MONDO CANE si presenta come un locale museo folcloristico che espone la figura umana. Silenziosi, pallidi e spaventati, gli abitanti del Padiglione appaiono come gusci estetici, bloccati in un ciclo di attività formale che il visitatore percepisce come strano e al di fuori dalla realtà contemporanea. La mostra contiene una ventina di pupazzi, per la maggior parte automatizzati; una serie di grandi illustrazioni raffiguranti scene pastorali; e barriere d'acciaio che recintano gli ambienti laterali del padiglione. Al centro dell'edificio ci sono artigiani - come un calzolaio, un muratore e un filatore che, fedeli a se stessi, svolgono i loro rispettivi mestieri.
Le stanze laterali del padiglione sono un mondo parallelo popolato da balordi, zombi, poeti, psicotici, pazzi ed emarginati. Questi due mondi esistono nello stesso spazio, ma sembrano del tutto inconsapevoli l'uno dell'altro. I gesti dei pupazzi sono meccanici e scomodi. I suoni e i movimenti si alternano e vengono attivati dalla presenza dei visitatori tramite un rilevatore di movimento all'ingresso. Lo spazio è impregnato di canti, grida lamentose e varie attività. Le teste dei pupazzi sono modellate sia su personaggi fittizi già apparsi nel lavoro di Jos de Gruyter e Harald Thys sia su persone reali. Entrare nel padiglione è come entrare nel paese delle meraviglie. Pieno di bellezza e bruttezza. In accordo con una tradizione secolare, gli spettatori si lasciano attrarre dalla promessa di vedere cose meravigliose in una mostra: ‘Uno spettacolo che vale la pena per i genitori e i loro figli! ’ Il Padiglione Belga si offre come una vera e propria promenade, simile ad un'esperienza turistica o antropologica, in ricordo della vecchia Europa.
È una scelta a dir poco atipica, se non audace, quella che ha effettuato quest’anno la Federazione Vallonia-Bruxelles selezionando un duo di artisti brussellesi-olandesi — Jos de Gruyter et Harald This — per rappresentarla alla 58a edizione della biennale internazionale d’arte di Venezia.
L'intervista a proposito di Mondo Cane con Jos de Gruyter a La Loge(1), si svolge sotto l’occhio attento di Anne-Claire Schmitz, direttore e commissario dell’esposizione, e raccoglie le parole autentiche dell’artista.
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane, installation view, Belgian Pavilion 58th Venice Biennale
'L’art même' - Intervista
Anne-Claire Shmitz: La proposta che avete pensato per Venezia si riallaccia alla miriade di problematiche che agitano i nostri tempi. Ma il tema fondante è quello della perdita d'identità. Tuttavia, fin dalla sua creazione, la Biennale è stata organizzata sulla base della rappresentanza nazionale. Avete fin dalle fasi iniziali, concepito il progetto in tensione con questo sistema di rappresentazione?
Jos de Gruyter: È vero che tutto è iniziato da alcune piccole bandierine. Siamo molto attratti dall'immagine dei padiglioni che sono un modello di rappresentazione obsoleta, superata.
ACS: E allo stesso tempo non lo è affatto. La rappresentanza nazionale, anche se datata, è così archetipica che rende le categorie estremamente visibili, il che consente di generare una critica. Ora, per il lavoro che Harald e Jos presentano a Venezia, si parla di un ritirarsi su un regionalismmo, occuparsi di categorie, e in questo senso, le nazioni formano stereotipi interessanti da interrogare. Bene allora si possono vedere diversi livelli di lettura, la risposta di Harald e Jos al contesto è molto chiara: hanno fatto una proposta che prevede la figura umana secondo una certa tradizione delle mostre internazionali. Questi - world’s fairs - in cui spesso è esposta la figura umana, e in modo non sempre glorioso, sono episodi storici in cui l’alterità viene presentata come esotica, in un esercizio di stile confinante a volte con il razzismo. Qui, la figura umana è rappresentata in modo da ricordare questa pratica ma l’intenzione è assolutamente un'altra.
AM: Per quanto riguarda l’alterità, in questo padiglione ci sono gli emarginati, tenuti in gabbie e poi, nel suo centro, la società tradizionale, idealizzata degli artigiani,..
JDG: Sì, l’Europa ideale e i poveri: un misto di buoni e cattivi. È la società com'è diventata. Era questa l’idea di base.
ACS: È vero che c’è questa osservazione contenuta nella proposta di Harald e Jos che vuole che la tradizione regionale, il folklore venga elevato a dismisura, per paura di una perdita di identità o a causa di una minaccia. Queste tradizioni sono diventate un valore, un rifugio utilizzato dalle politiche, — e non solo di estrema destra — e utilizzate alla diffusione di alcune narrazioni.
AM : Tra la museificazione dell'Europa, e il carattere statico della vostra proposta, c'è un parallelo evidente. E tuttavia, anche se l’idea dell’artigianato è un richiamo forte, voi fate appello a sensori e computer per azionare gli automi. Non è forse questo in contraddizione con la proposta o è la prosecuzione di una dialettica di denuncia del "autentico falso" di ciò che accade?
