E dopo diciassette
anni dalla mostra “Artisti russi contemporanei”, la
prima rassegna presentata in Europa al tempo della Perestrojka,
il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci propone una
nuova collettiva dai paesi delle repubbliche post-sovietiche dal
titolo: “Progressive Nostalgia – Arte contemporanea
dall’ex URSS”.
C’era una volta l’URSS, oggi questo smisurato spazio
geo-politico si è frammentato in numerose repubbliche indipendenti.
Cosa è successo in questi territori dopo il dissolvimento
di quella federazione? Che cosa produce, a quindici anni dalla
così detta indipendenza, la scena artistica di questi paesi?
Cosa stanno facendo i giovani artisti formatisi dopo la fine del
socialismo reale? In che modo sentono affermata, forse troppo rapidamente, “la
fine delle transizioni”, la “stabilizzazione” e
la “normalizzazione”?
Sono questi gli interrogativi a cui la mostra “Progressive
Nostalgia” tenta di rispondere presentando oltre 100 opere,
tra video, fotografie, dipinti e installazioni di 43 artisti – della
nuova e della vecchia generazione – provenienti dalla Russia
e dalle Repubbliche
ex Sovietiche.
Nonostante il titolo possa trarre in inganno, “Progressive
Nostalgia”, è una mostra che parla del presente e
delle sue interazioni e inevitabili connessioni con la storia degli
ultimi anni. L’aggettivo nostalgia non deve rimandare ad
un’esperienza conservatrice o reazionaria, ma piuttosto a
una riflessione intorno alla nuova modernità, all’auto-definirsi
di tutti noi davanti ai problemi della globalità.
Il percorso presenta la riflessione degli artisti di questi paesi
sull’esperienza, spesso traumatica, di essere inclusi in
un mondo globale; sull’esperienza della ritrovata libertà e
del riconoscimento dei suoi aspetti condizionanti; sull’esperienza
di apertura ad un mondo Occidentale che, non essendo più un
mito, può diventare motivo di infelicità e malcontento.
Le ricerche degli artisti scelti da Victor Misiano suggeriscono
un’appropriata collocazione in questo mondo che dimostra
di essere non solo grande, ma anche labirintico e stratificato.
Il filo conduttore della mostra è la contingenza, l’attualità della
posizione di questi artisti, la loro sensibilità nei confronti
di una ‘nostalgia’ che tende al progresso sociale,
civile e culturale.
In occasione della mostra il Centro per l’arte contemporanea
Luigi Pecci pubblica un catalogo, a cura di Marco Bazzini e Viktor
Misiano - Il volume, oltre a presentare le opere esposte, raccoglie
brevi, ma essenziali, testi firmati da tutti gli artisti e alcuni
saggi critici di importanti intellettuali che contribuiscono a
contestualizzare la scena artistica all’interno della società postsovietica.
Sono in mostra opere di: Vaharam Aghasyan, Vladimir Arkhipov, AZAT
(Azat Sargsyan), Babi Badalov, Pavel Braila, Sergey Bratkov, Ilya
Budraitskis, Alexei Buldakov, Petr Bystrov, Olga Chernysheva, Ilya
Chichkan, Ulan Djaparov, Factory of Found Clothes (FFC), Natalja
Pershina-Yakimanskaya (Gluklya), Olga Egorova (Tsaplya), Yevgeniy
Fiks, Alexandra Galkina, Dimitri Gutov, Maxim Karakulov, Gulnara
Kasmalieva, Olga Kisseleva, Aleksander Komarov, Irina Korina, Vladimir
Kupryanov, Erbossyn Meldibekov, Nokolay Oleynikov, Anatoly Osmolovsky,
Kerim Ragimov, Koka Ramishvili, Egle Rakauskaite, Mark Raidpere,
The ‘R.E.P.’ Group, Laura Stasiulyte, Konstantin Sulaberidze,
Sophia Tabatadze, David Ter-Oganjan, Leonid Tishkov, Jaan Toomik,
Nadia Tsulukidze, Nomeda & Gediminas Urbonas, Dmitry Vilensky,
Yelena Vorobyeva, What is to be done? (A platform for engaged culture).