Let’s Get Digital!
NFT e nuove realtà dell'arte digitale
a cura di Arturo Galansino e Serena Tabacchi
Dal 18 maggio al 31 luglio 2022 Fondazione Palazzo Strozzi presenta Let’s Get Digital!, nuovo progetto
espositivo che porta negli spazi della Strozzina e del cortile di Palazzo Strozzi la rivoluzione dell’arte degli NFT
e delle nuove frontiere tra reale e digitale attraverso le opere di artisti internazionali quali Refik Anadol,
Anyma, Daniel Arsham, Beeple, Krista Kim e Andrés Reisinger.
Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Fondazione Hillary Merkus Recordati e a cura di
Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze) e Serena Tabacchi (Direttrice
MoCDA, Museo d’arte digitale contemporanea), la mostra presenta un percorso tra installazioni digitali ed
esperienze multimediali create da artisti che esprimono le nuove e poliedriche ricerche della Crypto Art,
basata sul successo degli NFT, certificati di autenticità digitali che stanno ridefinendo i concetti di unicità e
valore di un’opera d’arte. Let’s Get Digital! propone uno sguardo su un movimento in piena evoluzione e
trasformazione, che per molti costituisce solo il punto di partenza per una sempre più accelerata
commistione tra estetica e nuove tecnologie, una rivoluzione per tutto il mondo dell’arte, digitale e non solo.
Oltre all’arte, anche la moda, la musica, lo sport e il mondo del gaming creano nuovi NFT ogni giorno,
aprendo nuove dimensioni di interazione tra reale e digitale. Acronimo per Non-Fungible Token, “gettone
non fungibile/riproducibile”, un NFT è un video, un’immagine o un qualunque contenuto digitale che viene
certificato (o in gergo “mintato”, coniato) attraverso la blockchain. Letteralmente una "catena di blocchi",
questa tecnologia rende i file crittografati, non modificabili e registrati in un archivio che garantisce a un file
di essere visualizzato da tutti ma posseduto solo da un singolo individuo o, per meglio dire, da un singolo
wallet, un indirizzo identificativo ma anonimo. In questo nuovo mondo digitale basato a livello di mercato
sulle criptovalute, gli NFT popolano i cosiddetti metaversi, mondi paralleli virtuali i cui confini si estendono
fino al mondo tangibile e convenzionale ma con nuovi paradigmi di interazione sociale. Conferendo valore a
opere digitali che per loro natura sono facilmente duplicabili, questa nuova modalità di creare, fruire e
collezionare l’arte ha alimentato un mercato alternativo e indipendente da quello tradizionale, ma
soprattutto ha permesso lo sviluppo di inediti percorsi e possibilità per la produzione degli artisti e per la
fruizione del pubblico, in una nuova idea di interconnessione a livello globale.
Everydays - Raw #43/100, Alive 2020-2021, Collection RFC - Pablo Rodriguez-Fraile & Desiree Casoni
Introduzione alla Mostra
Quando nel 2021 a un’asta di Christie’s l’opera NFT di Mike Winkelmann, in arte Beeple, Everyday: The First
5000 Days è stata venduta a 69,3 milioni di dollari, facendo balzare un quasi sconosciuto al terzo posto tra
gli artisti viventi più costosi, dopo David Hockney e Jeff Koons, l’attenzione generale del mondo dell’arte si è
rivolta con grande curiosità, e un po’ di preoccupazione, verso le nuove frontiere dell’arte digitale.
Il fenomeno degli NFT è recente, ha subito un forte processo di accelerazione nel periodo della pandemia e
non ha ancora espresso totalmente il suo potenziale, ma come ha subito reagito il mercato, con le più
importanti case d’aste e gallerie che stanno rendendo questi processi parte del loro lavoro quotidiano, anche
le più prestigiose istituzioni museali e i più importanti artisti “fisici”, da Urs Fisher a Damien Hirst, si stanno
avvicinando a questo mondo.
Let’s Get Digital! nasce con l’intento di creare un legame tra il fisico e il digitale, tra la storia dell’arte
contemporanea e quella ultra-contemporanea del web 3.0. L’idea di una mostra su un fenomeno così
recente parte dalla specificità del programma espositivo di Palazzo Strozzi caratterizzato da una commistione
tra antico, moderno e contemporaneo e da una strategia di contaminazione e interrelazione tra le arti. Con
questo progetto Palazzo Strozzi si spinge dunque fino alle ultime tendenze del XXI secolo, le nuove frontiere
dell’arte digitale, ma sempre con l’intenzione di realizzare una mostra in grado di unire ricerca, accessibilità
e innovazione, volendo rendere comprensibile un tema nuovo per avvicinarlo al grande pubblico. La volontà
è quella di riaffermare il ruolo di Palazzo Strozzi come piattaforma di sperimentazione, un luogo in cui
confrontarsi con le ultime tendenze artistiche e culturali, di cui il mondo NFT è una delle più attuali.