JDG : Mi piacciono tutte queste tecniche. È incredibile quello che puoi farci. Abbiamo provato a modellare delle teste come dei veri scultori, ma non ci siamo riusciti. Mentre con un computer e un buon assistente,.. (Risate)
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane, installation view, Belgian Pavilion 58th Venice Biennale
ACS: Nell’insieme della proposta vi sono questi due aspetti. Vi sono al tempo stesso dei pupazzi azionati attraverso un’automazione puramente meccanica che fa piuttosto riferimento ad una tecnica antica, ma anche, è vero, un ricorso a tecnologie decisamente più contemporanee. Per realizzare le parti anatomiche dei pupazzi, Jos et Harald hanno utilizzato dei stampi 3D. C'è una forma di regressione indotta per l’utilizzo dell’automatione e la ripetività che questa sviluppa, e nello stesso tempo, è molto attuale. Ciò che li ha interessati è questo equilibrio tra tecniche legate alla produzione delocalizzata,— una forma di outsourcing in qualche modo —, e una componente molto artigianale che fa sì che tutti in questa squadra che non ha al suo interno né scultori, né professionisti dell'animazione 3D, ha fatto emergere un lavoro collettivo che nutre molte ambizioni pur restando un po' ingenuo.
AM: Questo carattere artigianale, se non addirittura di bricolage, il presunto universo belgo-belge verso il quale talvolta vi si rimanda e dal sopore breughélien, bravo bambino, autoironico, viene realmente rivendicato o vi limita?
JDG: Siamo molto soddisfatti da questo stato di cose. A proposito, andiamo spesso al Museo all’aperto di Bokrijk vicino Genk. L’estate, vi sono attori in costume che ricostruiscono la vita quotidiana di altre epoche. L’idea di entrare in un altro tempo ci attira.
ACS: Anche se non siamo particolarmente entusiasti di vedere apposta un’etichetta belga sul lavoro, non si possono negare i legami che lo collegano all’universo di Breughel. Questo fa parte dei riferimenti che formano il background degli artisti che vivono e lavorano in Belgio e in particolare a Bruxelles, luogo di frontiera in cui le nazioni germaniche e latine si incontrano, creando uno spazio ibrido che contiene molte possibilità ma anche un senso di stranezza.
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane, installation view, Belgian Pavilion 58th Venice Biennale
AM: Il contenuto del vostro lavoro è prima di tutto ironico ma più lo si esplora, quanto più ci si accorge che vi è un’attrattiva per figure più che inquietanti, come quella del custode di un campo di concentramento che conta gli occupanti del padiglione. Da dove tutto questo fascino trova le sue radici?
JDG : È una cosa che abbiamo scoperto anni fa. I nostri genitori parlavano molto della guerra. A casa di Harald stavano dalla parte dei Tedeschi, al contrario che da me,.. Ne abbiamo subito una forma di fascinazione. Stiamo guardando molti film sull’argomento. Abbiamo anche visitato molto spesso il campo di Breendonk (2). Ma questo restituisce anche una tensione.
AM: Non si tratta forse di un esorcismo?
JDG: Effettivamente, l’installazione Emperor Ro, ad esempio, che risale al 1993, era una finzione attraverso la quale abbiamo in qualche modo rievocato il nazismo.
ACS : È un po' lo stesso principio che con i pupazzi. L’uomo ha iniziato a creare automi dal momento in cui si è interessato all’alterità. E il pupazzo permette di osservare una stranezza che allo stesso tempo si rappresenta ed è qualcosa di diverso. Il lavoro di Jos e Harald si inserisce in questo modo di guardare la società e i traumi che la nutrono.
AM: Voi evocate in un’altra stanza, Les Trois Je-Sais-Tout, la figura di un grande computer a cui voi sostenete di essere sottomessi come artisti. E' forse questo il demiurgo di cui noi siamo le marionette?
JDG: Anche le vittime. E' quasi una religione. Ma per noi è facile far finta che siano loro a decidere e non noi (risate).
ACS : È certo che tutte le figure del padiglione, sono in uno stato di sottomissione. Si sente che sono vittime di qualcosa del tutto personale, ma anche nell'ordine del gruppo. C’è una situazione traumatica. Se si tratta di uno spettacolo, certo è lo spettacolo stesso che è scioccante, muto, silenzioso,...
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane (A Man with his Radio-controlled Jet)- 2019.
JDG: Per adesso, sto scrivendo le istruzioni descrittive di ciascuno dei personaggi come guida per il visitatore. Questo dà uno spessore supplementare a questa dimensione dei personaggi. Sono tutti vittime.
AM: L’evocazione della guida per il visitatore rinvia alla mediazione che, secondo voi, non dovrebbe più essere la figura imposta ad una divulgazione di buona qualità.
ACS: Nel lavoro di Harald e Jos, la comunicazione è così chiara, il suo linguaggio così articolato e consistente che la trasmissione diventa di fatto molto diretta. Non ci sarà mai, a margine delle loro esposizioni, un comunicato stampa che utilizzi un linguaggio rispondente alle modalità della mediazione. E' per questo che, la guida del visitatore ideata per Venezia segue esattamente lo stesso linguaggio del resto della proposta.
AM: E' dunque una estensione del lavoro in tal senso...
ACS: Sì, ma non è per questo che non è generosa. L’arte a volte ha generato un malinteso in materia. Si ha l’impressione che bisogna creare un altro linguaggio per raggiungere il pubblico mentre questo potrebbe essere semplicemente quello del lavoro. In Harald e Jos, è sempre il caso. Le storie dei personaggi sono descritte nello stesso modo in cui esistono nelle loro teste. Non c’è una sorgente nascosta.
AM: Ci sono altre due estensioni che sono parte integrante del progetto, il sito web e il libro. Come concepite l’articolazione dei tre capitoli?
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane (Madame Legrand) - 2019. Belgian Pavilion 58th Venice Biennale.
ACS : Tutti e tre partecipano al principio di archivio. Il padiglione contiene una galleria di personaggi con un vissuto che si intreccia con le pratiche culturali. Questa selezione di figure fa realmente opera di raccolta creando una comunità improbabile, ma costretta a coesistere in uno stesso spazio. Questa ventina di abitanti molto stereotipati, marginali o meno, dicono qualcosa sul nostro mondo e sulle sue pratiche culturali. Lo spazio del libro, invece, è una raccolta di articoli illustrati che riguardano contemporaneamente fatti, storie, persone, luoghi o oggetti. Tutti questi testi sono stati prodotti in una forma collettiva e invisibile poiché provengono da Wikipedia. Questo modo di produzione si rialaccia del resto ai modelli della delocalizzazione. Questa massa di articoli è stata illustrata da Harald e Jos che hanno, in modo ossessivo, quasi autistico, realizzato centinaia di disegni per farlo.. E poi c’è lo spazio su Internet, il sito che conta già quasi 400 video selezionati da Harald e Jos, e che si svilupperà ancora durante la mostra. Questa è anche una raccolta più specificamente legata a pratiche turistiche, culturali, ideologiche. Un insieme di cose banali, triviali, classificate per nazione. Il risultato è una sorta di mosaico un po' strano. In Mondo Cane (3) il pseudo-documentario, è il principio di archivio, che crea una visione falsata della realtà e che porta una proposta pseudo-antropologica, se non addirittura razzista, o comunque che guarda lo straniero come qualcosa di veramente estaneo. Il montaggio è espressamente utilizzato per scioccare. In Harald e Jos, l’effetto di archivio gioca in senso inverso.
ACS: Tutti i partecipanti hanno risposto — strategicamente o non — a questa dichiarata voglia di rappresentare le sinergie tra le comunità e quindi si sapeva che la cosa era possibile. Ma, anche se il contesto di apertura era stato annunciato, siamo stati sorpresi di essere noi quelli selezionati. Ci dicevamo, se veniamo selezionati, è un segno molto forte perché è il padiglione Belga, e sarà una squadra rappresentativa della realtà belga di oggi. Sono orgogliosa che si possa rappresentare le cose in modo — io non so se questa sia la parola giusta per descriverlo, di certo — federato.
Dichiarazioni raccolte da Ivo Ghizzardi
Jos de Gruyter & Harald Thys, Mondo Cane (Camembert) - 2019.
1- Spazio dedicato all’arte contemporanea, l'architettura e la teoria, che ha avviato le sue attività nel 2012 a Bruxelles. Il suo obiettivo è sviluppare una programmazione di qualità attraverso progetti precisi e critici, che hanno un senso in seno alle attuali sfide culturali. Architetti, artisti, responsabili di mostre e operatori culturali sono invitati a proposte che esaminano gli aspetti specifici della loro pratica.
2- Il forte di Breendonk, situato nella località omonima, nel comune di Willebroek, ad una ventina di chilometri a sud di Anversa, è servito a campo di concentramento (Auffanglager) durante la seconda guerra mondiale. Con il campo di raccolta di Malines, sono gli unici due campi di concentramento insediati da nazisti in Belgio. conservato dopo il conflitto, il sito è oggi un importante luogo di memoria. Fonte: Wikipedia.
3- Mondo cane (in italiano) è un film documentario italiano uscito nelle sale nel 1962 e diretto da Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. Il film consiste in una serie di piccoli documentari su diverse pratiche culturali in tutto il mondo con l’obiettivo di scioccare o sorprendere il pubblico principalmente occidentale. Situandosi tra fiction e documentario per la sua alternanza di scene reali, troncate e anche truccate, il film "sfrutta il voyeurismo" degli spettatori occidentale e può essere considerato un antenato del snuff movie, o addirittura della Telerealtà . Fonte: Wikipedia
A cura di Anne-Claire Schmitz.
Padiglione del Belgio alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia