Il progetto di Laure Prouvost per il Padiglione Francese, intitolato Deep See Blue Surrounding You/Vois Ce Bleu Profond Te Fondre, è strutturato intorno a tre temi principali che prevedono punti di confronto per lo sviluppo della mostra. Prima di tutto, c'è una riflessione che riguarda i concetti generazionali e di identità, ciò che collega o allontana ciascuno dall'altro: il più anziano dal più giovane, il vicino di casa dallo straniero. Poi segue l'idea di disconnessione, incomprensione e discrepanza, in particolare attraverso l'esplorazione della lingua, della sua appropriazione, o disappropriazione. Infine, venata di utopia e surrealismo, l'opera di Laure Prouvost si impegna a rappresentare un percorso di fuga, sia tangibile che immaginario, verso un ideale alternativo. La mostra prende la forma di un invito a fondersi in una liquido e tentacolare universo tra le differenti realtà svelate e condivise, che qui si intrecciano.
Il progetto mette in discussione l'idea della rappresentazione di un mondo fluido e globalizzato, fatto di scambi, connettività e discrepanze. Nella continuità della sua pratica artistica, che intreccia rappresentazioni di desiderio, onirismo e una descrizione fantastica della natura, Laure Prouvost si concentra in particolare sul linguaggio, il gioco di parole e la sua traduzione.
L'attenzione al suo ambiente e agli elementi naturali e umani che la circondano richiama alla mente la qualità immersiva dei suoi film, delle sue installazioni, oggetti, disegni e arazzi. La mostra riecheggia l'espressione di "modernità liquida", coniata dalla sociologo polacco Zygmunt Bauman per definire un mondo postmoderno governato da immediatezza e comunicazione, che erode i vincoli fissi tra persone e corpi svelando la fragilità di una società basata sull'individualismo e il costante cambiamento.
La pietra angolare del progetto artistico di Laure Prouvost per il Padiglione Francese è un film di fantascienza. Prende la forma di un viaggio iniziatico, un gioioso racconto filmato nel corso di un viaggio in macchina attraverso la Francia - dalla periferia parigina a nord della Francia, dal Palais du Facteur Cheval al Mar Mediterraneo - e infine a Venezia.
Laure Prouvost, film still, vido HD, 2019. 58. International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
Il film, ricco di dialoghi e di espressioni idiomatiche, è basato su una sceneggiatura scritta congiuntamente dall'artista e da vari collaboratori, in Francese e Inglese, con alcuni testi in Italiano, Arabo e brani in Olandese. I dialoghi sono interpretati da una dozzina di personaggi di diverse età e provenienza, con caratteristiche specifiche e abilità performative: magia, danza, musica, ecc. Una installazione scultorea in situ arricchisce e sviluppa i temi del film, all'interno e all'esterno del padiglione, con processi tipici della pratica artistica, come ad esempio gli oggetti di scarto provenienti dalla lavorazione del film, la resina, l'argilla, il vetro, le piante o il vapore acqueo. Le performance scandiscono la vita del padiglione, interagendo tra loro, con l'architettura e gli oggetti esposti. Il contesto stesso di Venezia, una città galleggiante costruita su acqua e dall'acqua, città di facciata e backstage, appare come fonte di ispirazione per la realizzazione del progetto, che si ritrova sia al centro del film che nel cuore dell' installazione.
"Un viaggio nel nostro inconscio.
Con l'aiuto del nostro cervello nei nostri tentacoli,
abbiamo scavato tunnel dal passato e nel futuro
verso Venezia. Seguiamo la luce". L.P.
Conversazione:
Laure Prouvost
Martha Kirszenbaum
Come ha immaginato la mostra a Venezia, e quali sono state le intuizioni iniziali per questo nuovo progetto?
Ho avuto l'idea del polpo come metafora delle origini del nostro pianeta e, poi come umani, nello sviluppo del nostro sistema nervoso. Il mio progetto per il Padiglione Francese offre un'immersione metaforica nello stomaco di un genere di animale tentacolare sconosciuto, alfine di scoprire chi siamo.
Deep See Blue Surrounding You, installation view. 58. International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
Poi hai creato le basi per un film, che è a il centro dell'installazione finale?
