ARTISTIC PRACTICE
Io alzo lo specchio della mia vita di fronte alla mia faccia
e questo l'ho fatto per sessanta anni.
Con un gesto ho rotto il riflesso e l'immagine
dopo di che il mondo è normale e tutto torna al suo posto. .
da "Poesie della morte Giapponesi"
Sono profondamente onorato di essere qui questa sera, ho molte cose di cui parlare e mi sento molto umile all’idea di poterlo fare dalla Galleria dell’ Accademia di Firenze. E’ un onore per qualsiasi essere umano parlare ad un così ampio gruppo di persone che ascolta e comprende l’arte, una cosa preziosa per tutti noi.
Ciò che voglio dire a ciascuno di voi in questo luogo, questa sera, a tutti noi – è che se siamo qui è perché nel nostro passato qualcuno ci ha aiutato in qualche modo. Questo per dire che il nostro viaggio, la vita, non possiamo condurlo da soli. Allora penso a mia madre e a come fin da piccolo mi ha insegnato ad eseguire le azioni più semplici. O al mio professore all'Università che mi ha preparato all’arte mostrandomi i modi in cui potevo perfezionare il mio lavoro. Questo è ciò che gli esseri umani fanno da sempre. Tutta la nostra storia è custodita in questa successione di atti nel tempo. Incredibile!
Un noto studioso di antropologia sostiene che il fiume continuo della vita suggerisce una fonte nascosta, qualcosa di misterioso che trascina tutti noi – sebbene non sappiamo ancora dove.
La metafora più interessante intorno a questo tema proviene dalla cultura Greca. Lete o “fiume della dimenticanza” è il fiume sotterraneo che percorre la terra dei morti.
Così quando siamo morti e si entra in questo fiume per emergere dall’altra parte, si dimentica tutto.
La domanda che si ponevano già allora era quindi "com'è che si va" attraverso questo fiume senza che la conoscenza ed il sapere umano vengano cancellati?
Ecco quindi che la memoria diventa risolutiva! Noi un giorno ci estingueremo ma saremo ricordati per aver lasciato dietro di noi una traccia. Non sarà la traccia del nostro attaccamento alle cose piuttosto la tensione che si stabilisce quando noi doniamo le nostre cose più preziose - il sapere, la conoscenza, l'amore, la felicità, il dolore, la sofferenza. – ciò che fanno gli esseri umani, che danno in dono questo perché chi viene dopo possa effettivamente farlo in modo migliore.
Quindi questa vacuità, questa distanza tra di noi risulta un elemento essenziale nella creazione dell'arte.
Cercare di fare un ponte attraverso questo gap è la cosa più importante per realizzare una trasmissione di conoscenza attraverso la parola, gli occhi che vedono, attraverso l'arte, la danza, la canzone, i rituali, attraverso i dipinti, la scultura, la scrittura….
Tutte queste attività trattengono la nostra presenza su di esse e rimarranno lì e insegneranno ad altri.
Questo è ciò che i Francesi chiamano "petite mort" .
E noi dunque non possiamo che continuare ad andare avanti in questa direzione.
Vorrei dedicare la mia attenzione ai giovani artisti presenti in sala perché mi sento molto legato ai loro pensieri ed alle difficoltà del momento. Mi rendo conto che questo è un periodo molto particolare dell’esistenza umana, un motivo che deve indurre a cercare di capire perché l'arte è così significativa e così speciale o perché il talento artistico e la sua radice sono indipendenti dalla cultura, dalla classe, dal genere, dalla razza.
Si può realizzare un capolavoro indipendentemente dall’età anagrafica - a 15 anni come ai 90...
Ma ciò che più conta per gli artisti di oggi è la possibilità di utilizzare le modalità più diversificate in termini di capacità, di fare arte con ogni tipo di strumento, ogni tipo di tecnologia, ogni tipo di immaginazione di cui si dispone. Viviamo in un’era dove non esiste limite o confine - non c'è distinzione di genere per fare arte.
E’ come un enorme campo aperto in cui vi si può semplicemente accedere, attraversarlo, entrare in contatto con tutto quello che si vuole e chiamarla arte.
Di certo questa è la grande “chance” che abbiamo adesso.
Dobbiamo così cercare di scoprire chi siamo e cosa possiamo fare per questa situazione - in un mondo attraversato da una crisi profonda. Grande corruzione, i valori delle persone distorti, l'idea della giustizia completamente andata - e questa forma di estremo individualismo causato della diffusione di Internet. Ma è un momento di grande cambiamento, un momento di grande opportunità.
Le nuove generazioni oggi sono benedette anche se il mondo in cui stanno entrando sta cadendo a pezzi.
E noi che siamo avanti negli anni abbiamo bisogno del vostro entusiasmo, della vostra luce. Voi dovrete suggerire a noi come andare avanti. Questo è la vostra chance, adesso.
E se siete preoccupati del lavoro e a come trovare il danaro, pensate a Masaccio che a 23 anni realizzava la Trinità a Santa Maria Novella o a Michelangelo che a 24 anni realizzava la Pietà o a Raffaello che ne aveva 26 di anni quando ha dipinto la Stanza della Segnatura.
Giovani radicali con una visione di un mondo nuovo, con nuovi strumenti e nuove tecnologie per fare questo.
Era un periodo molto simile al mondo di oggi, al mondo di Internet, al mondo digitale.
E’ quindi questa una chance per voi di mostrarci la strada.
ISPIRAZIONE
Memoria, 2000 Video Proiezione
L' ispirazione è una forza vitale che esiste nel cosmo e nel cuore dell'uomo. E’ una forza della natura che viaggia attraverso di noi anche al di la di noi - e condivisa da tutte le creature viventi.
Tutti gli esseri traggono da questa energia il modo di cambiare. E quando arriva e fluisce al di là di noi verso un oggetto noi la chiamiamo creatività. Creazione!
Gli esseri umani sono i migliori esempi nel mondo della natura dell'idea dell'auto-creazione e dell' auto-modificazione. Si tratta in realtà di una forza molto potente che nel suo fondo ha un catalizzatore misterioso come di un combustibile che alimenta, come un fuoco che parte da una piccolissima scintilla, non dalla testa che è troppo astuta e che crea confusione, ma dal cuore.
Ascoltate il vostro cuore, questo è tutto ciò che dovete fare.
Il cuore è ciò che fa la differenza tra giusto e sbagliato. Una piccola scintilla nel cuore umano permette di muovere le montagne. Può addirittura cominciare una rivoluzione da una piccolissima scintilla che infiammi un’idea…. Così è cominciata la rivoluzione Francese o la grande intuizione di Karl Heisenberg - Una persona in una stanza nel cuore della notte che comprende la fisica dei quanti, la teoria che cambia il mondo!
Non c’è bisogno di grande energia semplicemente di una idea chiara e netta -
E dovremmo comprenderlo come artisti contemporanei che fanno parte di una tradizione che risale all'inizio della umanità. Pensate, i manufatti più antichi dell'esistenza umana su questo pianeta sono degli utensili in pietra e delle incisioni pittoriche.
Se voi entrate in una caverna preistorica per andare a vedere come vivevano gli uomini di ottomila anni fa, troverete delle pitture e degli utensili. L'arte e la tecnologia. Questo sta all'origine dell'umanità!
Noi siamo partiti da lì. Siamo sempre stati artisti in grado di fare strumenti che ci aiutavano a capire ed a realizzare nel mondo la nostra visione. Non ciò che vediamo con gli occhi ma piuttosto ciò che sentiamo nel nostro cuore.
Una cosa molto importante e speciale per noi tutti!
Tenete presente che fare arte è un lavoro molto serio, che può essere molto divertente e umoristico. Ma che in linea generale è una attività molto seria. Ci sono persone che sono morte ed altre che sono state salvate, persone che hanno combattuto delle battaglie e delle guerre sulle immagini.
Voi dovete essere quelle persone che hanno una visione dell’umanità che riconduce alle origini dell'uomo.
E se quindi vogliamo creare una immagine e se vogliamo realizzare quelli che sono i pensieri, i più profondi in noi, se vogliamo esprimerli e portarli fuori dal mondo, e questo fa spavento ad un giovane… dovrete essere assolutamente onesti e veritieri. Dovete essere fedeli a quello che è il linguaggio del cuore.
Questo è ciò che gli artisti devono fare negli studi, negli atelier, nei luoghi dove eseguono le loro opere.
C'è una espressione nella cultura Indù che io amo moltissimo “ Dharshan “ per indicare l'idea del vedere e dell'essere visti da Dio.
E’ ciò che fanno gli artigiani e gli artisti in India, ciò a cui pensano sempre.
Quindi nel vostro studio, nei momenti più intimi non siete mai soli, c'è sempre un’altra presenza che potreste chiamare Dio, Mistero, chiamatelo come volete - ma ciò che più conta è che è composta da voi stessi, dalle vostre idee, dai vostri sentimenti - Ma che viene anche dall'esterno, dal mondo, dal cosmo ed entra nella stanza insieme a voi – in un dialogo continuo tra queste condizioni.
Cercare il vero significato della vita umana, scoprire l’interiorità più profonda è il viaggio più antico dell'umanità. Questo realizzano le persone che meditano, che arrivano ad uscire e ad allontanarsi dal mondo per scoprire se stessi. Non ci sono risposte giuste o sbagliate per chi segue questa strada.
Io mi pongo delle domande, ma non saranno le risposte che mi aiuteranno a proseguire. Certo si può avere aiuto da altre persone ma state certi che saranno i nemici a darvi l'aiuto maggiore, perché solo quelli che sono negativi vi permetteranno di conoscervi meglio, in quanto in essi vedrete l'opposto di voi stessi.
E questo è il punto più importante:
la vostra guida durante la vita non sarà la conoscenza ma il mistero.
La conoscenza ed il sapere sono il risultato del viaggio che si intraprende.
Quando vi arrampicate su di una montagna per arrivare sulla cima e da quel punto avete la conoscenza del viaggio - tutto è finito, e quindi cosa fate… cominciate a scendere, non potete fare altro.
Il mistero è una cosa diversa. Il mistero è la ragione eterna del perché noi ci arrampichiamo sulla montagna, perché intraprendiamo questo viaggio, perché dobbiamo sempre andare avanti, e se torniamo indietro...
quando nel nostro cervello, nel nostro cuore c'è qualcosa che ci dice... No! non si può tornare indietro….
Ecco questo è il movimento della vita, questo è il fiume della vita!
QUINTETTO degli ATTONITI
Ho realizzato nel 2000 un’opera intitolata “Il Quintetto degli attoniti".
Il video riprende un gruppo di persone che pur senza pressione esercitata su di loro comincia a provare qualcosa nel proprio intimo che cresce e diventa sempre più forte - rendendoli sempre più forti, ma altrettanto dolenti. Sentono come delle emozioni che nascono, che entrano nel loro corpo, nel loro essere, e questo li modifica in modo assolutamente profondo - ed alla fine ne escono... come un’onda che li attraversa.
Noi tutti nella vita abbiamo sperimentato questi momenti di stress in cui eravamo spaventati o abbiamo provato paura per qualcosa. Momenti in cui abbiamo pensato - non sarò in grado di fare tutto questo!
Mentre altre volte, che tutto fosse fin troppo semplice. A volte ho realizzato dei lavori che ho messo da parte e di cui non ero affatto soddisfatto. Perché noi tutti vogliamo fare ciò che tutti possono capire, così che possano stare bene – e questo arriverà a sempre più persone finché risulterà una condizione naturale.
L'11 settembre del 2001 in America, il giorno dell'attentato eravamo al Metropolitan Museum di N.Y. con un lavoro molto simile al “Quintetto degli attoniti" allestito già da qualche mese..
Ho saputo dal Museo che in quei giorni molte persone andavano a vedere la mia opera e si mettevano a sedere nei sedili di fronte per pregare e piangere perché avevano perso delle persone care. Devo ammettere che come artista contemporaneo non mi ero mai reso conto di quanto potere e di quanta forza disponiamo per restituire o per visualizzare le cose per tutti gli altri.
Mi sono commosso molto nel sapere che le persone venivano non per vedere l'arte ma per loro stessi.
E questo è andato avanti per anni dopo l'11 Settembre.
La prima volta che ho capito che il mio lavoro non è solo per me stesso o per l’arte!
Una svolta nella mia vita, che ha cambiato molte cose. Mi ha fatto comprendere cosa vuol dire donare agli altri o prendere idee, immagini e poi mandarle verso il mondo.
Questo è “Il quintetto degli attoniti”.
Vorrei raccontarvi di una esperienza che io e Kira ( Perov ) abbiamo avuto in Giappone nel 1980 nel Suntory Museum of Arts dove in quel momento era allestita una mostra di Bodhisatva. Non so se sapete cosa è un Bodhisatva. Si tratta di un Buddha molto speciale, una persona santa che raggiunge l’illuminazione ai livelli più alti possibili. E quando si realizza questo nel buddhismo si dà la possibilità di lasciare il ciclo di morte e di nascita, un ciclo ripetuto incessantemente perché gli esseri umani commettono gli stessi errori, tutto il giorno, tutti i giorni, di continuo e non sembrano in grado di staccarsi da questo.
Ma se viene raggiunto lo stato del Buddha si può abbandonare questo ciclo ed andare verso quello che tutti chiamiamo “Cielo”. E la cosa bellissima dei Bodhisatva è che quando appunto raggiungono il Cielo e sono pronti per essere liberati, che fanno?....
Si voltano e tornano giù nel mondo, tornano dentro di noi nella nostra esistenza umana in modo che possono aiutare tutti noi a trovare la strada.
E’ molto commovente questo.
Noi quindi eravamo li in una bellissima fila di sculture. Io con un libretto che leggevo con grande attenzione. Volevo sapere tutto sul buddismo, stavo cercando di capire ascoltando attraverso le auricolari cosa diceva la guida. E mentre eravamo lì una vecchia signora che aveva con sé dei foulard come quelli benedetti dal Buddha, camminando nel corridoio ha cominciato a mettere su ogni statua della lunga fila queste sciarpe. Solo quando è arrivata in fondo si è voltata, si è inchinata, le mani giunte per poi allontanarsi.
Sono rimasto molto colpito non solo che mettesse queste sciarpe sulle statue dei Buddha, ma che toccasse accarezzando delicatamente queste statue, cosa che nei musei non si fa’ mai. Poi ho capito che lei stava usando l'arte, la stava adoperando come se fosse qualcosa che potesse toccare liberamente, scambiare.
Una cosa così fantastica… non ho mai visto nessuno usare l'arte in questo modo, di solito la si guarda soltanto.
E’ come se avessi un computer e non inserissi mai la spina lasciandolo li come un oggetto inanimato.
Ecco cosa ho imparato da questa donna, ho capito come inserire me stesso, come inserire il mio essere, come diventare parte della natura. E che per fare un opera d'arte bisogna usare tutto il corpo non soltanto la propria testa o le mani, bisogna rendere disponibile tutto il proprio essere.
Avrei molte altre cose da aggiungere in proposito ma il tempo sfugge e quindi vi parlerò di questa mia esperienza. Nel 1991 è morta mia madre. Ovviamente si è trattato di un momento molto difficile per me.
Ero molto triste, non riuscivo a lavorare, tutto si è fermato per alcuni mesi.
Dopo quando sono uscito da questa esperienza, e non voglio addentrarmi oltre sulla perdita di una persona cara perché voi tutti sapete bene di cosa stia parlando - è una cosa inaccettabile, non si riesce neppure a darsi una spiegazione - Quando finalmente sono tornato in studio ho avuto un po’ di difficoltà nel ricominciare a lavorare, per questo dolore, che mi spingeva a pensare alla perdita di una persona.
Non è una cosa piacevole a cui pensare, ma ho cominciato ad analizzare cosa stavo provando. Mi sono reso conto che perdere qualcosa o qualcuno che si ama particolarmente in un certo senso, può essere il dono più grande. Quando perdete qualcuno e si soffre della sua perdita, nel lavoro o nel gioco, questo vi insegna ad essere umili.
Se si tratta di gioco, io perdo e tu vinci. Ok riproviamo!
Quando si perde una persona amata si capisce cosa sia veramente la vita umana, si capisce perché la vita è così preziosa e si scopre che l'amore in definitiva è la cosa che dura per sempre. Ed io questo non lo sapevo.
Un aiuto mi è venuto dal nostro maestro Zen del Giappone che sostiene che la perdita ci insegna a lavorare da una posizione di debolezza piuttosto che da una posizione di forza.
Dunque tutti voi artisti e chiunque di noi in questa stanza dove comprendere che non sarà sempre possibile agire da una posizione forte. E’ una lezione importante rendersi conto che la perdita alla fine ci insegna qualcosa molto difficile e profondo, che l'esistenza è temporanea e provvisoria.
Da questo luogo possiamo vedere le bellissime statue di Michelangelo, il Davide, i Prigioni che sono qui da diverse centinaia di anni. Certo noi non dureremo altrettanto.
Questa stanza presto sarà riempita da altre persone, così come cento anni fa lo è stata di altre.
Negli insegnamenti del Buddha viene detto - Tutta la vita è cambiamento. Tutto cambia - Questo è quello che il Buddha ci ha insegnato - Tutto si muove, tutto fluisce.
Io credo che il dono più bello che ho avuto dalla perdita di mia madre è stato che da quella esperienza riuscivo a sentirla ovunque. L'ho sentita in una canzone, l'ho vista in un luogo, l'ho vista anche nella faccia di un estraneo, sull'autobus. L'ho vista negli occhi del mio bambino quando mi guardava, l'ho vista quando la gente era in vacanza.
La vedevo al nascere dei fiori in primavera. L'ho vista negli sguardi delle persone in ospedale.
E la vedevo quando camminavo da solo nella notte, per la strada. Era sempre li con me.
TECNOLOGIA e ILLUMINAZIONE
Voglio parlarvi di tecnologia che a noi tutti è molto utile ma che nello stesso tempo avvertiamo come qualcosa di pericoloso. E sebbene ci sia un motivo per questo, noi non lo comprendiamo correttamente.
Uno studioso americano di religioni comparate che io stimo moltissimo sostiene che le due forze che più hanno toccato la vita umana nella storia sono la tecnologia e la rivelazione
Questa affermazione mi ha intrigato molto. Come dire - noi tutti siamo composti da una sostanza fisica e da una cosa metafisica. Si può pensare al corpo nel suo aspetto solido ed all’anima eterea fatta di niente.
Si può pensare all'hardware ed al software del proprio computer. Due cose completamente diverse ma complementari.
Questa che noi viviamo è certo l'era tecnologica. Come artista dei media conosco bene la tecnologia. Vi lavoro da quaranta anni e in tutto questo tempo ne ho conosciuta abbastanza. Per questo dico che viviamo un momento molto interessante. Vorrei allora parlarvi brevemente dell'origine della tecnologia cominciando con un aneddoto in proposito. Una vignetta all'inizio dell'era Internet in un giornale, mostrava due cani seduti davanti al computer. Il cane più grande stava facendo vedere al cane più piccolo come entrare su Internet e come usare il computer - e gli diceva… il bello di Internet è che non sanno mica che sei un cane…
Il termine tecnologia, la sua idea proviene dall'antico greco “teknè” come modo per trattare qualcosa.
Il mito racconta di Prometeo che va sul monte Olimpo per prendere il fuoco agli Dei e donarlo agli uomini. E questi sono così contenti di avere il fuoco e poter riscaldare la casa, cucinare il cibo, decisamente migliore se cotto, che pensano di aver così risolto molti dei loro problemi.
Un giorno qualcuno che stava cucinando si è ustionato un dito procurandosi una ferita alla mano.
Solo allora si sono resi conto che ci si può anche bruciare, che può bruciare la casa, che può bruciare tutta la foresta e che questa invenzione non era poi del tutto affidabile.
Dunque la tecnologia sembra avere due versanti, negativo e positivo, che noi nel suo utilizzo dobbiamo tener presenti.
Stavamo Nel 2005 con mia moglie Kira ed i nostri due bambini siamo andati a Dharamsala in India a visitare il Dalai Lama. Stavamo realizzando un progetto per aiutare i profughi Tibetani e volevamo andare a Dharamsala per incontrare il Dalai Lama e donare delle opere d'arte come parte di una grande mostra che si stava per realizzare. Volevamo sapere chi erano queste persone e cosa si aspettavano da noi.
Quindi siamo stati ricevuti in udienza dal Dalai Lama, per quaranta minuti, una cosa davvero straordinaria.
Credo che il momento più memorabile sia stato quando il Dalai Lama, stavamo parlando della tecnologia perché io parlo sempre di tecnologia, la si detesta, la si ama, ma non la si abbandona, e quindi ho detto -
"la tecnologia è stata veramente la causa di molti problemi nel mondo "
Lui immediatamente mi ha risposto -
" Non è la tecnologia”
Era la prima volta che qualcuno dicesse che la tecnologia non fosse un problema.
Gli ho quindi chiesto, " Ma cosa intende?"
E lui tenendo su una forchetta in mano, eravamo li nella sua residenza personale –
mi ha detto: "se io ho l'amore nel mio cuore, posso prendere questa forchetta e darti del buon cibo, ti posso alimentare, ti posso nutrire. Però se io ho odio nel mio cuore e rabbia, posso prendere questa stessa forchetta e ucciderti. Non è la tecnologia, è l'intenzione umana, è quello che avete nel vostro cuore in quel momento quando date qualcosa a qualcuno..."
