Lisa Batacchi
Sand Storms in Medio Mundi I-III
A cura di Alessandra Tempesti
LottoZero
'Nell’ambito di
On Weaving, un programma culturale di mostre, workshop e residenze dedicate alla tessitura, nel giugno 2024 Lottozero ha inaugurato
Sand Storms in Medio Mundi I-III, mostra personale di Lisa Batacchi. Le opere in mostra, una serie di arazzi tessuti a mano, hanno avuto una genesi lunga e stratificata, in cui si sono sedimentate esperienze di viaggi passati (dalle steppe del Gobi in Mongolia alle dune del deserto in Egitto, Azerbaijan, Emirati Arabi), influenze letterarie e filosofiche. Un lavoro che ha richiesto il tempo lento e dilatato della tessitura, a cui l’artista si è avvicinata da autodidatta, circondandosi poi di una cerchia di esperte tessitrici e restauratrici da cui ha appreso la tecnica dell’arazzo.
Affascinata dagli antichi ritrovamenti tessili che testimoniano gli scambi e le contaminazioni di culture e tradizioni sulle rotte della Via della Seta, Lisa Batacchi sceglie di dedicarsi lei stessa alla tessitura a mano, realizzando una serie di arazzi nella dominante dell’ocra, il colore della sabbia nel deserto. Le tempeste cui allude il titolo, oltre ad essere quei cataclismi naturali che hanno sepolto templi, monasteri, minareti e intere civiltà lungo queste traiettorie che hanno solcato l’Eurasia per oltre un millennio, sono al contempo il richiamo a una “tempesta dello spirito”, che possa generare nuovi assetti in un mondo devastato da guerre, cambiamenti climatici, massiccia globalizzazione e prevaricazione dell’essere umano sulle altre specie.
Tutta la ricerca di Lisa Batacchi è attraversata da una tensione spirituale, che l’ha spinta a esplorare le energie sottili e le connessioni tra cielo e terra. È quel mondo intermedio tra il sensibile e l’intelligibile di cui parla Henry Corbin, filosofo e orientalista a cui l’artista si è ispirata, descritto come un terreno di mezzo da esplorare con il potere dell’immaginazione creatrice. Ecco allora che l’artista si lascia guidare dall’immagine di una tempesta di sabbia, prendendo in prestito le forme dei medaglioni che occupano il centro dei tappeti persiani, figure concentriche e simmetriche concepite come finestre aperte su un mondo ulteriore e ultraterreno.'(AT)
Lisa Batacchi, Sand Storms in Medio Mundi I-III, 2024 Vista installazione, Lottozero. Foto Credits: Rachele Salvioli
Sand Storms in Medio Mundi
Lisa Batacchi / Federica Forti
In dialogo
Federica Forti - Il tuo lavoro riscopre antichi saperi e materiali preziosi per costruire portali per un viaggio interiore o mappe ideali per l’esplorazione del futuro. Raccontaci come avviene questo viaggio dentro e fuori.
Lisa Batacchi - Negli ultimi dieci anni mi sono occupata di vivere e di raccontare storie di luoghi remoti, di minoranze etniche che resistono alla produzione industriale e di una pratica tessile quotidiana legata ad una cultura animista ed orale.
In queste mie azioni di evasione temporanea dalla società globalizzata ho potuto trovare qualche allusione a un'esperienza allargata dello spazio: certi itinerari possono improvvisamente apparire come spazi liberi, di amore, collaborazione e creazione offrendo una "quarta dimensione sensoriale" all’esperienza.
Le mie opere su questa scia hanno preso forma di dispositivi tessili in una narrazione fuori e oltre il tempo in cui lo spazio e la storia, la realtà e l’immaginazione si fondono in un messaggio di speranza.
Durante la pandemia ho piuttosto riscoperto e apprezzato di ritrovarmi come un’artista stanziale a ricercare la “diversità” nella mia città natale e ad imparare l’arte dell’arazzo lavorando insieme a un gruppo di restauratrici tessili. È così che è nato il mio ultimo progetto
Sand Storms in Medio Mundi (dal 2021), in uno scambio reciproco di antichi saperi, di visioni creative e concettuali.
La dimensione della tessitura ad arazzo mi ha portata sempre più a relazionarmi con l’ordito e la trama e la sua dimensione verticale ed orizzontale: fra spirito e materia, spazio e tempo, passato e futuro; anche in riferimento al mio corpo, quello di tessitrice, che diventa piuttosto uno strumento medianico per la creazione di portali che possono dare accesso a quel mondo intermedio tra il sensibile e l’intelligibile.
Gli arazzi della serie si snodano tra fili in seta preziosi laccati di vari colori e simboli a richiamare un legame filosofico ed immaginario con l’antica Persia, e tra sete ocra naturali che ne nascondono in parte la tonalità. Il risultato visivo finale ricorda piuttosto i ritrovamenti archeologici, le lente erosioni, le guerre, i cambiamenti climatici e riporta attenzione al presente.
A tratti emergono anche elementi dorati ed argentati, misti sempre a sete color sabbia e lavorati con la tecnica del broccato, con cui esploro il legame che gli antichi avevano con il Divino e che la nostra società contemporanea sembra aver perso inseguendo piuttosto le nuove "profezie tecnologiche”.
Lisa Batacchi, Sand Storms in Medio Mundi (Meditating on Earth), 2021-2022
arazzo, filati laccati con anima in seta, sete di varia provenienza, ramiè, rafia, 110 x 148 cm Vista installazione, Lottozero, 2024. Foto Credits: Rachele Salvioli
Federica Forti - Quanto hanno contato i tuoi studi e quanto le tue origini nella tua ricerca e chi sei oggi?
Lisa Batacchi - Sono cresciuta in campagna in una colonica divisa fra la mia famiglia, quella dei nonni e degli zii. I miei nonni erano contadini, stavano dietro agli animali e all’orto ed il nostro cibo era quasi tutto fatto in casa. Era affascinante osservare lo scorrere del tempo e delle stagioni in un podere pieno di vita, di parenti ed amici che venivano ad aiutare i miei nonni, oltre ai clienti che passavano direttamente a comprare i prodotti da loro.
L’attenzione ai materiali, alle tinture naturali, la pazienza, l’intimità e l’aspetto relazionale che porto avanti nell’elaborare le mie opere è sicuramente una modalità, prima inconscia e poi conscia, che ho intrapreso negli anni per far riaffiorare quel legame affettivo con il mondo contadino arcaico della mia infanzia.
Un ambiente, in cui ha prevalso il comunismo e in cui non era permesso ai preti di venire a benedire la casa, ciò nonostante ricco di spiritualità nel legame profondo con la natura.
Mia madre americana di origini ebraiche, nata nel Queens New York da nonni immigrati negli States dall’Ucraina e dall’Austria, nello sposare mio padre era stata avvertita che la religione non sarebbe stata insegnata a scuola né a me né a mio fratello.
Fin da piccola ho avvertito un grande divario fra il mondo contadino povero ma con incredibili valori a Firenze e il capitalismo americano degli anni ’80 che basava il proprio agire sulla ricchezza ed il consumo. Una sensazione di inadeguatezza mi ha così accompagnata per tutta la mia infanzia ad ogni viaggio negli Stati Uniti.
La passione per il tessile e l’attenzione ai dettagli e ai materiali mi è stata trasmessa da mio padre che, iniziando a lavorare all’età di 13 anni, si è inseguito inventato stilista di scarpe da donna dando molto valore al made in Italy nel mondo delle calzature, fra la fine degli anni ‘70 e ’90.
Fin da piccola amavo giocare nel suo studio di casa abbinando i tessuti che trovavo. Mi è venuto naturale studiare design di moda e maglieria ricercando da prima i filati per creare jacquard ed intarsi più significativamente per Vivienne Westwood a Londra per poi passare alla creazione di una mia collezione di maglieria donna
LuluMalka realizzata da artigiane Fiorentine.
La mia storia personale pertanto mi ha portata a vivere con più attenzione e sofferenza il momento in cui la globalizzazione a partire dal 2001 è entrata a gamba tesa anche nel sistema moda cambiandone gli assetti e la tradizione da un know how italiano a un “made in China”. Mio padre in quegli anni ne stava cavalcando l’onda, io lo contestai, abbandonai la moda e ripresi a studiare.
In quegli anni ero in una relazione importante con una persona che mi ha insegnato ad accedere ad un mondo di energie sottili, fra la pratica del Taijiquan, lo studio della cultura tradizionale cinese taoista, l’uso dell’I-Ching e un’esperienza indimenticabile di viaggio in una Cambogia ancora autentica.