L'idea iniziale era un viaggio verso una realtà alternativa che ci permettesse di imparare e capire meglio noi stessi, in quanto uomini o donne, giovani o anziani, Francesi o stranieri. Ho quindi riunito un gruppo di una dozzina di personaggi per condividere una cosa in comune: l'essere guidati da una particolare passione o talento. Insieme, siamo partiti alla ricerca dell'avventura, un viaggio iniziatico dalla periferia di Parigi a Roubaix (da dove vengo), e poi a Marsiglia, e infine Venezia.
Ho raccolto intorno a me diverse persone di talento (rapper, ballerino, flautista, prestigiatore) di generazioni diverse, al fine di creare un nuovo "Tutto". I personaggi del film sono, per così dire, come le cinque dita di una mano, tutte utili a modo loro, e che, insieme, esplorano e scoprono ciò che li circonda.
Eppure, il lavoro finale non sarà solo un film. In che modo l'installazione svilupperà e arricchirà queste idee?
La film è l'elemento centrale attorno al quale il lavoro è strutturato. E' in un certo senso la testa del mio polpo, ciò significa che l'installazione è viva a motivo del filmato, ma non da solo. I suoi tentacoli sono la chiave perché questi siano i sensori come di una sua estensione.
Non tutto è stato ancora finalizzato, ma immagino un'installazione che scaturisce letteralmente dal film nello spazio del Padiglione, e di scambi con il pubblico per farne un luogo vitale nel profondo del nostro subconscio. Per esempio, vorrei usare una resina che si indurisce, l'acqua che diventa fragile, il minerale che diventa liquido. Per farlo, vorrei lavorare con un bicchiere fabbricato a Murano. Sarà un gioco sulla trasformazione di liquidità e luce.
Laure Prouvost, film still, vido HD, 2019. 58. International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
Che effetto vorresti ottenere per i visitatori di questo progetto?
Vorrei che ogni spettatore si sentisse come se stesse diventando un tentacolo del progetto. Ogni persona con il suo background di sentimenti, per arrivare ad arricchire l'esperienza del lavoro ed essere in grado di viverlo.
Cosa dice il tuo lavoro sul mondo di oggi?
Mi piace interrogarmi su cosa presentiamo e rappresentiamo, chi siamo, e dove andiamo, sia a livello personale che su larga scala umana. C'è anche l'idea di fondere e mescolare tutto questo in visioni più o meno forti, che hanno a che fare più che altro con le sensazioni.
Il tuo lavoro ha spesso esplorato il linguaggio, il gioco di parole e i malintesi. Come si è sviluppato in questo progetto?
Nella mia pratica, c'e' spesso la possibilita' di non comprendere qualcosa, il che dà, spero, la possibilità totale di ricreare una nuova visione di ciò che viene detto o fatto. Quando mi sono trasferita a Londra, spettava solo a me pensare la mia nuova vita, una nuova dimensione di me stessa palese attraverso il linguaggio. Mi piace l'idea che le lingue sono in continua evoluzione. Come il polpo, essi sono liquide e possono essere spostate da un luogo all'altro. Il loro diventare imperfette apre a nuove intenzioni e modi di essere. E' un parco giochi straordinario. Le espressioni idiomatiche, una volta tradotte, diventano molto forti, immagini, come “I will tell you loads of salads”! Forse c'e' stato un tempo in cui le insalate venivano raccontate? (ride). Tutte queste espressioni vengono da qualche parte, da una cultura o da una narrazione. Sono altrettanto interessata a conoscere il loro contesto per decostruirlo, perché in quel momento, il linguaggio apre un'infinità sorprendente di possibilità.
Come si relazionano realtà e finzione, e che cosa è la modalità di “autofiction” (l'inquadratura di un'immagine personale) in questo nuovo progetto?
Autobiografia e immaginazione sono davvero una grande parte della mia vita perché si spingono in alto per superare le nostre pretese di verità dei fatti. Non cerco di dare una risposta: preferisco un una sorta di ambiguità del reale o dell'irreale, piuttosto che una verità fissa.
Dove si colloca questo progetto nella tua pratica? È un punto di svolta, una fuga, o una sorta di continuità?
Direi che esiste una continuità, perché il mio lavoro è organico e tutto in esso è collegato, sia nell'intenzione che nella forma.
Laure Prouvost, film still, vido HD, 2019. 58. International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
Padiglione della Francia alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia