ARTEXT
[Lounge /Project Room]
Botto&Bruno hanno incentrato da oltre un decennio la
propria ricerca artistica sull’immaginario dello spazio urbano.
Le loro opere sono ambienti in scala iperreale che catapultano
direttamente lo spettatore sulla scena e stampe (“fotomontaggi”)
che risucchiano dentro alla visione d’intere porzioni di
città in disfacimento.
Di Botto&Bruno il Centro per l’arte contemporanea Luigi
Pecci presenta ora la mostra Kids’ Riot (In The House of
Lost Sound) – aperta fino al 23 marzo 2008 – in cui,
attraverso un video inedito e un’installazione ideata appositamente
per la Lounge, i due artisti ‘ridefiniscono’ l’attualità.
In occasione della mostra al Centro Pecci, a Officina Giovani – Cantieri
Culturali Ex Macelli saranno presenti gli elaborati del workshop
che Botto&Bruno hanno tenuto a Prato durante lo scorso mese
di settembre.
Kids’ Riot (2006), il video inedito che dà il
titolo alla mostra, presenta una battaglia a colpi di scatole di
cartone improvvisata da bambini di strada, attori inconsapevoli
che si affrontano e si scontrano senza mai infierire l’un
l’altro, anzi col più grande che aiuta il più piccolo
in caso di bisogno. Il tutto è ripreso da lontano e proposto
in bianco e nero con un montaggio rallentato, accompagnato da un
crescendo musicale hardcore che si conclude in un urlo liberatorio
e un calcio metaforico al mondo dei consumi e dei rifiuti prodotto
dagli adulti.
In The house of lost sound (2007), l’installazione
site specific prodotta al Centro per l’arte contemporanea
Luigi Pecci, è invece una costruzione paradossale composta
da frammenti di edifici preesistenti, fotografati e riprodotti
in scala reale sulla superficie di un parallelepipedo (ancora una
scatola) che s’inserisce in diagonale occupando parte dello
spazio interno e di quello esterno al piano terra del museo. Dentro
e fuori, che in quest’area sono già messi in comunicazione
tramite una parete vetrata, si annullano per effetto di questa
presenza ingombrante. Quindi si raddoppiano, come in un congegno
di scatole cinesi, nel vano praticabile all’interno della
costruzione, dove si dischiude un mondo immaginario di disegni
e collage attaccati alle pareti.
Queste ridefinizioni dell’attualità,
lasciate sul terreno o sedimentate sui muri come tracce del loro
passaggio, sono naturalmente i due artisti che, allo stesso modo
degli attori anonimi all’interno di ambienti e fotografie,
interpretano in prima persona l’archetipo di un’umanità silenziosa,
vigile e ribelle. Il loro è un atteggiamento da flaneur
che vagano nella città senza una destinazione prefissata,
scansando i luoghi abituali frequentati dalla massa alla scoperta
di tesori sconosciuti e posti nascosti da abitare.
Le immagini ‘de-strutturate’ di
Botto&Bruno
Per l’occasione il Centro Pecci pubblica un catalogo bilingue
italiano/inglese che contiene oltre cento riproduzioni di opere
inedite prodotte da Botto&Bruno dal 2002 ad oggi, oltre a testi
del curatore Stefano Pezzato, del sociologo Massimo Ilardi e del
giornalista e musicista Silvio Bernelli.
Come ha scritto Stefano
Pezzato: “Quella di Botto e Bruno non è un’arte
di memoria, che si rivolge a ciò che è stato; è piuttosto
un’arte che apre varchi sulle pareti, che squarcia gli spazi
chiusi di gallerie e musei per darci la possibilità di guardare
fuori ciò che sta accadendo intorno a noi. Essa porta con
sé tutta la tensione di un presente instabile, frammentario,
di una sospensione temporale che ci preannuncia, beckettianamente,
l’avvento di qualcosa che al momento è assente.
Botto e Bruno impiegano la fotografia come semplice supporto con
cui attuare un’operazione meditata di selezione, ritaglio,
collage e ritocco delle immagini, non come processo documentativo
ne come strumento linguistico o forma di adesione estetica alla
realtà suburbana in cui vivono e operano.
La loro destrutturazione
delle fotografie (scattate nel corso di perlustrazioni nelle periferie)
in tanti frammenti distinti fa si che ogni ricomposizione successiva
assomigli a un puzzle in grado di tenere insieme e far recepire
i singoli pezzi di cui si compone, nonostante eventuali errori
di prospettiva, sproporzioni fra le parti, incongruità fra
gli elementi accostati o fra i piani sovrapposti. Sono proprio
queste distorsioni, questi travisamenti resi manifesti dal montaggio
manuale delle immagini, a sottolineare la natura frammentaria di
un approccio alla realtà che intende ricostruirla a posteriori
anziché riprodurla direttamente come fa la fotografia, evitando
pure le falsificazioni mascherate e le illusioni della manipolazione
digitale.
Gli edifici sono scoperchiati, tranciati, fatti a pezzi prima di
venire ricomposti in nuove visioni e una volta montati fanno da
quinte opache, impenetrabili, a luoghi fatiscenti, a spianate di
fango e cemento ricoperte di erbacce, pozzanghere, scarti e macerie,
interstizi dimenticati ai margini della città. Essi finiranno
in rovina o saranno demoliti, proprio come avviene agli interventi
in situ dei due artisti torinesi che sopravvivono solo attraverso
documentazioni fotografiche.
Botto&Bruno
Gianfranco Botto e Roberta Bruno, in arte Botto&Bruno, sono
nati entrambi a Torino rispettivamente nel 1963 e nel 1966; vivono
e lavorano in coppia dai primi anni novanta.
Hanno tenuto numerose mostre personali in Italia e all’estero,
tra l’altro al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2000),
al Chealsea Kunstraum di Colonia (2002), al Mamco di Ginevra (2003),
al Mamac di Nizza e alla Fundacio La Caixa di Barcellona (2004),
all’Ecole Nationale des Beaux Arts di Lione (2005).
Hanno partecipato a varie rassegne e mostre collettive, fra cui
The Memory of a Meeting Place al New Museum di New York (1998),
Passaggi Invisibili al Palazzo delle Papesse di Siena (1999), Futurama:
arte in Italia al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
di Prato (2000), Paysages urbains a Le Quartier Centre d'Art Contemporain
de Quimper (Francia, 2000), Platea dell'Umanità alla Biennale
di Venezia (2001), Busan Biennale (Sud Corea, 2002), Apocalittici
e Integrati. Utopia nell'arte italiana di oggi al MAXXI - Museo
nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma (2007).
Il loro lavoro ha ottenuto diversi riconoscimenti, quali il Premio
Torino incontra... l'arte dell’Associazione Arte Giovane
di Torino (1998), il Premio artista dell’anno a Cortina d’Ampezzo
(2002), la Residenza presso Couvent des Récollets di Parigi
(2004).
Scritti su Botto&Bruno
- Sulla linea di confine - Masimo Ilardi.
- La casa dei suoni perduti - Silvio Bernelli.
- Incursione nella città
perduta di Botto e Bruno - Stefano Pezzato.