Romanistan
Luca Vitone
a cura di Cristiana Perrella e Elena Magini
Romanistan, progetto vincitore della quarta edizione dell’Italian Council (2018), è il racconto del viaggio compiuto da Luca Vitone (Genova, 1964) per ripercorrere a ritroso, da Bologna a Chandigarh, il cammino di Rom e Sinti dall'India nord occidentale fino all’Italia. Sulle tracce di una migrazione avvenuta tra l’VIII e il XIV secolo, l’artista approfondisce un interesse, quello per la cultura romaní, che è stato presente nel suo lavoro fin dagli anni Novanta.
La sua prima mostra legata al tema,
Der unbestimmte Ort (Il luogo imprecisato), tenutasi nel 1994 alla Galleria Christian Nagel di Colonia incollaborazione con la comunità Rom della città, costruiva situazioni d’incontro che davano vita a relazioni vitali e condivise tra diversi gruppi sociali.
Il racconto dell’itinerario migratorio Rom e del nomadismo, dell’emarginazione e segregazione subita nei secoli, diviene strumento per una riflessione più ampia sull’idea di luogo e viaggio, di comunità, di tradizione, del perpetuarsi di cliché e stigma sociali. Il titolo
Romanistan deriva dalle parole di Manush Romanov, rappresentante Rom proveniente dalla Bulgaria, il quale immaginò la possibilità di dar vita ad un paese Rom. Per Vitone invece il popolo Rom, grazie al suo vivere senza patria, senza esercito e senza confini, rappresenta un ideale moderno e transnazionale di popolo, che assume quasi una possibilità precorritrice, anche alla luce anche delle attuali migrazioni di massa che stanno sconvolgendo gli equilibri socio-politici del pianeta.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
Il viaggio alla base del progetto di
Romanistan, durato sei settimane, ha preso avvio dalla città di Bologna, dove per la prima volta nel 1422 la presenza di persone Rom è stata ufficialmente documentata, e si è concluso nella città di Chandigarh in India, passando per Slovenia, Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria, Macedonia, Grecia, Turchia, Georgia, Armenia, Iran, Pakistan. A distanza di 25 anni dalla seminale mostra presso la galleria tedesca e a 42 anni da un viaggio compiuto con i genitori in macchina da Genova al Golfo Persico, Luca Vitone compie un tragitto epico e grandioso in cui ancora una volta memorie personali si connettono alla Storia. Il viaggio di ritorno alle origini del popolo Rom è di fatto rappresentato con lo sguardo esterno di chi non ne condivide cultura e tradizioni, ma allo stesso tempo con la volontà di non raccontare gli stereotipi di marginalità e povertà a cui i Rom sono comunemente associati, concentrandosi sulla rappresentazione della borghesia intellettuale attraverso l’incontro con personalità della politica, attivisti sociali, accademici.
Romanistan è un progetto multiforme composto da un film, una serie fotografica e un libro d’artista, originatosi a partire da un canovaccio di viaggio aperto alla casualità delle esperienze e degli incontri. Il percorso in mostra ne restituisce il carattere stratificato e nutrito di rimandi, attraverso la connessione di lavori specificatamente pensati per l’occasione assieme a lavori storici nella produzione dell’artista.
Luca Vitone, Der unbestimmte Ort, 1994 pittura murale, ruota da carro Courtesy l'artista, Galerie Nagel Draxler Berlin
La pratica di Luca Vitone (Genova, 1964), iniziata nella seconda metà degli anni Ottanta, si concentra sull’idea di luogo, che nella riflessione dell’artista assume un significato rinnovato, dove la memoria personale si lega alla storia collettiva e le convenzioni territoriali, culturali e politiche postmoderne si perdono. Lo spazio per Vitone è uno spazio sociale e comunitario, che viene indagato attraverso il video, l’installazione, la fotografia, il suono e la performance.
La sua esplorazione si muove su territori che da fisici divengono mentali: mappe e cartografie, centrali nella produzione dell’artista, perdono il loro valore topologico, evidenziando il mancato rapporto dell’uomo contemporaneo con il proprio ambiente, ma allo stesso tempo si caricano di una maggiore complessità, frutto di una costante rielaborazione tra memorie private, tradizioni sociali, esperienze spazio- temporali.
