Open Menu
Irene Lupi
Portfolio

 
Irene Lupi


Fünfundertsechzig
vinile con packaging 12'', video musicale 17'54'', 2016

L’indice di vecchiaia secondo i dati ISTAT per l’Italia, riscontra che ci sono 161,4 anziani per 100 giovani ed in Toscana 195,4. Un punto di incontro tra i due mondi lo si trova attraverso sonorità che accomunino idealmente le due generazioni; la musica techno per gli adolescenti e le narrazioni dei partigiani dall’ altra.
Formalmente ho prodotto un vinile 12 pollici, dove far coesistere due generazioni, dal titolo Fünfundertsechzig, (560 in tedesco) che è il numero delle vittime di Sant’Anna di Stazzema. Il lavoro sonoro è elaborato dal sound engineer/composer Alessandro Ielo (JQR sound). Il lato A è un brano di elettronica-dubstep composta da suoni ripresi dalla vita agricola condotta oggi da un partigiano.
Il mio lavoro si basa sulla consapevolezza e responsabilità delle azioni del singolo, intendo non solo nella sfera nella quale ogni individuo può scegliere ed arrivare ad avere un potere decisionale sulla propria istruzione e cultura, ma piuttosto trovo interessante la parte occulta che taluni trovano complottistica; ovvero ciò che non si percepisce se non si entra in contatto con una visione più ampia e filosofica della questione.
Gilles Deleuze fa una panoramica interessante sulla comunicazione. Non tutto ciò di cui si parla è riducibile alla comunicazione. Essa è trasmissione e propagazione di un’informazione. Un’informazione è una serie di parole d’ordine: quando si viene informati, il presupposto è che si creda a ciò che si ascolta, ergo l’informazione è la parola d’ordine, cioè il sistema di controllo vero e proprio.
Siamo entrati in una società di controllo, afferma Deleuze, modificata rispetto alla società di sovranità e alla società disciplinare. Oggi non si ha più bisogno di spazi di reclusione, il controllo non è la disciplina!
(Gilles Deleuse, Cos'è l'atto di creazione?, Cronopio, 2010)
Siamo controllati, monitorati costantemente pur sentendoci “liberi di agire" e questo porta al depauperamento della memoria.
A mio avviso, essendo cambiato totalmente il modo di porre l’uomo sotto scacco, ed essendo riuscita la società a fare della “libertà” la sua forma di controllo per eccellenza, si ha uno scollamento tra la forma, che un tempo era riconosciuta indubbiamente come ribellione ( resistenza), e contenuto, la lotta politica sotto forma di resistenza giornaliera, perché sono cambiate le basi del gioco, mentre si continua a mantenere la stessa metodologia di attacco.
In questo caso l’opera d’arte può essere (in quanto essa non contiene la benché minima informazione né contro informazione) atto di resistenza.


Irene Lupi


EUROLIT
Installazione site specific Museo di Casa Masaccio, espositori, banco, materiale pubblicitario, 2015

Parliamo di Europa, di integrazione e identità.
Riflettendo criticamente su questi grandi temi, ho concluso con la formalizzazione di un preparato farmacologico che possa far crollare le differenze che tendono a rendere l’europa variegata e spesso incompatibile con una visione omogenea di essa.
Religione, ideologia culturale, etnia, linguaggio, tradizione, politica, leggi, geografia,
Ancora si crede che la mappa sia la copia della Terra senza accorgersi che è vero il contrario: è la Terra che fin dall'inizio ha assunto, per la nostra cultura, la forma di una mappa, e perciò spazio e tempo hanno guidato il nostro rapporto con essa. Oggi tuttavia tali coordinate, che per tutta la modernità hanno costruito il mondo, si rivelano incapaci di spiegarne il funzionamento. La globalizzazione, qualsiasi cosa con tale processo si intenda, implica comunque una comprensione letterale del termine, e significa, prima d'altro che non è piú possibile contare, nel rapporto con la realtà, sulla potentissima mediazione cartografica che, riducendo a un piano la sfera terrestre, ha fin qui permesso di evitare di fare i conti con la Terra cosí come davvero essa è, con il globo.
(Franco Farinelli, Geografia,2003. Piccola Biblioteca Einaudi).
Tutto ciò in una contemporaneità con “velleità democratiche” permette allo stato di concepire un farmaco europeo che permetta di rendere con una sola somministrazione, qualsiasi individuo europeo, inibendo tutte le differenze che fanno la forza dei differenti popoli.
Ho collaborato con un farmacista in occasione di una residenza a San Giovanni Valdarno, con il quale abbiamo messo a punto una base di ansiolitici e stabilizzatori dell’umore, e antidepressivi, che sono soluzione per diversi disturbi comportamentali della nostra società.
Il lavoro di grafica che sta alla base, rende ancora più credibile l’operazione. La boccetta del farmaco ha un etichetta di un blu Europa, con un tappo giallo, come le stelle Il colore di base della bandiera è il blu scuro, precisamente il "Blu Reflex Pantone" (Pantone Reflex Blue) che corrisponde al colore RGB:0/51/153 (esadecimale: 003399), mentre le stelle sono gialle, o più precisamente del "Giallo Pantone" (Pantone Yellow) che corrisponde al colore RGB:255/204/0 (esadecimale: FFCC00).
Il toro bianco sta a simboleggiare Zeus che nella mitologia greca sedusse Europa e dalla quale relazione ebbe l’inizio della stirpe europea.
Il nome scientifico EUROLIT nasce dal suffisso del concetto Europa, legato al litio sostanza dalla quale in prevalenza è composto il farmaco.
É singolare come i nomi dei farmaci tendano a tranquillizzare l’individuo che gli assumerà: SERENVITA, TRANQUIRIT, DOMAR, QUAIT


