Si parla delle residenze d’artista solitamente mettendone in luce il suo attore principale - l’artista, e i processi generati durante e dal suo soggiorno, del valore educativo della sua opera, dell’importanza della produzione e del fee che deve essergli riconosciuto… ma di coloro che concepiscono, montano e manovrano la macchina scenica delle residenze si discute meno. Forse anche per eludere la cruda realtà del volontariato su cui esse si basano; dell’iniqua distribuzione dei compensi, se presenti; dell’approssimazione della gestione, il più delle volte dovuta non alla mancanza di professionalità, ma alla carenza di un sistema istituzionale e normativo, di comunicazione e di tutela.
Il Forum dell’Arte Contemporanea tenutosi a Prato a fine settembre 2015, ha inserito le residenze nel macrotema sulla Formazione (dell’artista), auspicandosi nelle conclusioni, che esse diventino uno step obbligato del suo percorso educativo e promettendosi un’operatività in tal senso. Ma come risolvere il paradosso che allo stato dei fatti coloro che lavorano in questo ambito sono per lo più persone disoccupate, inoccupate, o occupate altrove, quindi con la possibilità di dedicare soltanto momenti residuali del loro tempo alla conclusione di ciò che si apre e che, auspicatamente, dovrebbe avere una finitezza nella dimensione residenziale?
Nelle righe che seguono, gli estratti da alcune mail, rieditate in formato di conversazione, tra un artista e un suo curatore (che è allo stesso tempo copromotore e massimo sponsor del programma di residenza d’artista GuilmiArtProject), mettono in luce, al di là dei riferimenti circostanziali alle situazioni e alle opere, alcuni nodi sospesi, che accantonati “aspettando tempi migliori”, tendono ad essere riassorbiti nel normale corso delle cose, diminuendo così la forza di un dato progetto, per il quale può restare l’ambigua sensazione che si sarebbe potuto fare di più.
Emanuela Ascari, Luogo comune, terra, 1x1x1 m, Guilmi, 2012. Crediti fotografici: Lelio Aiello
Emanuela Ascari:
[Nel 2012] ho lavorato con i guilmesi a partire dalla tradizione orale, seguendo i loro racconti ho trovato i resti della loro storia, le "prove" di qualcosa che ritenevano immaginario […]. Ho sintetizzato la ricerca nel cubo e nella presentazione pubblica + i disegni dei reperti e il poster.
Successivamente alcuni di loro hanno rielaborato le proprie storie nei racconti che sono stati raccolti e che mi sono stati fatti avere da tuo padre, che sono poi finiti sul poster che sarebbe dovuto essere distribuito agli abitanti come fase di un processo circolare che da loro parte e a loro ritorna. Ti dirò... è un vero peccato che infine i poster non siano stati largamente distribuiti come auspicato, ci sono rimasta un po’ male.
[…]
inoltre, volendo, si potrebbe fare un pdf da sfogliare online! che forse ti avevo già mandato, non ricordo, devo controllare se l'avevo fatto.
baci
ciao!
Lucia Giardino:
E ma, lo sapevo che ci eri rimasta male […]. Mi dispiace, magari tu penserai che il tuo lavoro non sia stato valorizzato. Coloro che hanno collaborato attivamente al progetto, fuori dalla dimensione "pubblica", li abbiamo raggiunti direttamente durante l'inverno, quindi il tuo poster qualcuno ce l'ha. […] Glielo abbiamo consegnato io e Chico: Pierino, i Racciatti, Lucio, mio padre, Pino, Bruna etc, etc...! E il comune, come ti avrà detto Danilo, ha le sue copie a disposizione. […]
Io rigiro il punto di vista, puntando il faro sul nostro operato come promotori, organizzatori e curatori di una residenza. Operato che rimane di natura ambigua, ignorandone spesso le ragioni e le condizioni, per cui vorrei rendertene partecipe.
Credo che la frustrazione, il "rimanerci male”, derivino dalla non considerazione che tutti i progetti che si intraprendono in una residenza d’artista hanno delle temporalità che devono essere sfruttate e nell’eventualità riprese, ma con coscienza - cioè non a caso: questo richiede molto sforzo e sincronia di tutte le parti, non di una o di due persone soltanto.
L'unica distribuzione dei poster che avrebbe senso oggi, sarebbe in una dimensione per-formativa nella quale TU restituisci a tutti i guilmesi, non solo a chi ha partecipato attivamente, il progetto, rinarrandolo. Capisci che questo sarebbe faticoso anche per te e dovresti trovare i tempi giusti.
EA : Non ricordavo di avertelo già detto.. ops... scusa. Ma non per questo metto in dubbio il vostro operato o penso che il mio lavoro non sia stato valorizzato! anzi... […]
L'esserci rimasta male è perché è stata una potenzialità non sfruttata appieno allora. Era un’esigenza del lavoro non prevista, sviluppatasi successivamente, a residenza finita. Non volevo riavviarlo ora. Era andata così. Come spesso accade il lavoro ha un vita propria e tempistiche che non sempre corrispondono a quelle organizzative del progetto ospitante. Anche il cubo è rimasto un anno e mezzo, fuori da ogni previsione, travalicando i tempi delle residenze!
LG : A gestire la residenza dell’artista siamo in due. GuilmiArtProject ha inoltre un’articolazione complessa che si esplicita in formazione all’arte contemporanea, laboratori esperienziali, feste ed eventi collaterali, della quale rimaniamo in gran parte i registi principali. Spesso le energie per fare tutto scarseggiano. Nessuno di noi vive a Guilmi e tutti abbiamo un lavoro senza il quale GAP non si farebbe. Eppure GAP è un nostro pensiero e una nostra operatività costante.
Per gestibilità materiale (logistica, tempo e denaro) e concettuale, ogni residenza dovrebbe idealmente risolversi con le sue date pubbliche: l'inizio e la fine dichiarata nei bandi o che appare nella comunicazione (per noi 1/2 luglio-1/2 agosto). In realtà il lavoro di chi offre residenze non ha una così netta determinazione temporale. A parte la preparazione che c’è a monte, l’operato continua anche dopo la conclusione delle residenze. Molto spesso i progetti degli ospiti annuali crescono, sconfinando in prosecuzioni di lavori che sarebbe doveroso ripresentare nel contesto in cui sono nati e dove gli è stato dato il senso originario (per noi Guilmi). Ma questo significherebbe prevedere articolazioni ulteriori del programma di residenza o inserire la presentazione dello sviluppo di un lavoro precedente nell’ambito di una nuova residenza annuale.
Invece nostro compito è non mischiare cose di ambiti diversi, sia per rispetto del pubblico di destinazione che non conoscendo i processi, non ha la capacità di selezionare, sia per il rispetto all'artista dell'edizione in corso. E' per questo che stiamo meditando di darci una pausa. E fare un recap degli anni. Anche per chiudere i molti sospesi. […]
EA : Certo, lo so, ne avevamo parlato quando proposi di venire a distribuire i poster l’anno successivo, con il cubo in trasformazione ancora presente. In ogni caso non avevo proprio in mente di riaprire Luogo Comune, è una cosa ormai chiusa.
LG : Fermarsi con le residenze annuali, sarebbe un’ottima occasione per riprendere o riaccostare i vari progetti e l'idea del libro "partecipato", di cui ti ho parlato andrebbe in quella direzione.
EA : Questo è un buon motivo per "riaprire" progetti passati! altrimenti non ha senso.
LG : Ora vado allo spettacolo di Jacopo Miliani,
Ciao
L.
Emanuela Ascari, rinvenimento della torre medievale con l’archeologo Davide Aquilano. Crediti fotografici: GuilmiArtProject
EA : Penso che hai preso le mie parole per fare una sintesi di qualcosa che ti stai cercando di chiarire dopo anni di lavoro con guilmiartproject, come ne abbiamo già parlato, e come è giusto che sia dopo svariati anni di lavoro a pieno regime. Forse, per alcuni aspetti, noi che abbiamo lavorato con voi abbiamo più chiare di voi alcune dinamiche, e voi altre. Come sai penso che il vostro lavoro sia ammirevole, "ostinato e contrario", e molto generoso, e penso che lo pensino tutti quelli che hanno lavorato con voi.
Come è stato lo spettacolo di Jacopo Miliani?
ciao!
LG : Infatti sì, io ho tanto bisogno di fare sintesi di quello che abbiamo fatto finora, e chiarezza su cosa andremo a fare nel futuro. Mi fa piacere che tu abbia individuato le mie criticità e da dove provengono i nostri stalli. E sicuramente anche che ci abbia riconosciuto il lavoro. Sono stati i riconoscimenti sensati e non le piaggerie (almeno credo) che hanno motivano il nostro andare avanti nei momenti critici.
Ieri Miliani divertente e colto.
Baci, L.
@ 2015 Artext