Sergio Breviaorio    
 Olafur Eliasson Der drehende Park, 2000, Nordhorn  
Dopopaesaggio Catalogo  
Castello di Santa Maria Novella, Fiano - Certaldo Firenze.  
 
   
 

 

Spazio sociale e ambiente naturale nell'arte contemporanea      

 

PierLuigi Tazzi
A Remo Salvadori si deve il primo intervento realizzato di tutto il progetto - e che segna anche il punto abbastanza significativo, il centro del cortile del Castello, con un titolo stimolante ma direi quasi di una profezia positiva, ed il titolo è:
"Il Lunedì piantare il Ciliegio ed allo stesso tempo il Giglio bianco, il Caprifoglio, la Ninfea..."

 

Remo Salvadori
Mi sembra che sia passato così tanto tempo che quasi non ricordo. Ma mi ha fatto molto piacere vedere i miei amici così straordinariamente presenti a quell'evento.
Cercherò così di portare questo evento quì.
Perché certo quella di Santa Maria Novella è stata una bellissima esperienza umana, di amicizia. Diciamo che ci siamo presi tutti molto sul serio, è stato molto piacevole arrivare da Claudia (Paludetto) che ha fatto sì che questo contenitore diventasse luogo di incontro.

E poi è successo come accade a noi quando ci incontriamo - che rimane anche un deposito. Diciamo che sono state depositate, come dire, delle forme di intelligenza, delle forme che forse verranno consumate dal tempo o forse resisteranno, comunque sono testimoni -
queste forme, del nostro modo di vivere, delle nostre inclinazioni.
A proposito di inclinazioni - ultimamente pensavo... cosa è più interessante: il filo a piombo o l'inclinazione. Va bene! (esitazione) Possiamo continuare a pensarci.
Forse è più interessante quell'elemento che ci dà più varianti, che crea più spazio per noi.

Vorrei allora raccontare anche per collegarmi a "Dopopaesaggio" una storia che mi è capitata nel 2000, che adesso sembra una data lontanissima.
Allora mi trovavo ad Acquisgrana, sempre per questa storia dei giardini -
perchè c'è un progetto per il giardino del Venerdì.
Ma nel frattempo una signora molto anziana e desiderosa di avere un mio lavoro - quello che io chiamo "nel momento" :
questi elementi in piombo che ogni tanto trovo l'energia per farli, e mi sembra sempre bellissimo - Questa signora voleva uno di questi elementi da mettere nella sua casa. Ebbene io ho passato con lei un pomeriggio per cercare la collocazione, e ad un certo punto la signora mi ha detto ... uno mettiamolo quì!
Ed io le ho risposto - Ma quì c'è un bellissimo vaso di rose, un dipinto di rose bellissimo. Non me la sento proprio di metterlo qui - Al che lei ha detto : Ce l'ho da tanto termpo, da così tanto tempo che mi piacerebbe mettere un tuo elento.
- Daccordo, gli ho risposto, però mi deve dire di chi è questo quadro -
Lei lo ha preso e ha detto: Questo quadro è del fratello di Rainer Marie Rilke!
Al che sono rimasto turbatissimo.
Allora la mia intenzione di non sostituirmi a questo quadro, con questo elemento momentaneo era anche corretta. Comunque lei ha insistito, ed io detto dentro di me - e lo posso dire anche quì adesso "...vuol dire - in ommaggio al fratello di Rainer Rilke pianterò delle rose! "
E questo anno in una di quelle occasione che succedono.. io ho piantato le rose. Dopo sette anni. Mi sono serviti sette anni per piantare queste rose.

 

Fabio Cresci
E' capitato e capita di incontrare molte vite dedicare all'arte. Ma è molto più raro incontrare un'arte dedicata completamente al servizio della vita.
Almeno a me.
Perchè?
L'eredità probabilmente! L'eredità che abbiamo avuto è fuori dal giardino.
E' la negazione del giardino, è la distruzione del giardino.
Grazie questo ad un seme, vorremo dire ( e darne una immagine figurata).
Ma perché allora, anche se pur raramente ci incontriamo ogni tanto, con un'arte dedicata alla vera vita!?
E questo quando è capitato ci commuove, anche, sempre! Questo perché, grazie ad un altro seme probabilmente, a cui era stato provveduto - (E quì non c' entra più
il recinto) ma grazie all'operato di questo seme si
tratterà di.. la completa trasformazione di questo corpo celeste dove noi siamo - in un parco, in un giardino.
Il riconoscere questo dai segni dei tempi, è un' arte. Riguarda l'arte. E anche il definire la propria posizione al riguardo ha molto a che vedere con l'arte, ed è simile ad un viaggio.
E' un viaggio! Sicuramente.
Il mio augurio è questo: C'è chi si mette in cammino adesso o chi deve continuare il viaggio, l'augurio non (è) tanto che si incontri con una grande fortezza che possa ripararlo miracolosamente da tutto, ma semmai, che incontri come una seduta, con una piccola tettoia, che gli possa dare un pò d' ombra in una terra arida, e che gli sia un pò di sollievo e gli serva un pò da riparo contro i temporali.