Irene Lupi


IMPRESSIONI

Nella società contemporanea la famiglia è probabilmente l’istituzione che riesce a mobilitare il comune con maggiore intensità, per molte persone infatti la famiglia è ancora l’ambito principale e unico, in cui si possano svolgere delle esperienze collettive in cui si possano svolgere attività organizzate in termini cooperativi, in cui dare e ricevere cure e intimità. La famiglia si fonda sul comune, ma può corromperlo imponendogli delle gerarchie, dei vincoli, delle esclusioni e delle distorsioni (Michael Hardt, Antonio Negri Comune.Oltre il privato e il pubblico, 2010, Rizzoli)
Cercando di entrare in una piccola comunità come quella di Fiano a Certaldo, mi sono insinuata dentro le case e le famiglie di questo popolo, che mi svelano le dinamiche famigliari e comunitarie di una vita che si viveva nel passato recente, con riferimenti che vanno dalla Prima Guerra Mondiale al secondo dopo guerra, fino a riflessioni sulla contemporaneità socio culturali, con l’apparente semplicità di anziani che nella società moderna vengono percepiti come privi di contenuti utili e anacronistici.
Collaborare con la parte di società che nessuno vuole ascoltare più e che è ricca di memorie, è da sempre una grande fonte di ispirazione per le mie ricerche "mi sono ricordato di una cosa che ho imparato dai vecchi: falli parlare di quello che veramente conoscono e amano e capirai cosa pensano del mondo" (Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo, Feltrinelli, 2013).
Usando il mezzo video, si sono create delle dinamiche di paese per le quali tutti volevano dare il loro contributo alla realizzazione del video. Alla fine della residenza di Coefficiente H a Sticciano, durante la proiezione del lavoro finale, si è ridato vita a ciò che era una consuetudine fino a pochi anni fa; cioè alla partecipazione di tutte le famiglie del paese, che si sono riunite nella piazzetta del paese, per assistere alla video proiezione, che diventava il presupposto per vivere un momento della comunità tutti insieme. Ciò che per addetti ai lavori si chiamerebbe arte relazionale, che diventa possibile solo quando si riesce a trasmettere il progetto ad altre persone, che intravedono la tua passione pur non capendo esattamente le motivazioni che ti spingono a fare questo tipo di operazioni chiamate arte.
Unitamente alle video-testimonianze, l'opera si sviluppava anche attraverso delle sculture fatte con la creta trovata in purezza nel terreno di Sticciano, sulla quale, senza cuocerla, ho impresso degli utensili che mi venivano prestati dalle persone con le quali interagivo. L'idea di non mettere nel forno la terra argillosa, è per lasciare libera la memoria che senza un accurata attenzione, può ritornare polvere e quindi essere di nuovo dimenticata.

Irene Lupi

GADIF
Installazione acquatica, tecnica mista; canne naturali, bicicletta, corde, lo di acciaio zincato, silicone trasparente,viti, legno,bottiglie di plastica 240 x 170 cm, 2013

La sfida, un concetto fatto forma.
Ho collaborato con un team di amici, per la realizzazione di un sogno da bambini; la costruzione di una macchina che possa pedalare sull’acqua.
I materiali usati sono una Graziella, primo prototipo di bicicletta pieghevole, icona nel made in Italy in tutto il mondo nata negli anni 60.
Cambiò la percezione della bicicletta, che fino ad allora era considerata come mezzo di trasporto povero, che lasciò il posto al nuovo status simbol della nuova gioventù benestante.
Mi divertiva l’idea di sfidare il mare con un mezzo a metà tra il design e la zattera, costruito con dei mezzi di riciclaggio, come le bottiglie di plastica che si prestano per il sollevamento di corpi immersi in un liquido.
In una società in cui le popolazioni migrano per il mediterraneo in cerca di un nuovo luogo da abitare, potrebbe diventare un mezzo di trasporto utopico, per i giovani migranti.