Daniel Arsham Eroding and Reforming Bust of Rome (One Year), 2021 Courtesy the artist
Abbiamo voluto un’esposizione che nessuna istituzione aveva ancora pensato con le modalità che la
caratterizzano, su un tema non ancora storicizzato – se ne parla diffusamente solo da poco più di un
anno – e dunque senza la distanza storica e l’impalcatura critica con cui in genere si organizzano le mostre.
Criptoarte e opere fisiche non vanno considerate in opposizione, ma come complementari. Gli NFT sono un
nuovo prodotto, non un’alternativa, e l’acronimo dei Non Fungible Tokens è ormai entrato a far parte del
nostro linguaggio quotidiano: non solo l’arte ma anche la moda, la musica, lo sport e soprattutto
il gaming creano NFT ogni giorno. Tutto vive in un mondo parallelo virtuale il cui limite corre a una velocità
nettamente superiore rispetto alle logiche del mondo tangibile. In questo nuovo universo digitale basato, a
livello economico, sulle criptovalute, gli NFT popolano i metaversi, mondi paralleli virtuali i cui confini si
estendono fino a quello reale ma con nuovi paradigmi di interazione sociale. Conferendo valore a opere
digitali che per loro natura sono facilmente duplicabili, questa nuova modalità di creare, fruire e collezionare
l’arte ha alimentato un mercato alternativo a quello tradizionale, ma soprattutto ha aperto a inediti percorsi
e possibilità per la produzione degli artisti e per la fruizione del pubblico, in una nuova idea di
interconnessione a livello globale.
L’intenzione della mostra è quella di affrontare un tema attuale e di far conoscere alcuni degli esempi più
importanti di questo nuovo mondo, e le opere esposte sono rappresentative di un’esperienza globale, di un
ambito estremamente dinamico a cui dobbiamo avvicinarci senza pregiudizi.
Anyma (Matteo Millari and Alessio De Vecchi), vista della mostra Photo Ela Bialkowska OKNO studio
La scelta degli artisti non è stata facile, proprio perché il movimento è in continua evoluzione: data
l’immediatezza della comunicazione digitale ci confrontiamo con approcci diversissimi che vedono
sperimentazioni di modalità creative molto varie.
La selezione include alcuni degli esponenti più noti della Criptoarte e vuole insieme fornire uno spaccato
sull’eterogeneità del movimento. Per questo motivo, assieme alla già citata superstar digitale Beeple,
abbiamo coinvolto Refik Anadol, celebre per la sua capacità di sollecitare il pubblico tramite monumentali
installazioni che uniscono sensorialità e ricerca scientifica, il collettivo Anyma e Andrés Reisinger, che
sperimentano nella collaborazione con tematiche e mondi creativi diversi, come la musica e la poesia, e altri
artisti che ci permettono di riflettere in modo interdisciplinare con l’architettura e la scultura nel rapporto
con la dimensione digitale quali Daniel Arsham o KristaKim, una tra le poche donne a essersi fino ad ora
affermata in questo mondo.
Il punto comune di questa selezione è il fatto di essere opere NFT, legate alla tecnologia blockchain, ma
l’intenzione è quella di raccontare ed esporre la varietà e le innumerevoli possibilità estetiche e creative che
questo nuovo universo artistico esprime. Questo genere di opere non è fatta solo per vivere negli schermi
dei nostri cellulari, ma sono lavori frutto della ricerca di artisti che sperimentano modalità installative diverse,
immersive e multisensoriali.
Con questa mostra Palazzo Strozzi vuole da subito entrare, assieme ai suoi pubblici, in una rivoluzione che
sta sconvolgendo le nostre vite.
Anyma (Matteo Millari e Alessio De Vecchi), Simbiosi, 2022, Eva 0, 2022 Computer Generated Images (NFT)
Pablo Rodriguez-Fraile
in conversazione con
Serena Tabacchi
Serena Tabacchi: Come nasce il tuo interesse per la Criptoarte?
Prima dell’arte digitale, eri un collezionista di arte contemporanea o sei sempre stato affascinato dal collezionismo di ciò che è immateriale?
