NUOVE RICCHEZZE
C'è stato un tempo in cui l'architettura era naturalmente l'architettura per tutti, legata all'economia ed alle tendenze sociali. Durante l'ultima Biennale Jean-Louis Cohen ha in un certo senso ha mostrato come l'energia politica la mobilitazione dell'industria, la creatività siano necessarie per estendere al massimo gli effetti ell' architettura. Anche noi siamo stati investiti da questo positivismo. Il lavoro di Gropius e Taut - decine di migliaia di alloggi - per tutti, e di ottima qualità - gli impegni umanistici di Alvar Aalto, la generosa inventiva di Jean Prouvé, e lo straordinario fervore rivolto al tema dell'alloggio , dominante fino a venti anni fa, è il nostro patrimonio. E' il caso di specificare che tutto ciò nacque in un secolo attraversato da due guerre, che ci lasciò a due riprese esangui e devastati, dove servì ricostruire e crescere rapidamente . Ricordate che la "maison Domino" di Le Corbusier è una risposta alle devastazioni dei primi mesi della "Grande Guerra" vicino alla frontiera belga. Quasi un secolo fa, ci trovavamo nella stessa condizione da cui scappano i rifugiati al giorno d' oggi. Mentre noi viviamo ormai assopiti nella nostra decadente comodità ed è necessario che Aravena ci scuote, e che ci ricordi l'importanza della responsabilità sociale dell'architetto.
E' certo che egli parla di un altro paese, un altro mondo, il Cile, un paese immensamente prospero di risorse, dove il divario tra ricchi e molto poveri è un punto di partenza, uno status quo, e non non, come in Europa, uno stato di decadenza, confermato ogni giorno della "crisi economica" attuale , ha confermato: sì, le diseguaglianze si accentuano, la classe media si fragilizza, alcune zone si staccano dal resto del territorio.
Ritroviamo molto di ciò in cui crediamo nei propositi di Aravena. Ci crediamo con una certa distanza: cosa può apportare di singolare la Francia, con il suo padiglione, al dibattito proposto per la Biennale?
Da queste "notizie dal fronte", in Francia, vogliamo mostrare come la condizione economica durevolmente installata - disuguaglianze crescenti, finanziarizzazione, concorrenza metropolitana mondializzata - dia luogo a una nuova organizzazione che da nuovo significato al termine ricchezza. E' un approccio risolutamente ottimista. Non crediamo nella concorrenza tra territori, crediamo al contrario che ci siano ovunque immense risorse, complementarietà, valori latenti da scoprire, mettere in moto e fertilizzare.
E' uno dei ruoli dell'architettura di oggi. Le politiche pubbliche si indeboliscono, la pianificazione urbana contemporanea assembla prodotti immobiliari il cui restyling di facciata stenta a mascherare la standardizzazione mentre, qua e là, qualche centinaio di milioni di dollari dona dispendiose illusioni a qualche grande stilista. Noi vogliamo testimoniare tutto il resto, meno noto, che emerge tuttavia dappertutto, nei territori ordinari, e che rivela insospettate ricchezze.
Architettura ordinaria, territori familiari
I "grandi progetti" eccezionali, i nuovi quartieri delle città più ricche attirano certamente l'attenzione. Questi progetti non sono di per sé un problema, le metropoli portano inconsapevolmente una parte importante di innovazione, sempre che abbiano la fortuna di un governo illuminato e dei mezzi sufficienti da investire. Da Jean Nouvel a LAN, dall'ile di Nantes a Parigi-Batignolles è questa l'architettura francese conosciuta all'estero. Questo fa pensare che il resto del territorio sia abbandonato ad uno sviluppo automatico, appena regolato da una pianificazione immatura, dove l'architettura sarebbe rara, senza riflessione collettiva e senza attenzione. Può essere l'impressione che lasciano le lottizzazioni residenziali o le zone di attività uniformi.
Noi pensiamo che tutti i territori presentino delle risorse e dei punti di forza. Straordinarie qualità sono latenti, in tutti i luoghi ordinari del territorio. Per quanto poco gli si presti attenzione, li si coltivi, li si rilevi ...
Ciò è vero per tutti i campi, anche l'economia: a forza di ripetere che la ricchezza, legata alla globalizzazione, è creata dalle grandi metropoli, non si sa più cosa pensare degli altri luoghi, e neanche di coloro che nella metropoli, accolgono, spesso in modo precario, tutti quelli che sono esclusi dal reddito e dalla rendita.
Ciò è vero per l'architettura: a forza di celebrare le "archistar" ed i progetti dispendiosi, dimentichiamo che l'architettura apporta delle risposte semplici, adattatte al contesto, condivise ed efficaci nella maggior parte delle situazioni, più ordinarie e più modeste, ovvero nei luoghi dove abitiamo, dove lavoriamo.
E' di questo che noi vogliamo parlare.
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Installation View, Photo by Sophie Scher
Territori
Desideriamo occuparci dei luoghi ordinari, dei quali si parla poco ma dove molti di noi passano, abitano o lavorano. Dei luoghi banali, familiari, che non sempre sono oggetto di grande attenzione. Eppure in questi luoghi avvengono delle trasformazioni: un nuovo edificio pubblico si installa, una nuova passeggiata si costruisce,... Appena viene utilizzata un po' di intelligenza collettiva per pensare queste trasformazioni, questi luoghi si ritrovano bonificati, nell'interesse di tutti. L'architettura porta con sè una responsabilità particolare, una responsabilità pubblica. I suoi effetti sono tanto più benefici quanto più la si crea collettivamente, andando al di là del singolo architetto, dai personaggi politici, cittadini, utenti, imprese, etc.
Abbiamo scelto 10 luoghi trasformati, esplorati dalle fotografie del collettivo "France Territoire Liquide". Successivamente tre immagini illustrano ogni realtà territoriale. La prima mostra questo luogo grezzo, un logo che non abbiamo spesso l'abitudine di osservare; queste sono delle situazioni comuni in Francia, che possiamo ritrovare anche dai nostri vicini. La seconda immagine rivela in questo sito una trasformazione recente, un'architettura che falsa la percezione, che attrae la nostra attenzione. La terza immagine si avvicina ancora di più. L'architettura trasfigura, porta qualcosa di inedito e di positivo, suggerisce altri usi. Un altro universo. Il paesaggio è alterato, migliorato. Mostriamo delle architetture dove questa trasfigurazione è fatta con dolcezza, senza che il contrasto tra ciò che è nuovo e meditato e ciò che risulta da una pianificazione standardizzata rende fragile ciò che esisteva prima, e al contrario si inserisce e rinvigorisce l'intorno.
La grande sala centrale del padiglione e il luogo di scoperta di questi paesaggi ordinari migliorati dalla opera architettonica. E' anche il primo testo del libro.
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Installation View, Photo by Sophie Scher
NUOVE RICHEZZE
Queste pazienti trasformazioni sono anche l'occasione di creare nuove ricchezze, lontano dai grandi flussi finanziari o dai contributi della grande committenza pubblica. Queste ricchezze generano beni condivisi che installano dei nuovi rapporti tra gli individui e la collettività: valorizzazione del "savoir-faire" sviluppo di industrie locali, legami tra i luoghi e i loro abitanti, ricchezza della vita quotidiana, scambi e solidarietà tra generazioni, tra vicini, tra territori.
Queste nuove ricchezze, il ruolo dell'architetto nel loro sviluppo, la loro dimensione collettiva, vengono esplorate nel secondo testo del catalogo.
Pensiamo che queste nuove ricchezze siano molteplici. E per questo non abbiamo voluto focalizzarci su un solo campo, ma testimoniare la diversità che è una forza. Abbiamo scelto un numero: dodici. Avremmo potuto scegliere il numero sei, nove o quindici senza alcun dubbio. Ma questa scelta ci ha permesso di mostrare con sufficiente dettaglio fedeltà alcune storie umane, di raccontare le trasformazioni senza dover rinunciare all'espressione dei contrasti, del numero di possibilità.
Ogni situazione si arricchisce del rapporto con ciò che le sta attorno: ci sono numerosi impegni di lavoro, numerosi tipi di domande che l'architettura aiuta a risolvere trovando punti di forza in ogni situazione.
Perciò dodici progetti architettonici sono presentati nelle due sale a fianco alla sala centrale.
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Installation View, Photo by Sophie Scher
I RACCONTI
Nella sala di destra "racconti", sei indagini in sei luoghi diversi testimoniano il lavoro collettivo svolto da politici, architetti, cittadini ed imprese, gli incontri per stabilire il progetto, la maniera in cui si è svolta l'esecuzione. Ci siamo divisi il lavoro e siamo andati sul posto per incontrare i sindaci, gli abitanti, i committenti, i costruttori... Eravamo ogni volta accompagnati da dei membri del collettivo MYOP, fotografi e fonici. In questi reportage, ognuno racconta la sua particolare esperienza sul progetto, il suo impegno.
Questo impegno è vitale: contribuire alla trasformazione del proprio territorio è un modo nobile ed entusiasmante di fare politica. In questo lavoro l'architettura serve da legame, unisce punti di vista e raggruppa interessi alle volte divergenti intorno ad una stessa proposta. La relazione tra "cliente" e "architetto" sono scosse. Altri metodi vengono alla luce, mettono in relazione scale di riflessione distinte, delle energie delle associazioni, dei fasci di opportunità molto ricche. La storia di questi progetti semplici ma di qualità potrebbe essere più comune, più frequente. Nulla qui è ostentato, invalicabile. Ci sono pochi mezzi, si costruisce con quello che si ha. La sobrietà incita la creatività. Questi racconti ci parlano delle sfide di oggi: come vivere meglio insieme, come costruire facendo dell'economia, senza dispendio inutile di energia e materia, come ottenere degli spazi di cui essere fieri, che si percorrono con piacere. Ognuno ci si ritrova. Ciò interessa ciascuno di noi, che si abita in un paese, i dintorni di una piccola città, un sobborgo, una metropoli, un centro storico. E la democrazia ha tutto da guadagnare da questa ricchezza cittadina: l'architettura è anche questo.
