Emanuele Becheri - Ti conosco da quando nel 2001 visitasti la mia prima personale a Prato, da quel momento ho seguito il tuo laboratorio mentale ma soprattutto la visione costante dello svilupparsi del lavoro in diretta, vicinanza che mi ha permesso di capire qualcosa del tuo lavoro. Vorrei chiederti per prima cosa come hai iniziato i tuoi primi passi nell'arte, sei autodidatta oppure hai avuto una formazione specifica?
Paolo Meoni - Autodidatta, nei primi anni novanta mi segno ad un corso di nudo da un eccentrico artista pratese Frank Rinaldo Burattin che mi fa riscoprire il piacere del disegno abbandonato dopo la scuola dell'obbligo, per qualche tempo frequento il suo atelier poi lascio e comincio a dipingere in autonomia. Nello stesso periodo frequento una donna che mi spinge verso l'uso della fotografia ; inizia cosi un cammino a doppio binario fra fotografia e pittura, doppio binario che convergerà in un lavoro che presentai alla Galleria La Corte di Firenze e che segna un punto di unione fra fotografia e pittura.
"Senza titolo" Installazione, Galleria La Corte Arte Contemporanea, 2000. Courtesy dell'artista
EB - Mi hai sempre raccontato di questa mostra collettiva del 2000 che segnò un punto di svolta nella tua poetica. Ci puoi descrivere quella mostra e perchè ritieni sia stata importante?
PM - Intervenni direttamente in una parte caratterizzante della galleria dove una parete è sormontata da tre archi. Scansionai un particolare della Cappella degli Scrovegni che anni addietro avevo visto a Padova, la stampai in un grande formato poi feci posare un amica sopra l'immagine giottesca e scattai l'immagine definitiva che ristampai ed inserii fra le volte a grandezza naturale. Questo grande collage visivo dove il corpo restava sospeso nella bellezza pittorica rappresentò l' anello di congiunzione fra pittura e fotografia, ...da allora non ho più dipinto se non con la luce che passa attraverso il diaframma dell'obiettivo....
Ritratti 2000 cm 10,8x9. Courtesy dell'artista
EB - Quindi inizi ad adoperare in maniera piu precisa la fotografia in quell'occasione, infatti da quel momento userai quel mezzo specifico 'abbandonando' la pittura. Esistono alcune serie di polaroid in quel periodo (che anticipano per vari motivi un tuo lavoro del 2009 Dusty Faces), polaroid che non sono mai state esposte, potresti parlarcene?
PM - Sì fu un abbandonare il mezzo in sè non certo la sua specificità, quell' istinto verso la bellezza che ha origine nella pittura (in quel momento cruciale del dibattito nel momento della nascita della fotografia, laddove i due mezzi entrarono in dialettica). Infatti per quella serie di Ritratti (2000) recuperai una vecchia polaroid di mio padre che mi permetteva di suggerire all'immagine una sfocatura ambigua attraverso una lente a contatto dell'obiettivo, quel filtro, con ascendenze di tipo avanguardistico, mi permetteva di imprimere istantaneamente una lontananza, una nostalgia dell'immagine evocata attraverso una risposta istantanea del medium, en plein air.
Syntesis 2001, video suono colore 4'53''. Courtesy dell'artista
EB - Mi ricordo che tempo fa mi facesti vedere un video ossessivo, primitivo nella composizione e quasi punk nel modo di gettare in faccia l'immagine, era il tuo primo video del 2001, si chiama Syntesis ..Puoi descriverlo?
PM - Fu un libro di Yukio Mishima 'Sole a Acciaio' ad influenzarmi : l'autore scopre il linguaggio del corpo e dei limiti del corpo stesso attraverso le discipline ferree delle arti marziali, ne esce fuori un ritratto estremo sul culto del corpo che trovai contiguo a quello che stavo vivendo e che volevo esprimere in quel periodo. Sinthesis si componeva di circa 80 polaroid fatte in una palestra dove conoscevo alcuni amici che non fecero opposizione all'idea di farsi scattare delle istantanee nelle pose classiche del bodybuilder. Le pose degli scatti mi servirono per costruire un video in stop motion : in definitiva un alternanza imprevedibile di personaggi legati ai giochi dell'infanzia (resi aggressivi dall'inquadratura e dal colore) e da persone vere,appunto gli scatti ripresi in palestra... Stavo cercando di comporre un mood, una sorta di 'clip' di uno stato ansioso dell'essere che certi ambienti che frequentavo all'epoca mi suscitavano, ....credendo di cogliere un sentimento contemporaneo.
Dusty landscapes 2009 Stampa lambda cm. 200x160. Courtesy Diemauer
EB - Dal quel momento, eccetto alcuni esperimenti con una fotocamera digitale malfunzionante che ti servirà per creare dei video in stop motion inizierai a concentrarti per alcuni anni sul corpo in relazione al paesaggio, come sintetizzeresti quel periodo e quali sono i motivi che ti hanno spinto ad indagare attraverso video e fotografia gli spazi che circondano la tua quotidianetà?
PM - In quel periodo l'attenzione era rivolta ad alcuni aspetti del territorio e alle persone che lo abitano, nonchè scene di etnie che nelle periferie della mia città apparivano da un giorno all'altro in maniera disordinata e talvolta sublime. Per questo avevo allora sempre pronta con me sia la fotocamera sia la mia prima macchina da presa Sony. Ogni momento rubato al lavoro come dipendente sguinzagliato in giro nelle terre sconfitte dalle barbarie edilizie era prezioso per documentare un urbanizzazione sfuggente sempre più sconnessa e antiumanistica. Furono anni bulimici in fatto di riprese e fotografie. Solo in un secondo momento quell'ossessione sfociò in una serie di lavori. Ad esempio con Stream (2007) lavorai con lo scanner che mi permise di ricreare immagini che azzarderei piranesiane : collage per sovrapposizione e contatto attraverso la compressione nello scanner di negativi e positivi dando vita ad un paesaggio intarsiato, sintesi fra architettura e paesaggio. Questo scavo dentro al corpo dell'immagine proseguì con Dusty lanscapes (2009); utilizzai una serie di negativi che attraverso il passaggio nello scanner evindenziavano il deposito superficiale di polvere, le impronte sulla pellicola, quindi i passaggi del tempo ....quello che era accidentale si integrava all'immagine dando esiti imprevisti ; m'interessava si il paesaggio, fonte d'spirazione, ma al contempo tentavo di far cortocircuitare nuovi e vecchi medium cercando nuove visioni.
Rewind 2011 Video, colore sonoro 17'26". Courtesy Diemauer
Polaroid 2013 cm 14,26x8,95. Courtesy Diemauer
EB - Mentre nel 2011-2012 in una serie video la fotografia in vari modi diventerà ancora la protagonista.... tergiversazione che ti porterà nel 2013 ad un gesto che reputo decisivo, ovvero la serie che chiami tautologicamente, Polaroid....
PM - I lavori ai quali alludi sono, Rewind(2011), En plein air(2011) e Proiezioni(2013), nei quali utilizzai la fotografia come elemento essenziale alla realizzazizone dei video. Rewind (2011) è costruito lasciando la macchina da presa fissa che inquadra una scatola che si satura nel corso del tempo di foto di varia provenienza per lo più legate al corso della mia vita e della vita di persone che conosco alle quali chiesi delle foto significative della loro. Le foto che ho scattato io e quelle che mi furono donate venivano riposte in questa scatola dei ricordi nel corso di 18 minuti. Il tempo, nel video, viene scandito attraverso il singolo rintocco delle foto che gettate nella scatola una ad una, simulano lo scatto fotografico stesso ovvero il divenire stesso dell’atto fotografico. In questo modo ri-scattavo letteralmente l’immagine sia attraverso il ‘suono’ della caduta( come fosse il click dello scatto...) sia mostrando attraverso l’atto video una nuova visione dove i tempi legati alle singole foto si mescolavano in un collage video in un divenire assolutamente imprevedibile. In En plein air (2011) il protagonista è mio padre che descrive una serie di foto scelte da un album di famiglia, negate alla visione dello spettatore danno origine ad una tensione fra l'immagine fotografica fissa e l'immagine in movimento. Come ha scritto Roberta Valtorta ''En plein air è dunque un lavoro che, a partendo da un impianto preziosamente elementare, conduce lontano verso interrogazioni sulla natura stessa della fotografia, sulle sue possibilità o meno di tradursi in linguaggio compiuto, oppure sulla sua sostanziale e anche misteriosa condizione di traccia. Il fatto poi che Paolo Meoni scelga il video per ‘raccontare’ questa insondabilità della fotografia (non a caso le immagini fotografiche descritte dall’uomo non sono mai visibili agli occhi dell’osservatore) aggiunge ulteriore complessità, senso di mancanza e di attesa'. In Proiezioni(2013) La camera fissa attende lo scorrere della corrente dell'acqua che attraverso il proprio movimento interno ed esterno mostra lenticolarmente un immagine che non sembra stare ne sulla superficie ne fra le sue profondità, arrestandosi in un luogo che ha difficoltà a diventare immagine ; l'immagine appare dunque come il riflesso di un esteriorità estesa all'interno di una profondità. In sintesi in quegli anni ho cercato di esplorare questi piccoli frammenti di vita cercando quello che mi nascondevano fino a raggiungere la sorgente di questa lunga tergiversazione con Polaroid. Infatti questo lavoro ‘riduce’ l’atto fotografico in un gesto che rivela un'altra immagine nascosta all’interno di una polaroid, immagine che si è formata attraverso la dialettica oscura fra la luce e la chimica. Quello che rivelo, attraverso un semplice atto è il retroscena di uno sviluppo che a modo suo e sempre in maniera diversa incide un 'acquerello' bifido apparentemente irrelato all’immagine legata allo scatto fotografico. Si trattava dunque di trarre alla luce e quindi di mostrare ciò che restava della matrice, quella matrice che aveva movimentato e definito l’immagine…. quel resto dell’immagine che l’immagine stessa ha incubato nel suo dentro, l’immagine dell’immagine, un immagine resistente, l’immagine trasfigurata dell’immagine di partenza ...
Silhoutte 2015 Video, colore 5'03". Courtesy dell'artista
EB - Dopo quello che sembrava un atto definitivo sulla fotografia ovvero l'idea affascinante di rivelare nella 'grotta' la genesi astratta dell'atto fotografico in quanto mistero della chimica e della luce segue una lunga gestazione dopo la quale inizi a riconsiderare la fotografia quella matita del sole che è stata fin dai primordi la sua caratteristica essenziale...e che del resto hai indagato con vari ‘espedienti’ seguendone le tracce fino a mostrarci il suo interno più intimo...
PM - .....ricominciai a camminare nei dintorni di casa mia e nacque il video Silhouette(2015), costruito con una serie di selfie che descrivono il mio percorrere una ciclabile al crepuscolo, momento della giornata dove le ombre taglienti si addensano in maniera così complessa e marcata da minacciare ad ogni passo di diventare pittura... Stavo muovendomi all'interno delle immagini che avrebbero costituito il primo 'motivo' dei nuovi lavori fotografici... ho iniziato a temporeggiare a lungo su dei soggetti specifici e ho riaperto il diaframma della mia vecchia Nikon..
Natura morta 2016 Stampa su carta baritata cm. 90x60. Courtesy dell'artista