Padiglione dei Paesi Nordici
alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
L’esposizione Weather Report: Forecasting Future al Padiglione dei Paesi Nordici è incentrata sul rapporto articolato e complesso tra umano e non umano in un’epoca in cui il cambiamento climatico e l’estinzione di massa minacciano il futuro della vita sulla Terra. Immaginando il futuro, gli esseri umani hanno la responsabilità di comprendere gli assemblaggi multispecie e la necessità di rinegoziare le relazioni interspecie esistenti.
È spesso difficile per gli esseri umani accorgersi di forme di vita che esistono su una scala diversa dalla loro, si pensi agli organismi microscopici, al lento funzionamento di agenti tossici o ai processi durativi di decomposizione della materia organica. Sensibilizzando i visitatori alla materialità dello spazio e delle opere d’arte e assimilando i loro corpi ad altre forme di vita, l’esposizione intende stabilire una connessione con altri attori non umani. I giardini della Biennale sono circondati dalla Laguna di Venezia, città infestata dai turisti e fulcro di un’industria continentale. Tutto, nell’insieme, stimola una riflessione sulla eco-crisi, sull’erosione causata da secoli di turismo di massa e sulle prospettive di sopravvivenza delle specie marine autoctone della Laguna, che si contendono spazio vitale con le imponenti navi da crociera. Il padiglione stesso è suscettibile alle condizioni esterne. Gli episodi di acqua alta e le variazioni metereologiche espongono la mostra a forze imprevedibili.
nabbteeri, Ethnographies of a homespun spinelessness cult and other neighbourly relations 2019. Dead hedge, photo: Pirje Mykkänen
GLI ARTISTI
Gli artisti invitati alla mostra sono il duo finlandese nabbteeri, la norvegese Ane Graff e la svedese Ingela Ihrman. Ad accomunare l’attività artistica di tutti loro ci sono la combinazione di arte, studi umanistici e scienze naturali, e un processo imperniato sulla cooperazione o il dialogo interdisciplinare.
L’attività del collettivo artistico nabbteeri è caratterizzata da condizioni di lavoro mutevoli in luoghi variabili. La raccolta dei materiali avviene in loco e include oggetti riciclati, presi in prestito o rimodellati che evolvono in installazioni stratificate. Le opere di nabbteeri sono composizioni basate su interazioni e fusioni tra gli artisti e altre cose, compreso l’agire di organismi non umani. Inoltre, lavorare con una materia in situ contribuisce ulteriormente a connettere il lavoro del collettivo con la produzione ecologica. Nella configurazione degli elementi del Padiglione dei Paesi Nordici, nabbteeri indaga nella materialità del Padiglione e dei Giardini. Nel loro progetto a essere sotto esame è l’ospitalità mostrata e insieme negata dalla struttura stessa. Nel cortile posteriore, la Dead hedge impedisce ai visitatori umani di avvicinarsi al luogo dal retro del padiglione, offrendo al contempo a uccelli e invertebrati uno spazio per la nidificazione.
nabbteeri si concentra anche sul surplus organico, sui rifiuti da giardino prodotti dall’ecosistema dei Giardini. Parte di questa biomassa riempie i contenitori all’interno dell’installazione, seguendo i suoi processi per l’intera durata della Biennale. Compost è il tentativo di creare un ecosistema autosufficiente e generativo e di far rivivere un habitat multispecie in un punto dove un tempo cresceva un sicomoro. La vita non umana è preservata all’interno della struttura mediante talee vegetali: esseri tentacolari in grado di ricordare a noi la natura rizomatica della coesistenza. A ribadire la materialità del padiglione realizzato in travertino e calcestruzzo ci sono degli elementi riempiti di sabbia, contenenti del materiale che verrà disperso nei Giardini dopo la chiusura della Biennale.
nabbteeri, Ethnographies of a homespun spinelessness cult and other neighbourly relations 2019. Gingerbread house, photo: Pirje Mykkänen
Ane Graff crea opere che combinano la sua ricerca sui materiali con un’ampia gamma di discipline di ricerca. Graff applica conoscenze proprie della microbiologia, della chimica e degli esperimenti alchemici. Attraverso le sue installazioni, l’artista confronta le classificazioni presumibilmente stabili, basate su cultura, e al contempo s’interroga su come le nozioni dell’eccezionalismo umano e del pensiero dualistico si colleghino alla crisi ecologica.
