Sergio Breviaorio    
  Maurice Nio Progetto di ampliamento Centro Pecci Prato  
Amnon Barzel  
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci  
 
   
 

 

... CENTRO PECCI 
     

 

"Anche un Museo può essere un' opera d'arte, frutto del tempo, del luogo e della società.
- Non ci sono fenomeni isolati -
come ha detto un filosofo dell'eta moderna - che ' tutte le cose del mondo sono legate, a tutte le cose del mondo '
Non ci sono fenomeni isolati!
Il Museo Luigi Pecci di Prato è stato un fatto che per un altro paese potrebbe essere considerato molto normale, ma qui, in queste circostanze è stato un atto di grande avanguardia -
perché il Museo non aveva nessun modello e per tutto il tempo della sua realizzazione cominciata nell'86 e fino all'aperture nell'88 - non vi erano musei attivi, veri, di Arte Contemporanea.
Soltanto il Museo di Rivoli è stato aperto negli stessi anni.
Esistevano poi alcune decine di Musei Comunali di arte contemporanea, ma si trattava di realtà locali.
E' stato un atto di avanguardia!
Perché frutto di un altro fatto che sembrava sorprendente: la collaborazione tra privati ed un ente pubblico. Privato e pubblico che non avevano mai collaborato in Italia.
Una cosa questa molto strana.
Così come il progetto, andato avanti nonostante lo scetticismo di molti.

L'episodio di Prato è il frutto di questa collaborazione - tra l'industria tessile della città che
allora era il centro più importante d'Europa nella produzione di manufatti, di lane e di filati.
La più grande concentrazione di fabbriche, duemila tra grandi e piccole.
Una cosa enorme!
E dunque uno dei leader dell'industria pratese, la famiglia Pecci, ha deciso di fare una donazione al Museo, e consentire di costruire e di iniziare un'attività.
La Cassa di Risparmio e la banca dell'industria pratese ed il Comune di Prato hanno collaborato fin da subito. Allora c'era una amministrazione di sinistra mentre come saprete la Confindustria ha ben altri orientamenti.
E' stata una sinergia incredibile e decisamente interessante. E' stato davvero il primo Museo d'Arte Contemporanea in Italia, ed è stato un vero atto di avanguardia.

Ma la questione era : come si fa un Museo?
Prato con la sua importantissima produzione viveva all'ombra di Firenze. E non è facile vivere all'ombra di una città come Firenze.
Un personaggio della cultura italiana e giornalista della Repubblica allora si chiedeva -
'come è possibile che a Prato si possa creare un Museo, nella città meno attraente d'Italia'
Certo il Museo è a Prato, ma questo Museo non è un fatto locale.
( Ho sempre detto che il Museo è sull'autostrada, letteralmente)
E' a Prato perché i Pratesi hanno voluto creare qui questo Museo.
Mi aspettavo chissà quale rivolta - a questa mia affermazione, invece, dopo un mese o due, ad una intervista, un importante imprenditore ha detto qualcosa come..
"la mie fabbriche sono a Prato ma la mia produzione è per il mondo"
Citazione questa molto importante, perché fa capire la natura del luogo.

Così come per l'arte, che non è solo lo studio dell'artista, l'arte esiste in tutto il mondo, passa come una geografia alternativa. L'arte non ha confini - e tutti i fenomeni che vediamo, odio e razzismo, non esistono nel mondo dell'arte.
Il mio non è uno slogan.
E poi il mondo dell'arte vive di una grande velocità di comunicazione. Forse è l'unico campo in cui
c'è la creatività di tutto il mondo e dappertutto diffusa.
Inoltre nell'arte i problemi economici quasi non ci sono, perché l'arte è diventato un campo economico enorme ed importantissimo - in crescita esponenziale.
Prendete le quotazioni di un opera di Jackson Pollock o di un artista come Thomas Schult che io ho portato al Pecci nel 1990. Scatta solo fotografie, e due settimane fa una sua opera è stata venduta per 240mila dollari - una fotografia non unica..
Questo è un fatto importante. Non si può parlare dell'arte solo come un "paragrafo spirituale" perché gli artisti vivono, ed hanno dei bisogni -
come i critici che continueranno ad esistere e gli studenti dell'arte, finché l'arte sarà basata su di una giusta economia - giusta, nel senso che rappresenta il suo tempo.

 

Bene questa sinergia fra privati e pubblico è stata la precondizione alla creazione del Museo. Ma devo anche dire che fin da allora si è posto il problema della Collezione. Io sono stato felice che creando il Museo di Prato si cominciasse a collezzionare.
Un nuovo museo non deve ricevere donazioni di opere d'arte - perché solo così si cancellano pensieri preconcetti sull'arte.
Tutta la Collezione del Museo Pecci, che oggi è davvero importante - è il frutto di acquisizioni fatte ad ogni mostra. Diciamo che la collezione del museo si amplia con le mostre del Museo.
Questo vuol dire che la collezione alla fine è la biografia del Museo. La sua autobiografia.

