Storia della Notte e Destino delle Comete è il titolo del progetto espositivo del Padiglione Italia alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
La mostra, a cura di Eugenio Viola, per la prima volta nella storia del Padiglione Italia, presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti.
Il curatore ha scelto di proporre un progetto che funzionasse come un potente statement sulla contemporaneità, in grado di restituire una lettura coraggiosa del presente e dare all’Italia una voce unica.
«Un progetto espositivo affascinante che attraversa diversi linguaggi artistici e indaga le contraddizioni della contemporaneità e il rapporto tra uomo e natura. Sarà un Padiglione all’insegna della creatività e dell’innovazione» ha dichiarato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.
«Da ex uomo di cinema sarei stato felice di produrre un film con il titolo
Storia della Notte e Destino delle Comete.
Promette mistero, scoperte e l'emozione di un viaggio molto speciale. Gian Maria Tosatti, che fa riferimento più al racconto teatrale che a quello cinematografico, conosce l'importanza del narrare, che sarà la materia prima di cui son fatte le opere del Padiglione Italia, ma anche del "forum continuo", una formula cui la Biennale tutta (nel senso di tutte le arti che rappresenta) vuol fare sempre più ricorso per riscattare l'azione creativa, dalla caducità di un tempo limitato alla durata della loro esposizione in mostra», così Roberto Cicutto, Presidente La Biennale di Venezia.
Spiega Eugenio Viola: «Numerosi i punti di contatto tra la mia ricerca curatoriale e quella artistica di Gian Maria Tosatti. Per entrambi, il nostro lavoro è innanzitutto confrontarsi dialetticamente con le lacerazioni e le contraddizioni della contemporaneità, ovvero significa assumersi una responsabilità critica rispetto al nostro presente storico incerto.
Per entrambi, un progetto deve necessariamente esprimere una tensione etico-politica e concepirsi come un lucido saggio visivo, parte di un più ampio racconto per immagini in costante divenire.
Storia della Notte e Destino delle Comete è per entrambi, a oggi, il capitolo più importante che ci apprestiamo a scrivere di questo racconto, in cui le nostre storie tornano ancora una volta a intrecciarsi e a confrontarsi».
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Photo by: Andrea Avezzù
Storia della notte e Destino delle Comete
di Eugenio Viola
È scientificamente provato che esista una correlazione tra epidemie e progresso. Oggi si parla di
spillover (salto di specie), per spiegare le epidemie più rovinose degli ultimi anni: Ebola, Sars, Aviaria, Aids, il Covid-19. Questi fenomeni ci ricordano quanto l’urbanizzazione e le conseguenze legate allo sviluppo antropogenico abbiano alterato gli ecosistemi su scala planetaria.
Alla luce degli scenari attuali, in che modo possiamo tornare a riflettere sull'ambiente?
Che tipo di dibattito pubblico possiamo incoraggiare sul paesaggio urbano e le ecologie sostenibili?
Che ruolo può giocare l'arte nella costruzione di un mondo migliore all'indomani della crisi? E quali, infine, le sue reali potenzialità nell’operare cambiamenti all’interno del corpo sociale?
Questi interrogativi informano
Storia della Notte e Destino delle Comete, un progetto
site-specific, racchiuso in un prologo e due atti, che narra del difficile equilibrio tra Uomo e Natura, tra sviluppo sostenibile e territorio, tra etica e profitto.
La prima parte del progetto,
la Storia della Notte, ripercorre metaforicamente l’ascesa e il declino del grande sogno industriale italiano, dalla metà degli anni Sessanta a oggi.
D’altronde in Italia, un modello fondato esclusivamente sul profitto, quello che Andrea Zanzotto definiva «progresso scorsoio», ha prodotto una crescita indifferente ai problemi del territorio.
A partire dal boom del secolo scorso, l’industria chimica, petrolchimica e siderurgica, ma anche le piccole realtà produttive in Lombardia, nel Triveneto e nel Sud, si sono sviluppate incuranti dell’impatto sugli equilibri eco-sistemici e senza valutare i costi del ‘debito ambientale’ che sarebbero ricaduti sulle generazioni successive.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Courtesy DGCC - MiC
Le ambientazioni evocano
La Dismissione di Ermanno Rea (Feltrinelli, 2002) - probabilmente l’ultimo libro italiano ascrivibile alla tradizione del romanzo industriale - o il lato oscuro della industrializzazione: la fuga della diossina tra Seveso e Meda; la nube di arsenico a Manfredonia; l’incidenza di tumori e leucemie nel territorio di Taranto e di Bagnoli; i rifiuti tossici, sotterrati per anni e bruciati nella cosiddetta “terra dei fuochi” di cui parla Roberto Saviano in
Gomorra (Mondadori, 2006).
Torna alla mente la distesa di capannoni diffusi fra Ragusa e Cremona, l’unico panorama paradossalmente omogeneo di un ipotetico viaggio nell’Italia di provincia che oggi ci mostra i muscoli fermi di macchine che “vorrebbero ancora lavorare” e riflettono la frustrazione di una classe operaia giunta al capolinea, tra sussidi di disoccupazione e ricollocamenti difficili.
Perché dietro la resa della civiltà industriale c’è anche il dato umano, l’incertezza delle famiglie, gli operai di Taranto che fanno un bilancio tra morire di cancro o di fame.
Uno scenario che prepara l’epifania finale, l’ultimo atto, il
Destino delle Comete, ossia dell’umanità che ha attraversato la terra in una traiettoria rapida e luminosa, senza che, in fondo, le fosse garantito di abitare questo pianeta per l’eternità.
Qui l’immaginario si ribalta in una vera e propria epifania, visionaria e catartica.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Photo by: Andrea Avezzù
Storia della Notte e Destino delle Comete propone una visione eclatante sul presente, in bilico tra i sogni e gli errori del passato e le prospettive del futuro. L'opera non vuole esprimere una posizione drammatica, ma propositiva e ottimista: le criticità del presente sono utilizzate in chiave propedeutica per affrontare meglio le sfide del futuro.
È necessario porre le questioni ambientali in primo piano nell’agenda politica e investire in una operazione culturale di ampio respiro che riguardi scuole, università, enti di ricerca e di formazione, in un’opera di riconoscimento del valore dell’ambiente.
La Natura, alla fine, prende sempre il sopravvento.
Il progetto affida, per la prima volta, il Padiglione Italia a un unico artista: Gian Maria Tosatti.
Una grande installazione ambientale, in cui il visitatore è chiamato a compiere un viaggio sensibile all’interno della macchina visiva. L’opera si configura come un dispositivo intermediale che contiene in sé e fonde una pluralità di linguaggi, come di consueto nella complessa ricerca di Tosatti: dai riferimenti letterari alle arti visive, dal teatro alla musica e alla performance.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Photo by: Andrea Avezzù
Ritengo il lavoro di Gian Maria Tosatti un unicum nel panorama artistico italiano e internazionale. Le sue opere non sono “semplici” installazioni ambientali ma piuttosto “dispositivi” estetici complessi che coinvolgono media differenti e arditi passaggi di percezione di scala. La sua formazione teatrale tra Varsavia e Pontedera è confluita nella sua ricerca artistica, inglobando suggestioni afferenti alla tradizione dell’environment e della performance, utilizzate per stimolare nello spettatore meccanismi d’interazione e di partecipazione, fisica ed emotiva.
Nel complesso, le sue macchine visive sono congegni esperienziali che sfidano la tradizione utopico-avanguardista del Gesamtkunstwerk, “l’opera d’arte totale”.
Negli ultimi venti anni, Tosatti ha creato un corpus di lavori coerente che dialoga con esperienze internazionali coeve esprimendo, allo stesso tempo, le ragioni di una ricerca irriducibilmente italiana. Quest’ultimo aspetto è evidente nello spessore concettuale abbinato al rigore formale che informano ogni sua opera, come nell’attenzione riservata alle proprietà intrinseche dei materiali utilizzati.
Le modalità adottate da Tosatti nell’approcciare e trasformare radicalmente gli spazi, sviluppano un universo sospeso tra immaginario e simbolico che emana una grande potenza narrativa, alternando un linguaggio visivamente essenziale a un approccio magniloquente arditamente visionario.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Photo by: Andrea Avezzù
Dialogo
Eugenio Viola / Gian Maria Tosatti
Esponi spesso in contesti urbani differenti. Quali le aspettative nel mostrare la tua opera alla Biennale di Venezia?
Se si considera che per la prima volta sarà un unico artista ad occupare gli spazi impegnativi del Padiglione Italia.
Certo, c'è differenza nel mostrare un'opera in un contesto vivo o in un museo (o in un "luogo speciale" come l'Arsenale), ma ogni opera, anche decontestualizzata, si nutre sempre della realtà che tutti noi viviamo. In questa prospettiva non mi aspetto alcuna differenza significativa tra quest'opera e le altre nella percezione dei visitatori.
Sono sempre di fronte alla stessa comunità, una delle tante che condividono con me questi tempi.
Di solito, le tue opere nascono da una ricerca approfondita del contesto in cui le realizzi.
Ti piace definirti come un traduttore delle cose che hai intorno e di cui senti il bisogno di parlare, ma non come un autore.
Come è cambiato il tuo processo creativo per questo padiglione?
Potremmo dire che la tua ricerca è iniziata in un contesto e ora ha raggiunto l'intera umanità?
Oh, no. Penso che questo processo dimensionale dal micro al macro sia sempre radicato nel mio lavoro. Se mi concentro su un aspetto specifico - un piccolo villaggio perso nel deserto, è sempre perché in quel dettaglio vedo l'archetipo di un trauma ampiamente condiviso. Quando ho lavorato all'Episodio di Riga (per il mio progetto "My Heart is a Void, the Void is a Mirror") mi sono sentito molto vicino ai problemi che stiamo affrontando ogni giorno dall'altra parte dell'Europa.
Questo progetto per Venezia è lo stesso. Ho iniziato a raccogliere immagini dalla provincia italiana e oggi, in questi giorni di guerra, rivedo i paesaggi della mia amata Ucraina all'interno del padiglione. Qui si capisce perché dico che sono un interprete. Non intendo mai parlare di qualcosa. Cerco solo di mostrare qualcosa che collega tutti noi. Perché non so davvero come funziona ciò che la gente chiama arte, ma so che nella vita, nella politica, tutto è collegato.
La crisi tra Russia e Ucraina non è una questione regionale. È un sintomo di uno stato di confusione più grande che coinvolge tutto il mondo. Stiamo tutti vivendo una sconfitta. La stessa sconfitta ha un aspetto diverso in differenti aree del pianeta, nonostante il suo aspetto, è una cosa unica. Per questo non possiamo sentirci davvero estranei ai problemi degli altri.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Photo by: Andrea Avezzù
I tuoi lavori sono progetti legati al concetto di identità personale e alle relazioni umane nella società. Per la Biennale di Venezia, hai pensato di strutturare il tuo lavoro con una sintassi teatrale, come spesso accade nelle tue opere, un'installazione immersiva, una macchina narrativa esperienziale strutturata come un teatro in 2 atti:
1) la Storia della Notte e
2) il Destino delle Comete.
Qual è, per te, il legame tra l'uomo come singolo individuo con diritti e doveri verso gli altri, e il teatro?
Oh, beh, il teatro è stato il primo modo per le persone di rappresentarsi in un rituale partecipato. È stato il primissimo specchio. La Tragedia greca era essenzialmente questo. Lavoro ancora sulla meccanica profonda della Tragedia, perché è un rito e anche uno stato di necessità. È una formula che permette alle persone di dire la verità a se stesse, dopo aver imparato a mentire e a credere alle proprie bugie. C'è sempre un momento in cui bisogna confessare - come ne "Il ritratto di Dorian Gray". C'è sempre un momento in cui bisogna aprire la porta proibita e affrontare un vero specchio.
La Tragedia è la formula originale di quello specchio. Ma non ha bisogno di essere esposta su un palcoscenico.
Un quadro può essere una Tragedia, una sinfonia (come la Nona di Beethoven) può essere una Tragedia. Così anche un'installazione ambientale può esserlo.
Il legame con il teatro nel mio lavoro non è così esteriore. È qualcosa di molto profondo. Non è nella forma. È nel suo sangue.
Mi ha fatto piacere sentire che hai pianificato di concentrarti sull'ottimismo - sul futuro, sulla speranza, come ho capito, nonostante il fatto che la comunità mondiale ha dovuto affrontare pandemie, epidemie, e le risposte politiche e sociali non sono sempre state efficienti e veloci, specialmente con coloro che avevano più bisogno di aiuto.
Cosa potrebbe fare un artista oggi per infondere la speranza e il coraggio di evolvere?
Non un artista, ma uno specchio. Cosa potrebbe fare uno specchio per infondere speranza e coraggio?
Beh, pensate a ognuno di noi, davanti a uno specchio. Puoi vederti stanco, vecchio, ferito, più debole, ma puoi anche vedere nel profondo dei tuoi occhi la stessa volontà di continuare il tuo cammino, perché in fondo non potrai mai arrenderti. Se puoi vedere questo nei tuoi occhi significa che non hai perso te stesso, anche se il tuo viso è irriconoscibile dopo tutte le cose che la vita ti ha fatto.
Nel lavoro che presento a Venezia è la stessa cosa.
Se siamo ancora capaci di provare pietà per un fiore o un piccolo insetto, beh, significa che siamo - e saremo sempre - creature viventi e non ancora zombie.
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022 Courtesy DGCC - MiC
Padiglione Italia alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia