Jacopo Miliani, Wearing My Tongue, 2020, Performance Museo Novecento Firenze
Museo Novecento
MATCH
Praticamente. Two Days on Performance
Il 10 e l'11 ottobre nasce MATCH al Museo Novecento, prima edizione di un festival dedicato alle performing arts nato da una costola della mostra monografica Allan Kaprow. I will always be a painter of sorts, dedicata al grande artista americano padre degli “Happenings” e degli “Environments”. Praticamente. Two Days on Performance è il titolo della prima edizione del festival con la direzione artistica di Sergio Risaliti, curato dall’artista Jacopo Miliani e da Stefania Rispoli.
Un weekend intenso di lecture, tavole rotonde, performance e uno screening program ospitato tra il Museo Novecento e la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio che si prefigge di stimolare attraverso una pluralità di contributi e di voci una riflessione attorno all’attualità delle pratiche performative.
La giornata di sabato 10 ottobre sarà dedicata all’analisi della performance come metodologia e alle relazioni con altre discipline attraverso uno screening program (nella Sala Cinema del Museo Novecento) con opere video di Merce Cunningham, Joan Jonas, Allan Kaprow, Cynthia Maughan, Bruce Nauman, Yvonne Rainer. Nel pomeriggio, un programma di lecture (nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio) con curatori, docenti, storici dell’arte e artisti: Vittoria Broggini, Caroline Corbetta, Maria Luisa Frisa, Teresa Macrì, Emiliano Maggi. Mentre la giornata di domenica 11 ottobre ospiterà due tavole rotonde (nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio) con focus sulla performance in Toscana e un programma di lecture performance e performance (al Museo Novecento) degli artisti Roberto Fassone, Jacopo Miliani e Francesca Banchelli.
“Il progetto MATCH”, dichiara il Drettore Risaliti “è stato pensato per unire insieme riflessione storica, teoria e pratica, in linea con quella che è stata la programmazione del Museo Novecento negli ultimi due anni. L’intenzione non è solo quella di porre l’accento sull’attualità della performance ma anche di ritracciare le sue radici storiche in molte esperienze del Novecento.
Siamo inoltre felici di ospitare molte realtà e operatori del settore toscani che da anni lavorano con le arti performative, perché il museo deve essere interpretato anche come un luogo di confronto e collaborazione.
Come ogni prima edizione, Praticamente. Two Days on Performance sarà carica di entusiasmo e anche di una buona dose di autocritica, ci stiamo mettendo in gioco testando un format nuovo per il Museo e per questo ringrazio tutti gli ospiti che hanno aderito con entusiasmo e generosità al nostro invito”.
Negli ultimi decenni, sia il dibattito teorico che la pratica artistica hanno portato le istituzioni museali a testare il proprio coefficiente di performatività, ovvero quella capacità di presentarsi all’esterno come entità mutevoli, sempre più comunicative e in grado di dialogare con il presente, i cambiamenti della società e le esigenze che da essi scaturiscono. La presenza sempre più crescente delle arti performative e della danza all’interno degli spazi e delle programmazioni museali può essere letta in questa direzione. Azioni e performance si legano per loro natura alla contemporaneità, possono mettere in atto forme sempre diverse di incontro e scambio attivo tra spettatori e patrimonio, istituzione e territorio, riducendo le distanze.
Ispiratore di questo nuovo progetto firmato Museo Novecento è Allan Kaprow, protagonista della mostra che si è appena conclusa (il 5 ottobre 2020), artista istrionico che tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, dopo una carriera da pittore, abbandona i mezzi di espressione più classici per dedicarsi ad opere ambientali e ad azioni partecipative.
Nascono così i primi Happenings che gettano le basi per una nuova idea di arte, sempre più vicina alla vita reale. Le opere di Kaprow, in linea con la contaminazione tipica di quegli anni, tra teatro, danza, performance e arti visive, escono dai musei e dalle gallerie per invadere lo spazio reale e iniziano a promuovere un’integrazione sempre maggiore tra luoghi, materiali, tempo e persone.
Non vi è dubbio che queste sperimentazioni, insieme all’intensa attività teorica dell’artista, abbiano influenzato intere generazioni di artisti promuovendo un’idea di arte allo stesso tempo concettuale e spontanea, utopica e provocatoria, politica e ironica. L’eredità del suo pensiero risiede in concetti per noi ormai familiari come da un lato, l’importanza della partecipazione – il pubblico è parte attiva della creazione artistica, quindi un interprete e non un mero spettatore – dall’altro, l’idea che l’arte stessa partecipi alla vita reale – l’opera d’arte non può essere cristallizzata in una forma predefinita e stabile nel tempo, ma deve riadattarsi alla contemporaneità, vivere nel tempo, nello spazio e con le persone.
Parlare oggi di performance implica necessariamente passare attraverso l’esperienza di Kaprow e di altri artisti del Novecento, così come confrontarsi con i cambiamenti avvenuti al sistema dell’arte e alla società negli ultimi decenni, fino allo stato di emergenza perpetuato dalla pandemia che ci ha portato verso una nuova considerazione delle relazioni umane, fisiche ed emotive, e del rapporto tra corpi e spazi, individuali e condivisi.
Praticamente. Two Days on Performance nato dalla collaborazione con l’artista Jacopo Miliani inaugura un nuovo format del Museo Novecento che pone gli artisti non più solo al centro dell’attività espositiva del museo, riconoscendogli un ruolo da protagonisti anche nella costruzione del dibattito teorico e della produzione culturale che il museo intende promuovere sul territorio.
MATCH. Praticamente. Two Days on Performance Praticamente
a cura di Jacopo Miliani e Stefania Rispoli.
10 e 11 ottobre il Museo Novecento
@ 2020 Artext