Pablo Rodriguez-Fraile: La verità è che il collezionismo è sempre stato
un fatto piuttosto organico per quanto mi riguarda. Ho avuto la fortuna
di crescere circondato da persone dalla mentalità aperta, da bellissime
opere d’arte e in un ambiente esteticamente piacevole. La mia famiglia
ha sempre nutrito un autentico amore per la cultura. E poi ho sposato
una donna meravigliosa, Desiree Casoni, che è anche un’architetta e una
designer di grande talento, con la quale condivido questa passione per
l’arte. Da quando ci siamo conosciuti, abbiamo sempre collezionato arte
tradizionale, analogica, frequentando i più importanti eventi culturali
in giro per il mondo. Allo stesso tempo, in questi ultimi anni ho
lavorato nell’ambito delle
blockchain. Mi sono imbattuto nei concetti
di NFT e di metaverso agli esordi della mia carriera e mi sono subito
reso conto dell’importanza che potevano rivestire per l’arte digitale,
del potenziale che poteva avere questa tecnologia in futuro. Ho
intravisto quello a cui il mondo si sarebbe potuto aprire in termini di
innovazione e talento e la capacità di questa tecnologia di sbloccare
una nuova generazione di creativi, capaci di interagire con questo
mezzo innovativo. Dedicarmi al collezionismo di NFT è stato un fatto
del tutto naturale per me, un modo per unire il lavoro e la passione
per l’arte.
All’inizio l’attività degli NFT era piuttosto ridotta. Lo spazio
della Criptoarte era assai diverso da come lo vediamo oggi. C’erano
pochissimi collezionisti che si dedicavano seriamente a raccogliere
opere d’arte e curare una collezione. Ed era bellissimo. Mi intrigava
anche la differenza nel processo di raccolta nel collezionismo dell’arte fisica rispetto all’arte digitale, e il diverso modo in cui
ci rapportiamo con gli artisti più tradizionali piuttosto che con
i creativi del mondo digitale.
Andrés Reisinger Arcadia, 2021 Opera in collaborazione tra Andrés Reisinger, Arch Hades e e RAC Video with sound (NFT), 9’48
ST: Meraviglioso. Il nostro modo di collezionare è in costante evoluzione. Come si dice,
un giorno nel mondo “cripto” è come un mese nel mondo reale. Fin dagli esordi di questo
mondo, hai sempre sostenuto artisti di talento provenienti dalla scena dell’arte digitale.
Puoi dirci cos’è che ispira la tua ricerca quando cerchi nuove opere per la tua collezione?
Ti servi di consulenti artistici o ti occupi personalmente della selezione di nuovi talenti?
PRF: Per me si tratta di un processo in costante evoluzione. Penso di aver
ben spiegato il modo in cui mi relaziono con l’ecosistema digitale nel suo
insieme. Fin dall’inizio ho collezionato arte per passione, è il retaggio
di una cosa che mi piace moltissimo fare. Lo stesso vale per mia moglie.
Il nostro scopo non è mai stato il profitto economico. Inoltre, dico
sempre che non faccio discriminazioni di stile – la parola stile neanche
mi piace – o di tecniche o di cose del genere. Ovviamente devi sentire
una connessione estetica o emotiva di qualche tipo con ciò che collezioni,
e ritengo che l’unico modo per ottenere questo tipo di connessione sia
avvicinarsi il più possibile a un’opera che abbia un grande significato
per noi. Altrimenti sarebbe molto difficile scoprire nuove perle. Ritengo
che ci siano alcuni ingredienti imprescindibili se ci si vuole impegnare
sul serio. Io non acquisto opere, sostengo gli artisti. Li incontro, imparo
a conoscerli, ascolto le loro storie, vedo come il loro modo di lavorare si
inserisce all’interno della loro carriera di creativi, comprendo la loro
visione e, ovviamente, scopro la loro personalità e imparo a conoscerli
come individui.
Cerco di osservare la loro intera carriera nel suo insieme piuttosto
che una singola opera connessa a un determinato momento. Un altro aspetto che è molto importante per me è il fatto che qualunque cosa
creata da un artista sia realizzata al più alto livello esecutivo
e con la più elevata padronanza del processo artistico e degli
strumenti che impiega, perché ritengo che l’utilizzo dei mezzi giusti
sia di straordinaria importanza. Penso che ci sia molto talento nel
mondo di oggi, ma ci vogliono grandi abilità e molta disciplina perché
un progetto diventi davvero importante e indimenticabile.
Andrés Reisinger Arcadia, 2021 Opera in collaborazione tra Andrés Reisinger, Arch Hades e e RAC Video with sound (NFT), 9’48
ST: Alla Biennale di Venezia di quest’anno hai presentato alcune
installazioni di arte digitale con NFT tramite Aorist, una nuova
piattaforma che hai creato insieme a Ximena Caminos e Andrea Bonaceto,
dedicata a sostenere progetti artistici che si trovano a metà strada tra
l’arte e la tecnologia. Quanto è importante per te la condivisione di
opere native digitali con un pubblico reale? Consideri la creazione di
installazioni pubbliche una parte della tua missione di imprenditore?
PRF: Ritengo che sia maggiormente connessa con il nostro impegno
costante a spingerci oltre i confini di questo nuovo ecosistema
e a inseguire il nostro retaggio, piuttosto che con l’imprenditorialità.
È affascinante vedere quello che succede oggi nel mondo dell’arte
contemporanea. È evidente che sta cambiando il modo in cui le persone
interagiscono con l’arte e si fanno coinvolgere da essa. In questo
spazio possiamo vedere un’esplosione di talento e innovazione e sono molto grato di potervi partecipare assieme a questi artisti
straordinari che stanno cambiando il modo in cui noi, come società,
interagiamo con l’arte. È molto importante far sì che emergano questi
splendidi lavori. Diciamo sempre che ci piacerebbe sostenere gli
artisti migliori, aiutarli a crescere e a compiere i passi necessari
per essere presenti sulla scena internazionale. Quando parliamo degli
“artisti migliori” non intendiamo i più conosciuti, o quelli che
vendono di più, ma piuttosto quelli che stanno attenti alle tematiche
di cui abbiamo parlato prima, che sono poi le migliori esperienze che
puoi fare nella vita e nell’arte: il talento, la determinazione, una
mente e una pratica dedite alla creatività e un’estetica bellissima.
Questi sono gli elementi che ci permettono di stabilire una connessione
emotiva con il mondo in cui viviamo. Siamo estremamente grati di poter
lavorare con questi gruppi e questi artisti straordinari e speriamo
di poter continuare a portare avanti la nostra missione, che per noi
è il centro di tutto. Ci impegniamo a fare in modo che i progetti in
grado di mettere in discussione i limiti della tecnologia abbiano
una presenza fisica negli eventi internazionali d’arte, così che il
pubblico possa stabilire una connessione con loro, sempre nel modo più
sostenibile possibile.
Krista Kim Mars House, 2020 3D files (NFT) Music: Jeff Schroeder
ST: Come ha reagito il pubblico all’arte digitale resa fisica?
Penso, ad esempio, alla performance con il drone del duo artistico DRIFT, anch’essa un NTF.
PRF: Pensiamo che sia stata molto ben accolta, un grande successo.
Ritengo che questo sia avvenuto grazie al modo in cui le persone
interagiscono con l’arte. Viviamo in un mondo fisico che interrompiamo
di continuo per dare spazio alla sfera del digitale, che si tratti del
cellulare, del computer o dell’automobile. Oggigiorno ovunque andiamo
troviamo una presenza digitale.
Immaginiamo modi creativi di muoverci in questo ambito in cui
il digitale è estremamente presente, sia nell’arte sia nell’interazione
del pubblico con essa e nel conseguente coinvolgimento. Per noi
è elettrizzante questa conversazione tra il fisico e il digitale, che va oltre la dicotomia tradizionale/nuovo. Ritengo che in genere
il pubblico sia molto interessato a fare nuove scoperte in questo
senso, come abbiamo visto con l’installazione
Machine Hallucination:
Coral di Refik Anadol, esposta sulla spiaggia durante la Miami Art
Week, ma anche a Venezia con il nostro programma espositivo che ha
preso il nome di
CodeX. Continueremo a lavorare per produrre ed esporre
arte digitale bella e interessante, che abbia una controparte fisica
fruibile dal pubblico che desideri accostarsi alle opere. Ritengo che
il futuro dell’arte si stia muovendo in questa direzione.
ST: Con l’avvento degli standard NFT, che forniscono ai beni digitali
certificati di unicità e li rendono idonei alla vendita, come pensi che
si evolverà la tecnologia nell’ambito dell’arte digitale e del mondo
dell’arte contemporanea in generale? Cosa ti emoziona delle possibilità
per il futuro racchiuse nelle applicazioni tecnologiche rivolte al mondo dell’arte?
Krista Kim Mars House, 2020 3D files (NFT) Music: Jeff Schroeder Photo Ela Bialkowska OKNO studio
PRF: Ci sono due risposte a questa domanda, diverse ma entrambe
valide. In primo luogo, secondo me gli NFT sono un mezzo più che un
fine. Questa tecnologia ci offre un modo migliore e più efficiente per
disporre di un certificato di autenticità, di una certificazione della
provenienza, della storia e dell’appartenenza di un oggetto. Penso che
rappresenti un nuovo elemento chiave che dovrebbe essere utilizzato in
tutte le nuove creazioni del futuro. Ritengo che possa essere utile sia
per l’arte tradizionale e tangibile, sia per le opere digitali, nelle
quali il procedimento e il risultato sono, in fin dei conti e allo
stesso tempo, arte. È una metodologia che apre le porte a un’ulteriore
interoperabilità, a un maggiore coinvolgimento, permettendo al contempo
transazioni più semplici ed è già sufficiente a migliorare l’attuale
sistema operativo del mondo dell’arte.
