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Residenze allo spazioK
Aperture
is it my world?

 
Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


Cristina Kristal Rizzo
MONUMENTUM the second sleep
SpazioK / Cango Firenze

Artext - Monumentum - the second sleep, il titolo della nuova opera.
Una parola Monumentum come a indicare il ricordare e per estensione ‘ricordati di ricordare’.
Quale il tema, il sonno desiderante del mattino, una dimensione spaziale e allucinata per il visibile, un'ossessione?

Cristina Kristal Rizzo - Monumentum sta come: memoria, documento, segno di riconoscimento. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronia temporale, creando un doppio sguardo o forse moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia.
E’ il titolo più contraddittorio che abbia mai usato sino ad ora, perché contiene il desiderio di riconoscersi disconoscendo le possibili relazioni tra desiderio, piacere, capitale e potere, sprofondare dentro le immagini, diventarne la copia esatta per ribaltare le costrizioni in gradi di libertà. E’ fondamentale oggi, qui e ovunque nel mondo, cercare e agire a favore di qualunque libertà esista e coltivarla, fare spazio ma in una riconversione creativa e non in una fuga utopica, aumentare i gradi di possibilità e diminuire i gradi di dominio.

Questo titolo dunque contiene, forse un pò pomposamente, il desiderio di far emergere il politico come trasformazione della realtà, segnare un punto di svolta dove potere e dominazione sovvertono se stessi riconoscendosi ed allontanandosi e se le zone d’estasi del reale sono anche zone di produzione di senso, quest’ultimo si manifesta in Monumentum senza erompere ma in una specie di abbandono nella danza, una specie di sonno perpetuo o di secondo sonno, uno stato alterato di coscienza in cui i corpi si lasciano penetrare e trasformare pur mantenendo la capacità di discernere e asserire.
Tutta la materia prova sensazioni, conversa, soffre, desidera, anela e ricorda, il mondo non esiste per amplificare o esemplificare i nostri gusti, valori o predilezioni già esistenti, esiste e basta.

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


A - L'atmosfera iniziale è quella della penombra che si fa sempre più scura.
Quale la consistenza di questa atmosfera che sembra poter riavvolgere i corpi dei performer senza preavviso, facendo riapparire arti, sezioni, articolazioni, connotati?

CKR - Più che di oscurità o di penombra, parlerei di un nero che avvolge lo spazio e il pubblico, un nero che è una consistenza atmosferica sicuramente ma soprattutto una condizione, un’altra possibilità di visione, concedersi una postura del corpo non sopraffatta dal riconoscimento costante della propria immagine. Ci sono animali che non hanno un apparato percettivo che dia loro la possibilità di vedersi mutualmente, questo vuol dire che hanno pertanto solo delle forme che sono destinate ad apparire, esiste dunque nella forma animale l’auto-presentazione, un bisogno della specie di manifestare la propria specificità completamente lanciato nel vuoto, apparenze senza destinazione, senza indirizzo, un abisso metafisico, c’è già nel mondo qualcosa che guarda prima che ci sia un modo per guardare, come parole pronunciate senza destinazione alcuna o destinatario. Quando guardiamo una persona dormire, non dobbiamo fare nulla, siamo portati finalmente a stare fermi, quantomeno per non svegliarla, in quel momento esatto non si sa chi guarda cosa.
Stare insieme come fenomeni differenti di materia, richiede un’intimità radicale, una differenza radicale, nel corpo come nel mondo. La memoria è imperfetta, la bellezza è imperfetta.

A - La modulazione della luce caratterizza una temporalità?

CKR - Come le pulsazioni ipnotiche ed avvolgenti che il suono e la musica sostiene e incoraggia nell’esplorazione continua della percezione - sono queste che permettono l’evoluzione della danza...
Monumentum si sviluppa in un tempo molto lungo, la scansione del ritmo delle danze si differenzia in parti, appaiono e scompaiono frammenti di qualcosa che già abbiamo visto o abbiamo ascoltato, una memoria collettiva fatta di gesto, musica, outfit, un tempo che torna per andarsene ancora e poi ritornare chissà in quale altra forma.
Nella prima parte i danzatori giocano con il travestimento, giocano a travestirsi con immaginari collettivi, giocano a sprofondarci dentro per restare sulla superficie delle immagini, percepirne il tocco e così lasciare felicemente andare via qualcosa. Nella seconda parte il corpo emerge sempre più, letteralmente si fa carnale, sensoriale, quasi emotivo ma per sottrazione, una sottrazione che conduce a una certa nudità, la nudità della propria presenza.
Sono appena tornata da un viaggio in Oriente, un pomeriggio mentre passeggiavo sulla riva di un fiume, in lontananza ho visto degli uccelli, molto eleganti, forse della famiglia dei gabbiani o dei fenicotteri, tutti bianchi, che stavano ad asciugarsi al sole lungo il fiume. Non parlavano ma erano sicuramente insieme. Un gruppo effimero, forse composto sul momento, sicuramente danzavano.

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


A - Il tuo interesse nel comporre la coreografia è far apparire la danza, 'farla emergere davanti a noi- non dominarla, ma farla apparire'. E' dunque un lavoro sul linguaggio, sulla fruizione, sul sensibile?

CKR - La danza è un fenomeno energetico, cioè una necessità del corpo di muoversi senza significato o di assecondare quella capacità cinetica, sensitiva, immaginifica del corpo e della mente che chiamiamo omeostasi, è un moto di felicità, è propriamente il movimento della felicità, niente altro. E’ per questo che la specie umana ha sempre danzato in qualche modo e che tutte le altre specie danzano a loro modo. La danza è un’anarchica, è il piacere indifferente al potere e alla potenza, rimette in discussione la dipendenza e la derivazione, è una composizione senza dominazione. Non è solo un allenamento cinetico, scolpisce anche un erotismo che permette nuove connessioni tra energia spirituale ed energia libidinale, in un continuo stato di struggimento. La danza è sicuramente femminile, unisce la nostra memoria con il nostro futuro, senza niente da perdere.

Per questo ho sempre pensato o sentito, che lasciar accadere la danza è il massimo grado di lavoro possibile sul linguaggio, sulla fruizione e sul sensibile, tutti insieme senza soluzione di continuità. Bisogna lasciarla apparire, avere cura di questa apparizione, imparare a creare tempo e spazio per la propria danza in un mondo che minaccerà sempre di trascurarla o sminuirla. In Oriente ho anche visto 4 vacche, che sembravano bufali, che si sono fatte il bagno insieme su una piccola spiaggia sulla riva del fiume, non c’era umano con loro, erano insieme fieramente sole.

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


A - Come sei arrivata a questo debutto, con questo gruppo di danzatori con cui lavori da anni? C'è come uno sviluppo da un altro spettacolo, Echos, con la stessa formazione - e la questione dello sguardo sullo sguardo, ma in quel caso una telecamera agita da chi danza creava altri spazi, l'altrove..
La prossimità, la vicinanza è motivo ed effetto a far accadere qualcosa. Il pensiero del corpo e sul corpo, il movimento cinetico. Puoi raccontare come avviene la composizione coreografica?

CKR - Lo dico da sempre, il mio lavoro si sviluppa attraverso delle pratiche che agiscono sul corpo e sulla mente per generare una tecnologia molto specifica, ogni volta diversa ma connessa a quella precedente e questa è un’attività che domanda molta attenzione, un’implacabilità, dove il rigore spinge sino all’ardore. Non si tratta di rimanere in un indefinito del corpo o delle forme, non si tratta di stare nell’informe, ma di definire, ogni volta cercandolo nuovamente, il punto d’incontro tra le immagini e il sentire delle immagini. E’ una questione d’intensità, di feeling, è una forma di emancipazione del soggetto o di evoluzione, di abbandono dell’io.
In questo senso il mio modo di lavorare è classico, ha bisogno di generarsi attraverso corpi sapienti, il mio modo di comporre la coreografia è per gradazioni d’intensità dei corpi che attraversano uno spazio e un tempo da me costruito attimo dopo attimo con una tecnologia sempre molto specifica.
C’è una massima libertà della danza dentro ad un habitat, la mia coreografia è una formula abitativa dove sentirsi a casa, dove vivere la differenza esattamente là dove cerchiamo l’unità, l’intimità, la vicinanza senza presa, la bellezza imperfetta.

Quindi i miei lavori sono delle partiture aperte alla differenza che richiedono un’alta tecnologia del corpo e dei sensi, sono partiture che si sono sviluppate nel tempo centellinando il linguaggio sul corpo e del corpo, sono partiture che riescono ad agire sempre e soltanto nella dispersione del potere, liberarmi di me per liberarti di te, sono una coreografia come portale verso forme di libertà e di sostentamento fondamentalmente diverse da quelle generate dalla politica, dalla terapia e dall’assistenza diretta. Lavorare con le stesse entità energetiche da diversi anni, portare insieme avanti un discorso incarnato e attraversare insieme la complessità sempre più pressante di una danza emancipata dal desiderio di voler emancipare, è una felicità che quando la senti, fa bene dirlo.

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


AT - La settimana in residenza allo SpazioK, è risultata decisiva per questa produzione?
In che modo il luogo e la conversazione che è seguita ad una prova con un pubblico selezionato ha evidenziato un vostro modo sensoriale di porvi delle domande…

CKR - Colgo l’occasione per raccontare qualcosa di pragmatico sul come le realtà artistiche della danza italiana lavorano sul territorio, cioè con poche risorse economiche e conseguentemente con tempi mai adeguati, a contatto con degli interlocutori che non sono mai all’altezza davanti all’indefinito di un’esperienza artistica. Questo significa avere poco tempo per far accadere le cose e non avere mai un processo di ricerca che possa dirsi tale, non avere lo spazio e il tempo, continuare a costruire un discorso ma senza un sostegno, un pensiero critico. Susan Sontag ha detto in Contro l’interpretazione : che cosa potrebbe essere una critica capace di servire l’opera d’arte anziché usurparne il posto?

Nella creazione artistica a volte accadono degli strani miracoli o coincidenze perfette e così è stato per la prima settimana di residenza alla SpazioK per Monumentum, il lavoro ha trovato la sua risposta in una settimana, una settimana immersiva e libera ai sensi e all’intuizione, che si è conclusa mostrando qualcosa ad un pubblico selezionato che ha sostenuto con un impatto emotivo e puntuale, le domande interne che sempre costituiscono un processo, spostando l’attenzione del pensiero sull’esperienza estetica di chi guarda.

Monumentum è costruito su due figure spaziali arcaiche, un triangolo e un cerchio, un cerchio magico, così come lo chiamo ogni volta per farlo apparire… quei cerchio che arriva alla fine, alla fine di tutto, di una lunga emersione e immersione di immagini e immaginari e danze e corpi spogli e sentimenti dei corpi e dialoghi lasciati cadere per terra come parole umane e fondi senza fondo di un fondale che ricorda un teatro, lo ricorda come una memoria che tutti abbiamo vissuto e che sta davanti a noi, sempre, il teatro dove ci guardiamo, o è lo specchio dove ci specchiamo tutti i giorni?

Uno specchio che è la nostra superficie, ciò che riusciamo a guardare di noi stessi ma è anche una profondità perché sempre è rivolta all’altro, l’altro che sta davanti o in prossimità, l’altro che non riconosco ma che anelo come l’amore.
Dunque, dicevo, quel cerchio magico dove i corpi sono solo delle erranze, capaci di toccarsi o di elevarsi vicendevolmente e di giocare con il tempo come con il vento, é uno spazio dove è possibile far apparire all’improvviso anche solo uno sguardo, una forma di contemplazione reciproca, un solo guardarsi perché guardare contiene già tutto, parole suoni ritmo linguaggio. Gli uccelli migrano sempre più a nord perché fa caldo.

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


APERTURE
is it my world? - Residenze allo spazioK 

'Dopo anni di apertura alle residenze artistiche, avvenute sotto varia forma di sostegno, riapriamo lo spazioK per una nuova Stagione di ospitalità.  Utilizziamo questa parola “Stagione”, di uso comune nel mondo della scena dal vivo, perché anche se le nostre residenze non hanno un debutto, non hanno un obbligo di presentare un lavoro al pubblico pagante, come non hanno nemmeno, molto spesso, produzioni da un sistema dello spettacolo in profonda crisi economica e di sistema, le residenze artistiche possono essere un luogo dove riacciuffare il filo della ricerca artistica affiliata a una idea di sviluppo di un percorso creativo condiviso, uno spazio di produzione di cultura. 

Le nostre stagioni sono “Stagioni” immaginate nell'apertura a un percorso, teso alla pratica, dove condividere spazi, relazionarsi ad altri sguardi, scambiarsi ruoli e occasioni, porre domande senza cercare risposte. Quest'anno strutturiamo in modo evidente quello che facciamo da anni: curare la relazione tra persone, mettendo al centro la parola, il pensiero sulla creazione artistica nel suo farsi, nel suo concretizzarsi e crettarsi, divenire luogo di azione e condivisione per trovarsi magari altrove a percorrere nuovi seduttivi stimoli di lavoro. Normalmente, agli artisti in residenza, forniamo il nostro sostegno materiale e immateriale, la nostra attenzione e il nostro sguardo semplicemente nel confronto, nello scambio di visioni ed esperienze di un fare artistico che abbiamo sempre sostenuto senza sicurezze, alimentando il dubbio fertile. 

Vorremmo allora manifestare, ampliandola, questa intenzione, rendendola più trasparente e maggiormente condivisa, con il coinvolgimento libero di amici, curatori, artisti, pensatori liberi, che hanno accettato di non essere pubblico, ma di essere in presenza, in relazione con gli/le artistə in residenza, durante le aperture a conclusione del periodo di ricerca. Aperture che possono essere di varia natura, mostrando sulla scena il punto di arrivo temporaneo della loro ricerca, oppure illustrando un apparato teorico da mettere sotto tensione prima di una concreta apparizione dal vivo. 

Crediamo sempre di più (e in modo ancor più testardo visto il periodo storico che viviamo) che ci sia bisogno più che di produrre, accumulare, formare, professionalizzare, specializzare, ci sia bisogno di pensare, porre quesiti, allargare la cerchia di relazioni umane allenate allo sguardo e alla parola, per diventare spinta vitale di un processo artistico che non sia solo un prodotto di commercio ma che abbia il desiderio di continuare a immaginare l'arte, prima di tutto come cultura e relazione tra umani, che posseggono corpo e spirito per tentare di porre domande sul mondo contemporaneo.' (testo di Kinkaleri)

Cristina Kristal RizzoCristina Kristal Rizzo, MONUMENTUM the second sleep. Cango Firenze


Tre gli appuntamenti di APERTURE per il 2022 allo spazioK che ha ospitato in residenza -
Greta Francolini performer e coreografa con il progetto, 
And then there were nonerealizzato in collaborazione con l’artista Draco Pampera (video, suono). 
Cristina Crystal Rizzo, MONUMENTUM THE SECOND SLEEP/CanGo Firenze,
interpretato da Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Jari Boldrini e Sara Sguotti.
Il collettivo Alix Mautner - Teodora Grano, Chiara Lucisano per la loro nuova creazione BANG BANG!  

 

APERTURE
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Site Kinkaleri
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