Il lavoro di Vitone si è concentrato negli anni sul concetto di nomadismo e sull’identità delle minoranze etniche mediante un’analisi delle sue produzioni culturali affrontate in senso ampio e sfaccettato, dall’arte alla cartografia, dall’architettura alla musica e al cibo, questi ultimi intesi come elementi della cultura materiale che meglio invitano alla conoscenza tra persone di culture diverse.
Il materiale raccolto durante il viaggio è confluito nel libro
Romanistan, edito da Humboldt Books, una sorta di atlante e diario di bordo con testimonianze, materiali visivi e documentaristici dell'itinerario percorso, e completato dai testi di Daniele Caspar, Cristiana Perrella e Luca Vitone.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
Romanistan In mostra
- Cosa è Romanistan, il progetto vincitore della IV edizione del bando Italian Council (2018) e promosso dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci...
E' un viaggio, una narrazione cartografica, un diario di bordo.
- Romanistan prende avvio dal viaggio compiuto nella primavera 2019 percorrendo a ritroso il cammino di rom e sinti dall'India nord occidentale fino all'Italia. Sulle tracce di una migrazione avvenuta tra l'VIII e il XIV secolo, nella mostra si approfondisce un interesse, quello per la cultura romani, che è stato presente nel mio lavoro fin dagli anni Novanta.
- Il percorso a tappe di Romanistan, dall’Europa all’India, traccia a ritroso il movimento di migrazione del popolo rom e ne rilegge la loro storia. Il progetto, e la mostra infatti, non trasforma i rom in soggetti di studio, ma viene realizzato con l’integrazione di essi, dando modo a questi ultimi di sentirsi soggetti di confronto, figure parlanti e oratori in prima persona.
- La mostra evidenzia la continuità di questa linea di ricerca nel lavoro accostando alle nuove opere generate dal viaggio - un film, un video, una serie fotografica, delle sculture, un'opera postale - altri lavori precedenti, realizzati negli ultimi trenta anni.
Romanistan è dunque un viaggio nella storia di un popolo ma anche un percorso nel lavoro che ne restituisce il carattere stratificato e ricco di rimandi tra opere di periodi diversi. A questi due livelli di lettura se ne aggiunge un terzo più biografico e personale, che richiama un viaggio compiuto sulla stessa rotta verso Oriente, fino in Iran, ancora adolescente insieme alla famiglia. In due opere i riferimenti al padre, recentemente scomparso, e al figlio, che ha oggi la stessa età che avevo in quel viaggio, connettono la memoria privata alla Storia.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
- In che misura lo stereotipo negativo che riguarda rom e sinti, frutto di imperi narrativi europei già consolidati, viene, grazie alle parole delle persone intervistate durante il viaggio, decostruito e rianalizzato. In cosa consiste la tua pratica..
- La pratica iniziata nella seconda metà degli anni Ottanta, si concentra da sempre sull'idea di luogo, che nella riflessione assume un significato rinnovato, dove la memoria personale si lega alla storia collettiva e le convenzioni territoriali, culturali e politiche si perdono. Lo spazio è dunque uno spazio sociale e comunitario, che viene indagato attraverso il video, l'installazione, la fotografia, il suono e la performance.
- Nel ciclo Carte Atopiche (1988-1992), cancelli i toponimi, riferimento culturale, dalle cartine topografiche eliminando così lo strumento indispensabile per la loro decodificazione.
- Questa esplorazione si muove sui territori che da fisici divengono mentali: come la serie Carte atopiche, uno dei primi lavori che si trovano in mostra e che ho sviluppato alla fine degli anni Ottanta. Qui mappe e cartografie perdono, attraverso la cancellazione di ogni riferimento preciso, il loro valore topologico, evidenziando il mancato rapporto dell'uomo contemporaneo con il proprio ambiente.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
- Lo strumento più adeguato per riappropriarsi dello spazio, per riconoscere e conoscere l’ambiente è quindi l’itinerario.
- L'astrazione delle mappe atopiche si alterna all'estrema individuazione di oggetti, suoni, cibi legati a un posto e a un momento. Nella nostra Der unbestimmte Ort (Il luogo imprecisato), realizzata a Colonia del 1994 e ricostituita in questa occasione al Centro Pecci, per la prima volta questi diversi elementi del lavoro - le carte geografiche, il cibo, la musica - sono messi insieme per affrontare, con tutti i sensi, non l'indagine di un luogo ma quella di una comunità che il suo luogo d'origine l'ha abbandonato, di un popolo senza stato, il popolo rom e sinti. Da questa mostra, che si apre con una grande festa, con cibo, musica, balli e cartomanti, occasione di incontro e scambio con la comunità di Colonia, parte una ricerca che arriva in varie tappe fino a Romanistan.
