Communities at work
Espositori: Gli abitanti di: “GHI del Grand Parc”, Bordeaux e “la Cité de transit de Beutre”, Mérignac (Francia) – Kliptown, Soweto (Sudafrica) – edificio KTT, Hanoi (Vietnam) – Southwest Detroit (Usa)
I tempi che viviamo - che mettono realmente e concretamente alla prova tutti i nostri quadri di riferimento
- aprono un'epoca in cui dobbiamo inventare insieme nuovi paradigmi sociali, ambientali e politici insieme, e nuove aspirazioni di dialogo e solidarietà.
Nel 2020, Hashim Sarkis, curatore generale della 17a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha rivolto un invito alla comunità architettonica internazionale sotto forma di sfida: Come vivremo insieme? Christophe
Hutin, curatore del padiglione francese, ha risposto con un contributo, invitando gli architetti, le comunità di residenti e i cittadini a riappropriarsi del loro ambiente di vita, a dare insieme una forma attiva
all'azione di risiedere o vivere in un luogo.
La sua proposta, "Comunità al lavoro", evidenzia l'unicità sia del suo percorso professionale e la sua pratica lavorativa. Queste comunità si sono sviluppate da più di vent'anni in Francia e nel mondo - molto spesso in connessione con la rete culturale francese all'estero e la rete culturale europea - alimentate da esperienze fondative che toccano l'equità e la coabitazione in armonia. La proposta pragmatica e stimolante di Christophe Hutin inventa narrazioni architettoniche aperte. Fa parte di un ricco pionieristico lignaggio critico.
"Osservare di più, costruire di meno"; migliorare e trasformare piuttosto che distruggere; rafforzare e sviluppare ciò che già esiste; creare le condizioni per l'appropriazione attraverso l'uso, basato sull'architettura partecipativa, e così via. Come architetto-mediatore, Christophe Hutin ribalta situazioni ereditate e congelate, per rinnovare gli immaginari, i discorsi e i processi di realizzazione. Impegnato sia nell'azione che nella ricerca, sostiene un'architettura di valori, un'architettura di ciò che è necessario, sia fonte e risorsa. Dimostra un rinnovato e risoluto impegno verso il ruolo sociale dell'architetto.
A Soweto, Buenos Aires, Hanoi, Mérignac o Bordeaux, l'architettura diventa il luogo di una storia di vita quotidiana e uno spazio sperimentale di trasformazione. È un sistema aperto, concepito e realizzato in molteplici varianti adattate a situazioni in continuo cambiamento. L'architettura racconta la sua storia: l'uso di
video e interviste offre la possibilità di catturare la dimensione performativa del discorso e della "competenza attiva dei residenti" e del loro potere d'azione.
Riaffermando il dialogo tra l'azione umana e le situazioni costruite al servizio di un'ecologia sociale e architettonica, in un gesto consapevole, il padiglione francese invita i visitatori alla costruzione collettiva
di un incontro stimolante in cui la condivisione si apre verso una visione del mondo pieno di promesse eccitanti. In questi tempi di ansia, questo è più cruciale che mai...
Pavilion of Frenc at the 17th International Architecture Exhibition at La Biennale di Venezia.
— Comunutà al lavoro
Dichiarazione del curatore Christophe Hutin
Il progetto “Comunità in azione” si propone di esplorare l’incontro tra il know-how dell’architetto e l’esperienza che fanno gli abitanti del proprio luogo di vita. Quest’approccio trasversale alla professione tenta di far luce sull’impegno dell’architettura in un contesto di profondi cambiamenti, quale quello attuale.
L’esposizione si presenta come un viaggio mentale nell’architettura, attraverso lo studio di cinque casi particolari, tratti da diversi continenti: Europa, Asia, America e Africa. L’obiettivo è offrire una visione ottimista su un mondo nel quale le comunità abitative agiscono direttamente sulle proprie condizioni di vita e sul proprio quotidiano.
Le diverse iniziative presentate non seguono uno schema teorico formale ideato da un architetto, ma testimoniano delle lente e molteplici trasformazioni di un luogo vissuto dai propri abitanti. Le comunità sembrano rappresentare le risorse più adatte a trasformare le situazioni abitative, e a far nascere così un nuovo modo di concepire il contratto “spaziale”, frutto di un intervento dal basso.
Grazie a un’architettura al contempo precisa e indeterminata, la presa in esame dell’aspetto performativo degli abitanti, degli usi e della vita in tutte le sue forme è resa possibile dalla processualità del progetto. L’improvvisazione interviene come una possibilità di trasformazione delle situazioni abitative, qui considerate come dei “Work in Progress”. Le comunità all’opera si appropriano del loro habitat attraverso l’azione e creano di conseguenza un luogo comune dove discutere della gestione delle proprie condizioni di vita.
Di fronte allo sperpero umano e materiale, quello che proponiamo è un cambiamento di prospettiva sulla vita ovunque presente, e l’adozione di una strategia sottile, precisa e delicata per sublimarla. Presentiamo dunque dei documentari sulle comunità abitative all’opera nella trasformazione del loro ambiente quotidiano, in Francia ma anche nel mondo: a Johannesburg, Bordeaux, Detroit, Mérignac, Hanoi… e altri casi ancora che vanno individuati e scovati, quasi fossero pepite che ci illuminano sulle capacità del mondo a reinventarsi.
Analogamente, situazioni simili ci informano sui fenomeni all’opera, tramite il loro discostarsi dalle norme e dalla standardizzazione del mondo. Come convivono tali comunità e quale contratto spaziale mettono in atto? L’insegnamento tratto dai diversi casi di studio offerti dovrà permetterci di far luce, da un punto di vista critico, sul modo in cui viviamo insieme.
Pavilion of Frenc at the 17th International Architecture Exhibition at La Biennale di Venezia.
— La Scenografia
La scenografia della mostra offre un'esperienza immersiva, fatta di immagini in movimento, la cui dimensione immateriale trascende l'architettura neoclassica del Padiglione Francese.
I film esposti sono trittici, in riferimento alla pittura, ma anche al film "Napoleon" di Abel Gance, del 1927. Immersi visivamente e uditivamente, gli spettatori visitano i diversi casi studio che compongono la mostra. L'immagine centrale di ogni trittico è una carrellata che viaggia attraverso gli ambienti vissuti. Su entrambi i lati, ci sono immagini di vita quotidiana, così come immagini dei processi di trasformazione realizzati negli spazi dagli architetti e dai residenti..
Questa mostra è un viaggio dello spirito attraverso l'architettura: a Johannesburg, Bordeaux, Detroit, Hanoi. Grazie a questo decentramento, si tratta di evocare il mondo, di ricevere
le informazioni e le conoscenze che contiene, e comprendere le sue continue mutazioni. Grazie a diversi punti di vista, questi trittici video offrono una nuova visione degli spazi e dei luoghi. Al di là di una prospettiva, questa forma di narrazione e rappresentazione dell'architettura fornisce una percezione del movimento, dell'aspetto performativo dell'architettura, dei suoi usi e della vita che ospita.
Ogni visita sarà un'esperienza unica e la moltitudine di documenti proiettati in ogni stanza dovrebbe stimolare l'interpretazione attiva di ogni spettatore. Suggeriamo di passare da una proiezione alla proiezione, come da un mondo all'altro, senza un percorso predeterminato, senza una similitudine attesa.
Lo spettatore fa le connessioni, produce il significato, crea la conoscenza e forma la sua interpretazione. Si tratta di attuare, nella scenografia stessa della mostra, il principio di emancipazione che le esperienze raccontate nei documenti rivendicano.
L'intervento sul Padiglione sarà minimo e le proiezioni saranno allestite secondo una tecnica di video-mapping che sfrutta le particolarità della superficie dello spazio.
Lo spazio centrale sarà ribattezzato "Tout-Monde" ("Mondo intero"), e sarà utilizzato per ospitare eventi.
Contiene un affresco che raffigura i residenti a grandezza naturale al lavoro nei cantieri collettivi. Lo spettatore (lui stesso residente) si fonde con gli abitanti dei progetti, trovandosi faccia a faccia con un esercizio democratico, la costruzione dei nostri spazi vitali, dove vivremo insieme. Da un punto di vista tecnico, la scenografia della mostra riutilizzerà gli elementi del Padiglione Giapponese della precedente biennale d'arte. La totalità degli elementi costruiti sarà riutilizzata in situ. Infine, l'arredamento sarà composto da dispositivi di adattamento per l'Acqua Alta, che saranno successivamente donati per gestire questi eventi climatici a Venezia.
Pavilion of Frenc at the 17th International Architecture Exhibition at La Biennale di Venezia.