Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Ragnaia, Villa Rospigliosi
Cristina Gozzini
FINALMENTE NIENTE
Un giovedì sera, nella Ragnaia alla Villa Rospigliosi, all’interno dello studio ora svuotato delle opere dell’artista Cristina Gozzini dopo l’inaugurazione della prima fase del suo progetto site specific Finalmente Niente. Cristina Gozzini - artista - Silvia Viciani fisico CNR, Claudio Seghi Rospigliosi – collezionista, Špela Zidar - curatrice e educatrice museale -parlano del progetto Finalmente Niente dalla genesi ai possibili sviluppi futuri.
Finalmente Niente ha luogo nella Villa Rospigliosi negli spazi retrostanti l’antica dimora settecentesca, spazi poco visibili dove la natura è più spontanea: il giardino degli allori, la Ragnaia, luoghi un tempo adibiti all’uccellagione. Qui l’artista ha invitato il pubblico a partecipare al suo processo di lavoro con una visita alla stanza di residenza per poi procedere in silenzio in liberi calpestii nella Ragnaia.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Ragnaia, Villa Rospigliosi
La prima fase di Finalmente Niente ha visto una dichiarazione pubblica, il mantenimento dello stato naturale di tale luogo, che restituisce anche un gesto, la consegna di una mappa disegnata e posizionata all’ingresso del cammino.
Sotto l’incidere dei passi, verso un cammino non segnato, l’artista promuove la ricerca di un ritmo personale per un processo di formazione di una collettività mutabile e in continuo divenire. Lo stato di collettività a cui l’artista ambisce è inclusivo delle altre specie non umane, animali, vegetali e minerali, verso la sperimentazione di un distacco progressivo dall’ambiente umano.
Il minimo intervento stabilito dall’artista per curare e salvaguardare il luogo che è diventato significativo per lei, ha ispirato anche la forma dell’intervista che è diventata una conversazione immersa nel luogo. La discussione si svolge attorno alle parole significative che abbiamo scelto insieme all'artista, nello suo studio: collaborazione, soluzione, niente, foglia, cura, mappatura, mutazione, finalmente niente, sono state le parole proposte alle persone che hanno avuto un ruolo importante nella progettazione, implemento e sviluppo di questo progetto ancora in divenire.
Finalmente Niente include tematiche che da alcuni anni sono alla base della ricerca dell’artista e che hanno portato a una collaborazione con la ricercatrice Silvia Viciani, come connubio tra la scienza e l’arte. Silvia si interroga anche sui ruoli di responsabilità che l’artista e lo scienziato occupano nella nostra società.
Al nostro colloquio è partecipe anche Claudio Seghi Rospigliosi che ha lavorato a stretto contatto con l’artista nello sviluppo e nella creazione di Finalmente Niente, percorrendo con Cristina le varie fasi del progetto, i cambiamenti avvenuti e gli interventi decisivi, parlandoci anche del rapporto speciale e personale che ha con questo luogo.
Špela Zidar: Il progetto Finalmente Niente si è sviluppato e si sviluppa grazie ad una stretta collaborazione tra l’artista Cristina Gozzini e la fisica Silvia Viciani.
Cristina e Silvia come è nata la vostra collaborazione, e come è visibile anche all’interno di questo progetto?
Cristina Gozzini: La collaborazione è nata un giorno parlando di fisica quantistica per il progetto di mostra INFRA, presentato nel 2018 alla galleria Die Mauer, abbiamo iniziato così, un po’ per caso un po’ per amicizia e per la curiosità che ognuna ha verso le due discipline, tra scienza e arte c’è sempre stato uno scambio, adesso credo sia ancora più necessario!
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Studio Residenza, Villa Rospigliosi
Silvia Viciani: Abbiamo iniziato parlando e continuiamo a parlare ogni volta che ci incontriamo.
CG: Parliamo delle problematiche che stiamo vivendo, dai nostri diversi punti di vista. Per la mia ricerca, ho sempre bisogno di comprendere e approfondire, di vedere la situazione non solo da punto di vista dell’artista ma anche a livello scientifico per cui, Silvia per me è un aiuto fondamentale. E poi forse c’è anche uno scambio, questo connubio arte e scienza incuriosisce anche a te Silvia, vero?
SV: Tantissimo. È curioso e interessante confrontare punti di vista così diversi su uno stesso argomento. Se l'argomento poi è la fisica quantistica, che descrive fenomeni spesso non facilmente spiegabili con il senso comune o non osservabili con gli occhi, in questo caso forse l'artista riesce a vedere anche più di quello che vede lo scienziato.
ŠZ: Io penso che anche il tuo lavoro Silvia, creare degli strumenti, o parti di essi, per misurare i gas nell’atmosfera ha sempre a che fare con l’arte. La creazione ha sempre a che fare con l’immaginazione che deve spesso essere un po’ fuori dagli schemi, immaginando le cose non visibili, non tangibili. Quindi un connubio tra arte e scienza, il vostro, è molto importante. Ci sono delle pratiche artistiche orientate su questo filone, ma forse ancora troppo poche.
CG: Si, ancora troppo poche. In questo progetto era molto importante capire a livello ecologico che cosa sta succedendo realmente, e Silvia è stata di aiuto in questo. Sono argomenti difficili ma è importante approfondire anche questo tema prendendo distanza da quella che è una tendenza odierna che sembra far vedere solo una sfumatura dell’ecologia intendo la Green Economy! C’è sicuramente un valido motivo per questo, però per me è importante approfondire il tema con Silvia, restare ai margini di queste tendenze per comprendere cosa stia realmente accadendo al livello atmosferico, questo rende la mia ricerca più solida. Quando hai una base solida, puoi prendere più iniziative, essere più audace e raggiungere i risultati tematici o stilistici che abbiano una reale rilevanza nel nostro spazio-tempo.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Studio Residenza,Villa Rospigliosi
_SOLUZIONE_
ŠZ: Però non cerchi, anzi non cercate una soluzione al problema ambientale/ecologico, al nostro rapporto con l’ambiente? Perché?
SV: Io in realtà da scienziato devo provare a cercare una soluzione. Il ricercatore non può limitarsi a fare misure, guardare i dati e tracciare un quadro della situazione, deve necessariamente anche provare a migliorare le cose. Quindi anche se adesso sulla questione clima sono un po’ pessimista e ho la sensazione che sia troppo tardi per cambiare le cose, devo comunque provare a cercare una soluzione, anche se in questo momento non ce l'ho. Questo penso debba essere il punto di vista dello scienziato. Per l’artista forse è diverso, non so…
CG: Non credo che l’artista debba trovare una soluzione. Credo che questo sia il momento di rallentare, in questo senso come artista posso fare un’azione e l’azione è quella di entrare in una zona che non viene calpestata spesso e così sperimentare, rallentare, decidere temporaneamente di staccarsi dal cellulare, quindi stare in silenzio, fare un’azione di immersione. Credo che questa non sia una soluzione, ma un progetto che inizia in questa prima fase e poi vedremo come procederà.
SV: Rallentare è importantissimo. In questo periodo sento spesso parlare di green economy e sembra che la soluzione a tutti i problemi sia il passaggio dal carbon fossile all'elettrico. Ma bisogna rifletterci bene perché questo passaggio invece di essere la soluzione potrebbe essere solo uno spostamento del problema. Non usi più il carbone, ma inizi ad usare il litio o le terre rare per fabbricare batterie. Il problema rimane, solo lo sposti da un'altra parte. Quindi se in questo momento non siamo in grado di trovare una soluzione "green" al fabbisogno energetico a cui il mondo si è abituato, dobbiamo dirlo chiaramente, senza far credere che la soluzione tecnologica esista. Per cui il rallentare, il diminuire le richieste energetiche, sono punti essenziali in questo momento, probabilmente l'unica vera soluzione. E nel frattempo lo scienziato deve continuare a cercare una tecnologia rispettosa dell'ambiente sempre più efficiente.
