Korea
Spectres of the State Avant-garde
Spectres of the State Avant-garde esplora la complessa relazione tra architettura moderna e Stato. È alla fine degli anni ‘60 che si può far risalire sia l'origine dell'identità urbanistica di Seoul, sia la fondazione di varie istituzioni ed apparati statali: fu in quel periodo che l'ideologia di Stato e l'universo creativo degli architetti incrociarono i loro destino. Per gli architetti sudcoreani, animati da sogni ed ideali utopistici, lo stato totalitario rappresentò l'unico palcoscenico a disposizione per mettere in mostra le loro capacità creative. Attraverso la giustapposizione dei concetti di ‘stato’ ed ‘avanguardia’, la mostra intende delineare il ruolo dell'organismo denominato KECC, (Korea Engineering Consultants Corporation), evidenziando la divergenza tra potere politico e visione creativa, oltre che la contraddizione tra sistema politico e utopismo degli ideali.
KECC, società di consulenza tecnica per l'architettura e l'ingegneria civile fondata dal governo nel 1965, è stata responsabile della realizzazione di importanti progetti di sviluppo sponsorizzati dallo Stato quali porti, acquedotti, ponti ed altre infrastrutture, oltre che di opere architettoniche come Sewoon Sangga e i padiglioni fieristici. I progetti della KECC talvolta imitavano la radicalità degli esperimenti architettonici occidentali, ma più spesso esprimevano una tendenza estremamente pragmatica e in linea con il programma di sviluppo della nazione, divenendo -in questo modo- prototipo della struttura di apparato di Seoul e simbolo della pianificazione e del paradigma urbanistico della Corea. Eppure, nonostante il ruolo guida assunto dalla KECC nel processo di urbanizzazione ed industrializzazione in Corea, le ricerche sulle sue attività, sulla sua storia e le sue personalità non sono state mai condotte in maniera approfondita ed i materiali a disposizione sono frammentari e incompleti.
Spectres of the State Avant-garde prende le mosse da questa storia non scritta e dalla memoria non trascritta, mettendo in mostra il ‘tempo dislocato’: il ‘passato’, non ancora raccolto ed analizzato in maniera sistematica, viene ‘richiamato’ alla mente; quel ‘futuro’ che non fu realizzato è invece affidato alle sue nuove possibilità. In mancanza di materiali d'archivio fedeli, la mostra presenta i progetti della KECC come se fossero spettri o fantasmi, in un continuo andare in avanti e indietro, sospendendo la narrazione fra l'origine mitica dell'architettura moderna coreana e l'immagine che richiama un patto faustiano stipulato tra totalitarismo e creatività. Lo spettro evoca l'immagine di un entità che proviene dal passato, che improvvisamente infesta il presente con la sua incerta natura, nella tradizione del Confucianesimo, richiamare i fantasmi significa evocare una responsabilità del presente rispetto al passato. In altri termini, invece che raccontare semplicemente il passato o riproporlo in retrospettiva, Spectres of the State Avant-garde esplora le potenzialità del futuro attraverso la disamina di un'origine controversa.
E’ con questa prospettiva che il Padiglione Coreano del 2018 mette in scena le contraddizioni ed i paradossi insiti nei progetti della KECC degli anni ‘60. Il primo progetto ad essere presentato, è il padiglione Coreano Expo ‘70, che già una volta mise in discussione l'identità coreana in contesto internazionale: oggi offre l'opportunità di interrogarsi sul concetto attuale di identità nazionale coreana, dopo che la Corea ha cessato di essere uno stato-nazione mono-etnico. Yeouido, un'isola sul fiume sul fiume Han, che fungeva sia da modello di città utopica che da palcoscenico per le parate militari, diventa la piattaforma per riconsiderare gli spazi pubblici scomparsi durante il processo di modernizzazione. La costruzione della megastruttura di Sewoon Sangga, nel distretto di Jongno, che avrebbe dovuto avviare un processo di riqualificazione del centro, divenne paradossalmente una sorta di muro contro la gentrificazione; in Spectres of the State Avant-garde se ne vogliono comprendere le potenzialità. Il viaggio narrativo termina con la storia dei lavoratori trasmigranti che sostennero il capitalismo coreano nel distretto di Guro a Seoul, che divenne una zona residenziale per lavoratori a basso reddito dopo la costruzione di una struttura temporanea allestita per una fiera. Il Padiglione Coreano del 2018 si propone come il luogo in cui raccogliere indizi e frammenti di questo processo e presentarli come semi del futuro.
Questa mostra si compone di due archivi di un catalogo della KECC e di sette nuovi lavori di collettivi e singoli artisti. Gli archivi, rispettivamente denominati ‘l'Absent Archive’ e le ‘l'Emergent Archive’, forniscono il contesto di riferimento necessario a comprendere le nuove opere create dagli artisti partecipanti.
Spectres of the State Avant-garde, Padiglione della Corea - La Biennale di Venezia 2018.
Celle Oniriche
Jinhong Jeon, Yunhee Choi
L'espressione ‘Forum per la Prosperità del Domani’ fu il motto della 1st Korea Trade Fair (prima fiera del commercio Coreano). Sebbene la fiera fosse destinata a durare solo 42 giorni, fu considerata un successo che attirò oltre 1,7 milioni di visitatori costituì una paradossale opportunità per lo Stato e per gli architetti dell'avanguardia: ‘sognare’ di costruire ‘un’immagine’ migliore del futuro - un'immagine rosea sfavillante della Corea - a costo di sacrifici e sofferenze per la classe dei lavoratori.
Molti degli operai del distretto di Guro erano emigranti locali (per la maggior parte giovani donne), provenienti da zone rurali, che dovevano lavorare per 12 ore al giorno e vivere in unità abitative alveari dove sei o sette persone condividevano una sola stanza. Migliaia di fabbriche manifatturiere nel distretto industriale di Guro del 1967 furono rase al suolo e le alte torri per uffici sono state ricostruite di recente per creare un nuovo hub per il più grande Complesso Digitale del 2000. La maggior parte delle unità abitative alveari sono rimaste nelle stesse penose condizioni, oggi abitate da un melting di residenti di lunga data e nuovi arrivati alla ricerca del loro ‘sogno coreano’. Guro è stato in luogo è stato in luogo di residenza per coloro che vivevano nell'ombra, il cui lavoro e il cui sacrificio furono necessari per realizzare i ‘sogni’ di coloro che detenevano il potere. Una volta realizzata il Sogno, la loro esistenza permane invisibile continua ad essere rifiutata dalla società. Nella convinzione che la società si evolve ancora attraverso lo sviluppo della tecnologia, si propone qui una visione dell'architettura e della città con un‘atteggiamento critico’ verso le tecnologie operative.
Basandoci sulla comprensione dell'architettura come processo di produzione socio- economico, viene individuato un nuovo modello urbano fondato sui frammenti di visioni dei progetti utopici originali per ricostruire il tempo verso un nuovo ‘sogno’. Seguiamo la ricostruzione di questi frammenti resi tali dall'idea di totalità, incarnata dagli architetti dell'avanguardia. In questo momento, il potere sociale è trasferito ai cittadini. Così come l'immagine di un ‘futuro roseo’ per la Corea fu presentata alle 1st Korea Trade Fair, una nuova immagine di un ‘dolce futuro’ sarà presentata al Padiglione Coreano della Biennale di Venezia. I cittadini del mondo sono invitati a ‘sognare’ ancora una volta.
Exhibitors: Sung-woo Kim (N.E.E.D Architecture), Jinhong Jeon, Yunhee Choi (BARE), Hyun-Suk Seo, Hyun Seok Kang, Gunho Kim (SGHS), Choon Choi, Kyoungtae Kim (EH), Jidon Jung