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Austrian Pavilion
Heimo Zobernig
Pavilion at Giardini

 
Nel suo contributo alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte Heimo Zobernig si confronta in modo diretto con il contesto espositivo preesistente dell’architettura del Padiglione Austriaco, realizzato nel 1934 secondo i progetti di Josef Hoffmann e Robert Kramreiter. Con i classici archi a tutto sesto e l’asse visuale quasi maestoso da un lato e le severe forme razionali e i materiali moderni dall’altro, l’architettura del padiglione oscilla tra storicismo e modernismo. Inserendo un monolite nero, che sembra fluttuare in prossimità del soffitto sovrastando l’intera superficie, e una struttura a pavimento altrettanto nera, che colma i dislivelli del fondo, Zobernig fa scomparire gli elementi architettonici storici del padiglione. Parallelamente il complesso progetto relativizza i confini tra architettura e natura, tra interno ed esterno. Comprendendo il giardino e la parete posteriore delimitante il cortile interno, il suo intervento architettonico, i cui piani isometrici ricordano la Galleria Nazionale di Berlino di Mies van der Rohe, crea un luogo raccolto dove soffermarsi e riflettere sulle modalità di presentazione dell’arte e sulla presenza umana nello spazio.

Non meno degli spazi concreti, anche la Biennale di Venezia stessa in generale costituisce uno spunto di riflessione per Heimo Zobernig. Come si può realizzare un lavoro adeguato in un contesto che mira alla rappresentazione nazionale e nel quale le singole voci aspirano a catturare la maggiore attenzione possibile? Quali effetti hanno senso in una situazione di questo tipo? Proprio a tal fine il Padiglione austriaco, con il suo linguaggio formale tanto classico quanto moderno, rappresenta un luogo espositivo ideale.


installation view, 2015 installation view, 2015 Padiglione Austriaco, Giardini della Biennale, Venezia foto: Georg Petermichl


Heimo Zobernig

“Non ci sarà interazione nel senso inteso quando si parla di “installazione interattiva”. Vorrei però che il visitatore si sentisse a proprio agio nello spazio, e le interazioni dovranno essere rappresentate sotto forma di sensazioni, forse anche in veste di sentimenti irritanti che potrebbero essere provati anche più volte durante il tempo che i visitatori spenderanno nelle diverse sale”.

“Tanto il contesto quando l’ambiente, l’architettura dovrebbero, inoltre, provocare, forse guidare il comportamento delle persone all’interno del Padiglione. Questa in breve la modalità di interazione sul quale mi concentrerò”.

“Kramreiter ha costruito il Padiglione seguendo i disegni di Josef Hoffmann. Benché sia stato costruito nel 1934, non viene mai annoverato come parte della cosiddetta Arte Moderna. E per molti anni è stato accusato di essere poco moderno. Il mio intervento, da un lato, si instaurerà come una sorta di dialogo con i fatti storici che hanno attraversato il Padiglione, dall’altro produrrà anche alcuni tentativi di correzione, che verranno incorporati, dunque percepiti fisicamente, dal visitatore”.

“Sto per mostrare un lavoro tanto architettonico quanto scultoreo. Ogni spazio nel mezzo sarà rappresentato dal volume, dalla superficie e dal vuoto. La pittura, invece, sarà assente”.

Il mio desiderio più profondo è che i visitatori percepiscano, sentano il mio invito: quello che, attraverso questo progetto, sto sottoponendo loro. Vorrei che ne fossero sedotti e che rimanessero un po’ più a lungo rispetto al tempo che di solito impiegherebbero per una semplice visita.

 

Curator : Yilmaz Dziewior
Commissioner : Yilmaz Dziewior