto d'onore.
Un astrofisico che nel modo più elegante e succinto ci ha fornito la descrizione di quello che a mio avviso è una teoria molto utile per capire la situazione della tecnoetica, come la descrizione di teoria di campo rispetto alla coscienza, dice appunto che ...l'organizzazione di un organismo implica dei campi che sono l'unico modo per avere una sintonia simultanea dei diversi sottosistemi dell'organismo.
Campi che con la loro capacità di contemplare l'intero organismo sono la base naturale per l'interazione globale tra organismi e coscienza collettiva, ed offre un modello di fisica quantistica, di coscienza multistrato - ovvero, i campi ambientali, naturale e cosmico sono le fonti determinanti della nostra coscienza - Il campo collettivo della coscienza è un fattore fisico della biosfera.
In genere, le teorie del campo sono abbastanza poco considerate e non ricevono fondi per la ricerca e quindi spinti ai margini della rispettabilità scientifica. Il nuovo organicismo, la ricerca biofotonica di Fritz Albert Popp, la teoria del cervello olonomico di Karl Pribram, l'ordine implicato di David Bhom vengono mantenuti alla larga dall'establishment scientifico e Donna Haraway è riconosciuta più per il suo manifesto cyborg che non per i suoi studi sulle tecnoscienze.
Di grande significato per l'ontologia della nuova media art è il grande spostamento nella ricerca di Thomas Reyken - guru della ALife, che si sposta da ALife a "Mind science" scienza della mente. E' una ricerca che ha un ruolo radicale nell'emergenza di ciò che noi chiamiamo " Moist media " la convergenza di tecnologie asciutte nel computer e sistemi bilogici umidi - poiché si occupa di una rivalutazione della psichedelia, estensione della farmacologia delle piante nel tentativo di comprendere gli stati mentali e della coscienza. |
Reyken all'inizio era famoso tra i nuovi media artists per avere creato "tierra" - Adesso dice che questa è sostituita da una ricerca che porta alla scoperta di " 19 psichedelici che sono presentati su 100 recettori, trasportatori e canali ionici, che forniscono la prima visione esaustiva di come i composti che reagiscono con il recettoma umano, causa un unico spettro di effetti-soggettivi ".
Dobbiamo conoscere la farmacologia degli affrattori per cominciare a tracciare una mappa dell'organizzazione chimica della mente umana.
A mio avviso il momento digitale nell'arte è superato, assorbito nella pratica e assimilato dalla teoria. Un momento farmacologico è 'su di noi' adesso, con la scienza cognitiva e, al di la dei suoi confini.
Dovremmo capire che la scienza istituzionale ha sempre considerato l'arte come qualcosa che occupa un territorio ostile e alieno in cui l'intuito prevale sulla razionalità e la realtà viene costruita senza licenza. Ci dice di eviteare le condizioni estreme dellla coscienza, guardare gli stati alterati della coscienza come una minaccia alla ortodossia dell'essere, alla stabilità delle norme sociali!.. addirittura anche all'interno di un laboratorio tali indagini, tale esplorazione della mente può essere vista come deviante o criminale.
Se guardiamo la storia dei farmaci psicoattivi come ' Lsd ' vediamo un insucesso totale nel differenziare i suoi utilizzi, medicinali, ricreazionali, spirituali. Il divieto applicato dal governo statunitense dal '63, ha posto immediatamente uno stop alla ricerca sulla chimica del cervello e ha ritardato di decenni tutti gli studi sulle materie psicoattive e i loro effetti sulla coscienza, così come vengono utilizzati nella pratiche spirituali religiose da millenni.
Il caso di ' Aiasqua ' è esemplare, in quanto esso informa una cultura vivente, continua, che ha origine nell'antichità, nelle foreste del Brasille - che si è mutata in diversi ambienti urbani come veicolo per quella indagine della mente, strumento per la navigazione della coscienza. Essa costituisce una farmacologia precisa, una tecnologia vegetale precisa, nella sua preparazione, come qualsiasi protocollo scientifico.
Eppure è ancora una sostanza illegale, soltanto recentemente la corte suprema statunitense si è pronunciata favorevolmente per il suo uso in rituali religiosi.
Un paradosso questo! - è che noi occupiamo il territorio più pericoloso della mente, ogni giorno, pensando che sia benigno, anzi normale - ma questo livello abituale, semplice di pensiero e di comportamento ci pone in una situazione di estremo pericolo per quanto riguarda l'esplorazione della coscienza. L'abitudine è il nemico che porta la sclerosi del sé, rafforzando la ripetizione non critica, passiva, di comportamenti normativi, di opinioni, percezioni e valori.
L'abitudine è particolarmente il nemico dell'arte in quanto impedisce la ricerca di nuove modalità di essere. Nell'arte oggi i nostri sistemi mediati dai computer sono mobili, interattivi e trasformativi - sfidano la stabilità sociale docile e portano innovazione evoluzionaria nell'equilibrio dinamico dei sistemi culturali viventi.
Nella cultura telematica la sindrome di identità multipla non è patologica, ma creativa, in modo affermativo. Ci creaiamo, ci remixiamo, ci rimodelliamo e rinnoviamo la nostra identità ed il nucleo del nostro essere. Siamo più che mai transienti e indeterminati.
Con lo sviluppo tecnologico gli scenari di Second Life potranno sempre di più accogliere il sincretismo del sé.
A livello materiale la tecnologia potrebbe rifornirci di un altra pelle, un altro strato di energia al corpo che si aggiunge alla complessità del suo campo. Invece di popolare la Second Life di oggetti virtuali, saremmo più sincretici se la considerassimo come un mezzo per la creazione di campi virtuali, ovvero come l'estensione del bio-campo.
Possiamo vedere Second Life come un campo nel quale nuove possibilità, di sistemi vecchi, vengono provati. Come tecnologie di realtà miste sono degli strumenti per provare ciò che diventeranno le nano culture. Questo cambiamento radicale e la nostra interazione permetterà la costruzione del mondo materiale, una flessibilità quasi infinita, di attuazione, dell'ingegnerizzazione di ciò che è possibile attualmente, ciò che già dà ai designers del mondo una grande responsabilità etica come pure estetica.
La nostra è una cultura contingente - tratta di cambiamenti nel mondo dell'ambiente. E' sincretica. La gente si reinventa, crea nuovi rapporti, nuovi ordini di tempo e spazio.
La tecnoetica porta a sé seriali, relazioni seriali, autoinvenzioni seriali. La nostra cultura è open end - Evolve, si trasforma ad un ritmo molto rapido. La natura umana senza limiti è essenzialmente sincretica. Perché sincretica?
Proprio come la cybernetica supera la differenza tra i sistemi, così il sincretismo trova somiglianze ed identità tra cose diverse. Se la cibernetica sottolinea la tecnologia della nuova media art, il sincretismo informa la psiche e destabilizza le ortodossie religiose e politiche. Riconcilia ed armonizza antagonismi.
La sua etimologia deriva dal mettere insieme tribù opposte per oppore resistenza ad un nemico comune.
Nella cultura contemporanea il nemico comune è l'abitudine. L'arte digitale significa avvicinarsi allo stato di ortodossia. |
Il periodo di estrema speculazione, invenzione e creatività è in pericolo - corre il rischio di dare spazio all'accademismo e alla commercializzazione, sia nel cyberspace che nel web.
La preoccupazione nel '20 secolo riguardo il corpo sta lasciando terreno all'esplorazione tecnoetica dei nuovi territori della mente. Questo può implicare una rivisitazione della vecchia cultura, delle culture esotiche, le culture straniere, la culture aliene, dove il sincretismo della conoscenza e della presenza è più esplicito.
Ad esempio in Brasile le persone esplorano più facilmente gli aspetti dell'esperienza spirituale e religosa in un modo molto sincretico.
Quindi forze ed ogni sorta dii ortodossia pratica, spirituale, convergono e questo credo sia di enorme interesse per tutti noi.
La vera rivoluzione nella nuova tecnologia digitale giace non tanto in questa connettività globale, persona per persona, mente per mente che ci libera dai limiti del tempo e dello spazio - ma sta nella sua capacità di liberarci dal sé, questo sé unificato e fittizio che analisti e terapeuti propongono. L'idea di trasformare il sé in un intero indiviso è un tranello. Noi siamo multipli, siamo fatti da molti sé, con accessi a molti livelli di coscienza.
Piuttosto che cercare di andare dentro un sé, dobbiamo uscire per raggiungere molti sé che fanno parte della nostra creatività.
Mi viene facile citare il lavoro di Fernando Pessoa ed i suoi eteronimi. Se Pessoa fosse attivo oggi, avrebbe degli avatar, poeticamente, artisticamente attivi.
Pessoa aveva ben capito la nozione del sé distribuito: che siamo cioè molti sé!
Pessoa ha lasciato diversi bauli che contenevano più di 25mila oggetti, poesie lettere riviste, scritti sulla filosofia sociologia storia critica letteraria, commedie, osservazioni sull'occulto - cose esoteriche, scritte con diversi eteronimi.
La prescienza letteraria e psicologica di Pessoa e la ricchezza dei suoi interessi hanno anticipato la vita nel mondo ipertestuale del web, dove la fluidità dei Link associativi e dei geni, la variabilità -
la trasformazione di identità e personalità è uno dei suoi più grandi fascini e delle sue grandi sfide.
Possiamo soltanto immaginare cosa avrebbe portato questo sincretismo al mondo telematico!
Attraverso la sua esplorazione della coscienza ha sviluppato conoscenze occulte, poteri paranormali compreso telepatia e lo sviluppo della visione eterica.
La sfida al nostro modello sincretico di pensiero e di azione, nel contesto della creatività, è di slegare l'ego newtoniano che lega la nostra percezione e cercare sempre di mettere il soggetto prima dell'oggetto, il processo prima del sistema, il comportamento prima della forma, l'intuito prima della ragione, mente prima della materia.
Vorrei finire con una citazione - " la fisica quantistica rivela che la materia non è composta di materia, ma che la realtà è meramente potenzialità " - e questo è diventato l'essenza dell'arte interattiva, che parla di potenzialità, non di concretezza, con l'interazione che ha luogo all'interno di un processo semantico ed esperenziale Open End.
Per soddisfare le esigenze della cultura della contingenza e accogliere e sostenere questo sé generativo, il nostro programma dovrebbe cercare di amplificare il pensiero, condividere la coscienza, seminare strutture, creare metafore, costruire identità.
Io penso che un arte tecnoetica e sincretica dovrebbe abbracciare i concetti della biofisica.
Per esempio - la coerenza, gli stati quantistici macroscopici, interazioni a lungo raggio, non linearità, autoorganizzazione ed autoregolamentazione, reti di comunicazioni, modelli di campo, interconnette e l'inclusione della coscienza.
Artext08 |