Non avevo mai sentito prima niente di simile. Poi gli ho parlato del mio "medium" la televisione, dei congegni elettronici che possono creare così tanta distrazione e del perché la gente rimane seduta li davanti, immobile, come ipnotizzata. Gli ho raccontato di come mio padre guarda la televisione, di mio padre che entra in una stanza, accende la televisione e poi esce e se ne va lasciando la televisione accesa che va avanti, bla bla bla…
Il Dalai Lama mi ha guardato negli occhi e mi ha detto... “Ma anche io lo faccio”.
Allora mi sono ricordato che il Dalai Lama è un maestro spirituale, ma è anche una figura mondiale, un politico
e che lui stava giocando con me.
NATURA della VISIONE
Prima di concludere vorrei parlarvi del Davide di Michelangelo, di questa statua priva di vestiti che provoca ancora così tanta meraviglia e quindi fare alcune considerazioni in proposito.
Credo che si possa dire che viviamo un momento cruciale, il più importante forse dalla rivoluzione industriale – da quando la tecnologia digitale è entrata nella nostra vita e nel nostro mondo e non possiamo più fermarla. Dobbiamo capirla e dobbiamo renderci conto che tutto il mondo sta cambiando a tal punto che l’idea del Davide, che Michelangelo ci ha dato sta diventando inesorabilmente obsoleta.
E vorrei spiegare questo concetto.
I Greci antichi, Euclide in particolare ci hanno insegnato che la luce si muove lungo una linea retta.
Una scoperta veramente straordinaria che ha permesso a Brunelleschi di eseguire il celebre esperimento di fronte al Battistero del Duomo di Firenze e a consegnare al mondo la prospettiva.
Per la prima volta ha spiegato in termini tecnici la prospettiva. Certo tutto questo deriva da Euclide, che nei secoli ha portato alla nascita dell'ottica e della fisica moderna. Ma già nel tredicesimo e quattordicesimo secolo questa idea di Euclide, l'idea che la luce si muove lungo una linea retta era stata applicata da tutti quei muratori ed edificatori che hanno creato le straordinarie cattedrali del Medioevo.
Anche loro hanno applicato le idee di Euclide per creare quella geometria sacra che scopriamo in tutte le Cattedrali, soprattutto del tardo Medioevo. E nello stesso tempo, e questa è la cosa più interessante hanno creato e sviluppato una descrizione tecnica di Dio…. “Dio è un essere centrale che è ovunque ma la cui circonferenza non è da nessuna parte”. Una affermazione veramente straordinaria se pensata nel tardo medioevo. Dio è un essere il cui centro è dovunque così che noi tutti possiamo sentire Dio dappertutto, ma la cui circonferenza, il perimetro, il limite non è da nessuna parte.
Questo accade anche qui con questa opera straordinaria di Michelangelo...
Se noi guardiamo il Davide, quello che vediamo è ancora una volta qualcosa che viene da Euclide.
La stessa linea di veduta.
Lui in piedi di fronte a Golia, gli occhi che guardano direttamente gli occhi di Golia.
Ha un arma con sé pronto a lanciare il colpo fatale. Un’immagine molto potente, e non è solo un’immagine potente dei Medici e di quell’epoca storica, è qualcosa che punta direttamente ai nostri occhi.
Davide che prende la mira e lancia.
Si tratta di un unica linea che parte da Euclide e che finisce qui, che finisce qui e porta alla morte.
Tuttavia io credo che oggi e a cominciare dalla metà del 20 secolo vi sia un modello diverso che si evolve
molto rapidamente, molto più rapidamente di quanto si pensi.
E' un modello che proviene dall'Est, dall' Asia.
Si tratta di un essere assai diverso da Davide che guarda di fronte e ha il potere di uccidere da solo con una arma, una macchina da guerra. Si tratta di Avalokiteśvara il dio asiatico che può essere sia maschile che femminile. Un essere che vede tutta la sofferenza del mondo, tutta insieme.
Che ha mille braccia e queste braccia sono li per alleviare la sofferenza del mondo. Ha mille mani ed in ogni mano c'è un occhio in modo da poter vedere tutta la sofferenza del mondo e aiutare tutte le persone del mondo che soffrono e tutte allo stesso tempo. Davanti, dietro a destra a sinistra, sopra, sotto, è assolutamente cosciente di tutto ciò che esiste in tutto il mondo e in modo simultaneo. Non segue la linea retta, la sua è una visione sferica. Vede tutto ed in tutte le direzioni e questo in modo simultaneo.
Non si tratta quindi di una visione basata sul tempo o sullo spazio.
E’ Avalokiteśvara, un uomo che sente di dover aiutare tutte le persone che hanno bisogno di aiuto. Ed era così angosciato e soffriva cosi tanto perché incapace di portare aiuto a tutti, che la sua testa esplose liberando un altro essere con altre nove teste così da poter vedere in tutte le direzioni e aiutare tutti gli esseri al mondo.
Oggi la visione delle cose è completamente diversa. La cultura orientale si sta mescolando a quella occidentale. Vi sono frammenti e brani di queste culture che si stanno ricombinando - e quando si incontreranno definitivamente sarà un momento straordinario per la storia del mondo.
Nella visione asiatica, orientale come ho detto tutte le direzioni sono uguali, ci sono tutti i punti di vista, simultanei: Non c'è un unica linea retta. Non ci sono gerarchie, non ci sono posizioni privilegiate - la fine della tirannide della linea, della linea euclidea.
Ricordo ancora quando a scuola mi facevano tracciare le linee rette… adesso possiamo unire tutte le cose nelle tre dimensioni e creare modelli tridimensionali. Possiamo usare Internet, molto simile a questa straordinaria idea medievale secondo cui il centro è ovunque ed il limite non è da nessuna parte. Questa è Internet! E noi stiamo entrando in questa era digitale con questa idea di esistenza al di fuori del tempo, al di fuori dello spazio –
Una nuova geometria.
Devo dire che sono molto interessato e mi intriga molto pensare dove andremmo e quali strade seguiremmo con questo nuovo modello che non riguarda Davide, che pur rimane una creatura straordinaria.
Vorrei concludere con un ultima osservazione.
Molte culture del mondo descrivono l'essere umano come un essere che ha con sé tre grandi bacini di umanità
Il primo relativo ai “non ancora nati” - l'infinito. Dietro di noi c'è un mare infinito di esseri che non sono ancora nati ma che arriveranno e continueranno ad arrivare.
Dall'altra parte ci sono i morti. Tutti quelli già passati attraverso il mondo, e così per l'eternità.
Dunque due serbatoi eterni, i non nati ed i morti.
Dobbiamo preoccuparci di tutte e due e prenderci cura di entrambi, dei non nati e dei nostri antenati.
Ma in mezzo?... Noi siamo li.
Noi siamo gli unici di questo sistema che possiamo esistere per un periodo di tempo limitato. Non siamo eterni. Noi arriviamo sul palcoscenico della vita dalla parte sinistra e poi vaghiamo attraverso il mondo
ed usciamo a destra, non tornando mai indietro.
Questa è la ragione per cui la vita umana è così preziosa, è perché si basa sul tempo e non sulla eternità.
Nel 2007 ho realizzato per la Biennale di Venezia " Ocean Without a Shore " Il titolo di questa opera deriva da una idea di Ibn Arabi un mistico dell'Islam che diceva che noi stessi siamo “un oceano senza riva”. Non c'è fine, non c'è inizio, ma c’è un continuo. E noi siamo li - noi viviamo in questo mare della vita.
Un altra persona molto importante che mi ha aiutato a capire tutto questo è un meraviglioso poeta del 20 secolo del Senegal - Birago Diop. Se volete sapere della morte dovete parlare con qualcuno che viene dall'Africa.
Loro sanno esattamente cosa c'è dentro la Terra e nel Cielo E lo sanno in un modo veramente speciale
Vorrei quindi leggervi una poesia di Birago Diop e mostrarvi un ultimo video per questa sera.
Hearing things more than beings, | listening to the voice of fire, | the voice of water. | Hearing in wind the weeping bushes, | sighs of our forefathers.
The dead are never gone: | they are in the shadows. | The dead are not in earth: | they’re in the rustling tree, |
the groaning wood, | water that runs, | water that sleeps; | they’re in the hut, in the crowd, | the dead are not dead.
The dead are never gone, | they’re in the breast of a woman, | they’re in the crying of a child, | in the flaming torch. | The dead are not in the earth: | they’re in the dying fire, | the weeping grasses, | whimpering rocks,
they’re in the forest, they’re in the house, | the dead are not dead.
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