[...] Non riesco a creare un'immagine a meno che non stia funzionando tutto. È come essere in uno stato di trance.
Come essere in uno stato di trance. Cioè in estasi?
In estasi, esatto. In genere sono di ottimo umore, tranne che posso diventare un po' violento se il lavoro va male. Se mi sta venendo un pasticcio divento sadico con la vernice, ma di solito mi diverto. E più come vivere un esperienza che fare un quadro. Non ho mai voluto nessuno attorno. Mai. Le persone sono tutte diverse, è chiaro, ma io proprio non devo avere nessuna interferenza. E mi ci vogliono ore. Dipingere un quadro è un'azione molto breve se va bene, ma la parte dello stare seduto e pensare... Io in genere mi metto a raccontare storie che non hanno niente a che vedere con il dipinto, e a volte vado a sedermi nella stanza di fronte a quella dove lavoro. Se mi viene fuori una bella storia dipingo meglio, ma a volte non sto pensando al dipinto. Sto pensando al soggetto. Molte volte me ne sto seduto in un'altra stanza e poi un tratto decido di entrare. Ci vuole moltissima libertà. Sto lavorando da due anni a un soggetto, dieci dipinti, facile che ci vogliono due anni. L'estate scorsa ho lavorato e ho cominciato quest'estate con un motivo semplicissimo, ma sembra che proprio non ci riesca. Tutto si è rallentato. Le sculture: non lo so, mi piace la loro singolarità. E forse riuscirai a fare delle sculture, ma dipingere sempre meno.
[...]
E la scultura è più serena?
È uno stato completamente diverso. Lì il punto e costruire. Mentre invece dipingere è più un fondere: fondere idee, fondere sensazioni, fondere cose e proiettarle nell'atmosfera.
Testo tratto da Interviews with American Artists di David Sylvester, 2001.