Profezie
di Roberto Fassone
Avviso per i lettori:
Domenica 11 ottobre ero al Museo Novecento di Firenze, dove ho fatto una lecture performance su come inventare un titolo. Ho parlato dei titoli letterali, dei titoli simbolici, dei titoli trasformativi, dei titoli occulti e così via. A fine performance si è avvicinato Dino che mi ha detto che gli era piaciuta la prima parte ma non tanto la seconda. Dino mi ha chiesto qual’era la simbologia dietro al numero (sei) di categorie scelte. Purtroppo non avevo una risposta.
Qualche giorno dopo Dino mi ha scritto una mail chiedendomi un testo per Artext. Allora ho scritto il testo che state leggendo, composto da 2992 caratteri, come la distanza dal vostro braccio a una profezia di Gustavo Rol. All’interno di questa profezia trovate sei performance per i prossimi vent’anni e sei immagini degli scorsi venti mesi. Grazie per l’attenzione e buona lettura.
Roberto Fassone, Egidio, 2018, courtesy l’artista & do ut do. Opera realizzata grazie a MBM Biliardi. MAMbo, Bologna, foto: E&B Photo
Performance 1: Un calabrone pensa di essere un biscotto
Video performance in sette atti.
Atto primo: filmato di Dino mentre pensa di essere un capodoglio. Montagna, parecchia neve. Ripresa da molto lontano. Dino seduto su di una sedia.
Atto secondo: filmato di Dino mentre pensa di essere una teiera. In una foresta. Primo piano.
Atto terzo: filmato di Dino mentre pensa di essere una fiaba. Castello. Piano medio.
Atto quarto: filmato di Dino mentre pensa di essere un calabrone. Campagna, crepuscolo. Zoom.
Atto quinto: filmato di un calabrone mentre pensa di essere un biscotto.
Atto sesto: filmato di Dino mentra pensa di essere una lira. Biblioteca. Piano intero.
Atto settimo: filmato di Dino mentra pensa di essere il numero sei. White cube. Ripresa da dietro.
Roberto Fassone, performance eseguita durante l'inaugurazione del Museo del tempo perso, Modena, 2019. foto: Isabella Bordoni
Performance 2: Zen Master
Performance per dodici spettatori.
Gli spettatori vengono accompagnati in uno spogliatoio di pallacanestro.
Al suo interno ci sono io, nei panni di un coach.
Si accomodano sulle panchine.
Gli spettatori diventano i giocatori di una squadra all’intervallo di un match decisivo.
Siamo sotto di 5. Potremmo essere avanti di più. Siamo più forti.
Non lasciate che la paura prenda il sopravvento.
Ricordo agli spettatori/giocatori i nostri schemi e gli spiego cosa deve essere cambiato.
Tatticamente. Psicologicamente.
Escono dallo spogliatoio con una voglia di vincere che non ti immagini.
Indosso una maglietta con scritto ZEN MASTER.
Roberto Fassone, Lo scherzo dell'arte (in collaborazione con Kasia Fudakowski), Cinema La Compagnia, Firenze, 2019. foto: Camilla Riccò
Performance 3: Rabdomanti
Una serie di campi da gioco per sport inesistenti.
Performance 4: Un libro che parla
Su nove sedie di Enzo Mari, nove danzatori ascoltano per la prima volta (in cuffia) Talking Book di Stevie Wonder. Sono tutti vestiti con vestiti regalati.
Roberto Fassone, Le origini dell'universo, 2018, courtesy l'artista e Fanta_MLN. Fanta MLN, Milano, foto: Roberto Marossi
Performance 5: Lumache
Tre automobili: un’Alfa Romeo, una Seicento e una Jeep. Girano lentissimamente in un parcheggio. Tre ragazzi sono seduti sulla scocca, stile stuntman. Finestrini abbassati. Un’autoradio spara a tutta potenza Tyrannosaurus Hives; un’altra autoradio trasmette un monologo di Alan Watts.
Performance 6: Palo piece
Una sella, in cima a un palo di 40 metri.
Lascia che il sole splenda.
y.o. primavera 1986
Roberto Fassone, Una di queste storie è vera (Civitella Ranieri), 2018. Civitella Ranieri Foundation, foto: Marco Giugliarelli
(il seguente testo è da leggere mentre si ascolta Sleeper di Ty Segall)
Roberto Fassone (1986) vive e lavora tra Firenze e Pol Sesanne. La sua ricerca si concentra sulle strutture creative, sul rapporto tra gioco e performance, sulla differenza tra storia e aneddoto, sui gesti spontanei e su come spostare nel tempo il surrealismo. A oggi, lunedì 16 novembre 2020, il suo artista preferito è John Dwyer.
Negli ultimi anni Fassone ha esposto e performato il suo lavoro presso istituzioni italiane e internazionali, tra le quali: Quadriennale di Roma; Japan Media Arts Festival, Tokyo; MAMbo, Bologna; Fanta-MLN, Milano; OGR, Torino; MOCAK, Krakow; Centrale Fies, Dro; Carroll / Fletcher, Londra; AOYS (online), Zkm, Karlsruhe; Mart, Rovereto; Castello di Rivoli, Torino; Civitella Ranieri Foundation.
Nel 2019 ha co-curato con l’artista e performer Kasia Fudakowski Lo scherzo dell’arte, un film festival performativo all’interno del più conosciuto Lo schermo dell’arte. Sempre nel 2019 ha vinto il bando IMAGONIRMIA, fondando a Modena Ovest “Il Museo del tempo perso”; è inoltre co-fondatore dello spazio di ricerca Estuario. Dal 2012 ha sviluppato un’intensa attività di workshop dedicati all’implementazione del pensiero laterale e creativo in collaborazione con musei (Zkm, Karlsruhe; MA*GA, Gallarate), spazi artistici (Hangar Bicocca, Milano; OGR, Torino) e scuole (MADE Program Accademia di Belle Arti Siracusa; ISD, Dusseldorf).
Come inventare un titolo. Lecture performance
MATCH. Praticamente. Two Days on Performance