L’altra considerazione riguarda i mezzi impiegati dall’arte. Abbiamo
visto l’ascesa di alcuni artisti e creativi che utilizzano gli NTF
e la
blockchain come mezzo per portare la loro pratica creativa a
un livello più elevato, per fare cose che prima non erano possibili,
né nell’ambito del fisico né in quello del digitale. Le opere di
Daniel Arsham sono un perfetto esempio dell’utilizzo del potere della
blockchain e della tecnologia per creare delle opere cosiddette timebased,
che si evolvono, cioè, con il passare del tempo. Un altro
concetto interessante è quello sviluppato da Andrés Reisinger in
un nuovo progetto in cui crea un meccanismo tramite il quale puoi
digitalmente impollinare un’opera d’arte che poi ne partorirà una
nuova, ma sempre connessa alla creazione originale, che cambia in base
allo scorrere naturale delle stagioni. Ritengo che queste modalità di
utilizzo del mezzo siano estremamente importanti per quanto riguarda
le possibilità future dell’arte.
Refik Anadol, Machine Hallucinations - Renaissance Dreams (2022) Installazione site specific per il cortile di Palazzo Strozzi Photo Ela Bialkowska
ST: Certo, è interessantissimo. Potrebbe davvero cambiare il modo in
cui interagiamo con l’arte, come ci rapportiamo a essa. Il futuro è già
qui! Lo scopo di
Let’s Get Digital! è di creare un’esperienza immersiva
per il pubblico, conducendolo in una nuova dimensione dell’estetica,
ovvero quella sostenuta dal movimento della Criptoarte a partire dagli
anni venti del 2000. Alcune opere saranno più controverse, mentre altre
indurranno una più profonda riflessione sull’uso della tecnologia.
In che modo accompagneresti i visitatori in questo viaggio? È ancora
attuale questo messaggio a favore della digitalizzazione?
PRF: È una domanda difficile. Comincerò col rispondere all’ultima
parte. La digitalizzazione è una cosa che comincia a essere di grande
attualità per tutti noi. C’è ancora un’ampia parte di pubblico che non
ha mai avuto esperienza di un approccio curatoriale all’arte digitale
o della nuova tecnologia degli NFT. Per come la vedo io, questa
presenza fisica è come un’affermazione del nostro passato recente, poco
riconosciuta dalle istituzioni. Penso che le persone siano abituate a
vivere in un mondo fisico pieno di beni posseduti, e questo è un modo
per loro di avvicinarsi a un nuovo concetto di proprietà digitale con
tutta una serie di nuovi paradigmi. È sensatissimo. Adoro il titolo
della mostra e lo trovo estremamente appropriato.
Il mio consiglio per i visitatori che si apprestano a percorrere
questa mostra è il seguente: prima di tutto, concedersi un approccio a
occhi ben aperti e cercare di visitarla senza pregiudizi. È necessario
immaginarla come un ecosistema, una sottocorrente all’interno del mondo
dell’arte contemporanea. Sentirsi liberi di interagire con le opere
che trovano più stimolanti, come si farebbe con qualunque altra mostra
in giro per il mondo. Devono sapere che, come loro, la maggior parte
delle persone stabilirà un rapporto emotivo con diverse delle opere
esposte. Devono, inoltre, dedicare del tempo a cercare di comprendere
e a immergersi in questi mondi diversi.
È emozionante essere un pioniere in questo spazio. Credo che un po’
alla volta l’arte digitale e gli NFT diventeranno una componente
significativa del mondo dell’arte. Vorrei dunque incoraggiare gli
artisti a considerarla una valida opportunità di carriera e un modo in
cui il pubblico può sostenere in modo diretto e partecipato un nuovo
movimento artistico globale e decentralizzato, oggi già piuttosto
rilevante e avviato a esserlo ancora di più nel prossimo futuro.
ST: Grazie, Pablo, per averci permesso di esporre una parte della tua
collezione qui a Palazzo Strozzi. Let’s Get Digital!
Refik Anadol, Machine Hallucinations - Renaissance Dreams (2022) Installazione site specific per il cortile di Palazzo Strozzi Photo Ela Bialkowska