Lisa Batacchi, Sand Storms in Medio Mundi (The World is so Far Reversed), dettaglio, 2021-2022 arazzo, filati laccati con anima di seta, sete di varia provenienza, ramiè, rafia Foto Credits: Lisa Batacchi
L’Accademia di Belle Arti di Firenze ed un workshop alla Summer Academy con Liliana Moro
The Materials of Thoughts The Materials of a Work of Art mi hanno dato infine degli strumenti concettuali utili per la mia pratica artistica che si basa tutt’oggi su un approfondito studio dell’argomento affrontato, fatto di ricerche letterarie, filosofiche come anche dell’uso di specifici materiali che mi permettono di connettermi a pensieri e a luoghi sia reali vissuti che immaginari.
The Time of Discretion (2016-2021) raccoglie molte delle esperienze citate e nasce dunque dalla mia necessitò di muovermi liberamente con un mio “tempo”, quello necessario per imparare alcune tecniche antiche tessili in luoghi “fuori dal mondo”, in una forma di continuo auto apprendimento e di resistenza ad un mondo sempre più mono culturale.
Il progetto ha preso vita nelle remote montagne del Guizhou in Cina dove il gruppo etnico dei Miao manda avanti la propria pratica millenaria di tintura ad indaco di divinatoria interpretazione.
Il sacro colore indaco ha guidato la mia creatività, orientandosi verso l'elemento del cielo, in cerca di un asse fra cielo e terra: installazioni, opere tessili lavorate a jacquard, fotografie, reperti simbolici ed infine un cortometraggio ed un un libro ne sono scaturiti.
Anni in cui ho visto il gruppo etnico dei Miao vivere di agricoltura e nei limiti igienici e sanitari, pur di mantenersi indipendenti dal gruppo predominante Han, come anche per questioni di sopravvivenza aprire le porte ad una reinvenzione ibrida della loro cultura tessile per fini commerciali.
The Time of Discretion mi ha permesso di chiudere anche un cerchio importante anche nella mia sfera privata: ho compreso ed accettato una volta per tutte l’intercambiabilità dello spirituale e del materiale, proprio come io e mio padre, le due facce in fondo di una stessa medaglia.
Concludo questa domanda autobiografica raccontando di un episodio di tre anni fa in cui sfogliando un libro, sono rimasta completamente affascinata da un arazzo persiano risalente al dodicesimo secolo rinvenuto in Afghanistan lungo la Via della Seta, crocevia di culture, religioni, rituali e scambi commerciali.
Quel giorno ho compreso la necessità di imparare la tecnica tessile ad arazzo e di scoprire ancora molto del mio DNA materno e del mio legame con il Medio Oriente.
Il progetto
Sand Storms in Medio Mundi che ne è conseguito ha il color ocra come nuovo espediente narrativo, quello delle dune del deserto, in cerca questa volta di un asse fra terra e cielo.
Lisa Batacchi, Shamal Sand Stone Stars, fili laccati (con anima di seta), sete naturali di varia provenienza, ramiè, struttura in acciaio, 436 cm x 436 cm x 400 cm, musiche Middle East Poems #1, #2, #3 del pianista Stefano Maurizi, casse audio. Installazione site specific, Dubai Design Week 2022. Foto Credits: Polimoda
Federica Forti - Come nasce Sand Storms In Medio Mundi e quali sono state le tappe principali?
Lisa Batacchi - Tutto è iniziato durante una mia visita in Azerbaigian su invito del Goethe Institute di Baku per scoprire la cultura locale e poter elaborare un progetto tessile da esporre durante la 59a Biennale di Venezia nel 2022 in una mostra
Silk, curata da Alfons Hug, presentata al GAD Giudecca Art District. Il progetto si focalizzava sulla parte occidentale dell'antica Via della Seta e sulla tradizione tessile del Medio Oriente, dell’Asia centrale, dei paesi balcanici e del Caucaso.
Dopo aver assistito in Azerbaigian ad un rituale Zoroastriano presso il Tempio del Fuoco di Atashgah, sono rimasta attratta da questa cultura antica persiana basata sul culto della natura e sul dualismo tra bene e male, positivo e negativo, spirituale e materiale.