I plastici dei siti, le cartine di disegni sono realizzati dai commissari dell'esposizione, come nella sala "savoir-faire". Questi racconti sono l'oggetto di un articolo completo nella prima parte del libro "Nuove ricchezze"...
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Installation View, Photo by Sophie Scher
"Savoir-faire"
Nella sala di sinistra "savoir-faire" mostriamo la materialità di altri sei progetti, che valore aggiunto sono in grado di donare al territorio, alle sue risorse umane ed economiche. Queste architetture sobrie stimolano l'economia locale: la matita dell'architetto si allea con la sega, con la cassaforma, con il cielo e con il suolo. La costruzione di nuovi quartieri delle metropoli si appoggia ad un'industria standardizzata che consuma troppa materia. La Francia è una grande campionessa dell'eccesso del calcestruzzo, materiale pertanto favoloso. Ma ovunque appena la situazione diventa più frugale, sorgono delle alternative. I confini, la città diffusa, il territorio rurale e quelli interstiziali, anche all'interno delle metropoli, apportano delle soluzioni molto fantasiose, sempre legate a delle risorse locali. I "sa voir-faire" guadagnano molto dall'esperienza di questi progetti di architettura. Il muratore, il fabbro il carpentiere, il coperturista apportano i loro strumenti e a volte li modificano, li sviluppano per far fronte a costruzioni inedite ed impegnative. È una nuova ricchezza. L'architettura incoraggia lo sviluppo delle Industrie costruttive, la formazione, i talenti degli uni e degli altri. La pietra, la terra, il legno, il metallo, - anche il calcestruzzo - ritrovano un posto più giusto nei nostri paesaggi abitati.
Abbiamo realizzato delle grandi tavole esplicative per mettere in relazione le soluzioni architettoniche, "il dettaglio e la sezione" con l'ambiente urbano il paesaggio. Il fregio è continuo, come una lunga anamorfosi che passa dalle infrastrutture a nord di Parigi alle silhouette rimbalzante delle colline delle Vosges. Condividiamo lo stesso territorio. Costruire, è stabilire dei legami con il luogo. La materia dell'architettura è territoriale anch'essa politica, associativa.
I grandi plastici ci sono stati affidati dagli architetti, spesso con il sostegno delle imprese costruttive.
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Installation View, Photo by Sophie Scher
Terriccio
Le esperienze riportate non sono isolate. Il fronte è multiplo. Abbiamo ipotizzato che il territorio nazionale ribollisse di sperimentazioni e proposte. Abbiamo lanciato un appello nazionale alle scuole di architettura, così come alle istanze di consiglio e di pedagogia dell'architettura che lavorano sul territorio nazionale: Maison dell'Architecture, Architectes-conseils de l'Etat. Le risposte sono state molto numerose. Ricordiamo anche molti altri progetti realizzati, che avrebbero potuto, tra centinaia, figurare nelle prime tre sale.
Le scuole di architettura sono pioniere. Essi sono "al fronte" su soggetti poco esplorati, ai quali sono dedicati i pochi mezzi, ma tutti corrispondenti a dei grandi bisogni: la sistemazione dei territori rurali, dei territori periurbani, di questa città diffusa piuttosto amministrata dove però il 40% dei cittadini abita l'habitat informale, l'habitat per i più poveri tra noi, l'esplorazione dei cosidetti circuiti corti della costruzione e delle capacità delle Industrie locali, dei filoni costruttivi più sobri, etc.
I "conseils aux territoires", intervengono a monte, vicino ai politici, come cittadini ed istituzioni, lavorano sugli stessi soggetti. Per l'architettura, questi temi esplorati oggi sono soggetti a venire. Questo ribollire sembrerebbe costituire un terriccio inesauribile, una prova della vivacità e della riflessione, dell'impegno degli architetti sulle sfide della società. All'interno dell'esposizione esponiamo questi concetti nella terza sala, di fronte all'entrata. Le iniziative, le ricerche, gli atelier, le esperienze sono cartografate, contestualizzate nella loro zona geografica. Abbiamo realizzato una carta partire dagli schedari dell'"Istitut Nazional de l' information géographique", che associa ogni esperienza ha il suo ambito. Le immagini e i testi che ci sono stati trasmessi dai contributori sono proiettati successivamente...
Padiglione della Francia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia