Eco-esistenze
forme del naturale e dell’artificiale
coordinata da Martino Margheri e Daria Filardo
a cura del Master Curatorial Practice IED Firenze
Eco-esistenze: forme del naturale e dell’artificiale è una mostra collettiva che indaga la
relazione tra gli spazi naturali e artificiali, e il modo in cui questi luoghi sono percepiti
e vissuti dalle comunità. Attraverso le opere di Claudia Losi, Caterina Sbrana, Eléna
Nemkova, Nicola Toffolini, Simone Donati, Elena Mazzi e Leone Contini, ci si addentra in un territorio aperto che permette di superare le concezioni di uomo e natura quali due entità separate. Con il rapido sviluppo tecnologico, dei processi di produzione
e dei sistemi sociali, le barriere tra naturale e artificiale sono diventate sempre più
permeabili e complesse.
La mostra utilizza i linguaggi della cultura, della ricerca antropologica, della scienza
e della narrativa per ampliare la nostra comprensione di una realtà ancora in fase di
definizione. L’esplorazione del naturale e dell’artificiale ha fornito i presupposti per
comprendere come queste due entità si scontrano e si bilanciano, immaginandole in
una possibile condizione di eco-esistenza.
Gli spazi educativi di IED, rinnovati per l’occasione e trasformati in spazi espositivi,
aprono un dialogo tra arte e pratiche pedagogiche, consentendo ai visitatori e agli
studenti della scuola di vivere l’arte in uno spazio non istituzionale. La mostra
trasforma la scuola ma non si conclude con l’esposizione delle opere. Eco-esistenze
si estende oltre gli spazi espositivi coinvolgendo il pubblico attraverso un ricco
programma di incontri, lecture e workshop che si svolgeranno presso Palazzo Strozzi
e in spazi verdi della città.
Il progetto è realizzato in collaborazione tra il Master in Curatorial Practice di IED
Firenze e la Fondazione Palazzo Strozzi; è coordinato da Daria Filardo (IED) e Martino
Margheri (Fondazione Palazzo Strozzi) con lo sviluppo curatoriale della classe
2021/2022 del master: Carmen Ferreira De Terenzio, Marica Pia Galtieri, Veronica
Gomez Puig, Elena Graglia, Beatrice Guercini, Sara Labianca, Shana Maria Lewis,
Yolimar Martinez Merced, Anabella Salazar, Elena Sinagra, Wang Le.
Elena Mazzi, The upcoming Polar Silk Road HD video, 9'45'', colore, suono, 2021 Courtesy l'artista e Fondazione Donnaregina, Napoli
LE OPERE IN MOSTRA
Elena Mazzi
Espone un mockumentary in cui viene
presentata una Via della Seta alternativa a quella storica,
proponendo una nuova rotta commerciale settentrionale
che collega la Cina al Nord Europa. Coinvolgendo
personaggi attivi in diversi campi che hanno contribuito
allo sviluppo del progetto, l’opera analizza il complesso
intreccio tra ecologia, economia, geopolitica e mobilità
all’interno delle regioni artiche.
Marica Pia Galtieri -
Come studente presso lo IED di Firenze sto imparando a diventare una curatrice d’arte attraverso lo sviluppo della mostra Eco-Esistenze: forme del naturale e dell’artificiale.
Lavorare alla mostra mi permette di migliorare il mio pensiero critico sulle questioni della nostra società attuale, in particolare sul rapporto che gli esseri umani hanno con la natura. Non è facile definire questo rapporto, visto che ogni persona ha un modo di pensare diverso, per questo, dal mio punto di vista, trovare una definizione specifica e universale, va contro la libertà di esprimere opinioni diverse.
Mi affascina esplorare molteplici interpretazioni sul tema, che danno la possibilità di aprire un dibattito che cresce e cambia nel tempo.
La mostra è affiancata da un programma pubblico che consiste nello svolgimento di workshop con i sette artisti coinvolti. Sto ampliando le mie conoscenze sul tema principale della mostra, in particolare lavorando affianco a Nicola Toffolini ed Elena Mazzi. Il workshop dell’artista Nicola Toffolini consiste in un club del libro in cui viene discusso il tema dell’umanità e della natura attraverso la lettura dei libri Isole dell’abbandono e Il Primo Inverno.
Il workshop dell’artista Elena Mazzi ha la struttura di una lezione-performance dedicata alla crisi climatica che sta colpendo la nostra società.
Leone Contini, The Invasive Body, 2022 Installazione site specific, disegni, video, piante, cobalto, cadmio Courtesy l’artista
Leone Contini
Partendo dall’esplorazione di paesaggi ed ecosistemi
incongruenti nei dintorni di Firenze, Leone Contini ha
creato un’installazione site-specific includendo un video,
alcuni disegni ed elementi naturali raccolti durante il
fieldwork nell’area. Il film, posizionato al centro di una
mappa illustrativa del bacino idrografico dell’Arno, crea
un parallelismo tra i contesti socio-politici della città e
l’ambiente naturale.
Sara Labianca - Eco-Esistenze: Forme del Naturale e dell’Artificiale è il risultato espositivo e curatoriale di un percorso formativo durato dodici mesi, ma allo stesso tempo mi piace considerarlo come il mio punto di partenza.
Durante questi mesi di lavoro la nostra esperienza di curatori si è concretizzata su vari fronti: dal rapporto diretto con gli artisti, alla comunicazione dell’evento, alla progettazione dell’allestimento e alla pubblicazione del catalogo.
Abbiamo esplorato il tema della mostra con responsabilità e creatività, interrogandoci sulle possibili visioni del complesso rapporto tra uomo e natura. L’indagine parte dagli spazi didattici dello IED e si diffonde in tutta la città di Firenze con un programma di incontri, conferenze e workshop, pensati per aprire un dialogo con il pubblico sulla nostra visione. Insieme a ciascun artista abbiamo progettato attività diverse che incarnassero i loro approcci artistici unici, fornendo così al pubblico coinvolto strumenti diversi e spunti di riflessione.
Personalmente, mi sono messa in discussione in ogni decisione presa in questo progetto, dialogando con i miei colleghi e con gli artisti. È stata una sfida che mi ha fatto crescere professionalmente e culturalmente.
Per questo progetto ho seguito personalmente il lavoro dell’artista Leone Contini. Ho apprezzato molto come fin dall’inizio, insieme a uno dei miei colleghi, si sia creato un rapporto di fiducia e condivisione. Ho seguito Leone nella sua esplorazione del complesso rapporto tra comunità e ambiente in un’area vicina alla città. È stato interessante vedere come il suo approccio artistico sia partito da un’analisi generale del contesto sociale e politico della zona periferica della città, sviluppando momenti di convivialità e condivisione con le persone incontrate, passando dalla ricerca antropologica a un rapporto più relazionale e personale con la comunità.
Collaborare e condividere decisioni, pensieri e dubbi è stato stimolante. L’artista mi ha letteralmente trascinato sul campo, esplorando in più occasioni l’ambiente e la sua evoluzione in relazione all’attività umana. Oltre al ruolo prevalentemente progettuale e curatoriale, è stato intrigante vedere come il suo lavoro site-specific abbia preso forma sul campo e poter essere testimone in modo diretto del suo approccio a questa tematica.
Simone Donati, Varco Appennino, Pietrapertosa (PZ), 2017 fotografia dimensioni variabili, stampa su pvc adesivo Courtesy l’artista
Simone Donati
Presenta una selezione di fotografie frutto
di una ricerca di quattro anni sull’Appennino meridionale
italiano, durante la quale ha esplorato gli elementi naturali
e conosciuto gli abitanti e le loro storie. L’artista indaga il
rapporto che le persone hanno con il loro patrimonio e il
loro senso di appartenenza verso un paesaggio aspro e
ostile in cui hanno scelto di vivere.
Verónica Gómez - La pratica continua del distacco dell’umanità dalla natura rappresenta il mio approccio alla mostra Eco-Esistenze, in cui sette artisti esplorano il rapporto tra il naturale e l’artificiale.
La mostra, allestita presso lo IED di Firenze e organizzata dagli studenti del master in Curatorial Practice, è un forum in cui gli artisti possono condividere con il pubblico il loro punto di vista sul rapporto tra uomo e natura. Ogni artista ha un particolare punto di vista nei confronti della natura e il modo in cui la interpreta si concretizza nelle proprie opere. La narrazione viene presentata attraverso diverse espressioni d’arte come la pittura, la scultura, il ricamo, la stampa, il video e la fotografia. Guidando i visitatori attraverso gli spazi pubblici dell’istituto, abbiamo adattato lo spazio per ogni artista stimolando talvolta un dialogo con loro. La narrativa della mostra è rappresentata da luoghi che a volte diventano spazi che danno origine a un dialogo tra due artisti.
Attraverso il programma pubblico, i visitatori potranno conoscere meglio il modo in cui lavorano gli artisti e i loro pensieri interiori. È quello che è successo a me quando ho lavorato con Simone Donati, seguendo la sua indagine artistica come parte del mio progetto di pratica curatoriale.
Il lavoro di Simone Donati, il cui linguaggio è la fotografia, mi ha permesso di conoscerlo attraverso i suoi scatti che parlano un linguaggio silenzioso, calmo e morbido. Le sue immagini gli hanno permesso di conoscere meglio sé stesso attraverso l’attesa paziente della luce morbida, il silenzio del territorio, la calma del paesaggio e la quiete dell’Appennino.
Sette artisti parlano a nome della natura attraverso la loro visione artistica.
Eléna Nemkova, Paesaggio auto-esplosivo, 2022 Disegno preparatorio/preliminary drawings Courtesy l’artista
Eléna Nemkova
Espone una serie di tre sculture in rilievo
murale che esplorano la dicotomia tra naturale e artificiale
incorporando sia elementi organici sia materiali plastici
stampati in 3D. I bassorilievi suggeriscono uno sguardo
che scende fino alla sezione geologica diventando così
testimone della continua evoluzione della natura e della
nostra azione su di essa. Il concetto di paesaggio include
oggi i processi storici, politici e sociali criptati in esso.
L’attività umana esisterà solo nelle nostre memorie e sarà
registrata nelle stratificazioni geologiche.
Yolimar Martinez Merced - Sviluppare e curare la mostra “Eco-Esistenze: Forme del Naturale e dell’Artificiale” è stato un processo altrettanto gratificante e impegnativo. Nel corso di questo processo sono cresciuta non solo professionalmente ma anche personalmente. Lavorare con i miei colleghi allo sviluppo di questo concetto ed esplorare le diverse nozioni del rapporto tra genere umano e natura mi ha ispirato a sviluppare uno spazio di auto-riflessione e mi ha fatto capire quanto sia fragile la vita e come dobbiamo nutrire non solo le nostre vite, ma anche quelle degli altri esseri naturali.
Lavorare con Elena Nemkova è stata un’esperienza incredibilmente profonda e appagante. Tra le tante discussioni che ho avuto con lei, mi ha rivelato che la scienza è parte integrante della sua pratica artistica e che tutto ciò che non riusciva a comprendere attraverso una lente scientifica, cercava di comprenderlo attraverso una lente artistica. In qualità di artista proveniente da una famiglia di medici, questa affermazione mi ha fatto riflettere e ha consolidato l’idea in me che per molti individui l’arte serva come spazio in cui esplorare idee diverse e realtà possibili, invece di conformarsi alla natura inalterabile dei dati e dei fatti. Osservare il suo approccio al lavoro con materiali naturali e artificiali nella sua pratica artistica mi ha aperto gli occhi sul complesso rapporto tra uomo e natura e mi ha fatto pensare a nuove possibilità e modalità in cui possiamo affrontare questo rapporto per garantire non solo la sostenibilità ecologica, ma anche la nostra stessa sostenibilità fisica, emotiva e spirituale.
Nicola Toffolini, Impatto asteroide, 2019 Disegno con penna Copic Multiliner Black su carta Fabriano Accademia
Nicola Toffolini
Propone tre disegni dettagliati e intricati che
mostrano esempi di convergenza tra creazioni artificiali e
processi naturali in un mondo in continuo cambiamento.
La palma e il banano sono raffigurati su isole artificiali,
ma mantengono la loro essenza originaria, riflettendo su
come i meccanismi ambientali possano ancora prosperare
ed esistere in un paesaggio in evoluzione. Il terzo disegno
raffigura un asteroide che entra in contatto con una massa
terrestre, diventando la rappresentazione simbolica di
questa ansia avvertita oggigiorno.
Elena Sinagra - L’esperienza di lavoro sull’Eco-Esistenza è stata gratificante e impegnativa, in quanto abbiamo approfondito temi molto complessi riguardanti l’umanità e l’ambiente. Durante la formazione del concetto curatoriale, abbiamo iniziato a immaginare un percorso emergente che preveda l’intersezione di entità naturali e artificiali. Partecipando attivamente alla stesura del catalogo, ho imparato l’importanza e la difficoltà di definire e spiegare un tema in costante evoluzione. Ci siamo resi conto che il linguaggio, come l’arte, può avere diversi significati ed è nostra responsabilità come scrittori e curatori onorare questa pluralità.
Il lavoro svolto al fianco di Nicola Toffolini è stato il catalizzatore che ha permesso di espandere e comprendere ulteriormente il quadro teorico della mostra. Nel corso delle discussioni, abbiamo scorto le complessità che si celano dietro la dicotomia uomo/natura e i modi in cui modificare il nostro pensiero. Poiché la sua pratica si basa molto sulla letteratura e sulla ricerca accademica, abbiamo deciso di organizzare una programmazione pubblica che si rifà a un club del libro. Durante questi incontri, ci siamo impegnati in discussioni e dibattiti che hanno ulteriormente esplorato questa eco-esistenza. Nel processo espositivo e attraverso la programmazione pubblica, ho ampliato la mia prospettiva sul mondo naturale, sviluppando un nuovo apprezzamento per l’arte come strumento che riflette il rapporto con l’ambiente circostante.
Caterina Sbrana, Mappa geomorfologica, 2013/2014 Courtesy Diego Barsuglia
Caterina Sbrana
Presenta due tele e un bassorilievo eseguiti
premendo le capsule dei papaveri, raccolti durante la
stagione di fioritura, con cui realizza la mappatura di un
terzo paesaggio urbano, esplorando contemporaneamente
il rapporto tra le aree verdi periferiche e la città.
Questa pratica, che l’artista conduce dal 2008, diventa
un gesto rituale scandito dalla natura e al tempo stesso
un’indagine dell’immaginario dedicato alle aree incolte
urbane e di periferia tra geografie perdute e nuove possibilità.
Anabella Salazar - Eco-Esistenze: Forme del Naturale e dell’Artificiale è una mostra che esplora il rapporto tra l’uomo e la natura, sfidando allo stesso tempo le convezioni che riguardano lo spazio e la forma espositiva. Eco-Esistenze è una mostra attualmente allestita presso lo spazio IED che va oltre le pareti dello spazio espositivo, una caratteristica che, a mio avviso, le conferisce un’atmosfera unica, offrendo un’esperienza più ricca ai visitatori. Fin dall’inizio l’intento di noi curatori è stato quello di diffondere le radici della mostra con un vivace Programma Pubblico che si svilupperà in tutta la città di Firenze. Il tema del rapporto tra l’uomo e la natura è un tema che risuona forte in questi giorni. Tenendo conto di ciò, io e gli altri curatori volevamo che questa mostra offrisse un punto di vista
diverso volto ad approfondire questa tematica. Abbiamo iniziato a porci delle domande, ma il nostro intento era quello di sviluppare la mostra non come una risposta a queste domande, ma come un evento artistico attraverso il quale ogni visitatore avrebbe potuto avere delle risposte su questo rapporto in continua evoluzione.
La mia esperienza lavorativa con l’artista italiana Caterina Sbrana mi ha aiutato a comprendere che le risposte alle nostre domande spesso arrivano attraverso la contemplazione. Il suo lavoro, che mira a trovare un punto di incontro con la natura e il paesaggio che la circonda, mi ha fatto capire che il rumore e il ritmo veloce delle nostre società contemporanee spesso ci fanno dimenticare che il mondo è in costante movimento e trasformazione. Osservando i suoi dipinti ho colto i segni del tempo impressi sui papaveri delicati, ma anche un disperato appello rivolto a tutti noi che ci spinge ad affrontare la trasformazione e il cambiamento nel corso della vita.
La sua arte non intende fermare il tempo su un momento o un’esperienza, ma innescare un’esplorazione personale attraverso il reincontro con la natura.
In poche parole, far parte della mostra Eco-Esistenze significa, per me, trovarsi di fronte a un paesaggio artistico che vale la pena esplorare.
Claudia Losi, Processo Formale Vivente, 2007, Tele ricamate, 10 pezzi Courtesy l'artista
Claudia Losi
Espone una serie di dieci tele ricamate,
realizzate nel 2007 negli Emirati Arabi Uniti su
commissione della Sharjah Biennial 8, dove sono
ricostruite le origini organiche e minerali del petrolio
e dei suoi derivati, ripercorrendo il tempo fossile a cui
appartengono, inserendosi così nella ricerca che l’artista
porta avanti intorno ai processi naturali che influenzano la
sfera economica, politica e ambientale.
Elena Graglia - Eco-Esistenze: Forme del Naturale e dell’Artificiale è un progetto espositivo che prende forma da una profonda ricerca e analisi collettiva e individuale di ciò che il concetto di Natura rappresenta per noi e dei modi in cui ci relazioniamo ad essa. La sfida più grande è stata quella di trovare un terreno comune tra i nostri diversi approcci, chiaramente influenzati dai nostri background culturali e personali. Questo processo si è sviluppato parallelamente al lavoro a stretto contatto con gli artisti, basato su visite in studio, incontri di gruppo e riflessioni personali. Il dialogo diretto con i creatori delle opere in mostra mi ha permesso di trasformare in immagini ciò che volevo descrivere a parole. Questa è stata la soddisfazione più grande per me. In particolare, lavorare con Claudia Losi ed Elena Mazzi mi ha dato la possibilità di affrontare lo stesso tema attraverso due pratiche artistiche diverse. Il rapporto tra uomo e natura si è sviluppato secondo linee di sensibilità e ricerche artistiche differenti, con mezzi infinitamente variabili.
La più grande lezione di questo viaggio è stata per me il confronto. Avere a che fare con nuovi modi di pensare e con personalità così eclettiche ha aumentato il mio desiderio di esprimere i pensieri più profondi attraverso e grazie all’arte.
Eco-esistenze. forme del naturale e dell’artificiale, vista della mostra, IED Firenze. Photo Ela Bialkowska
Eco-esistenze
Leone Contini, Simone Donati, Claudia Losi, Elena Mazzi, Eléna Nemkova, Caterina Sbrana, e Nicola Toffolini
coordinata da Martino Margheri e Daria Filardo
a cura del Master Curatorial Practice IED Firenze (2021/2022)
@ 2022 Artext