Seguendo l'antica tradizione dei tappeti da preghiera, ho scoperto infine che le forme dei medaglioni che occupano il centro dei tappeti persiani non sono altro che finestre che conducono ad un regno ultraterreno che Henry Corbin, filosofo e orientalista, descrive come “Medio Mundi”, un inter-mondo fra terra e cielo da esplorare con il potere dell'immaginazione creativa.
Ho deciso così di ideare una serie di arazzi dalla forma di medaglioni-portali per promuovere una visione introspettiva di noi stessi e del mondo.
La forma del medaglione, che richiama quella di una nuvola di una tempesta di sabbia, ci può far interrogare sulla fragilità dell’essere umano e su cosa porti in serbo il futuro per l’umanità in un mondo guidato sempre più da algoritmi, emergenze sanitarie, cambiamenti climatici e guerre.
Lisa Batacchi, vista installazione dell’arazzo Sand Storms in Medio Mundi (The World is so far Reversed) all’interno di Shamal. Sand Stone Stars, Dubai Design Week 2022. Foto Credits: Polimoda
Sand Storms in Medio Mundi è dunque una trepidante attesa di una possibile rigenerazione positiva all’indomani di eventi estremi come una tempesta di sabbia: una “tempesta dello spirito” (citando Khalil Gibran) che possa far rinascere l’umanità fronteggiando l'attuale ideologia di progresso, intesa come macchina insaziabile di energia disponibile.
Una seconda tappa importante di questo progetto è stata portata avanti proprio grazie al tuo invito e curatela Federica, ovvero di creare un’ installazione ambientale pensata appositamente per la Dubai Design Week 2022 e promossa da Polimoda.
Nasce così Shamal Sand Stone Stars, una struttura tessile in seta e rafia dalle tonalità ocra che ricorda le antiche rovine dell'architettura caucasica e persiana: un livello ulteriore di intimità nel potervi accedere ed incontrare gli arazzi sospesi al proprio interno.
Grazie a questa nuova produzione mi sono ritrovata ad incontrare più da vicino la cultura islamica:
Shamal indica il vento caldo, secco e polveroso che soffia da nord-ovest sull'Iraq, sull'Iran e sulla penisola arabica; per la collettività indica un rinnovamento dello spirito, un sentire comune ancora largamente diffuso nonostante la grande ondata di progresso in corso.
La più recente tappa del progetto presentata a Lottozero a Prato, curata da Alessandra Tempesti, è stata importante perché mi ha permesso di concludere un mio terzo arazzo
The Spirit will Return to Us della serie
Sand Storms in Medio Mundi e di poterlo visualizzare insieme agli altri due precedentemente realizzati
The World is so far Reversed e
Meditating on Earth. I tre arazzi sono stati sospesi nello spazio di Lottozero all’altezza visiva dello spettatore, creando un’installazione ambientale immersiva.
Lisa Batacchi, Shamal Sand Stone Stars, 2022 Vista installazione, Dubai Design Week.
Foto Credits: Polimoda
Federica Forti - In Medio Mundi non può dirsi concluso. Ancora tanto è da esplorare. Quale sarà il prossimo step?
Lisa Batacchi -
Sand Storms in Medio Mundi non è concluso. Come ti ho accennato, mi sono riferita al testo di Henry Corbin
Corpo Spirituale e Terra Celeste che racconta di come nello zaroastrismo ci fossero Sette Potenze energetiche, di cui una centrale, il Signore Sapienza, circondata dalle altre sei suddivise in due gruppi, tre Potenze energetiche maschili e tre femminili, che si completano a vicenda. Da qui ho realizzato i miei primi tre arazzi; ne rimarrebbero dunque altri quattro per completare la serie.
The Spirit Will Return to Us rappresenta il Signore Sapienza, che ho posto al centro dell’installazione a Lottozero, e ha in sé l’unione di energia sia maschile che femminile. Raffigura un sentiero che si irradia in quattro direzioni cardinali generando quattro movimenti dello spirito: un "Axis Mundi” che René Guénon sostiene rappresenti il disegno dalla rotazione delle sette stelle dell’Orsa Minore e del Grande Carro intorno al polo nord.
Gli altri due arazzi
The World is so far Reversed e
Meditating on Earth, rispettivamente sospesi ai due lati di
The Spirit Will Return to Us emanano energie opposte.