Irene Lupi


SPICH INGLISCH
video 6’34’’ 2012

Nella nostra contemporaneità è d’obbligo per essere concorrenziali, avere la padronanza della lingua inglese, tanto che alcune parole sono entrate nel vocabolario della lingua italiana, senza che ce ne rendessimo neanche conto.
In questa opera video, metto di fronte, ad una generazione di anziani che hanno un’istruzione elementare un testo in inglese e gli chiedo di leggere ciò che si trovano di fronte.
In questo gioco apparente di linguaggi incomprensibili, emerge anche una fiducia nei miei confronti, dal momento che i due non sono in grado di capire il significato del testo.
Il sottotesto che affiora, dopo pochi secondi iniziali di ilarità, è che la comunicazione, data da un linguaggio non verbale, bensì fisico le due parti comunicano attraverso il tatto; le dita che si incrociano come una danza, rendono più a loro agio i protagonisti, che si scambiano le battute con una sorta di staffetta tenendo il segno con le dita, tipico gesto che si usa alle elementari quando si ha bisogno di tenere il segno con il dito sul libro di testo.
É una riflessione sulla comunicazione, anche se il linguaggio è sconosciuto emerge una complicità data dalla conoscenza dell’altro, (i due sono marito e moglie) che portano comunque a compimento il loro lavoro pur non comprendendo il contesto, il contenuto e la motivazione della lettura.
Nello specifico, sono anche i miei genitori, con i quali collaboro sovente per le mie ricerche, prendendoli come esempio di una generazione nata durante la seconda guerra mondiale e cresciuta in un mondo che si è evoluto negli ultimi cinquanta anni, in mille modi diversi e distanti da ciò che possa essere compreso a livello antropologico, da chi è nato in una piccola comunità come l’Isola d’Elba.


Irene Lupi


RITRATTI CADUCHI
disegno a parete con scotch di carta da carrozziere 20X20 cm

Cercando di delineare dei tratti che affiorano dalla parete, uso un materiale povero; lo scotch di carta.
Eco di volti evanescenti di persone che sono alla fine della propria vita terrena. Mi trovo spesso di fronte al tempo che scorre e a tutto ciò che ne riguarda.
In questo caso la rappresentazione formale del disegno classico, la interpreto con questo materiale povero, che non sembra portare con se significati apparenti, ma che trae la sua forza, dalla sua fragilità: lo scotch di carta ha una tenuta momentanea, anch’esso ha una durata temporale limitata, debole nel tempo, una sorta di polvere nella clessidra che scivola via veloce. Quando mi trovo di fronte a persone che hanno inequivocabilmente trascorso più tempo di quello che gli rimane da vivere, mi si scatena immediatamente la voglia di catturare la maggior parte delle informazioni che posso acquisire.
Il tempo, trasformato in memoria personale, l’astrazione per eccellenza dell’essere tempo.

Lo spettatore si trova a passare di fronte a questi ritratti su uno spazio limitato, un corridoio con luce radente, che non sottolinea la visione, ma anzi occulta, nasconde se non ad un’attenta ricerca.


Irene Lupi
HO UN SASSOLINO NELLA SCARPA.
video 5’15’’ 2011

Questo video, nasce dalla collaborazione con mio padre, come prototipo di una generazione nata senza le telecomunicazioni e che ha vissuto in modo inconsapevole l’evoluzione tecnologica. Si trova a confrontarsi con un mezzo comunemente usato e alla portata di tutti, un lettore mp3. Nell’istante in cui entra in contatto con l’oggetto ne apprende l’esistenza e la funzione, io mi limito a filmare e documentare la reazione. Da prima l’oggetto in quanto tale, viene tenuto nella mano in modo quasi diffidente, poi, probabilmente la scelta della canzone di Natalino Otto che ricorda la sua giovinezza, fa immediatamente sormontare il disagio, riuscendo addirittura a metterlo a suo agio, tanto da cantare la canzone a sua volta.


Irene Lupi, Livorno 1983.
"Sono sempre stata attratta dalle storie e dal riportare i racconti ascoltati in qualche altra forma. Nel 2014 termino il Biennio Specialistico in Arti Visive e Nuovi linguaggi Espressivi dove inizio a lavorare con il mezzo video, uno di quelli che più prediligo. Mi diplomo all'Accademia di Belle arti di Firenze nel 2007, nel 2005 frequento la Facultad de Bellas Artes di Leioa a Bilbao dove faccio un anno di Erasmus. Nel 2016 vinco il premio TU35, sulla base di preferenze espresse da: Marcella Anglani, Saretto Cincinelli, Vittorio Corsini, Valerio Dehò, Daria Filardo, Ilaria Mariotti, Paolo Parisi, Robert Pettena, Pierluigi Tazzi, Alessandro Vezzosi. Nel 2013 con una borsa di studi al Siena art Institute partecipo al progetto con Mark Dion e Amy Yoes dal nome Above and below ground. Tra le mostre recenti: Guardare il mondo di oggi e immaginare quello di domani, a cura di Giacomo Bazzani, Lorenzo Bruni, Pietro Gaglianò, Matteo Innocenti, Alessandra Poggianti. Avviso di Garanzia, Fuori Uso, a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Simone Ciglia, Pescara 2016, Identita’, a cura di Casa Masaccio, Staatliche Akademie der Bildenden Künste Stuttgart, Accademia di Belle Arti di Firenze, 2015; TU 35 FI, Vitrine, a cura di Trial Version e Spela Zidar, con Pietro Gaglianò, 2015"

 

Irene Lupi - Portfolio
Site  Irene Lupi
@ 2017 Artext

Share