Rimandi e immagini di questa ricerca tornano ciclicamente in venticinque anni di lavoro. Ricorrente è il simbolo della bandiera rom, una ruota da carro che campeggia su due bande orizzontali di colore verde e azzurro a rappresentare il continuo migrare del popolo romani tra cielo e terra, utilizzato per la prima volta proprio nella mostra a Colonia e ripresentato come grande lavoro murale al centro Pecci.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
- Con il viaggio di Romanistan hai riscoperto e creato al tempo stesso una cartografia narrativa che si allaccia alla tua ricerca. Pensi si tratti di un primo passo per decostruire un privilegio insito nei fenomeni di alterizzazione?
- L'idea del viaggio è rappresentata anche da altri lavori che facevano parte della mostra in Germania: una serie di sette fotografie di mezzi di trasporto abitabili, un frasario che aiuta la traduzione dalla lingua romani, una cartina che riporta i nomi dei principali gruppi rom e la loro distribuzione sul territorio interessato dalla loro migrazione. Esposta a Colonia anche la carta dell'Europa con i numeri dei rom morti durante lo sterminio per mano nazista e una fotocopia della planimetria di Auschwitz con evidenziata la zona riservata ai rom.
Sono presenti anche sette collages con la prima idea del viaggio compiuto quell'anno alla ricerca delle radici della cultura romani e un dittico, Eppur si Muove (Alba), 2005, che rimanda a un episodio significativo legato alla presenza dei rom in Italia, quello avvenuto ad Alba nel 1956, quando l'artista Pinot Gallizio, dopo che il sindaco della città proibisce la sosta delle carovane nella zona del mercato coperto cittadino, regala i sinti piemontesi un terreno di sua proprietà per fermarsi, gesto che gli vale la nomina a "principe degli zingari". Constant, che si trova in quel momento ad Alba per la costruzione dell'Internazionale Situazionista, troverà in questo episodio la matrice teorica per l'elaborazione dell'utopia urbana di New Babylon, con il suo nomadismo antiarchitettonico.
Luca Vitone, Romanistan, 2019, vista allestimento al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci ph. OKNO Studio
Luca Vitone (Genova, 1964)
Vive e lavora tra Milano e Berlino. Dal 2006 è docente presso la Nuova Accademia di Belle Arti a Milano.
Il lavoro di Luca Vitone è stato esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra cui: Openspace, Milano,
(1998); Accademia di Francia, Villa Medici, Roma, OK Centrum, Linz, (mostra personale) (1999); PS1, New York
(mostra personale); Palazzo delle Esposizioni, Roma (mostra personale); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi
Pecci Prato; PAC, Milano (2000); Casino Luxemburg, Lussemburgo; Lenbachaus Kunstbau, Monaco (2001); National
Centre for Contemporary Arts, Mosca (2002); MAMCO, Ginevra; 2nd Bienal de Valencia, Valencia; 50th Venice
Biennal, Venezia; ARC Musée d’Arte Moderne de la Ville de Paris, Parigi (2003); Villa Arson, Nizza (2004). Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2005); PAC, Milano; Casino Luxemburg Lussemburgo (mostra personale) (2006); MART, Rovereto (mostra personale); 8th Sharjah Biennial; OK Centrum, Linz (mostra personale) (2007); Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, (mostra personale); XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara; Museion, Bolzano (2008); Nomas Foundation, Roma, (mostra personale); Museo Riso, Palermo; 4th Tirana Biennial (2009); MART, Rovereto; MAXXI, Roma (2010); Schirn Kunsthalle, Francoforte; MMOMA, Mosca; CAPC, Bordeaux (2011); NGBK, Berlino, Fondazione Brodbeck, Catania (mostra personale); Museion, Bolzano (mostra personale); 1st Montevideo Biennial; (2012) Italian Pavillon and IILA Pavillion at 55th Biennale di Venezia; MART, Rovereto (2013); BOZAR, Bruxelles; Neuer Berliner Kunstverein, Berlino (mostra personale) (2014); Triennale di Milano (2015) P.A.C., Milano (mostra personale) (2017); Fondazione Zimei, Montesilvano (PE) (mostra personale); Jewish Museum and Tolerance Center, Mosca (2018).