Dal 6 giugno al 15 settembre 2007, la Galleria Michela Rizzo
ospita una personale di Barry X Ball, artista newyorkese legato
all’amore per le statue ed i marmi.
Ora presenta un’opera nuova dal titolo Mattew Barney – Barry
X Ball, Dual Portrait.
Nel caso del ritratto dell’amico-artista Matthew Barney
la scultura marmorea raffigura questi in un atteggiamento serio
e serafico mentre l’autoritratto, posizionato a comporre
una sorta di giano bifronte, nuca con nuca, è un Barry
X Ball urlante a significare lo sforzo prodotto e la corsa sfrenata
nella quale è impegnato per realizzare il lavoro. Il carattere
dei personaggi riprodotti penetra liberamente nell’opera
divenendone uno degli elementi fondamentali. Il materiale usato,
onice messicano, aggregato di lapislazzuli, marmo pakistano,
così come l’uso della maniera rococò piuttosto
che vittoriana dialogano con il soggetto rappresentato, la posa
adottata o la scelta di tendere la pietra come una striscia tesa
da un elastico. La datazione dell’opera occupa sempre uno
spazio di tempo che va dai 3 agli 8 anni, vista l’enorme
mole di lavoro che sta dietro la realizzazione di ogni singolo
pezzo.
In A Profusion of loss, installazione a parete costituita da
55 elementi ed elaborata tra il 1993 e il 1995, Ball affronta
un’altra citazione prendendo come correlazione la Battaglia
di Anghiari di Peter Paul Rubens. Se nella poetica dell’artista
ricorre spesso il numero 5, mutuato dai cinque punti di riferimento
rintracciabili nell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci,
in questo polittico a parete gli undici punti gravitazionali
sono costituiti dai 7 cavalieri e i 4 cavalli del disegno. Le
cornici d’argento, con richiami a differenti stili artistici,
richiudono un marmo a strisce bianche e nere. Tale pietra non è costituita
da un semplice assemblaggio seriale di fogli di chiaro e scuro,
ma nasce come un blocco unico incollato e poi tagliato dall’artista,
come nel caso di tutti gli altri lavori formati da questo materiale.
Il motivo rigato prende spunto dal gotico pisano e dalle strisce
usate dai restauratori per segnare le parti mancanti dei dipinti.
Ritmo che ricorre anche in 17 18 19 20, opera nella quale oltre
il motivo coloristico, il rimando formale è la scalinata
del Campidoglio architettata da Michelangelo Buonarroti nell’omonimo
palazzo romano che dialoga con una doppia X, giocando così anche
sul nome di Barry X Ball.
Dotate di un’estetica strutturale ed una forma emblematica,
le opere di Ball sono cariche di tensione, illusionismo, enfasi,
ironia. Il design barocco, l’abilità tecnologica,
la manualità esasperata e maniacale, tese al prodotto
lucido e perfettamente finito, riportano a quel ossessione dell’idea
così connaturata con la poetica, l’inclinazione
artistica, culturale e di atteggiamento caratteriale di questo
potente e singolare artista contemporaneo.
Martina Cavallarin