 

PierLuigi Tazzi
Se Remo parlava della piantagione, ed è già una forma di cultura, Fabio parla di semi che è già qualcosa di differente.
Voglio dire che si parla di un arte che si incontra con la vita.
E credo che l'artista sia come un albero che affonda le proprie radici nel terreno di origine, poi i rami spaziano nell'aria, e soffia il vento... è come lo spirito che non si sa da dove viene nè quando. A questo punto vorrei sentire Irene che parte da un territorio diverso da quello in cui sono nati e cresciuti sia Remo che Fabio.

 

Fortuyn/O'Brien
Sentivo già da ieri mentre mi avvicinavo al Castello, di nuovo -
il desiderio di parlare ancora con gli artisti del progetto che va avanti da qualche anno.
E sono riaffiorate tutte le emozioni di quando vengo in Italia ed incontro i miei amici dell'arte, italiani - Quì c'è sempre questa storia che continua - e che sembra non cambiare mai! E' dentro il territorio così profondamente che è difficile per me parlarne.
E quando sento parlare Remo, raccontare di questo - rimango incantata.

Quindi quello che posso fare è una riflessione sulla responsabilità artistica che io sento come Olandese.
Quando abitavo a New York alcuni anni fa, saltava evidente la differenza che c'è tra giardino e paesaggio. In America c'è il paesaggio, in Europa c'è solo giardino -
un paesaggio cioé toccato per intero dalla mano dell'uomo.
In America si sente cosa è il paesaggio "Landscape" una natura forte che fa paura -
un luogo pericoloso.
Quì in Europa è cultura. Abbiamo come dire messo una firma al paesaggio:
il paesaggio ed il giardino è il nostro strumento di riflessione.
E poi al suo interno, in Europa ci sono altre differenze. Io per esempio vengo da un paese, l'Olanda - dove non c'è roccia, c'è solo acqua e suolo.
Quì in Italia c'è solo roccia, si può solo - intervenire, come fanno gli artisti Italiani.
E forse è questo (insieme alla sua storia) un sentire come una dimensione monolitica -
al contrario dell'Olanda dove siamo costantemente "liquidi" -
E l'artista viene invitato a risolvere problemi che sono nel paesaggio, problemi di ordine intellettuale, urbani.. ecco, questo è il nostro modo di sentire l'arte.
E questa tensione mi ripaga ampiamente. Si questa è la mia azione responsabile.

 

PierLuigi Tazzi
Certo questa di Irene è una posizione, ma che non deve essere vista come agente o funzionario del sistema. Vuol dire appropriarsi di un territorio nella consapevolezza e nella responsabilità. In questo stesso senso si inscrive il lavoro di Stefano Mucolini -

 

Stefano Muccolini
Cercherò di dire quale è la mia idea di giardino, legata in qualche modo all'idea di spazio pubblico - che per me è il luogo dell'autorganizzazione e della partecipazione.

E già che Marco Scottini ha parlato di "Isola" magari ne parlo ancora rapidamente attraverso un progetto che ho realizzato a "Isola di Milano" dove vivo e lavoro da sei anni, per tentare di contrastare lo spazio dell'economia e restituirlo come spazio pubblico.
Nel quartiere Isola di Milano c'è un grosso movimento di speculazione edilizia - e con varie vicissitudini sono cresciute intorno a questa vicenda delle associazioni, e degli artisti che sono impegnati a contrastare lo spazio ridotto dell'economia, e questo attraverso alcune situazioni, ed operazioni -

Vorrei raccontare di questo giardino che ho fatto con gli abitanti del quartiere, e lo ho fatto invitando le persone del quartiere a portare una pianta, un fiore, qualsiasi cosa che per loro fosse importante, per realizzarlo e appropriarsi di uno spazio che l'economia vuole sconvolgere.
Lo ho fatto con tutta una serie di contatti con le persone, le persone del quartiere.
Ed ho attivato un rapporto di costruzione - e credo che questo sia fondamentale, parlare di un rapporto di costruzione, perchè non si rimanga solo ad una relazione di contrasto, muro contro muro.
Ma piuttosto un modo propositivo!

Per farla breve abbiamo fatto questo giardino che ha avuto una sua dimensione - ma che nel tempo è scomparso.
Mi sono sempre chiesto rispetto a questa scomparsa del giardino -
che in qualche modo è dovuta alle circostanze - mi sono sempre chiesto se era una condinzione che dovevo accettare o contro cui lottare per ricostruirlo.

La risposta a cui sono arrivato è stata - che alla fine di tutto, il giardino - sta crescendo nei rapporti che proseguono in questa lotta che stiamo facendo e che ha portato a questa rete di relazioni che sono cresciute in questi sei anni - ed ha portato ad avere una forte e compatta proposta rispetto a quello che è lo spazio dell'economia.

 

PierLuigi Tazzi
Ancora una voce diversa e dissonante quella di Vittorio Corsini che rispetto agli interventi che si sono succeduti, non so a chi risulti più vicino. Forse opera soltanto una ricerca propria che spetta a lui esplicitare...

 

Vittorio Corsini
C'è un progetto che proprio in questi giorni si sta realizzando per "Dopopaesaggio"
Non sappiamo cosa ne riuscirà fuori, sappiamo solo quello che è il progetto...

Ho sentito tante cose sul giardino, stupende e straordinarie. Ma credo che in questo momento in cui non esistono più le frontiere, non possono più esistere neppure le torri di avvistamento.
Con questo voglio dire che non possono più esistere le opere d'arte, e mi riferisco alle opere pubbliche disposte là in quegli spazi dove molte persone possono andare e che sono luoghi aperti.
"L'opera" non ha più necessità di essere riconosciuta come tale.
Ed infatti l'opera che sta nascendo a San Casciano è un opera che ha un percorso, già dato -
il Comune ha fatto una richiesta in tal senso... già definita.
Si trattava di dargli un senso - un mio intervento.
Dargli un senso perchè possa accadere qualcosa. Io credo che il giardino più che un' opera dell'anima sia un luogo degli incontri.
E quindi - questo è un percorso dove le persone si possono incontrare, incontrare se stessi e soprattutto tutte le altre persone.
Così in parte - è concepita questa cosa, una specie di macchina in cui però nessuno deve nemmeno accorgersi che è l'opera di un artista - perchè sostanzialmente non ha molto senso, non ha senso che sia firmata. E' un opera che induce e rende possibile - come dire - dispone uno spazio delle cose perchè possano accadere degli eventi.
E gli eventi sono quelli umani, dei rapporti, quelli degli incontri.
Questo è il percorso che stiamo facendo a San Casciano, in cui saranno piantumate alcune particolari specie di piante - che poi finisce, questo percorso, con una specie di frutteto.
C'è una piantumazione molto regolare - poi
c'è una panchina in cui chi passa da lì, può usare - Ed è una panchina che rende possibile uno scambio, perché è una panchina fatta per due o tre persone. Un giorno vedremo questa cosa...

 

Andrea Carretto e Rafaella Spagna
Ricollegandoci ad Irene - devo dire che noi ci sentiamo abbastanza Olandesi, ci sentiamo più liquidi che monolitici - e quando veniamo in Toscana avvertiamo tutto questo.
A Torino tutto è molto più liquido, unito ad altri elementi.

Su di noi posso dire che lavoriamo in coppia dal 2003, ci sentiamo liquidi e ci divertono le definizioni al nostro riguardo, mai precise :
bio-arte, a volte arte relazionale, arte concettuale, a volte qualcosa d'altro - Mi sembra di avere un po' tutto di questo.
Pensando al paesaggio e al giardino ci sentiamo molto coinvolti dentro questo tema - è il nostro tema di ricerca estetica - ma riteniamo di doverci collegare alla sua origine, alla sua accezzione greca: quindi percezione atrraverso i sensi, e dunque l'azione preliminare che è un contatto, un affondare dentro -
Non solo guardare il paesaggio, ma starci dentro - molto fisicamente. Vorrei concludere con una riflessione sul giardino dicendo che spesso il nostro lavoro sta su questo limite - tra il selvatico ed il coltivato.
Ce ne siamo resi conto individuando un punto cruciale che poi abbiamo definito nella parola "domestificazione".
Questa scelta quindi di selezionare e di fare passare da uno stato selvatico ad uno completamente controllato dall'essere umano - Un tipico caso di relazione tra ambiente naturale ed essere umano.

C'è una sequenza di lavori anche seriali - i recinti, che delimitano quello che era domesticato all'interno da quello che era selvatico e al di fuori.
E tutte le nostre esperinze parlano di questi due aspetti : del selvatico e del coltivato che si trasformano e vanno nelle direzioni opposte. In mezzo c'è il recinto e di conseguenza il giardino.
Abbiamo poi notato come in ambito istituzionale quanto questo faccia scattare - per qualche motivo, una lettura che noi definiamo parziale e forse semplicistica - che è una interpretazione ideologica di questo tipo di agire e di fare arte - che chissà perché mette in moto una lettura e presa di posizione ideologica tale da esser considerati degli ecologisti.
E questa è una limitazione - almeno per noi!
Il quesito che da tanto tempo ci poniamo e per il quale non abbiamo risposta è stimolato da una definizione proposta da un artista che amiamo - Cesare Pietrorusti, di Roma -
che è quella "dell'opera buona e giusta".

Ci sembra, dato che il lavoro sul territorio va molto spesso nelle direzioni e nelle esigenze dell'ente pubblico di produrre delle opere, che alla fine sono poi "buone e giuste" -
che però non necessariamente mantengono fede ad un intento di ricerca artistica -
ma che forse si dovrebbe tenere unito al raggiungimento di un obbiettivo!
E questo è un aspetto critico che ci siamo ritrovati addosso - quando arriva una committenza o una "mission" - per cui si devono seguire dei fini - sia in generale, sia che sia un committente aperto -
di dover aprire un dialogo attraverso il quale noi cerchiamo di far capire come, anche se non si arriva direttamente ai loro obbiettivi attraverso dispositivi estetici che reagiscono in altro modo -
però si ottiene qualche cosa ancora di più interessante - che tutto e subito non si può leggere.
L'opera "buona e giusta" nel campo dell'intervento sul territorio è dunque una pratica che per questo continuiamo ad approffondire.

 

 

PierLuigi Tazzi
Marco Bagnoli potrebbe aggiungere ancora qualcosa.

Marco Bagnoli
Vorrei fare un intervento politico, dopo questi ascoltati, di natura critica.

Devo constatare che non c'è stata la disputa del giorno dopo
in parole paraboliche del Bernardo Trevisano.
Infatti la mongolfiera non si è alzata nel cielo tra Chimica ed Alchimia - e
la Grazia Marchianò non ha ascoltato tra il nome e la forma.
Né due punti sono mancati di colore, sul muro che chiude la cinta del Castello. E
dunque i due vasi hanno suonato...non hanno suonato nel profondo, sotto la volta, nella stanza ipogeica.
La rana non ha cantato nel sono-vasoro
E nessuno in quel canto si è abituato lentamente alla luce di quel vaso.
Soprattutto non abbiamo camminato insieme
il passo misterioso a promenade e a Songs Beckett's - e neppure
l'abbiamo fatto verso l'albero millenario.
Alla Cappella dei Pazzi non abbiamo visto il bosco in movimento, né apparire file d'alberi sopra il fulmine sotto la terra.
La Yourcenaire non-ha mai scritto per noi il dialogo nella palude
nella forma di un teatro orientale.
Ed il canneto non è salito in alto e la fontana non ha pianto in basso i profili
dell'est e dell'ovest all'acqua porta.
Nessuno ha mai visto girare il baricentro nello spazio per tempo - come
del resto nessuno si è mai specchiato nella Jauna Coeli, al Locus Solus.
E' evidente che i rischi del vecchio e del giovane non hanno girato per ottenere un' ombra
nel cortile perduto della fortezza Firenze.
Infatti non siamo quì per un giardino, poiché come non dissi, il giardino è il giardino -
Il giardino non è un giardino: Il giardino è ovunque. Il giardino non c'è.

Ricordo di Paolini che diceva che è inutile fare un guardino, perché se non lo si mantiene perde forma. Dall'altra ho sentito di Beuyce e di una delle sue ultime idee : che voleva inseminare l'appenino. Poi Beuyce è morto e questa cosa non si è più fatta... Ma -
si è anche detto che questa opera non si poteva realizzare perché Beuyce era morto e che dunque sarebbe risultato un falso. Allora in un certo senso bisogna anticipare questo dubbio, che le opere ad un certo momento diventino inutili o false:
perché perdono forma o perdono autenticità -

In questo senso vorrei allacciarmi a Laura Becere che sostiene che il giardino in effetti non c'è e dunque bisognerebbe farlo - e bisognerebbe partire da dove siamo adesso (Museo Pecci) - dal progetto architettonico - che intende rifare questo museo, ingradirlo architettonicamente.
Invece qui con l'ausilio degli artisti ci sarebbe la possibilità di radere al suolo questo Museo e farci al suo posto un bel giardino.

PierLuigi Tazzi
Direi a questo punto di ringraziare il pubblico, gli artisti che da loro abbiamo ascoltato le buone e giuste parole. Non si possono accusare di ecologismo né di correttezza. Per cui sono indisciplinati, per usare una parola cara a Marco Scotini e disobbedienti.


Grazie a tutti
Dopopaesaggio - Firenze 1996 / 2007 


 
 
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