Il primo è stato realizzato con filati dai toni più cupi, freddi e porta l’attenzione al centro rappresentando un’energia ferma, più maschile, che si riferisce allo stato del mondo oggi, un mondo sull’orlo di grandi cambiamenti.
Il secondo arazzo
Meditating on Earth, si presenta nei colori terrei beige e introduce il concetto di Madre Terra, un’energia femminile che governa la natura. Due triangoli di broccato, uno rivolto verso l’alto e uno verso il basso, rappresentano l’eterna danza tra bene e male, positivo e negativo, come se i poli opposti creassero una dolce tempesta rigeneratrice.
Il mio prossimo step mi sta portando a proseguire la serie di
Sand Storms in Medio Mundi delineandone al tempo stesso anche un nuovo capitolo di ricerca che amplierebbe il percorso intrapreso con nuove opere con cui entrerò più nel vivo a questioni religiose (fra Cristianesimo, Ebraismo e Islam) ricercandone in profondità, da un mio personale punto di vista extraconfessionale, i significati, le simbologie e i punti di contatto.
In questi giorni di ulteriori strazianti conflitti fra Israele, Palestina e Libano mi risuona nel profondo l’insegnamento di mio padre, ovvero quello di stare al di fuori da ogni indottrinamento, posizione religiosa o estremismo; e non credo che sia un caso che nella mia vita privata abbia scelto come marito e compagno di vita un musicista Italiano di origini Libanesi con visioni simili alle mie. La nostra unione mi spinge a ricercare messaggi di pace e di integrazione fra popoli.
Lisa Batacchi, In Silence The Silence, 2008 Dettaglio. Foto Credits: Michael Calà
Federica Forti - Il tuo lavoro ha una coerenza interna molto forte anche se ha toccato culture e latitudini molto differenti. Raccontaci 4 progetti fondamentali per arrivare dove sei oggi.
Lisa Batacchi - L'elemento tessile è diventato negli anni uno strumento centrale della mia ricerca: la traccia di un passaggio, la testimonianza di un incontro o la materia residua prodotta da un’azione rituale.
Guardando a ritroso nel tempo il mio percorso di ricerca si è legato spesso al colore e alla tensione spirituale che ne può scaturire.
Su questa scia, un mio primo progetto significativo è nato a partire dal mio ambiente intimo, in una dimensione inconscia, fra sonno e veglia. Iniziai ad indagare i diversi colori che le persone stesse creano con i propri sudori, pensieri, stati d'animo e il pH della pelle sulle federe di cuscino usate durante la notte. Sono partita dall’osservare quelle della mia famiglia: ognuna era differente dall’altra ed unica proprio come l’identità e la storia di ciascuno di noi.
Questa ricerca mi ha fatto incontrare con te Federica ed ha fatto nascere
In Silenzio Il Silenzio (2008) opera realizzata per
Genius Loci, una mostra d’arte ambientale sull’Isola Palmaria che hai ideato e curato.
Mi sono recata più volte a Palmaria per raccogliere le federe degli isolani (chiamate in slang locale “intime”) che ho poi cucito insieme per ricreare la forma dell'Isola vista da volo d’uccello. L’installazione tessile prevedeva anche una componente audio a riprodurre le storie degli isolani, i suoni della natura ma anche i rumori dei motori delle barche che inducono a riflettere su come il sonno e i sogni delle persone possano essere influenzati dall’inquinamento acustico e ambientale.
In Silenzio Il Silenzio mi ha portata ad aprire la mia ricerca ad un fare sempre più relazionale che mi ha permesso di collezionare molte altre federe di cuscino. Da ogni federa ho poi ritagliato un campione per comporre una cartella colori aperta a formare una matrice circolare. Questa realizzazione mette in risalto l’infinita scala cromatica del cosiddetto “colore Isabella” (variamente definito come grigio-giallo chiaro, fulvo chiaro, marrone crema chiaro o pergamena), da qui il nome dell’opera
Isabella Colors (dal 2010), una composizione ideata in forma di multipli, ognuno diverso dall’altro per le varianti cromatiche usate.
Lisa Batacchi, In Silence The Silence, 2008 federe, cotone idrofilo. Isola: cm 280x300 cm, 4 stendardi: ciascuno cm 370x60 2 tracce audio: Silenzio (06'31), Rumore (05'29), Foto Credits: Lisa Batacchi Il “Color Isabella” mi ha permesso di esplorare vari materiali: fotografie e installazioni ed in particolare il disegno e l’acquerello, nella serie
All The Beautiful Colors of People in Miniature, presentata presso ViaNuova Contemporanea (2010) in una mostra
Sul Disegnare a cura di Lorenzo Bruni, in cui immagini figurative si relazionavano con macchie astratte per cercare di dare un'identità ai “colori delle persone” nel mondo onirico.
Lisa Batacchi, All the Beautiful Colors of People in Miniature, 2010 Serie di sei disegni e acquerello su carta, cornice in legno, vetro, 40x30,5 cm, 2010 Photo Credits: Lisa Batacchi Non sarei arrivata ad oggi e al color ocra di
Sand Storms in Medio Mundi se non avessi vissuto nel profondo il colore blu di
The Time of Discretion iniziando i miei primi passi lungo la Via della Seta nell’Estremo Oriente per realizzare
Curtain (2016). L’opera ha preso vita grazie all’invito della curatrice Valentina Gioia Levy a partecipare alla quarta edizione della LAM 360° Land Art Mongolia Biennale il cui titolo era
Finding The Axis between Sky and Earth.
Curtain è un tessuto batik realizzato insieme alle donne Miao nel Guizhou (Cina) con la tintura ad indaco e decorato con l'immagine di un animale astrale, metà mucca e metà cavallo. La scelta di questo disegno non è stata casuale e la figura ibrida deriva dalla mia interpretazione del responso I Ching riguardante il futuro dell’umanità. Il genere umano dovrà interiorizzare e tener presente una dualità di qualità fondamentali per andare avanti: quella del cavallo che si riferisce all'energia creativa Yang, che rappresenta l'impulso maschile egoistico, bilanciato d'altra parte dalla devozione femminile Yin della mucca e dalla sua energia spaziale che nutre il nostro pianeta.
Lisa Batacchi, The Time of Discretion (Curtain), 2016 Land Art Mongolia Biennale, Mongolia, 2016 Vista installazione: struttura in legno (500 x 270 cm), 6 specchietti per moto, tessuto di cotone (500×370 cm), indaco, cera, 6 fili di cotone e seta lunghi ciascuno 300 cm, 300 ganci cinesi per tende in metallo Foto Credits: Lisa Batacchi Crossing Destinies (2018), sempre parte di
The Timeof Discretion , è un’installazione di cinque arazzi jaquard che ho eseguito su un telaio Takemura durante una residenza presso Fondazione Arte della Seta Lisio in occasione di una mia mostra personale a MAD Murate Art District curata da Veronica Caciolli.
Più recentemente
Crossing Destinies è stato esposto insieme al film e al libro di
The Time of Discretion ad Alserkal Avenue per la Dubai Art Week in una mostra
(Un)Common Threads, curata da Designeast e dalla sua fondatrice Rue Khotari, incentrata su lavori di creativi che vivono o lavorano nel Sud globale del mondo.
La serie è composta da filati in cotone, provenienti dalla provincia di Guizhou, tinti ad indaco in due tonalità dalle donne di etnia Miao con cui avevo precedentemente collaborato nel 2016. Gli arazzi rappresentano la manifestazione dell’indaco: dopo che la soluzione viene attivata, una schiuma blu brillante si accumula sulla superficie. Le donne Miao credono che questo sia un segno che i loro antenati le stanno proteggendo.
Pertanto, nelle loro vasche di tintura le donne Miao riconoscono segni sacri che possono riunirle una volta morte ad i loro antenati e alla loro terra d'origine, la Stella Polare.
I cinque arazzi richiamano universi celesti riflessi in quelle tinture terrene.
Lisa Batacchi, vista istallazione di Crossing Destinies, serie di 5 arazzi, 60x62 cm ciascuno, filo di cotone, colorante indaco naturale, 2018; The Time of Discretion (Film), colore, suono, 25’’18’, 2021; The Time of Discretion (Libro), edito Silvana Editoriale, 2020. Arselkal Avenue, Dubai Art Week 2023. Foto Credits: Designeast
Sand Storms in Medio Mundi I-III
a cura di Alessandra Tempesti
13.06 – 28.07.2024 - Lottozero
@ 2024 Artext