L’insieme delle opere The States of Inflammation di Graff rimanda alle connessioni esistenti tra fenomeni come: il cambiamento climatico, il costituirsi di società occidentali guidate da crescita economica, l’estinzione di batteri intestinali immunomodulanti e la diffusione di malattie infiammatorie. La sua installazione rende osservabile il modo in cui il corpo umano è esposto e legato ad altri agenti, per esempio i batteri o la tossicità dell’ambiente. Gli oggetti esposti e i loro contenitori, delle vetrine, si riferiscono al corpo umano e al suo attuale stato infiammatorio, emettendo segnali dal passato e suggerendo possibili scenari futuri. Le vetrine sono entità organizzate dall’uomo, ma la loro forma e la superficie del vetro esprimono fluidità, come se queste si stessero sciogliendo davanti all’occhio che le osserva. Nelle sue opere scultorie, i materiali continuano a interagire e a formare nuove miscele, negando la stabilità dell’oggetto e il controllo umano su di essi.
Ane Graff, States of Inflammation 2019. ‘Glass cabinet in Fuchsia glass’, photo: Pirje Mykkänen
Ingela Ihrman intreccia immaginazione, tecniche artigianali, sensibilità ed esperienze personali di vita quotidiana nei suoi oggetti, nelle immagini in movimento e nei testi. Occasionalmente, le sue installazioni sono accompagnate da una performance dell’artista, la quale si esibisce indossando un costume da pianta o da animale di sua creazione. Ihrman attinge alla tradizione performativa femminista e usa il proprio corpo per analizzare in modo critico la divisione Cultura/Natura e smantellare gli approcci predominanti di tipo maschile o scientifico verso una prospettiva queer. Ampliare la scala delle creature non umane e relazionando il proprio corpo con diversi mondi materiali o emulando il loro ciclo vitale può aiutare a comprendere meglio l’interdipendenza delle diverse forme di vita.
Le installazioni di alghe di Ihrman raccontano la storia delle origini liquide del corpo umano e le connessioni esistenti tra diverse forme di vita. Oggetti muti e di grandi dimensioni invitano i visitatori a partecipare a un’esperienza corporea. Alleandosi con attori non umani e con mondi comunemente considerati ‘altri’, è possibile trasgredire concetti limitanti e riconsiderare le nozioni di appartenenza e coesistenza. I visitatori sono invitati a leggere Seaweedsbladet #1, quotidiano locale un tempo distribuito nella zona residenziale di Seved a Malmö, in Svezia, lì dove attualmente Ihrman abita. Il giornale include una raccolta d’immagini e testi di Ihrman, riflette sulle modalità in cui il corpo umano è collegato a una varietà di attori, esseri e narrazioni.
Ingela Ihrman, A Great Seaweed Day 2018-2019. Photo: Finnish National Gallery | Pirje Mykkänen
Il Padiglione dei Paesi Nordici progettato dall’architetto norvegese Sverre Fehn e completato nel 1962, funziona sin da questa data come spazio espositivo condiviso da tre nazioni: Svezia, Finlandia e Norvegia. Sin dal 2017 e fino al 2021 per le mostre al Padiglione dei Paesi Nordici è responsabile un comitato composto da rappresentanti dei tre paesi. Il commissario indicato per il 2019 per il Padiglione dei Paesi Nordici è il Museo di Arte Contemporanea Kiasma / Galleria Nazionale Finlandese. Responsabili per la curatela della mostra, il direttore del Museo Kiasma Leevi Haapala e la curatrice Piia Oksanen. I commissari incaricati degli altri Paesi Nordici sono la vicedirettrice del Moderna Museet Ann-Sofi Noring e Katya García-Antón, direttrice dell’Oca (Office for Contemporary Art) di Oslo.
Ingela Ihrman, A Great Seaweed Day 2018-2019. Photo: Finnish National Gallery | Pirje Mykkänen
Padiglione dei Paesi Nordici alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia