ESTATE (TEMPO INDEFINITO, FORSE SEI ANNI FA)
D’estate vado al Lido, prendo il vaporetto fino a Santa Maria Elisabetta, dove i bar con le coppe gelato sotto il sole mi ricordano le estati da piccola, con tutta la famiglia, quando la coppa gelato mai finita, con tre palline e il topping al cioccolato e la panna, il giorno del mio compleanno, mi sembrava una cosa eccezionale.
Prendo l’autobus A/ e vado verso gli alberoni. Gli alberoni sono alla fine del Lido, è una riserva naturale, ma d’estate si riempie di famiglie.
In spiaggia ci sono le casette blu e bianche che si possono noleggiare, sono quelle della “Morte a Venezia” di Visconti. Il mare spesso è sporco e pieno di meduse, e la spiaggia è il prolungamento di una zona brulla, vasta e piena di cespugli secchi che mi fa sentire in una di quelle zone americanevuote e selvagge. Un giorno ci sono andata anche con Miltos , e lui mi ha detto che è il posto più simile a Los Angeles che abbia mai trovato in Italia. Sono contenta che dica così, perché anche io l’ho sempre pensato, forse è per questo motivo che questo luogo mi piace così tanto.
Il lembo di terra dal Lido agli Alberoni è una specie di terra di nessuno. Ogni tanto può capitare di scendere a metà percorso di sera, quando c’è una festa illegale, di notte, e si balla fino all’alba. Ma di giorno nessuno scende prima durante quei 25 minuti di autobus, si passa l’ospedale, qualche casetta nascosta dal paesaggio, e si arriva al capolinea, un po’ addormentati dall’azzurro del mare che entra dal finestrino.
Questo giorno d’estate arrivo al capolinea, ma ho voglia di silenzio e di pensare, e torno indietro a piedi, passo per la spiaggia e trovo un cartello: vietato entrare. Entro comunque.
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