E poi non è facile parlare così liberamente di una collezione - perché si tratta di un esercizio, del comprare e del vendere - del mostrare e dell'acquisire.
Questo è il concetto del Museo di Prato.
Non conosco le direttive di oggi, ma allora erano queste.
Quando si fa la mostra di un artista, una grande personale -
c'è la possibilità di acquistare direttamente le opere, e non fare riferimento ai prezzi del mercato.

 

Il Museo di Prato è stato visto come un Centro per la diffusione di informazione sull'arte.

Certo ogni Istituto come tale si occupa di formazione oltre che essere centro di diffusione di sapienza, come Musei, le Università e le Accademie -
E come centro di diffusione è stato creato un Dipartimento di educazione che volevo chiamare
" Dipartimento gioventù" - Wow!!
Ma la parola gioventù a molti sembrava troppo fascista.
Bene! Il dipartimento di educazione si è rivelato molto importante. E per lungo tempo è stato
diretto da Bruno Munari, un autentico genio!
E' stato fantastico! Un dipartimento di educazione per niente noioso, anzi vivace, che dopo aver aperto una attività per bambini, ha preso a realizzare corsi intensivi per le realive madri e i genitori.
E vi posso assicurare che per molti di loro era la prima volta che entravano in un museo. Un luogo che può incutere timore!
E' stata un esperienza importante per tutti loro.

Ma la cosa più importante è stata di istruire delle guide, il personale che conduce per le sale del museo. Perché non si dovrebbe pronunciare una parola senza poterla spiegare... cubismo!
Cosa è il cubismo? Spiegare dunque cosa è ed il suo significato, o non utilizzare affatto questo termine - perché tutti scappano quando si parla una lingua professionale, indecifrabile o che solo pochi conoscono...
Allora si trattava di rimuovere questa barriera dentro l'arte.

 

Per tornare al Museo - devo dire che è stato un fatto che ha avuto un grande peso, oltre ad essere stata una esperienza molto importante ed interessante.
Il Museo è stato conosciuto dall' intero mondo dell'arte, fin da subito, alla sua apertura -
perché c'è stato un lavoro intenso, diciamo così, di pubbliche relazioni.
Un lavoro realizzato non da una agenzia di pubblicità - Piuttosto nel tempo io sono stato l'unico "Public relation", mi sono occupato della pubblicità ed ho fatto l'Ufficio stampa - perché tutto deveva essere personale!
Quando si crea un museo -
in una situazione senza modelli, in questa zona, in Italia - è tutto davvero molto complicato.
Per nostra fortuna nel mondo c'è stato da subito un grande interesse!
Un fatto incredibile!.. Che vicino a Firenze si potesse portare l'arte contemporanea.
Per questo continuo a ripetere che il Museo di Prato è stato un fatto di avanguardia.

C'è una tendenza molto diffusa a lamentarsi delle difficoltà.
Ma io dico sempre a proposito: "Non lo avete ancora fatto.. Ma di certo lo si può fare"
E Prato è un esempio.
Certo l'architettura di Italo Gamberini non è grande, ma è uno spazio - e per l'arte ogni spazio è utile, che sia un ex ospedale, un ex rifugio, una rovina.

E' stato davvero un anno magico.
Luciano Berio per l' inaugurazione ha creato un evento speciale facendomi un omaggio personale, realizzando in ebraico un opera.. Ofanim.
Noi ne siamo stati i produttori.

 

L'apertura del museo è stato un avvenimento così importante che ne potrei parlare per ore.

Un altro fatto tuttavia importante di quegli anni e del Museo -
Museo senza modelli intorno, quasi un deserto per l'arte contemporanea -
ma devo anche dire che il deserto non è male, perché dà la grande possibilità di fare tutto quello che vogliamo. Non c'è confine e si può fare tutto!
E così è nata la Scuola per Curatori dell'Arte Contemporanea.
Un operazione sovvenzionata interamente dalla Comunità Europea -
che si è rivelata un' ottima scuola, da cui tra gli altri sono usciti curatori come Huan Rou esperto dell'Arte Cinese.
Dodici studenti e poi curatori molto conosciuti nel mondo dell'Arte.
Talenti interessanti che non avevano mai lavorato in un museo, che non avevano mai visto il caveau del museo, che non conoscono il meccanismo, il modo di conoscere la gente, gli artisti - la collaborazione con gli altri musei - Tutto questo è stata la scuola.

Quando dico che Il Centro Pecci è stato un centro di formazione -
e di diffusione dell'arte mi riferisco al fatto che è stato realizzato un centro di formazione e documentazione sull'arte -
con una biblioteca, una emeroteca, tutte le riviste d'arte che arrivano da tutto il mondo.

Ci sarebbero davvero tante cose da dire ancora!


 

 
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