La Thetis SpA prosegue la sua politica di valorizzazione dell'antico
spazio arsenalizio e sceglie di puntare su giovani promesse dell'arte
italiana insieme a nomi già storicizzati promuovendo -
nel contesto della 52. Esposizione Internazionale d'Arte veneziana
- una serie di eventi e mostre d'arte. Tra questi l'inaugurazione
della bunker/chapel della Sganzerla si distingue per la peculiarità e
l'importanza dell'intervento che trasforma una architettura storica
in una installazione artistica permanente, operando uno spostamento
di significato rispetto alla originale destinazione d'uso e quindi
alle aspettative del fruitore.
Come in una apparizione improvvisa, complice anche la vegetazione
che si fa spazio tra i manufatti, il visitatore si trova immerso
in una atmosfera di mistero e d'incanto. L'antica struttura
della "casamatta" (una casa rinforzata atta a difendere
un impianto industriale strategico) rispetta il tipico cilindro
interrato per la metà della sua altezza e sormontato
da una cupola a punta, volutamente lasciato inalterato. La
meraviglia si svela attraversando l'angusto corridoio d'entrata,
scendendo i gradini, dentro il piccolo edificio circolare che
ora sembra un luogo di meditazione, o di preghiera, a suggerire
un diverso ordine della storia.
Dall'ingresso dipinto di bianco, che cerca e riflette il chiarore
atmosferico, si accede ad un ambiente rischiarato dalla luce
della cupola lavorata in foglia d'oro. Mentre le pareti, assecondando
un movimento centrifugo, sono state trattate con strati di acrilico
(bianco, giallo ocra, rosa e grigio verde per sporcare) e graffiate
in maniera minima, aggiungendo e mettendo in rilievo le imperfezioni
e i segni che già esistevano nel muro. Un candeliere in
ferro battuto (proveniente dalla chiesa di S. Polo e donato per
intercessione della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari) è l'unico
oggetto che richiama la presenza umana, con un tacito invito
all'offerta e alla partecipazione. Esteticamente questo è un
elemento forte, poiché assorbe la luce, e impedisce la
vertigine dello sguardo ribadendo il ritmo verticale delle strette
feritoie che dialogano con l'esterno.
In una ricerca condotta dall'architetto, urbanista e filosofo
Paul Virilio su queste costruzioni rinforzate erette durante
la II guerra mondiale (Bunker Archéologie, 1975), già si
poneva l'accento sul loro potere di suggestionare come moderni
monoliti, "piccoli templi senza religione".
E' in questo senso che Francesca Sganzerla agisce sulla percezione
dello spazio e si concentra su di una dimensione spirituale universale.
La solida architettura esterna in cemento protegge un interno
sobrio ma prezioso, che mantiene i segni della sua storia come
se fosse stato da sempre un luogo di raccoglimento. Contrariamente
alle immagini e alle sensazioni oppressive cui ci rimanda l'idea
di un bunker, questo lavoro comunica protezione e rifugio, manifestando
semplici associazioni mentali e riflettendo sulla dinamica esterno/interno.