ŠZ: Forse rallentando si trova anche un altro tipo di relazione, la stessa che hai trovato in questa residenza Cristina? Guardarsi intorno ti ha portato ad un incontro molto speciale che ha influenzato profondamente il tuo progetto. Hai incontrato un daino che ha accettato la tua presenza e ti si è avvicinato spontaneamente. Questo incontro ha ispirato uno dei tuoi lavori, mi riferisco a Verde profuso, installazione fotografica installata nella rimessa, con un suono molto caotico di fondo.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Verde Profuso, Ragnaia, Villa Rospigliosi
CG: Si, è vero! Riferendomi al rallentare e al calpestio, credo che sia importante essere consapevoli di sentire cosa stiamo calpestando, probabilmente anche solo sentire un odore. L’odore è un segno di presenza di un altro al quale stiamo reagendo, così come lo è un suono, un rumore della città, ne prendiamo atto, e allo stesso tempo distanza. Non siamo più solo noi stessi, piuttosto siamo noi stessi nell’incontro con l’altro. E con questo mi ricollego a INFRA, dove tutto nasce dal mezzo, da una posizione non antropocentrica, che include la vita delle piante così come quella degli animali.
Quando ti immergi totalmente in un ambiente, come nella Ragnaia, dove il silenzio è illusorio, perché senti il treno, le moto, le macchine, ma anche le cicale, il canto degli uccelli, riesci a separare i linguaggi, le dimensioni e accetti di stare soltanto ad ascoltare. In questi momenti di ascolto può succedere che un animale selvaggio si avvicini ed è un’esperienza molto speciale. Da quel momento le cose sono veramente cambiate. Ho capito che l’incontro era alla base del progetto. Anche quello che abbiamo visto poco fa, passando dal bosco, quel ramo che ha lasciato una traccia, a prima vista poteva sembrare la traccia lasciata dal passaggio di una moto, ma in realtà è il vento che muove il ramo e crea una traccia sul terreno. Azioni, accadimenti molto semplici che non siamo più in grado di fermare con il nostro sguardo. Non siamo più abituati ad osservare in silenzio.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Traccia, Ragnaia, Villa Rospigliosi
_NIENTE_
ŠZ: Niente in oriente appunto significa diventare parte di tutto. Questo niente-tutto che l'uomo moderno conosce pochissimo. Timothy Morton, filosofo Inglese, dice che la natura non può essere esterna a noi, e per il nostro bene tale concetto va abbandonato al più presto. Il tuo rapporto con Niente viene proprio da questa consapevolezza?
CG: Si, è un niente che include tutto, un’immersione completa, una compenetrazione con l’ambiente che ho percepito incontrando il daino, ma non solo. Un altro incontro importante è stata la foglia, abbiamo parlato del mondo animale, ma anche il mondo vegetale, la foglia appunto, è stato un incontro importante. Quando nei ruscelli c’era ancora un po’ d’acqua, i sedimenti calcarei apparivano scultorei, da lì è nata l’idea della mappa. Dalla foglia, dalle sue venature, dalla trasparenza della foglia dove è rimasto intrappolato il calcare, da quelle venature abbiamo ricavato e elaborato la nuova mappa, percependo la compenetrazione con quello che ci circondava.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Foglia, Ragnaia, Villa Rospigliosi
ŠZ: Silvia secondo la tua esperienza, siamo capaci a concepire niente anche dal punto di vista ecologico, siamo capaci di immaginare un rapporto con il quotidiano e con la natura differente?
SV: Lo studio della Natura è l'essenza della ricerca scientifica, dallo studio delle particelle elementari all'Universo e oltre. Dal niente al tutto e viceversa. Bisogna però cercare di non intendere la ricerca solo in termini antropocentrici, cioè solo come lo studio di fenomeni al fine di sfruttarli e portarne vantaggio all’uomo. E' un po' il discorso che facevamo prima. Posso usare la ricerca per trovare nuove fonti di energia per soddisfare la richiesta dell'uomo, oppure posso usare i dati ottenuti con la ricerca per capire che devo cambiare la mia richiesta di energia. Questo secondo tipo di ricerca può aiutare a ricreare un rapporto con la Natura più equo e non tutto sbilanciato dal lato umano. Può aiutare a capire l'importanza del rallentare.
_FOGLIA_
ŠZ: Il rapporto tra l’uomo e la natura, l’albero, la foglia è molto antico. Foglia come l’essere vivente infatti è artefice, tramite la sua capacità di fotosintesi dello sviluppo della vita sulla Terra. Si parte dalla fotosintesi e si arriva al clima.
CG: Infatti la foglia è una parte importante di questa prima fase del progetto. La foglia è stata disposta sulla scatola luminosa a raggi x per evidenziare le venature ed è diventata un’opera, La Mappa della Dichiarazione Pubblica.
Inoltre la foglia, attraverso la fotosintesi entra in contatto con l'atmosfera e diventa parte del tutto che influenza il clima. E qui siamo di nuovo nel campo di Silvia, vedi come tutto si compenetra in forma rizomatica!
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Studio di Residenza, Villa Rospigliosi
SV: La foglia è emblematica per descrivere che ogni cosa è parte di qualcosa di più grande e con Cristina ne possiamo parlare per ore. La fotosintesi è un processo chimico mediante il quale la foglia, utilizzando la luce solare, trasforma l'anidride carbonica (CO2 ) e l'acqua in sostanze organiche necessarie per la sua vita. Quindi durante la fotosintesi la foglia assorbe dall'atmosfera la CO2, che è un gas serra. Ma l'aumento di gas serra è uno dei principali responsabili dell'incremento della temperatura media globale della terra. Possiamo quindi dire che la piccola foglia è parte integrante ed essenziale del sistema clima.
ŠZ: Ma la CO2 viene anche riemessa in atmosfera e non solo immagazzinata dalla foglia?.
SV: Esattamente. Oltre al ciclo di fotosintesi, le foglie hanno anche un ciclo opposto, la cosiddetta respirazione cellulare, durante la quale la foglia assorbe ossigeno e riemette in atmosfera l'anidride carbonica. Il bilancio complessivo delle piante è comunque a favore della fotosintesi, cioè l'anidride carbonica assorbita è decisamente maggiore di quella rilasciata.
ŠZ: L’albero allora rilascia CO2 nell’atmosfera tramite la respirazione e anche dopo quando il tronco viene bruciato?
S.V. Certo, anche durante la combustione del legno viene riemessa anidride carbonica in atmosfera. Ma è ancora più importante il fatto che, ogni volta che bruciamo un albero, abbiamo distrutto una pianta che assorbe anidride carbonica durante la fotosintesi. Per mantenere l'equilibrio e non far aumentare la CO2 complessiva, ogni volta che viene bruciato un albero dovrebbe anche esserne piantato uno nuovo. E comunque non basterebbe lo stesso, poiché il giovane albero non riuscirà a togliere dall'atmosfera la stessa quantità di anidride carbonica dell'albero già maturo.
ŠZ: Quindi è importante piantare tanti alberi?
SV: Decisamente. Una forte deforestazione è causa di un forte aumento di anidride carbonica in atmosfera. Più diminuiscono gli alberi, più diminuisce l'assorbimento dell'anidride carbonica tramite fotosintesi. Quindi è importantissimo ri-piantare alberi e soprattutto prendersi cura di quelli che già ci sono.
_CURA_
ŠZ: La cura come modalità di intervento, ma un intervento essenziale, qui non poteva mancare! Come avete pensato di procedere per non renderlo troppo invasivo, troppo determinante?
CG: In partenza volevamo piantare degli alberi, ma poi a proposito della cura, abbiamo deciso che fosse interessante dare aria agli alberi che già ci sono, che sono piccoli perché sono sommersi di sterpaglia e così non riescono a crescere liberamente, per cui era importante intervenire su di loro. Piantare alberi è un’azione importante ma che cambia la morfologia del luogo. Quindi abbiamo deciso per la cura. Claudio può spiegare meglio come si farà.
Claudio Seghi Rospigliosi: Si farà con la concimazione, ma non diffusa, quasi sulle radici degli alberi. Metteremo le
micorrize che dovrebbero, si spera, aiutare il terreno a rigenerare il substrato attivo, perché nel tempo si è molto
impoverito. Materialmente faremo una serie di carotaggi, come se fossero delle iniezioni, e le riempiremo con una
miscela di acidi umici e micorrize.
ŠZ: Come siete arrivati a questa soluzione, nel senso della ricerca di soluzione giusta? Questa vi ha portato anche a scrivere una dichiarazione, si tratta dell’azione Dichiarazione pubblica e lettura del compromesso del mantenimento allo stato NATURALE della Ragnaia, dove proprio tu Claudio dichiari di continuare a curare questo luogo e prendi l’impegno di non cambiarlo mai radicalmente, vero?
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Dichiarazione pubblica e lettura del compromesso del mantenimento allo stato NATURALE della Ragnaia, Villa Rospigliosi
CSR: Con la dichiarazione pubblica abbiamo preso un impegno ufficiale nel recupero e nella salvaguardia di questo
ambiente naturale; un gesto che vuole essere un chiaro segnale di cambiamento nel rapporto tra uomo e ambiente.
Al fine di cercare la migliore soluzione pratica mi sono rivolto ad un agronomo chiedendogli di non utilizzare prodotti
chimici. L’indicazione che ci ha potuto dare riguarda l’utilizzo di prodotti naturali che serviranno a stimolare la simbiosi
tra le radici delle piante e i funghi, al fine di ridare forza all’apparato radicale degli alberi.
SV: Il non utilizzo dei fertilizzanti è fondamentale, perché l'uso di fertilizzanti azotati è in buona parte responsabile del rilascio in atmosfera del protossido di azoto (N2O) che è un altro gas serra. Non ha senso piantare alberi per rimuovere l'anidride carbonica, e quindi ridurre l'effetto serra, e allo stesso tempo usare fertilizzanti azotati che immettono protossido di azoto e conseguentemente aumentano l'effetto serra. Quindi la scelta della cura è di vitale importanza.
CSR: CSR: Anche per questo abbiamo virato verso interventi ancora meno invasivi rispetto a una piantumazione. Si pensava
di ripulire tutto il substrato del bosco eliminando le sterpaglie che coprivano le piccole piante che faticavano a crescere,
come alcuni esemplari di querce ed alcuni piccoli ulivi.
ŠZ: Curare quindi vi ha permesso di raccogliere dati e di conoscere, scoprire e mappare il luogo trovando dei punti di riferimento. La mappa prodotta per la mostra, utilizza le venature della foglia, e contiene come punti di riferimento il cipresso, la roccia calcarea, la cascata, il ruscello. Un rapporto intimo con il luogo, che è potuto emergere restando e vivendo il luogo.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Villa Rospigliosi
_MAPPATURA_
CG: Si, questa è stata una decisone importante, restare nel luogo per una settimana, mi ha da to l’opportunità di vivere intimamente ogni parte della Ragnaia, nelle diverse ore del giorno e della notte, come parte di processo in divenire. Ogni giorno c’era qualcosa di nuovo che riuscivo a percepire: le marche di percezione sono importanti, questa volta siamo partiti dalla foglia ambiente vegetale, e dall’amico daino, ambiente animale, nella prossima fase sarà un altro soggetto! Gli incontri sono parte della residenza, l’occasione di stare, rallentare e ascoltare. Tramite questa esperienza è possibile mappare, tramite un continuo e silenzioso calpestare.
SV: E allo stesso modo i miei strumenti mappano l’atmosfera. Gli strumenti che progettiamo nel mio laboratorio hanno proprio il compito di fare una mappatura dell’atmosfera, ovvero misurano le concentrazioni di vari tipi di gas di importanza climatica, come i gas serra, in un determinato punto dell'atmosfera, ad una determinata altezza e in un determinato periodo di tempo. Sono proprio queste mappature che indicano che ci sarebbe bisogno di più cura.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Dichiarazione pubblica e lettura del compromesso del mantenimento allo stato NATURALE della Ragnaia, Villa Rospigliosi
ŠZ: Appunto, iniziare a conoscere tramite la cura una porzione della nostra terra, su scala piccola, dal basso. Potrebbe essere un passo utile per un miglioramento generale o addirittura l’inversione della corsa?
SV: Se tutti facessero la loro parte ci sarebbe almeno una speranza. Ma ci vorrebbe il coinvolgimento proprio di tutti, perché ormai siamo andati troppo oltre e siamo vicini al punto di non ritorno. Basta pensare che sia l'anidride carbonica, sia il protossido di azoto, una volta immessi in atmosfera, ci rimangono per circa 100 anni, per capire che una piccola riduzione delle emissioni antropiche ormai servirebbe a poco. La situazione potrebbe migliorare solo se tutti riducessero drasticamente i consumi per diversi anni consecutivi.
ŠZ: Queste azioni potrebbero dare un segnale?
SV: Sicuramente potrebbero informare, dare un suggerimento, far nascere in altre persone un po’ di consapevolezza. Gli scienziati a volte usano parole troppo tecniche, difficili da capire. Al contrario un progetto artistico come Finalmente Niente può essere più immediato, rendere il cambiamento da compiere più comprensibile.
_MUTAZIONE_
ŠZ: Adattarsi, cambiare, mutare forse sono le azioni importanti in questo momento. Cristina, qui hai fatto un percorso, una mutazione lenta che ti ha fatto arrivare da un’altra idea di progetto a Finalmente Niente.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Ragnaia, Villa Rospigliosi
CG: È avvenuto mentre stavamo facendo il sopralluogo, con Claudio nella parte esterna, siamo passati casualmente davanti a un cancello chiuso che mi ha incuriosita, mentre l’altra parte del parco è aperto a tutti. Così ho chiesto a Claudio, che mi ha raccontato che qua c’era la Ragnaia, uno spazio dove anticamente si praticava l’uccellagione. Per me è stata una rivelazione interessante, in quanto il luogo già esisteva e aveva un uso preciso, specifico, l’uccellagione appunto. Entrando nel bosco è avvenuto un cambio fondamentale, una mutazione. I progetti dei quali avevamo parlato erano altri ma questo momento, questa entrata nella Ragnaia, un terreno incolto, in quanto abbandonato, e lasciato al suo divenire senza intervento umano, ma che comunque era stato lavorato nei tempi della pratica dell'uccellagione, ha provocato una trasformazione. Finalmente Niente è diventato un momento dove non c’è bisogno di mostrare altro, né fare, né aggiungere, ma stare. Mutazione forse potrebbe essere una soluzione, e potrebbe essere una mutazione fatta da noi esseri umani rispetto a tutto ciò che abbiamo intorno, all’ambiente, ritrovare il legame intuitivo con l’ambiente naturale. Gli altri esseri mutano, a noi fa molta fatica.
CSR: Forse siamo la specie che con più lentezza, rispetto alle altre che abitano questo pianeta, si adatta alle mutazioni.
Adattiamo invece di adattarci. In questo caso anche l’intervento artistico è mutato con la scelta di non mostrare o di
mostrare quasi niente.
_FINALMENTE NIENTE_
ŠZ: Claudio, quando Cristina ti ha detto: “Si fa niente”, cosa hai pensato?
CSR: Per mia natura prediligo le cose essenziali, quindi quando Cristina mi ha proposto Finalmente Niente l’ho sentito
molto congeniale. Infatti, non amo gli accumuli, le cose ridondanti e la complessità fine a sé stessa.
Siamo passati da una idea originaria che prevedeva una serie di installazioni, anche complesse, a questo progetto
finale, che pur denominandosi “niente” ha in realtà tantissimo lavoro alle spalle. Per esempio, per quanto riguarda il
lavoro “Verde Profuso” ci siamo concentrati sul posizionare una semplice foto curandone accuratamente tutti gli aspetti
nei minimi dettagli, compreso il suono diffuso all’interno della rimessa, una traccia audio registrata dal vivo in Ragnaia.
In questo modo è diventato un progetto che nel togliere si è modificato e può mutare continuamente nell’ottica del
Finalmente Niente e quindi nel non mostrare.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Verde Profuso, veduta di installazione Villa Rospigliosi
ŠZ: Infatti anche la cura è sotto terra.
CSR: Anche la cura è sottoterra e l’aver deciso di non eseguire una nuova piantumazione porta avanti l’idea del non
mostrare, per cui noi faremo un’azione che non sarà mai vista.
ŠZ: Infine, volevo chiedervi, quando avete fatto il vostro percorso di calpestio, come vi è sembrato, cosa avete notato, cosa avete sentito?
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Ragnaia, Villa Rospigliosi
CSR: Questi sono i luoghi della mia infanzia; il bosco era il mio posto preferito dove giocare. Per me calpestare il
terreno è un atto usuale, che forse adesso compio con più consapevolezza e che mi dà occasione di riflettere e di
meditare.
SV: Io il luogo non lo conoscevo per niente. A me piace camminare da sola nella natura in silenzio, ma quello che mi ha colpito qui è che oltre alla natura intorno a me c’erano un sacco di altre cose, c’era il rumore delle macchine, ho sentito il treno. Quindi ero sola in mezzo al bosco ma con tante altre cose presenti. Ho incontrato anch’io il daino, una sensazione incredibile, senti il treno e un attimo dopo vedi un daino davanti a te. Era davvero un’unione di tante cose insieme, la commistione di un po’ di tutto all’interno di niente. È stato veramente bello.
ŠZ: Per me questo niente era veramente pesante, lo sentivo molto il niente, come il silenzio, il silenzio vero alla fine si sente. Ho avuto anche la sensazione che finalmente posso stare un po’ più tranquilla, più ferma, ma stranamente avevo anche la sensazione di paura, perché comunque è un’esperienza che non fai spesso, addentrarti in un luogo che non conosci, quindi avevo un po’ di paura, andavo piano. Un calpestio prudente.
CG: Finalmente Niente n realtà va oltre all'azione del calpestio. Infatti l’azione è concepita con sequenza stagionale e sarà visitabile in altre quattro date: 11 dicembre 2021, 11 febbraio 2022, 11 aprile 2022 e 11 giugno 2022. La risposta della natura ci dara l’opportunità di vivere un nuovo paesaggio e forse comprendere la mutazione e sentire che ne siamo parte, ritrovare, mi ripeto, il legame intuitivo con la natura.
In quest’ultima giornata verrà presentato il libro/(A Step) Out Of Me/indagini e progetti attorno all’ecosofia, una raccolta degli ultimi progetti con all’interno le immagini e la documentazione del progetto Finalmente Niente.
Cristina Gozzini, Finalmente Niente, 2021, Calpestio, Ragnaia, Villa Rospigliosi
Cristina Gozzini L’artista. Dopo un periodo di apprendistato con il pittore e scultore catalano Santiago Planella si trasferisce in El Salvador in America Centrale, dove realizza numerosi interventi site-specifico all’interno di Musei e Istituzioni culturali del territorio. Nel 2006 viene premiata alla V Biennale da Visuales del Istmo Centroamericano. Dal 2010 vive in Italia e dal 2017 ha lo studio a Prato. Negli ultimi tre anni la sua ricerca verte sui temi legati all’ecologia con approfondimenti sull’ecosofia.
Tra i suoi ultimi progetti e mostre personali si ricorda: Open Studio (A Step) Out Of Me, (2019) Corte Genova, Prato; Errore di Calcolo Un dialogo tra Europa e America Latina, Rehearsal Project Space, Milano; Catena Umana, Video Project Selection during Intichuma Ceremony To Francis Alys, Fondazione MAXXI, Roma; INFRA (2018) Galleria Die Mauer Arte Contemporanea, Prato; Esercizi di Elasticità, Fundacion Felicia Fuster, Barcelona.
Claudio Seghi Rospigliosi Collezionista e curatore del progetto/Chor Asis - Lo spazio della visione
Silvia Viciani Il Fisico. Dal 2009 è ricercatrice del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) presso l'Istituto Nazionale di Ottica di Firenze. I suoi principali interessi scientifici riguardano l'Ottica Quantistica e la realizzazione di strumentazione per lo studio del clima.
Špela Zidar Storica dell’arte, educatrice museale e curatrice dei progetti di arte contemporanea che riguardano l’arte emergente.