AUTORITRATTI (? - 2017) e oltre...
Nicolas Ramel fa uso del genere dell'autoritratto in modo seriale, esplorando
attraverso svariate tecniche il tema dell'autorappresentazione. Tale pratica,
resa celebre dai più grandi maestri dell'arte – tra cui Rembrandt sembra distinguersi
per qualità e continuità – potrebbe far pensare a un suo ancoraggio
ad una delle tradizioni pittoriche occidentali più diffuse. In effetti, il mito
dell'artista allo specchio ha nutrito gli immaginari di un pubblico curioso e
spesso sensibile alle tensioni scatenate dalle letture fisiognomico-psicologiche.
La visione di Ramel, però, è volontariamente lontana da ogni caratterizzazione
intimista e si fonda su una ricerca che si distingue per il suo approccio
cinico e pragmatico, in cui le corde del sensibile non subiscono alcuna
sollecitazione. Com'è dunque possibile interpretare questa ininterrotta serie
di autoritratti? L'artista, dopo aver terminato i suoi studi in Accademia di Belle
Arti, ha sempre ritenuto necessario salvaguardare un aspetto di quello che
oggigiorno viene definito un insegnamento classico, quello del disegno, e si è
cimentato nell'esercizio metodico della rappresentazione di sé stesso. Ogni
sforzo di metodicità, così come ogni serie, si fonda sulla presenza di alcune
costanti e, in questo caso specifico, Ramel ha deciso di effettuare una scelta
che privilegiasse la semplicità, ossia un modello sempre a disposizione (egli
stesso), ma che allo stesso tempo lo legasse a quell'accademismo di stampo
formativo. Lontano dalla ricerca dell'Io e altrettanto estraneo alle rappresentazioni
che utilizzano la serie come unità di misura per controllare gli effetti
del tempo sul proprio corpo – come nel caso dei celebri autoritratti di Roman
Opalka – Ramel si cimenta in modo spensierato nella sperimentazione delle
più originali e svariate forme di autoritratto. Tale esercizio trova delle opportunità
espositive nelle banali piattaforme di mostrazione, i social network:
l'artista non si esime infatti dall'investire questo spazio di autorappresentazione
con alcuni dei suoi disegni, pubblicati come alternativa agli ormai classici
selfies. La raccolta sotto forma di ebook, che nel nascere è già parziale (in
quanto potenzialmente infinita), è quindi il frutto di una progressiva presa di
coscienza del valore di questa pratica, un indicatore affidabile dell'approccio
rigoroso ma aleatorio dell'artista. Qui, la quotidianità è frastagliata e non
s'intravede nessuna scaletta di produzione. La tecnica si adatta al materiale a
disposizione, l'ispirazione lascia spazio alla spontaneità e il corpus nel suo
insieme si presenta completo nella sua incompletezza. Solo una lettura trasversale
permette una comprensione esaustiva, all'interno della quale le scale
di valore cronologico, progressivo o stilistico sono sostituite dal loro sconfinamento
e dalla rivendicazione di una maniera altra di interpretare
l'autoritratto.
Alessandro Gallicchio